Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
Ricorda la storia  |       
Autore: Kirby    01/02/2006    9 recensioni
Eccomi qua, pronta con una nuova ficcy... Non voglio svelare troppo... Solo che i protagonisti sono Anna e Gilbert... Buona lettura...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era un assolato pomeriggio d’inizio estate, quando il treno si fermò nella piccola stazione di Carmody

Era un assolato pomeriggio d’inizio estate, quando il treno si fermò nella piccola stazione di Carmody.

Passava soltanto due treni al giorno e quello era il secondo. Il capostazione uscì dal piccolo ufficio controllando l’ora.

Non era necessario visto la scarsità di treni che passavano di lì, ma lui era sempre stato un tipo preciso, nessun macchinista si stupiva più vedendolo tirar fuori il suo orologio e scrutarlo per qualche istante prima di annuire soddisfatto.

“Stazione di Carmody!” disse a voce alta portando i gradini mobili per far scendere eventuali persone.

Ne scesero quattro persone: un attempato signore di mezz’età vestito con un elegante abito grigio, una donna con un abito alquanto stropicciato con un bambino riluttante, forse entrambi avevano risentito del viaggio al quale erano poco avvezzi ed un giovane di circa ventiquattro anni vestito con un semplice paio di pantaloni di panno neri ed una camicia bianca ed una borsa capiente stretta in mano.

Il capostazione osservò quel giovane, guardarsi intorno incerto, mentre un lieve sorriso gli incurvava gli angoli della bocca.

Il ragazzo s’avvicinò ad una panchina, posta proprio vicino all’ufficio dell’uomo e appoggiò con calma la valigia a terra.

“Attende qualcuno? Sa… con questo caldo non è consigliabile stare troppo al sole…” spiegò lui sbirciandolo curioso.

“No, non attendo nessuno… Nessuno sa del mio ritorno…” rispose lui alzando le spalle, mentre il sorriso di prima s’incupiva di una profonda tristezza.

“Vuole entrare? Sa… per via del caldo…” ripetè l’anziano guardingo.

Solitamente non invitava nessuno ad entrare nel suo ufficio, che era un po’ il suo regno, ma quel giovane dagli occhi così tristi… beh, lo incuriosiva.

Soltanto in un’altra occasione aveva invitato qualcuno ad entrare… Chissà magari poteva convincerlo raccontandogliela… meditò l’uomo.

“Sa… una decina d’anni fa è scesa una ragazzina dal suo stesso treno…” iniziò lui con voce lenta, sembrava incerto sui fatti che stava narrando.

“Non era particolarmente bella…” continuò quasi a voler spiegare una cosa non tanto ovvia, come se solo le bambine belle potessero fermarsi a Carmody.

Il giovane lo fissava attento: il capostazione si scusò mentalmente con la donna che sicuramente quella bambina a quest’ora era diventata.

Il viso curioso del giovane lo spinse a continuare a narrare quel ricordo tanto vivido che ancora faceva sorridere l’anziano “Deve sapere che fu l’unica persona a scendere da quel treno… Doveva vederla… Pelle e ossa… Un vestito liso e di un orribile color beige… Una manciata di lentiggini ed una chioma rosso fuoco…” la descrisse lui chiudendo gli occhi, quasi a voler ricordare meglio quella bambina.

“Il treno ripartì subito dopo e non le nascondo la mia sorpresa quando mi accorsi che nessuno era venuto a prenderla…” raccontò ancora lui osservando i binari ora deserti.

“Le chiesi se voleva entrare… Che ci saremo potuti fare compagnia a vicenda…” continuò lui “Ma lei rifiutò con molto garbo… Mi ringraziò addirittura… Mi disse, testuali parole, qui posso far volar meglio la mia fantasia ” disse lui con voce stridula, volendo imitare quella della protagonista del racconto.

Il giovane sorrise ed osservò l’uomo che gli stava parlando.

Forse non l’avrebbe mai ammesso, ma era stato colpito da quella bambina… Quella bambina che altri non era se non Anna Shirley…

“Meglio che mi metta in marcia…” disse il giovane alzandosi.

“Non si ferma?” domandò stupito il capostazione.

“Ho un po’ di strada da fare… Magari la prossima volta…” promise lui, afferrando la borsa che aveva lasciato ai suoi piedi durante l’intero racconto.

 

“Ho sentito dire che a giorni dovrebbe arrivare il nuovo dottore…” rivelò Rachel Lynde.

“Era ora… Non possiamo dipendere sempre dal dottore di Carmody…” protestò Marilla sorseggiando il suo the e sbirciando la pendola.

Non voleva che Rachel si offendesse, ma Anna era in ritardo e lei era sempre preoccupata quando la ragazza tardava.

Aveva ormai ventidue anni, certo, non era più una bambina, ma era più forte di lei.

“Marilla? Ma mi ascolti?!” domandò l’altra osservandola con attenzione.

“Certo Rachel… Cosa vai a pensare…” borbottò lei piccata per essersi fatta scoprire.

“Non è che sei preoccupata per Anna?” buttò lì la matrona sorbendo un po’ di the e tenendo d’occhio l’amica.

“No… E’ a scuola… Perché dovrei essere preoccupata?!” rispose lei con noncuranza.

“Forse perché non è a scuola…” rivelò l’altra sospirando rassegnata.

“E dove dovrebbe essere?!” protestò stupita. Anna le diceva sempre tutto. Perché stavolta non l’aveva fatto?! si domandò lei arrabbiata con la ragazza che da quasi undici anni allietava la sua vita.

“A Carmody… A comprare la stoffa per il vestito… Tra due settimane c’è la festa di fine anno e Anna e Diana andranno a White Sand a festeggiare insieme a Ruby, Jane e Josie…” le spiegò Rachel fissando Marilla come se stentasse a riconoscerla.

“E’ vero… me ne ero completamente dimenticata… e me l’ha detto stamattina prima di andare a scuola!” si ricordò improvvisamente la donna, mentre la rabbia lasciava il posto al sollievo.

“L’avevo detto io che avevi altro per la testa…” ribattè Rachel.

Rachel Lynde viveva ormai al Tetto Verde da quasi cinque anni: tanto era infatti passato dacchè Matthew Cuthbert e Thomas Lynde erano scomparsi. Rachel, oberata dalle ipoteche e non potendo lavorare l’enorme terra che il marito aveva accumulato durante gli anni aveva venduto, pensando di andare a vivere a Carmody, vicino ad uno dei suoi figli.

Solo Anna e Marilla erano riuscite a farla desistere dal suo proposito: entrambe sapevano che la donna amava profondamente Avonlea ed avrebbe sofferto molto a separarsi dalla suo amato paese, di cui conosceva tutto e soprattutto tutti.

Così la matrona si era installata al Tetto Verde tenendo compagnia all'amica di sempre e curando amorevolmente Anna.

Già, Anna che nonostante i vari studi aveva deciso d’insegnare ad Avonlea nonostante le varie cattedre che le erano state offerte.

Quella stessa donna che undici anni fa Marilla aveva accolto in casa sua e poi nel suo cuore.

Da cinque anni però aveva notato una profonda tristezza nei limpidi occhi grigi della ragazza. Lei non ne aveva fatto parola con nessuno, attendendo il suo sfogo, ma lei non aveva ceduto.

Un pensiero le balenò nella mente: la sua tristezza era iniziata quando…

 

“Sei sicura che questa stoffa mi starà bene?” domandò Anna alla sua amica del cuore Diana Barry.

“Più che sicura… Sarai bellissima e poi… ti ricordo che molti vorrebbero avere l’onore di invitarti al ballo…” disse semiseria lei.

“L’unico carino l’hai già preso tu…” disse Anna allusiva.

Diana arrossì vistosamente, ma non protestò, dopotutto lei e Fred Wright erano ormai fidanzati da qualche anno e l’anno prossimo si sarebbero sposati.

“James Hamilton è deciso ad occupare tutto il tuo carnet di ballo…” la informò Diana appena riuscì a contenere il rossore.

“Non è decisamente il mio tipo…” le fece notare la rossa sbirciando altre stoffe, accanto a quella che le aveva suggerito l’amica.

“E chi sarebbe il tuo tipo? Gilbert Blyte?” domandò l’amica pentendosi immediatamente.

“No… decisamente non è il mio tipo!” ribattè Anna, afferrando l’organza verdolina che Diana le aveva consigliato.

“Anna!” la seguì Diana afferrando l’organza blu e seguendo la sua amica dalla commessa.

“Quant’è?” domandò distrattamente quest’ultima, dando i soldi alla signora Paterson, ed uscendo dal negozio.

“Per fortuna che siamo venute con il mio calesse…” disse Diana salendo a sua volta e sbirciando l’amica.

“Va bene! Scusami!” disse dopo aver fatto partire il cavallo.

“Ti perdono sempre… Lo sai che lui è un argomento tabù!” protestò la rossa non osando guardare l’amica.

“Lo dici sempre dopo che mi sono già scusata però…” brontolò Diana, sorridendo di sollievo.

“Lo sai che arriverà a giorni il nuovo dottore?” disse Anna per rompere il silenzio che aveva avvolto il calessino da qualche minuto.

“Sì… era ora, non era possibile continuare così!” le dette manforte l’amica.

“Chissà com’è il nuovo dottore? Magari è carino…” disse meditabonda Diana.

“Io vorrei che fosse competente… Magari sui trent’anni… Deve dare fiducia con il suo aspetto…” dichiarò Anna.

Stavano procedendo da qualche minuto, quando videro una figura intenta a camminare.

“Un po’ tardi per una passeggiata…” disse Diana sbirciando l’uomo.

“Se consideri che Avonlea è il centro più vicino ed è a cinque chilometri da qui…” le fece notare Anna.

Lo affiancarono dopo qualche attimo.

“Vuole un passaggio? Noi andiamo ad Avonlea…” disse Anna sorridendo, guardando l’amica che le stava affianco.

“Anch’io vado lì… Anna…” disse lui fissando la ragazza.

“Come fa a conoscere il mio nome!?” chiese la rossa voltandosi verso l’uomo ed osservandolo meglio.

“Non può essere…” disse solo, mentre impallidiva visibilmente riconoscendolo.

 

Ciao! Eccomi qua con una nuova ficcy su Anna & C. Ovviamente vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate…

Un ringraziamento particolare va a Nisi Corvonero.

Al prossimo chappy!!

Kirby

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Anna dai capelli rossi / Vai alla pagina dell'autore: Kirby