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Autore: AllHailTheGlowCloud    21/04/2011    0 recensioni
"Al di fuori dell’aspetto fisico, era qualcosa di più profondo, come se i due fossero già in qualche modo legati. [...] Associare il proprio nome a quello di una band gli dava un emozione grandissima."
Ennesima ff sui miei adoratissimi figli-personaggi che ahimè non esistono (ne mai esisteranno TT-TT) °A° La consiglio più che altro a chi ha letto le altre e conosce già i personaggi v.v ...ma se vi va lo stesso...beh, buona lettura! °w°
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Colorless Avatar. The Beginning

Appoggiò distrattamente lo zaino a terra e si sedette più compostamente che poté al proprio posto, senza fare caso al vociare confuso dei compagni. Cambiare scuola proprio all’ultimo hanno era stata una scelta difficile, ma inevitabile. Del resto non che avesse avuto nulla da perdere: nel suo vecchio liceo non aveva così grandi amicizie ed era sempre stato uno dei primi della classe.

Non fosse stato per la situazione insostenibile a casa sua, non l’avrebbe mai deciso, ma arrivati a quel punto, trasferirsi era l’unica cosa che gli restava da fare.

In realtà la decisione era stata presa anni prima, aveva aspettato di avere diciotto anni solo per potersene andare e chiudersi quel capitolo alle spalle.

Aveva un unico rimpianto: aver lasciato indietro Karasu, il suo fratellino di dieci anni.

Come avrebbe potuto portarlo con sé? Era troppo piccolo, non poteva strapparlo dalla sua casa e dalla sua famiglia…

Ma quale famiglia?

Dopo la separazione avvenuta quando erano piccoli, tanto che Karasu non poteva nemmeno ricordare il volto della madre, il padre aveva iniziato a bere e piano piano ad essere sempre più assente, per non parlare di quando sfogava la propria rabbia picchiando i figli. Per quanto riguarda la madre, era semplicemente sparita.

Natsu aveva nove anni più del suo fratellino, ed aveva deciso di essere forte per sopportare la situazione da parte di entrambi, ma anche lui dopo anni aveva raggiunto il limite.

Passava più tempo che poteva fuori da quella casa, ovviamente prendendosi amorevolmente cura di Karasu.

Karasu gli mancava. Ormai erano passati circa due mesi dal suo trasferimento, e non aveva più avuto sue notizie. Aveva provato e riprovato a telefonare, ma non rispondeva mai nessuno, erano come volatilizzati.

Aveva continuato a provare a telefonare ogni giorno, e la sua preoccupazione era cresciuta giorno per giorno, ma cosa poteva farci?

Non aveva nemmeno qualcuno a cui chiedere aiuto o amici con cui confidarsi. Era solo.

Viveva in quel bilocale al penultimo piano di una palazzina di periferia, che si era comprato con i risparmi di anni di lavoro part-time. Non era molto lontana dalla fermata della metro, così ogni giorno non doveva nemmeno svegliarsi troppo presto per raggiungere la scuola.

Non era il massimo, ma gli bastava. Non c’era suo padre ubriaco che gli gridava contro, questo era abbastanza. Non si era neanche portato dietro grandi quantità di roba. Aveva i suoi vestiti, i suoi cd, un paio di poster, e il suo adorato basso elettrico. Aveva tutta l’intenzione di ricominciare da zero in una nuova città, nuova scuola, nuove amicizie…

Non molto tempo dopo l’inizio dell’anno scolastico, conobbe un ragazzo.

Come già detto, ogni giorno predeva la metropolitana, e ogni giorno passava davanti allo stesso bar-ristorante.

Prese presto l’abitudine di fermarsi lì a fare colazione quando faceva tardi la mattina, o a fare un pasto veloce appena uscito da scuola.

 

Tsuu aveva terminato la scuola l’anno precedente, aveva smesso di studiare per totale mancanza di voglia. Non aveva ancora chiaro cosa voleva fare “da grande” e si limitava a fare lo stretto necessario per andare avanti.

Aveva diciannove anni, un fisico asciutto, ma non gracile, i capelli neri, spesso legati con un codino, gli arrivavano alle spalle, aveva un dilatatore all’orecchio destro e un paio di piercing alle orecchie.

Fin dalla prima volta in cui vide Natsu entrare nel locale in cui lavorava, ne fu subito colpito.

Non seppe perché, ma quel tipo aveva qualcosa che attirava la sua attenzione.

Saranno stati i capelli castani lunghi fino al fondoschiena, lo sguardo quasi felino, o l’aria distratta che accompagnava ogni suo gesto… nemmeno lui lo sapeva dire con certezza.

Nonostante l’aria saccente, se pur nei limiti delle buone maniere –del resto era un cameriere, doveva comportarsi bene coi clienti!- Tsuu era un ragazzo molto timido.

Anche se fin dal primo momento avrebbe voluto parlarci e fare la sua conoscenza, si limitò a fare in modo di essere sempre lui a servire il suo tavolo, che ormai era sempre lo stesso –il secondo a partire dalla destra della porta, vicino alla finestra- che addirittura si preoccupava di preservare nell’attesa di vederlo entrare e sedersi.

Imparò così bene i suoi gusti e i suoi piatti preferiti, e si divertiva quasi a cercare di indovinare cosa avrebbe ordinato ogni giorno, con sua grandissima gioia quando indovinava.

Un bel giorno, erano passate almeno tre settimane dal primo incontro, volle buttarsi e sfidare la sorte.

Appena Natsu entrò, trovò già la portata servita al suo posto. Con sua sorpresa, e fortuna di Tsuu, era proprio il suo piatto preferito: crêpes dolci alla marmellata.

Natsu lanciò un occhiata al cameriere dai capelli rossi che sospettava fosse l’artefice di tutto ciò, ma non trovandolo nei paraggi cominciò a mangiare.

Una volta finito però, non attese il conto al tavolo, ma si diresse diritto al bancone dietro il quale stava lavorando Tsuu.

Appena Tsuu se ne accorse, cercò di fare il più possibile finta di niente, mettendosi a pulire compulsivamente il banco con uno strofinaccio trovato lì per caso.

“Grazie” Si sentì dire da Natsu che nel frattempo era arrivato lì di fronte, “sei stato tu, vero?”

“Di, niente” rispose alzando lo sguardo e incontrando quello dell’altro.

“Come facevi a sapere che erano le mie preferite?”

“Beh” rispose imbarazzato, “in effetti non lo sapevo…ma l’ho immaginato!”

“Hai cambiato colore di capelli? Rosso, ottima scelta” commentò poi appoggiando i soldi sul banco.

“Sì…davvero? Grazie!” rispose sorpreso dal complimento improvviso, sistemando i soldi nella cassa.

“Mi chiamo Natsu”

“Puoi chiamarmi Tsuu”

“Piacere di conoscerti”

“Piacere mio!”

“Tra quanto stacchi…Tsuu?”

“Eh? Tra…beh, tra quindici minuti circa”

Natsu annuì assimilando l’informazione.

“Allora che ne dici, di vederci dopo?”

“Di vederci? Ma sì, certo!” risposte Tsuu tutto d’un fiato, sorridendo involontariamente.

Natsu se ne andò salutando con un gesto della mano, “Ti aspetto qui intorno” disse solo, una volta davanti alla porta aperta.

Tsuu rimase alcuni secondi a fissare quel singolare personaggio scomparire dietro il vetro della porta.

Il cuore gli batteva a ritmo più accelerato del solito e si sentiva felice per un qualche inspiegabile motivo.

Sentiva che quel ragazzo avrebbe portato una boccata di aria fresca nella sua vita stagnante, ma la cosa che non poteva ancora sapere, era che l’aver conosciuto Natsu avrebbe davvero cambiato il corso della sua vita.

Appena finito di lavorare, Tsuu si sfilò di corsa il grembiule della divisa e si precipitò fuori.

Trascorsero la maggior parte del tempo chiacchierando, parlando dei propri interessi, e scoprirono di avere molte cose in comune.

Tsuu rimase sorpreso e affascinato dallo scoprire che Natsu suonava il basso.

“Sì…suonare il basso è la mia passione, da quando ero piccolo ho sempre sognato di diventare un bassista di successo in una band famosa…” ammise Natsu in imbarazzo, cercando di non fare trasparire troppo del suo entusiasmo riguardo l’argomento e non dargli troppo peso.

“Ti va…di venire a casa mia?” Tsuu si maledì e sperò di non aver esagerato troppo con quell’invito, ma si sentì sollevato quando l’altro accettò.

Una volta lì, gli mostrò i suoi cd e i suoi poster, finchè ad un certo punto entrambi non ebbero una certa fame.

“Aspetta, ti preparo qualcosa io!” esclamò entusiasta Tsuu, infilandosi in cucina.

Natsu lo seguì, continuando ad osservare l’appartamento.

Era poco più grande del suo, ma decisamente molto più caldo e pieno di roba.

Pochi minuti dopo Natsu si vide arrivare sotto il naso un piatto di crêpes con la marmellata.

Le fissò sbigottito.

“Non sono le tue preferite?”

Natsu annuì. Tsuu si sedette accanto a lui al tavolo e lo osservò mentre mangiava.

“Ma…Tsuu, sono buonissime! Mille volte meglio di quelle del ristorante!”

“Ma no, dai, non sono così…”

“Sì invece! Non ne ho mai assaggiate di così buone! Perché non ti passano alla cucina?” insisté Natsu.

Il rosso rimaste interdetto. Oltre ad essere imbarazzatissimo per tutti quei complimenti, era la prima volta che qualcuno non lo prendeva in giro perché sapeva cucinare.

Effettivamente, Tsuu era un cuoco provetto, ma era sempre stato sminuito, e lui stesso considerava il cucinare un attività per ragazze, per questo non solo non se ne vantava mai, ma, anzi, evitava, rifiutava e sminuiva eventuali complimenti.

“G…grazie…” ammise alla fine, abbassando lo sguardo, quando il suo volto ormai era quasi dello stesso colore dei capelli.

“In effetti…” rise istericamente “Quando ero piccolo, diventare cuoco era la mia seconda maggiore aspirazione, ci credi?”.

“E la prima qual era?” chiese Natsu curioso.

La naturalezza, il tono e l’espressione immutabile di Natsu, sorpresero Tsuu quasi più di quanto non l’avesse fatto la domanda.

“Beh…ma prometti di non ridere…Mi sarebbe sempre piaciuto diventare un cantante!” esclamò tutto d’un fiato, preso da un improvvisa emozione.

Perché si stava confidando con quel ragazzo che conosceva da così poco tempo? Apparte quelle quattro informazioni a casaccio raccattate durante la conversazione di quel pomeriggio non sapeva nulla su di lui, eppure c’era qualcosa di lui che gli piaceva.

Al di fuori dell’aspetto fisico, era qualcosa di più profondo, come se i due fossero già in qualche modo legati.

Si trovavano bene insieme, e Tsuu si sentiva a proprio agio e libero come non si sentiva da anni a quella parte ed era come se avesse saputo che quella sensazione era ricambiata.

La risposta che ricevette fu ancora più inaspettata:

“Mi piacerebbe sentirti cantare”.

Visto che ormai il suo viso aveva toccato tutte le possibili gradazioni di rosso, acconsentì.

“D’accordo…Che canzone vuoi che canti?”

“Quella che preferisci”

Tsuu rifletté alcuni secondi, per poi esclamare “Allora questa!”.

Fece per un istante mene locale per assicurarsi di ricordare tutte le parole poi iniziò a cantare.

“Sayonara mata ne genki da ite ne
Zutto zutto wasurenai kara
Sayonara kitto mata aeru yo ne?
Yakusoku da yo! yubikiri genman

Shichigatsu hakka sankagetsu kinenbi
Oboeteru kanaa?
Hajimete atta hi no koto o
Utsumuku kimi wa terekusa sou ni
Naiteta…”

Natsu lo osservava, ascoltandolo nel più perfetto silenzio, finché non si fermò colto da un improvviso imbarazzo.

“Conosci questa canzone?” chiese per alleviare un po’ il silenzio che era calato.

“Sì...è…Wakaremichi, giusto?”

“Sì, esatto, è una delle mie preferite!”

“Canti davvero bene, hai una bellissima voce”

Di nuovo fu tentato di sminuire quei complimenti, ma si rese conto che sarebbe stato inutile. Stette semplicemente in silenzio.

Il tempo passò velocemente, tra musica, televisione e risate.

“E’ ora che vada, devo ancora studiare”

“A quest’ora?”

“Quando sennò?”

“Hai intenzione seriamente di studiare di notte?” chiese Tsuu sbigottito.

Natsu scosse le spalle.

“Beh…se l’avessi saputo…mi dispiace di averti tolto del tempo…”

“Ehi, chi ha fatto l’invito? Stai tranquillo! Va benissimo così, a domani, Tsuu.”

“A…a domani”

Natsu stava per avviarsi per le scale quando si fermò e si voltò.

“Usciremo ancora vero?”

La domanda sorprese Tsuu, che annuì vigorosamente.

“Ma certo!”

“Ottimo…perché devi cucinarmi altre crêpes, e conto di sentirti cantare di nuovo”

Tsuu non era propriamente convinto di quest’ultima affermazione, ma dato che dal tono non ammetteva repliche, si limitò ad accettare sorridendo.

Tsuu e Natsu continuarono a vedersi quotidianamente, instaurando un amicizia solida, difficile da distruggere, che sarebbe durata molti molti anni, forse per tutta la vita.

 

Nel frattempo, alcuni giorni dopo quel pomeriggio, Natsu fece la conoscenza di altri due ragazzi.

Le lezioni erano finite, Natsu si stava allontanando dalla scuola quando fu fermato da due ragazzi.

“Aspetta, Akira! Sei sicuro di quello che stai facendo?”

“Dai, Micchan! Mica ci mangia! Che ti costa?”

“Beh, non ha l’aria di uno che mangia le persone, nee? Però è un modo un po’ brusco di conoscere qualcun-”

“Troppo tardi! Ehi, tu!”

Natsu si sentì chiamare, e si voltò, più per curiosità che altro.

La prima cosa che pensò Akira fu che visto da vicino sembrava ancora più alto.

La prima cosa che pensò Mitsuo fu che probabilmente li avrebbe mandati a quel pese senza pensarci due volte e alla fine avrebbe avuto ragione lui su Akira.

Natsu si trovò davanti due ragazzi circa  dieci o quindici centimetri più bassi di lui, uno con un mare di boccoli corvini sulla testa e l’aria timida, e l’altro con i capelli a caschetto neri, cosparsi di ciocche rosse, e due penetranti occhi azzurri, probabilmente lenti a contatto.

Akira, quello più spigliato dei due, aveva insistito con il suo migliore Mitsuo perché andassero a conoscere il “nuovo arrivato”, anche se aveva un anno più di loro. Lo aveva ritenuto un personaggio interessante, e ci teneva a fare la sua conoscenza. Riguardo Mitsuo, semplicemente avrebbe voluto tenere a freno l’amico, ma, come sapeva già in partenza, era una battaglia persa.

“Io sono Akira, e lui è Mitsuo, frequentiamo il terzo anno”

“Natsu, quinto anno” rispose col suo solito tono impassibile.

“Piacere di conoscerti Natsu!” esclamò Akira,

“Piacere mio” ribatté passando lo sguardo dall’uno all’altro, osservandoli.

Mitsuo sorrise imbarazzato, mostrando le sue fossette e arrossendo leggermente.

Si fece coraggio ed intervenne.

“Akira…dobbiamo andare ora, o faremo tardi per le prove! Sbrighiamoci, abbiamo pure molti compiti per domani!”

“Ah, già, è vero…Allora andiamo…”

“Prove?”

“Prove della nostra band! Beh, chiamarla band è una parola grossa…per ora siamo solo chitarra” fece un segno indicando se stesso, “e batteria” indicando Mitsuo.

“Stiamo disperatamente cercando un bassista e un vocalist”

“Io suono il basso!” esclamò Natsu entusiasta, “Perché non proviamo a suonare qualcosa insieme?”.

Ovviamente l’idea fu accettata immediatamente dagli altri due.

Quel pomeriggio lo trascorsero interamente suonando, facendo cover dei loro artisti preferiti.

Tutti e tre notarono subito una certa intesa.

Forse era un po’ azzardato, ma Mitsuo chiese a Natsu di entrare nella loro band, e questo accettò immediatamente.

Tutti e tre avevano sempre sognato di entrare a far parte di una band.

Akira suonava la chitarra fin da bambino.

Mitsuo aveva iniziato a suonare la batteria insieme a suo fratello maggiore Yuuichi, che era un bassista. Insieme avevano sempre condiviso il sogno di diventare famosi, ma purtroppo, in un incidente Yuuichi perse la vita. Mitsuo continuò comunque a coltivare quel sogno e quando incontrò Akira sembrò la cosa più naturale del mondo per due grandi amici come loro decidere di fondare una band.

I Colorless Avatar, era il loro nome. Scelto da Mitsuo e subito condiviso da Akira.

Piacque anche a Natsu.

Associare il proprio nome a quello di una band gli dava un emozione grandissima.

Continuando a vedersi assiduamente, sia a scuola che fuori per provare insieme, tra loro si instaurò un legame fortissimo.

 

Mentre i tre continuavano a lavorare con la band, Natsu si rese conto che aveva bisogno di soldi.

Non poteva mantenere un appartamento senza, quindi gli serviva un lavoro.

Inimmaginabile la sorpresa di Tsuu quando si trovò a fianco Natsu con il suo stesso grembiule.

Prese a lavorare part-time nel bar-ristorante vicino a casa sua insieme a Tsuu. Infondo, quella non era per i due che un'altra occasione di passare del tempo insieme.

Ormai entrambi si consideravano spontaneamente migliori amici, si intendevano come se si fossero conosciuti da una vita.

Tsuu capiva Natsu ancora prima che parlasse, leggeva tra le righe, interpretava i suoi atteggiamenti, capiva i suoi momenti di imbarazzo e cercava di proteggerlo da questi.

Natsu voleva bene a Tsuu come se fosse stato un fratello, era l’unico con cui il rosso potesse essere al 100% se stesso, ammettendo le proprie paure e insicurezze, perché poteva essere sicuro che Natsu non avrebbe mai riso di lui. Si dicevano tutto, anche se Natsu non parlò mai con i suoi amici della propria situazione familiare, nemmeno in futuro.

Era come se si completassero l’un l’altro.

Un amicizia simile è più unica che rara, più o meno come quella che legava Mitsuo ad Akira e viceversa.

Mitsuo era sempre stato un bambino e poi un ragazzo buono, ma a persone buone come lui capita più facilmente di trovarsi di fronte persone che se ne approfittano. Akira lo aveva squadrato fin dal primo istante e si era ripromesso si proteggerlo da quel tipo di persone. Inoltre lo spingeva a superare la propria timidezza, per controparte, Mitsuo teneva a freno Akira e gli dava consigli per non cacciarsi nei guai da testa calda quale era. C’erano sempre l’uno per l’altro, specie Akira, che da tempo ormai viveva per Mitsuo, aveva una cotta folle per lui.

Ad ogni modo, ai Colorless mancava ancora un vocalist.

“Incontriamoci oggi, subito dopo la scuola in quel locale, ci siete mai stati? Faccio spesso colazione e pranzo lì, e da qualche settimana ci lavoro.”

Disse Natsu.

E quel pomeriggio si trovarono tutti e tre, anzi, e quattro, lì.

Tsuu stava lavorando in quel momento, era sovrappensiero quando i tre entrarono, e quasi non fece immediatamente caso alla presenza di Natsu.

Akira e Mitsuo si diressero verso il bancone, seguendo Natsu.

“Aspettatemi a quel tavolo”, ubbidendo al tono imperativo del bassista i due sedettero al solito tavolo, solito per Natsu.

Lui invece si avvicinò al bancone.

“Ehi, Tsuu, tra quanto stacchi?”

“Dieci minuti circa, perché?”

“Voglio presentarti due miei amici”

“Due tuoi amici?” chiese sorpreso Tsuu, alzandosi in punta di piedi per sporgersi oltre le spalle di Natsu e vedere a chi si stava riferendo l’amico.

Vide i due ragazzi dai capelli corvini seduti al tavolo.

Per la durata di quei dieci minuti si fece sempre più impaziente e non faceva altro che volgere continuamente lo sguardo a quel tavolo, finchè finalmente il suo turno non finì e si avvicinò al gruppo.

“Ragazzi, vi presento il mio amico Tsuu, Tsuu, loro sono Akira e Mitsuo”

“Ehi! Come va?” fece Tsuu sedendosi al suo posto, tra Natsu e Mitsuo, di fronte ad Akira.

“Piacere!” esclamò il chitarrista, mentre Mitsuo fece solo un leggero cenno con la testa, sorridendo.

“Frequentano la mia stessa scuola”

“Sì, il quarto anno”

“Invece Tsuu è il mio collega, anche se ci siamo conosciuti prima che io iniziassi a lavorare qui…”

Gli altri due annuirono seguendo il discorso.

“Mitsuo suona la batteria. Akira invece la chitarra”

Tsuu non rispose subito. Anche se cercava di dissimulare, non riusciva a togliere gli occhi di dosso ad Akira.

Osservava il suo taglio sbarazzino, le ciocche rosse che spiccavano tra i suoi capelli neri, e il contrasto tra i suoi capelli scuri e la sua pelle bianca; gli orecchini che pendevano dalle sue orecchie semicoperte dai capelli. Aveva un piccolissimo neo appena sotto l’occhio dentro, le guance piene e il nasino all’insù, dei lineamenti molto dolci, che ricordavano quasi quelli di un bambino, eccetto per il piercing al sopracciglio destro, e i suoi occhi fintamente azzurri erano incredibilmente penetranti.

“Tsuu?” lo richiamò Natsu

“Eh? Sì, sì, wow, e avete mai pensato di mettere su una band?”

Gli altri tre si guardarono spaesati per un istante.

“Sì, in effetti, l’abbiamo formata” si intromise Mitsuo, che fino a quel momento non aveva quasi parlato. “E Natsu è il nostro bassista”

Tsuu si riscosse e spostò meravigliato lo sguardo su Natsu, sorpreso che l’amico non gliene avesse già parlato.

“Però ci manca un vocalist” continuò il batterista.

Tsuu deglutì, forse non se ne rese conto, ma probabilmente aveva già intuito tutto.

Lui e Natsu si scambiarono un veloce sguardo, in cui il rosso non fu capace di comunicargli nessuno dei propri pensieri, anche se Natsu li conosceva già tutti uno per uno: sapeva quanto Tsuu si sentisse in imbarazzo in quelle situazioni e che avrebbe fatto di tutto per non cacciarcisi, ma quella volta decise che avrebbe fatto il grande passo al posto suo, lo avrebbe potuto ringraziare in seguito con tutta calma.

“Sapete che Tsuu ha una bellissima voce?”

“Natsu!” esclamò spontaneamente a mezza bocca il sopracitato.

“Davvero?” esclamò Akira eccitato,

Tsuu spostò lo sguardo sul viso degli altri due e li trovò come improvvisamente illuminati.

“Sì…beh…ma non poi così bella infondo!” cercò di minimizzare ridacchiando nervosamente.

“Non dire così, non è vero, è bella. Punto e basta.” Insistette Natsu.

“Ma…” e lì, lo sguardo imperativo di Natsu –solo chi lo ha visto può capire- lo bloccò dal trovare qualunque altra scusa. Abbassò timidamente lo sguardo.

“Mi piacerebbe ascoltarti!” esclamò emozionato Akira. “Sarebbe fantastico se potessi diventare il nostro vocalist. In realtà…mi fido sulla parola di Natsu, per me potresti entrare subito”

Spalancò gli occhi e la bocca senza rendersene conto. Forse fino a quel momento non aveva del tutto realizzato l’opportunità che effettivamente Natsu gli aveva posto, o imposto, davanti.

“Sarebbe grandioso!” esclamò scattando sulla sedia, sorridendo come non mai.

“Vogliamo trovarci tutti a casa di Akira per fare una prova?”

Un assenso generale.

I quattro si diressero a casa del chitarrista. Come era prevedibile, amarono la voce di Tsuu.

“E’ deciso! Siamo al completo!”

“Solo una domanda. Com’è che ci chiamiamo?”

“Colorless Avatar!”

“Fantastico! Chi l’ha deciso?”

“Mitsuo”

“Sei un genio, ragazzo!”

“G…grazie!”

Il cuore batteva forte. Il respiro sembrava mancare. La felicità era al limite, e il sorriso non accennava ad andarsene.

La grinta non mancava, l’intesa era perfetta, e il legame che si instaurò fin da subito si fece sempre più forte.

Un amicizia che lega così quattro persone è una magia che nella vita si può solo sperare di trovare, chi l’a provata sa cosa vuol dire.

Loro…furono fortunati.

E questo non era che l’inizio ♥

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nooootes!

Che devo dire? Ogni volta che si tratta dei miei piccoli mi emoziono da morire ç___ç

Sì…vabbè, ma che c’entra che non esistono, scusate, EH? è__é

Li amo lo stesso çwç

*potrebbe restare qui a fangirleggiare per giorni .__.’*

 

Ormai dovreste saperlo…sono fissata con i miei Kararisu °A°

Dovevo assolutamente scrivere qualcosa riguardo alle “origini”, anche perché sono giorni che ci penso, e non ne potevo più di tenermela in testa °-°

Immaginarseli così ciòfani…un emozione ancora più grande çwç

Aaaaw i miei pampiniii!!! Oddeo! Tsuu coi capelli lunghi!!! °A° *muore* aaaaaahw -ç-

Senza contare che è la prima volta che approfondisco la faccenda di Natsu, degli altri ormai si sa, ma si lui non avevo mai parlato…eh, sì, perché nel mentre ho pure dovuto prendermi la briga di inventare un fratellino minore di Natsu, che poi avrà 18 anni e avrà una storia ancora più tragica °A°

Ma non dico niente visto forse ci scriverò un'altra ff…

MA!!! Basta, non vorrei torturarv-…annoiarvi oltre, se siete arrivati fino a qui mi accontento ò_ò

 

Uh! Scherzavo! Marianna mariannissima[cit.] che Alzheimer °A°

Dicevo, ho qualche ff in sospeso in giro, vero? *le arrivano in testa oggetti di ogni genere*

Chiedo umilmente perdono, ma la scuola giunge al termine e ho ancora qualche insufficienza da recuperare, senza parlare di matematica che quest’anno pure me la riporto sicuro…insomma, non ho avuto molto tempo, ma tranquille, non è mancanza di ispirazione!

Presto tornerò! Lo giuro! ;A; *chiede pietà*

Ok, basta davveramente.

 

Ps. La canzone che canta Tsuu, sì, è un pezzo di Wakaremichi *w* Oddio quanto amo quella canzone…ma in realtà l’ho scelta principalmente perché facendo tutta un assurda serie di calcoli con le date e con le età (che alla fine non ho nemmeno capito se mi portano), il periodo coincideva.

(Trad: Comunque , ci vediamo, stammi bene.
Non mi dimenticherò mai…
Comunque, ci rincontreremo , vero?
è una promessa, uniremo le nostre piccole dita in un figura unica
L’8 Luglio, il nostro anniversario del terzo mese. Mi chiedo se ricorderai
La volta che ci siamo incontrati per la prima volta?
Tu, sembravi abbattuta per la vergogna, stavi piangendo...
Quelli erano giorni di festa, giorni inevitabili.
è stato breve, ma eravamo felici.
Almeno pensavo che fossimo felici...
)

 

♥Daruku

  
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