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Autore: unbound    21/04/2011    1 recensioni
Caddi in un buco nero, venni risucchiata dai miei stessi piani e le mie gioie. Let’s make it last forever, dicevo. Niente dura per sempre. Nulla. Non riuscii a trattenere le lacrime, ma una cosa mi bloccava : stavamo salendo sul palco, era la cosa che amavo fare più al mondo, I nostri fan urlavano già “Paramore” e io non dovevo abbattermi subito. Cercai in tutti i modi di guardarlo negli occhi, ma tutto ciò che riuscii a fare fu portarmi le mani ai capelli e scoppiare a piangere definitivamente. Cercò di comprendermi, ma nessuno poteva farcela in quel momento. “Paramore , Paramore , Paramore” quel nome mi urtava, stranamente, per la prima volta. Mi alzai, cercai di fissarlo ma le mie gambe mi portarono lontano da lui ,lontano da tutti
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My heart is yours- la serie.'
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Non era né il momento adatto, né il posto adatto. Io sentivo dentro di me che quella non era faccia decisamente da buone notizie.

Ero seduta su un gradino, e davanti a me avevo un Josh che non avevo mai visto. Un Josh nuovo e perplesso, che chiedeva se potevo parlargli, lontano dai “nostri”.

Indossava una camicia aperta a quadri rossi e blu, quella camicia l’avevo indossata anche io, e non era una camicia simile, era quella lì. Mi guardò con il suo sguardo ammaliante, che era allo stesso tempo per Taylor da pesce lesso e per Jeremy da invertebrato.
Al sol pensiero, guardai immediatamente il mio migliore amico,  e mi accorsi che anche lui mi stava fissando e neanche la sua faccia era una delle più serene; era un misto tra rabbia e perplessità, e come se gli lessi il pensiero, capii che appena finita quella discussione dovevo dirgli tutto.
Mi spostai di una decina di centimetri e Josh si sedette accanto a me, poggiando le sue enormi e calde braccia sulle sue ginocchia com’era solito fare in un momento di nervosismo. Amavo quelle braccia, amavo starci tra quelle braccia, amavo quando ci stavo, tra le sue braccia. Feci un respiro profondo, e contai fino a 10. 1, 2, 3...
« Io non devo farti del male, perciò voglio fare in modo di essere più delicato possibile » disse, e questa frase mi fece sprofondare. Avevo sbagliato in qualcosa? Cos’è che non andava? Magari avevo detto qualcosa di sbagliato e lui stava per rimproverarmi come un buon padre alla figlia che ruba i biscotti la notte nonostante le carie. Iniziò a parlare, e le sue parole non migliorarono la situazione.
«Hayls, tu lo sai che ti voglio bene. Giusto?» mi guardò, e un brivido percorse la mia schiena. Annuìi a stento abbassando lo sguardo. Ma a chi prendo in giro. Io non gli volevo bene, o almeno, non solo...
«Ho pensato che dovrei prendermi una pausa. Anzi no. Non devo mentirti. Voglio lasciare I Paramore»
COSA HAI DETTO? Pensai, non riuscii a farlo uscire dalla mia bocca in effetti. Non sapevo che cosa fare prima. La mia espressione era indecifrabile. Boom. Caddi in un buco nero, venni risucchiata dai miei stessi piani e le mie gioie.
Let’s make it last forever, dicevo. Niente dura per sempre. Nulla.
Non riuscii a trattenere le lacrime, ma una cosa mi bloccava : stavamo salendo sul palco, era la cosa che amavo fare più al mondo, I nostri fan urlavano già “Paramore” e io non dovevo abbattermi.
Cercai in tutti i modi di guardarlo negli occhi, ma tutto ciò che riuscii a fare fu portarmi le mani ai capelli e scoppiare a piangere . Cercò di comprendermi, ma nessuno poteva farcela in quel momento. “Paramore , Paramore , Paramore” sentivo urlare i fan. Ma quel nome mi urtava, stranamente, per la prima volta. Mi alzai, cercai di fissarlo ma le mie gambe mi portarono lontano da lui , lontano da tutti, nel camerino più vicino, quello di Taylor.
Appena entrai diedi un pugno al muro, che se l’avessi dato da calma mi avrebbe rotto la mano. Taylor, il ragazzino riccioluto che avevo davanti, stava accordando la chitarra, e mi rivolse uno sguardo stranito. Neanche dopo 10 secondi, si alzò di botto e mi strinse a lui «Hei Bomba, se vuoi picchiare qualcuno picchia mio fratello» e rise; solo dopo fissando il mio volto si accorse che non mi ero unita alle sue risate come facevo di solito. Anzi, ero in preda ad un pianto disperato, che mi porto a dare piccoli pugnetti anche al petto enorme del ragazzino, che iniziò a stringermi in un abbraccio caloroso «Hayley, cosa è successo?».
Neanche finì la frase che Jeremy entrò in stanza come un fulmine, scansò Taylor e gli spiegò l’accaduto. BENE. Josh aveva detto tutto anche a lui?
Jeremy era il mio migliore amico da sempre, era come un fratello maggiore per me. Pensai che se fosse andato lui con Josh via dalla band, in questo momento mi sarei già uccisa.
«Taylor, Josh lascia la band» sussurrò, e mi strinse come solo lui sa fare. Taylor cambiò il suo sorriso in un viso serio, rarissimo sul viso di quel giovanotto giocherellone. «Non è il solo, fratello» Jeremy lo guardò con comprensione;in un primo momento il riccio ricambiò lo sguardo alzando il sopracciglio, ma solo dopo un attimo si diresse fuori da quel camerino. Sentii solo le sue grida, e Zac che cercava di difendersi.
Strinsi a me Jeremy. Non riuscii a fare altro. Continuavo a chiedermi, cosa ho sbagliato? Cosa ho fatto di male? Cosa ha portato il membro che ha creato quella cosa con me a fuggire lontano da essa? [......]

   
 
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