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Autore: Aesial    23/04/2011    10 recensioni
"Due linee prima o poi si incontrano. Questo lo sa bene Plasson il pittore." L'incontro tra Elisewin e Plasson, proprio com'è avvenuto nella mia mente.
Mio personale omaggio al mare. E a Baricco, naturalmente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Canti della sabbia e del mare'
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Nota: Tutti i personaggi citati, nonchè la Locanda Almayer appartengono ad Alessandro Baricco. Io, li ho solo presi in prestito.






                                                                                                                                                                                                  Locanda Almayer, confini del mondo.

 
 
−Non voglio morire, Padre Pluche.
−Guarirai.
−...
−Guarirai Elisewin, te lo prometto.
 
 
 
I tappeti bianchi non fanno rumore, le assi di legno della locanda Almayer  -ai confini del mondo-  si.
Non c’è silenzio che tenga in quel posto  -i confini della terra-  dove non esiste il tempo.
C’è la sabbia sotto le scarpe
                                              Il vento vuole portarsi via tutto
                                                                                                 Il mare, il mare, non fa silenzio.
 
 
 
−Non credevo fosse così rumoroso.
−Il mare?
−Morire.
-…
-… …
−Tu sei viva, Elisewin.
 
−E’ facile morire.
Guarda il mare.
−...
−Dovrei avere paura, ma non ci riesco.
−Devi toccarlo, Elisewin.
Il mare.
−E’ rumoroso.
−Poi guarirai.
−Forse sono già morta. Forse è inutile.

 
 
 
Miliardi di granelli, qualche sasso, il numero giusto di sogni.
Spiaggia enorme e uno squarcio nella perfezione.
Una tela bianca e un uomo -un patto con il diavolo-.
 

Bianca. La tela, s’intende.
Lui no, lui indossa una giacca. Verde. Come il mare quando piove, verde.
 

 

E’ un pittore ma la tela è bianca. E’ un pittore ma è senza pennelli.
O meglio, il pennello ce l’ha, gli manca il coraggio.
Ma lui non lo sa. Aspetta. Qualcosa.

                                                                                                                                                                                              
   
                                                                                                                                                                                                                              La tela è bianca.

 
 
 
 
 
 
 

 
Due linee prima o poi si incontrano. Questo lo sa bene Plasson il pittore.
Lo sa e non si spaventa.
Non si volta quando sente
−E’ bello.
Non si volta quando sente
−Il quadro, parlavo del quadro.
 
 
−Elisewin la tela è bianca.
Padre Pluche si chiede come ci sia finito lì, in una terra di pazzi, ai confini del mondo.
Elisewin lo guarda. Sorride.
−Non è bianca.
Plasson non si volta. Annuisce.
Non è bianca.
 
−Oggi il mare è verde, come la tua giacca.
Plasson annuisce. Ancora. Non ricorda più di saper parlare.
 
−Il mare è verde, non lo vedi?
 
Allunga un dito, Elisewin. Lo intinge nei colori di Plasson  (lui non si volta). Lo poggia sulla tela.
La tela bianca, una linea. Verde. Come il mare quando piove.
Una linea.

 

La perfezione è la tela, la linea il loro destino.
O forse è il mare.
O è solo una linea -verde- e la tela è bianca.
E loro sono tutti pazzi...forse, il mare.

 
 
 

−...coraggio.
Plasson ha capito come parlare. Chiude la bocca. La riapre.
−Mi manca il tuo coraggio. Forse mi manca (stop)
La magia non dura molto. Plasson non si volta, dimentica ancora come si parla.
Plasson non si volta. Pluche non si volta.
Elisewin si, verso il mare.
Avanza -ai confini del mondo-.
 
L’acqua le arriva al petto -è così che lei vuole- alla gola -il mare è freddo-.
E’ così che lei vuole.
Scompare.
Sotto l’acqua.
Verde.
Come la giacca di Plasson, quando piove.

 
 
 

Solo che ora alla locanda Almayer (i confini del mondo), piovono sogni.
 
 

 
Padre Pluche sogna che Elisewin riemerga.
Plasson sogna colori verdi come praterie.
Ann Deverià sogna che Andrè la trovi.
Bartleboom non c’è, ma sogna anche lui.
Sogna una donna bellissima che gli dica
−Ti aspettavo.
E lettere d’inchiostro blu.
 
Dira non sogna, ha dieci anni, lei.
Ditz non sogna. Lui crea i sogni e poi li regala.
Ma soprattutto guarda il mare, e poi vola.
Adam sogna e basta.
 
Elisewin riemerge, sembra dormire sul mare.
Dorme, sul mare.
−Sono viva.
Sono viva dice, e forse lo è.

 
−Alla locanda Almayer non si muore.
Dice Dira. Lo dice Andrè. E anche Adam.
Plasson lo pensa.
Bartleboom no, lui ancora sogna. Ditz vola.
Tutti lo urlano, pensano, sognano.
 
 Ann Deverià lo scrive.
−Alla locanda Almayer non si muore.
Si scivola dall’altra parte della vita.
 

 

 

 
 
  

 

  
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