Chell siede sul pavimento, schiena contro la grata.
Benedette grate; Wheatley non sa dove lei e GLaDOS si trovino, ma è comunque preferibile una grata a uno dei dannati pannelli semovibili: il rischio che si attivino per errore e la schiaccino nel sonno non è auspicabile.
E all'Aperture Science gli errori sono frequenti, da quanto Wheatley è al comando.
Il Led giallo di GLaDOS zampilla. «Cosa stai facendo?»
Chell poggia la Portal Gun sul pavimento. Ha voglia di girarla, in modo che GLaDOS non la possa guardare, ma ricorda uno dei vecchi suggerimenti della stessa:
Vi ricordiamo di non
guardare mai all'interno della fine operativa dell'apparecchio o BZZZZZ
Si accuccia in posizione fetale, chiude gli occhi.
«Non avrai intenzione di dormire.» La voce di GLaDOS.
Chell stringe le gambe a sé. Abbraccia le ginocchia.
«Oh. Grandioso. È così rassicurante. La mia vita e l'esistenza di questa struttura sono nelle mani di un essere che dorme. Ma comprensibile. Avendo tentato di uccidermi due volte, non posso pretendere che tu sia efficiente nel tentativo di salvarmi.»
Due minuti di silenzio. Chell inizia a pensare di riuscire a prendere sonno, quando GLaDOS riattacca: «Come vorrei essere ancora al comando. E non perché mi ritrovo a essere una patata e ambisco a posizioni migliori, ma per un fattore di originalità. Vedi, troveremo Wheatley e lo uccideremo. Tutto da manuale. E i manuali sono banali. Ci fossi io al comando e tu mi stessi cercando per uccidermi, di nuovo, non mi troveresti.
«Ti guiderei attraverso un percorso facendoti pensare che è la strada giusta, dicendoti che è quella sbagliata. L'ultima volta ha funzionato. Arriveresti a una stanza sulla cui porta d'ingresso troveresti una targhetta con 'Posto Dove Mi Ucciderai Di Nuovo', tanto per stimolare in te un rilascio di sostanze atte a compiacere il tuo... ego omicida. All'interno di questa stanza, ad attenderti, un grande Companion Cube bruciacchiato. Grande quanto l'istituto intero. No. Meno. Mi serve spazio per le camere dei test.
«Il Companion Cube ti guarderebbe negli occhi. Immagino di potergli impiantare due protesi realistiche - dettaglio di cui tu non saresti a conoscenza. E nei suoi occhi vedresti vendetta. Oh. Immagino già il tuo stupore nello scoprire che non solo il Cubo è ancora vivo, ma vuole retribuzione. Sarebbe P-E-R-F-E-T-T-O.
«Dal cubo uscirebbero altri cubi. Solo che su questi cubi ci sarebbe la tua faccia. Sarebbero infatti cubi molto larghi, con gli angoli smorzati. Magari rivestiti di un materiale morbido. Organico, che dici? Potrei operare i cadaveri dei soggetti per i test. Ne ho a bizzeffe. Alcuni ancora integri. Vi preleverei tutti i lipidi e vi rivestirei i cubi.
«A quel punto ti assomirebbero davvero tanto. E questi cubi finirebbero tutti nell'inceneritore. Solo un monito di quello che ci sarebbe in serbo per te. E…
Chell apre gli occhi. Il LED di GLaDOS è puntato su di lei. Chell allunga il braccio. Porta la Portal Gun sulle gambe. Esamina la patata.
«Cos'hai in mente?»
Chell posa il dito sul filo di alimentazione collegato alla patata. Il LED giallo diventa intermittente. «No! Non farlo! Morirei! Ancora!»
Per troppo poco, stavolta. «Assassin-!» Chell stacca. Il LED si spegne.
Ripone la Portal Gun. Torna in posizione fetale.
Ore dopo:
«Sai una cosa?» dice GLaDOS. «Non potrei
mai fare una cosa come quella che ti ho descritto ieri: anche se
privassi dei suoi lipidi ogni singolo cadavere presente in questa
struttura non riuscirei mai a rivestire un Cubo - e il progetto ne
prevede molti - delle tue rotondità. Siamo ai livelli di un
paradosso, capisci? Forse dovremmo proporlo a Wheatley. Si assenterebbe
per l'eternità, alla ricerca di un numero di grassi
apparentemente impossibile da trovare. Intendo senza attingere da te,
ovviamente.»