Anime & Manga > Slayers
Ricorda la storia  |      
Autore: Eternal Fantasy    07/02/2006    5 recensioni
Uno sguardo rivolto a uno dei personaggi più importanti e misteriosi all'origine della saga di Slayers: il Gran Filosofo Lei Magnus, l'uomo che per primo ha stretto nelle mani il potere degli Dei Oscuri... le ombre nate prima della Kouma Sensou si allungano oltre i millenni...
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark Lords, Lei Magnus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quattro gocce di sangue

Quattro gocce di sangue

Scritto da Eternal Fantasy

 

 

Note: Questa è la mia personalissima interpretazione degli eventi pre-Kouma Sensou riguardanti Lei Magnus, le sue creazioni e il suo legame col Maou Shabranigdu. Ho cercato di mantenermi il più possibile fedele alle pochissime informazioni disponibili al riguardo, il resto è tutto frutto della mia mentre contorta! Ringrazio Ilune Willowleaf per il suo fondamentale contributo nel definire l’aspetto dei due personaggi più misconosciuti, che finalmente ho l’opportunità di descrivere!

 

 

 

“Il momento è giunto. Il mio sogno sta per avverarsi, il mio più grande progetto!”

Il Mago dalle vesti rosse respirò l’aria pesante di polvere e di magia che permeava il proprio laboratorio. Dopo mesi di studi e di preparativi, colui che si era guadagnato, nonostante la giovane età, l’appellativo di ‘Gran Filosofo’ sorrise soddisfatto a se stesso, assaporando l’aroma del potere emanato dai numerosi cerchi di rune incise sul pavimento. Poteva già avvertire gli echi del trionfo, il gusto dolce e inebriante della Gloria che prometteva di spalancargli le sue porte per l’ennesima volta.

Lei Magnus era un genio, ma la sua ambizione gli impediva di crogiolarsi nella fama che aveva già acquisito grazie all’invenzione di potenti manufatti e incantesimi, il più celebre dei quali era il devastante Dragon Slave. Per crearlo aveva studiato i fondamenti stessi della natura della Magia Nera, ed era riuscito dove chiunque altro prima di lui aveva fallito: aveva evocato ed imbrigliato nientemeno che il potere del sovrano di tutti i Demoni, il Maou Shabranigdu, ed era riuscito a far sua quell’energia rossa e selvaggia come il sangue, portatrice di immane distruzione.

Questo straordinario traguardo però si era trasformato per lui nell’inizio di un’ossessione. Aveva assaporato il potere degli Dei Oscuri, si era affacciato su un piano interdetto agli esseri umani, ed era stato sedotto dalla vertigine che esso gli procurava.

Ne voleva ancora. Di più.

Decise di sfruttare tutta la sua conoscenza per creare uno strumento che permettesse anche ad un essere umano di accedere a una frazione di quel potere infinito; e finalmente riteneva di essere giunto alla soluzione.

Scostò con un gesto emozionato le ciocche di lunghi capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi, intenti ad ammirare e verificare per l’ultima volta il grandioso ed elaboratissimo intreccio di rune mistiche. Perfetto. D’altronde, nulla di meno era necessario a ciò che si proponeva di fare.

Evocare Ruby-Eye.

Non semplicemente la sua energia demoniaca, bensì la sua Essenza reale. Da quando aveva sperimentato il Dragon Slave riusciva a percepirla, ogni volta che approfondiva la sua intimità con l’incantesimo lo sentiva sempre più vicino a sé; ed ora era pronto a fronteggiare il Gran Demone in persona.

Si portò al centro della spirale runica e cominciò a salmodiare la formula d’evocazione.

L’aria attorno a lui si fece sempre più densa, la luce sempre più fioca, il mondo circostante sempre più indistinto… nelle volute di una nebbia rossa.

Lei Magnus scrutò nella foschia, chiedendosi da dove fosse scaturita

Da te

e improvvisamente si rese conto di non essere solo

Non lo sei mai stato

ma avvertiva la presenza un’Essenza oltre ogni comprensione

Ci conosciamo bene, noi due

che lo osservava, lo studiava, lo esaminava

Conosci te stesso?

e lui sapeva il Suo nome.

“Ruby-Eye Shabranigdu.”

-Lei Magnus.-

Sussultò accorgendosi come la voce che risuonava nella sua mente assomigliava terribilmente alla propria, che per prima aveva osato far fuoriuscire il nome del Dio Oscuro da labbra umane.

La caligine vermiglia turbinò, lasciando intravedere una sagoma indistinta. Il Mago scrutò nelle ombre scarlatte, e quando vide chi vi si celava, impallidì.

La sua immagine gli sorrideva.

Era lui, ma non era lui. Il sorriso in tralice sulle sue labbra era crudele, e gli occhi erano due pozze di luce color rubino, in cui si poteva leggere il vero significato del Male.

“Tu sei…”

-No. La definizione esatta è ‘noi siamo’.-

La verità si rivelò alla mente del giovane mago in tutta la sua inequivocabile chiarezza. Eppure, contrariamente a quello che avrebbe pensato, non riuscì ad esserne stupito.

“Io sono l’incarnazione di uno dei sette frammenti del tuo spirito. Il corpo mortale ed effimero che avrebbe dovuto sigillarti e contenerti per la breve durata di una vita umana; una tappa della tua eterna prigionia.”

-Tu sei diverso.-

“Diverso? Per la mia sete di conoscenza? Eppure a tutti gli umani capita di desiderare il potere.”

-Tu l’hai ottenuto. Ed è solo l’inizio.-

Gli occhi rossi scintillarono di muta complicità. Lei Magnus ricambiò lo sguardo.

“Cosa mi offri?”

-Tu ed io; e il mondo ai nostri piedi, fino a che tutto tornerà al Chaos da cui ha avuto origine.-

Il Mago avanzò di un passo.

“Aiutami a realizzare il mio progetto. Che sia sigillo e simbolo del nostro patto.”

L’ombra speculare s’avvicinò a lui, e lo cinse con braccia eteree ma reali, gelide e roventi al tempo stesso, serrandolo stretto a sé:

-Così sia.-

 

 

L’uomo avvolto dalle vesti rosse posò i suoi occhi di rubino sulle rune bruciate, raschiate via dalla roccia pura del pavimento dalla potenza dell’energia sprigionata durante la soprannaturale Fusione tra l’Essenza del Dio-Demone e quella del Mago.

Sorrise: compiacimento divino espresso da labbra umane.

“Dopo tanto tempo giunge l’ora di una nuova riunione di famiglia… chissà se Loro ne saranno entusiasti.”

Non ci fu bisogno né di rune, né di pentacoli o complessi diagrammi magici. Al Mostro dagli Occhi di Fuoco bastò un semplice, pacato richiamo, che però ebbe il potere di varcare le distanze tra i mondi e gli universi:

“Venite a me, miei Oscuri Fratelli. Io vi chiamo.”

La prima risposta giunse sotto forma di un vortice turbinoso d’energia, che sconvolse l’atmosfera con i suoi mulinelli, sprofondando la stanza in un caos tinto di color cobalto. Infine la tempesta si concentrò placandosi in una forma umana sempre più netta…

“Ehi, Shabry! Come stai, fratellone? È dalla creazione dell’Universo che non ci si vede!”

L’interpellato non riuscì a trattenere un sospiro di sconforto, osservando il tragico peggioramento del disordine presente nel proprio laboratorio; poi riportò la sua attenzione sul più giovane (relativamente parlando, è ovvio) dei Quattro Maou.

“Chaotic Blue, possibile che ovunque tu vada devi sempre lasciare il segno?”

Lo fissò con una punta di disapprovazione, sia per il suo incorreggibile comportamento, sia per la peculiare forma umana che si era scelto: adolescente, con i neri capelli lunghi e selvaggi striati da scomposte ciocche blu; esibiva una collezione di orecchini e piercing difficilmente invidiabile agli occhi del sobrio fratello maggiore, che valutava in modo senza dubbio sfavorevole il suo abbigliamento, un insieme di capi in tessuto azzurro e robusto e in pelle nera e blu, tempestati di borchie… e che razza di stivali erano mai quelli ai suoi piedi?

“Ecco perché non sentivo la mancanza di questo scalmanato!”

Sbuffò dal nulla una voce annoiata. L’istante successivo, la stanza fu immersa in una fittissima caligine bianco-argentea; ma quel candore aveva in sé qualcosa di venefico e glaciale.

“Sorellina, così mi ferisci!” si lamentò Chaotic, ma la risata che mal celava nei vivaci occhi blu smentiva il significato delle sue parole.

Infine la nebbia mortale fu risucchiata a formare la forma umana di Death Fog: una giovane donna attraente, dai boccolosi capelli di platino lunghi fino alle spalle; gli abiti in pelle delle tonalità del grigio scuro e del bianco si riducevano a un top e una corta gonna a pieghe, calze a rete e stivaletti dal tacco a spillo. Chinò il capo in un elegante gesto di saluto al fratello più anziano, poi i suoi occhi chiarissimi, che potevano in un attimo passare da un vaporoso e turbinante argento a un implacabile color antracite si posarono con aria di sufficienza sul fratello minore:

“Sono trascorsi interi eoni, eppure ti comporti sempre come un ragazzino, Jhabranigdu.”

L’altro s’inalberò: “Non mi piace quel nome! Ho dato ordine a tutti di chiamarmi soltanto Chaotic Blue!”

Lei fece un sorrisino dispettoso: “Non puoi certo dare ordini a ME.”

Il più giovane s’imbronciò, meditando un’adeguata ripicca. Shabranigdu decise d’intervenire, nascondendo il proprio divertimento: nonostante tutto era una piacevole sensazione scoprire che certe cose non cambiavano *davvero* mai.

“Suvvia, Nabranigdu, non vi ho convocati per avere l’occasione di esibirvi nei vostri immancabili e immutabili battibecchi.”

“Anche tu non sei cambiato, Fratello; mi chiami col mio nome completo solo quando fingi di essere in collera.” Commentò acutamente l’entità femminile.

“Dovresti smetterla di essere sempre così perspicace, Nabra.” Ribatté alzando un sopracciglio, ma utilizzando il più familiare diminutivo.

Lei sorrise furbescamente; Chaotic Blue, sentendosi escluso dalla conversazione e non potendo tollerare un simile sacrilegio, cominciò a parlare a raffica:

“Allora, Shabry, dove ti eri cacciato negli ultimi quattromila anni? Non abbiamo più avuto tue notizie! Forse dovrei regalarti un cellulare per il tuo prossimo compleanno… ma quando sarebbe? Inoltre dubito che nel tuo universo ci sia campo! Dovresti farti installare un telefono, magari un fax… o meglio, internet! Così oltre a scambiarci e-mail possiamo chattare!...”

Con occhi sgranati e un gocciolone rosso sul capo, Ruby-Eye cercò di mettere un freno al delirio del Blue Maou: “Non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando! Ti dispiacerebbe lasciare le follie del tuo universo di provenienza fuori da questa riunione?”

L’altro interruppe il suo vaglio dei moderni sistemi di comunicazione e rise, conscio dell’inutilità del suo discorso. La sorella scosse il capo e domandò:

“Allora, per quale motivo ci hai fatto venire fin qui? Non dire che avevi nostalgia della famiglia, perché non ti crederei mai.”

“Non insulterò in modo così grezzo la tua intelligenza; ma permettimi di spiegare la situazione una volta soltanto, quando sarà arrivato anche Dabranigdu.”

Chaotic sbuffò: “Sempre se il nostro esimio fratello maggiore si degnerà di farsi vedere! Conoscendolo, sarà tanto impegnato a distruggere qualche sfortunato pianeta, che ci ignorerà completamente!”

“Sbagli prospettiva su di lui” lo corresse il fratello “Non posso negare che a volte la sua determinazione a perseguire i propri obiettivi sia davvero fuori misura, e lo renda insensibile a tutto il resto; ma è altrettanto vero che finora tra noi sia quello che abbia avuto più successo in vista del fine per cui siamo stati creati dalla Madre: riportare il creato al Nulla da cui ha avuto origine.”

Chaotic rifletté ironico: “In altri termini, il fratellone è un maniaco del lavoro. Secondo me accumula troppo stress, dovrebbe prendersi una vacanza, ogni tanto! Altrimenti un giorno sarà così iperteso che arriverà al punto di rottura, ve lo dico io!”

“Attento che non rompa qualcosa a *te*, fratellino” avvertì sardonica Death Fog “Sta arrivando proprio ora.”

L’ambiente venne invaso dalla più completa oscurità, cupa come la disperazione, gelida come il Vuoto cosmico, nera come un cielo senza stelle, tranne un Astro tenebroso portatore di distruzione.

Dark Star era infine giunto.

Si rivelò nella forma di un uomo dal fisico atletico rivestito da un’aderente tuta nera da combattimento, sulla quale spiccavano i lunghi capelli biondi; la loro lucentezza però non entrava in contrasto con la tenebra che lo avvolgeva, bensì faceva risaltare ancor di più quella che lo pervadeva all’interno e che si rivelava nelle iridi simili ad abissi senza fondo.

Abissi che inghiottivano persino le immagini riflesse degli altri Maou, a cui si rivolse in modo disinvolto con nobile, indolente cortesia: “Scusate il ritardo. Shabranigdu, è un piacere rivederti; sono davvero curioso di scoprire il tuo nuovo piano per seminare il caos e la distruzione nel mondo.” Rivolse al fratello uno sguardo d’intesa “Perché suppongo sia per questo motivo che ci hai convocati tutti quanti.”

Colui che era stato Lei Magnus ricambiò l’occhiata del fratello maggiore e decise che era giunto il momento di metterli a parte del suo ambizioso progetto:

“Ho intenzione di creare il più potente dei talismani magici. Tramite una formula d’evocazione, farà appello nientemeno che ai nostri poteri di Maou, in modo da rendere possibile un’amplificazione energetica superiore a qualsiasi altra; essa renderà possibile lo sprigionarsi di un’energia inarrestabile, che possa accrescere in modo esponenziale persino l’effetto degli incantesimi degli esseri umani, tanto da competere con quelli dei Mazoku!”

Questa rivelazione lasciò ammutolite le altre tre divinità oscure; ma la sorpresa fu immediatamente sostituita da una fulminea riflessione sulle potenzialità che una simile arma avrebbe concesso al fine della realizzazione del loro scopo ultimo. Le conclusioni vennero esternate da una scrosciante risata d’esultanza di Chaotic Blue:

“CAOS, CAOS, CAOS!!! Una simile calamità vagante per il mondo non può portarci che vantaggio!”

“La nostra influenza maligna, abbinata al potenziamento fuori misura degli incantesimi di magia nera; il tuo piano ha davvero delle potenzialità che, se ben sfruttate, saranno un asso nella manica da non sottovalutare, Fratello.” Mormorò pensosa Nabra.

Gli occhi scarlatti scintillarono: “Sceglierò qualcuno che si incarichi di affidare il talismano, anzi, I Quattro talismani, a chi saprà ricavarne il massimo rendimento.” Poi si volse verso il fratello maggiore, in attesa della conferma definitiva.

Gli occhi di tenebra incontrarono quelli di sangue in reciproco accordo: “Va bene. Facciamolo.”

 

 

Disposti in circolo, i quattro Dei Demoniaci misero in atto il rituale ideato da Lei Magnus, con cui avrebbero creato i manufatti mistici ribattezzati Demon Blood.

Ad un osservatore umano, il procedimento sarebbe apparso di una semplicità deludente. Un mago comune, avvezzo a infiniti preparativi preliminari, che comprendessero inevitabilmente un enorme dispendio di simboli, rune, formule, pentacoli, incantesimi protettivi e delle più disparate sostanze chimiche, non avrebbe potuto neppure concepire il fatto che l’immenso potere di coloro che incarnavano il lato oscuro dei principi cardine dell’Esistenza potesse esprimersi in modo tanto sobrio, privo di clamore, quasi… ordinario.

Senza aver bisogno di alcun tipo particolare di cerimoniale, Shabranigdu slacciò una delle spille che reggevano gli ornamenti delle sue vesti, e la utilizzò per pungersi un dito; la goccia di sangue che ne scaturì scivolò verso terra, ma non sfiorò mai il suolo: s’arrestò galleggiando a mezz’aria, e cominciò a brillare di luce propria, un bagliore vivo e scarlatto, indice del frammento di potere divino che permaneva in essa.

Passò poi lo spillone a Dabranigdu, che ripeté la medesima azione e produsse una stilla di colore notturno; poi toccò a Nabranigdu, dal sangue perlaceo, e infine Jhabranigdu, che pareva aver raccolto una goccia dal mare profondo. Alla fine davanti ad ognuno dei Maou splendeva una stella di potere.

Il Gran Filosofo recuperò da un nascondiglio segreto quattro gioielli identici, creati appositamente a quello scopo, e li dispose sul pavimento, sotto le rispettive gocce di sangue. Fatto questo, i Quattro consentirono alla naturale legge di gravità di portare a termine il suo compito: le quattro gocce caddero sui gioielli, e ne vennero inglobate, donando loro la soprannaturale luminescenza che gli era propria.

Per concludere l’opera, Ruby-Eye impose ai Talismani le regole che aveva stabilito per essi:

“Rosso al collo, Nero in vita, Bianco al polso sinistro, Blu al polso destro.

Questa sia la disposizione per accedere al vostro potere; chi vorrà servirsene invochi il Nostro favore con queste parole:

Four kings who rule the darkness of four universes;

I implore you on your fragments I have;

That by all the power you possess;

Give me more magical energy.

[traduzione:

Quattro Re che governate l'oscurità dei quattro universi;

Io vi supplico sui frammenti di voi che indosso;

dal grande potere in vostro possesso;

aumentate in me il potere magico.]

Quattro lampi dei quattro colori confermarono l’acquisizione dell’incantesimo.

Soddisfatti del successo, presto i tre Maou si accomiatarono e tornarono nei rispettivi Universi di provenienza.

 

Lei Magnus rimase solo; mise al sicuro i Demon Blood, riservandosi di decidere del loro utilizzo in un altro momento. Tuttavia, l’esultanza che provava per aver finalmente realizzato il suo più grande esperimento scemò non appena si rese pienamente conto dello stato di devastazione in cui versava il suo laboratorio.

Il danno più grave era stato senz’altro subito dal pavimento di roccia, addirittura sgretolato dall’enorme energia impiegata nella creazione dei Talismani. Con curiosità si rese conto che la pietra aveva assorbito parte del potere di amplificazione magica.

Scrollando le spalle, decise: “Ne terrò da parte qualche frammento, chissà che prima o poi non mi tornino utili. Li chiamerò… Philosopher’s stone!”

Presa questa risoluzione, inconsapevole di quanto sarebbe risultata importante in un lontano futuro, il Dio-Demone incarnato si accinse a riordinare con la magia il proprio studio, pianificando nel frattempo il proprio eclatante ritorno, la guerra che ne sarebbe conseguita… e riproponendosi di non invitare mai più il fratello minore all’interno di un ambiente domestico.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Eternal Fantasy