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Autore: Yusaki    27/04/2011    7 recensioni
Nella storia della Lituania e della Russia ci sono state tante guerre, fra loro, contro altri, per conquistare qualcosa che desideravano. Dal primo sguardo che si sono scambiati, alla guerra fra Ivan e il suo piccolo Toris. Tutti gli avvenimenti che, nel bene e nel male, hanno vissuto insieme...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla fine dello scorso capitolo avevo dato anticipazioni un po’ troppo precoci. Lituania è stato appena portato via… anzi, non è esatto dire così. Ma lo leggerete in questo capitolo…

Mentre la neve cade silenziosa, il girasole cede al freddo e, in un istante, sembra morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il silenzio stillava in gocce dolorose. La pioggia era la sua clessidra, scivolando giù dalla grondaia scandiva il tempo che passava. Ogni goccia, ogni impietoso momento in più in cui lui non tornava.

Plic. Plic. Plic.

Non sapeva cosa desiderava, se restare lì e vedersi arrivare loro due dalla porta principale o se rifugiarsi in camera, stringendosi contro le coperte come a ricreare un abbraccio soffocante, e, insonne, essere costretto ad ascoltare i loro passi sulle scale, la porta della camera di Russia che si sarebbe poi chiusa, in lontananza, dietro di loro.

Non sapeva, insomma, se farsi sbattere la cosa in faccia o se percepirla di nascosto, rifugiato nel calore illusorio del suo letto.

Quel letto che alle volte era stato anche di Russia.

 Plic. Plic. Plic.

Un altro istante. Un altro istante. Un altro istante.

Era ormai arrivato quasi in cima alle scale; ci aveva messo un po’, ma aveva deciso di tornare nella sua stanza. Dopotutto era tardi, o almeno, fuori era già buio, dunque eccolo lì a trascinare stancamente le gambe al piano superiore.

Proprio in quel momento il portone principale si aprì.

Lituania sapeva perfettamente che le persone che lo avrebbero varcato era quelle a cui aveva pensato per tutto il pomeriggio, così si affrettò, il cuore in gola come se quei gradini fossero stati infiniti.

Ma l’aveva sentito: << Cina… >>, gli giunse quel nome, pronunciato dalla sua bocca, e mai un nome aveva fatto tanto male. Stavano forse parlando di chissà cosa e Russia aveva solo detto Cina, come poteva bastare a fargli ardere la gola di lacrime ricacciate indietro?

Si rispose da solo, mentre percorreva gli ultimi metri che lo separavano dalla camera. Era perché non erano due nazioni che parlavano, erano due amanti, e quel semplice nome trasudava di carezze non ancora espresse, di sguardi d’affetto e passione che di lì a poco avrebbero trovato ragione nei corpi.

Non ce la faceva a reggere tutto quello.

La porta fece troppo rumore quando la chiuse, ma Toris non vi fece caso; non si gettò sul letto ma si sedette per terra, appoggiandovi la schiena, proprio davanti alla grande finestra. Reclinò la testa, per impedire alle lacrime di cadere giù, limitandosi il campo visivo al solo cielo notturno buio e con già le prime stelle.

Quella non era solo una delusione d’amore, c’era molto di più, quel tradimento era giunto dopo tante cose che avevano passato assieme. Dopo la conquista, la rivoluzione, la Prima Guerra mondiale, la pace e l’allontanamento, la sua permanenza da America e il breve soggiorno da Germania; era giunto dopo l’aver detto che lo amava, e dio quelle parole verso la persona che l’aveva tanto ferito gli erano costate chissà quanto.

Tutta quella storia sembrava improvvisamente non contare più niente, cancellata da freghi rossi proprio come si fa con un errore su un foglio. Forse un giorno si sarebbero addirittura dimenticati tutto, avrebbero guardato quei segni e si sarebbero chiesti: “Ma cosa c’era scritto lì sotto?”.

Forse per Russia era già così.

Il pensiero di essere il solo a dare importanza a quei ricordi lo schiacciò, conducendolo ad un sonno agitato; nel dormire la testa del lituano si reclinò, e finalmente le lacrime scivolarono giù.

 

Una voce concitata… molto lontana… no, era il sogno che si stava allontanando. Il sonno, allentando la presa su di lui, gli ricordò gradualmente che stava sognando qualcosa di spiacevole, un incubo senza linee precise.

<< Lituania! L-Lituania! >> un suono reale, accanto al letto. << Lituania ti prego, svegliati! >>.

L’agitazione di Lettonia, e le sue mani che gli scuotevano un braccio, ridestarono Lituania. Il baltico più grande fece per alzarsi, ma nel muoversi un dolore lancinante gli trafisse i muscoli di schiena e gambe. Era rimasto tutta la notte a sedere per terra, che idiota… ricordando che era stato sul punto di piangere si passò rapido una manica sul viso, sia per scacciare il ricordo che per disperdere le ultime tracce di sonnolenza.

<< S-stai bene? >> ma non lo lasciò nemmeno rispondere, << Lituania è tardissimo, io ed Estonia pensavamo che fossi già in cucina a preparare la colazione… >>

La colazione.

Gli occhi di Lituania parvero farsi più grandi mentre incontrava quelli intimoriti del fratello.

<< R-Russia-san scenderà a m-momenti! >> il suo balbettare e tremare si fecero più accentuati, ma Toris non li aveva nemmeno notati per la fretta di correre giù. Arrancò per le scale, e grazie al cielo non aveva avuto bisogno di perdere tempo a vestirsi visto che la sera precedente era stato troppo impegnato a commiserarsi per infilarsi il pigiama. L’ultimo gradino lo tradì, e si ritrovò a battere una ginocchiata dolorosa sul pavimento; strinse i denti e si rialzò all’istante per fiondarsi in cucina dove Estonia lo accolse con un sussulto e un: << Finalmente! >>.

Anche Eduard pareva piuttosto nervoso. Gli lasciò subito il posto davanti ai fornelli, Lituania afferrò il manico della padella dando al contempo un’occhiata al resto della colazione che gli altri due baltici avevano iniziato a preparare.

<< Dov’è lo Tvorog? >> chiese nel mentre cominciava a ungere la padella con del burro.

<< Io l’ho… no, l’ho dimenticato. >> riuscì a trovarlo subito, depose il piatto sul tavolo, tornando al fianco di Lituania. << Va bene l’impasto? >>

<< Non l’ho assaggiato, mi fido di voi. Comunque non abbiamo più tempo >>, anche volendo non avrebbe avuto modo di rifarlo e, scaldata la pentola, cominciò subito a cuocere i bliny.

Con l’acciottolio dei piatti che venivano spostati o riposti non sentì l’avvicinarsi dei passi di due persone, ma i bliny, appena pronti, si resero complici del suo voltarsi giusto in tempo per l’arrivo del padrone di casa e del suo ospite.

<< Fate sempre colazioni così esagerate, aru? >> stava chiedendo Cina, che aveva adocchiato con stupore la spropositata quantità di calorie sul tavolo. Dopo che ebbe passato al setaccio con gli occhi le varie pietanze alzò lo sguardo sulla padella che Lituania aveva ancora in mano, poi sul baltico stesso, e solo allora parve accorgersi del silenzio che aveva seguito il suo ingresso.

<< Abbiamo bisogno di pietanze sostanziose qui in Russia >> rispose Ivan, spezzando il silenzio con la sua noncuranza. << Vieni in sala, non è qui che faremo colazione >>.

Cina parve grato di andarsene, gli sguardi delle altre due nazioni addosso dovevano averlo un po’ agitato. In effetti gli avevano probabilmente ricordato quanto strana fosse la sua presenza in quella casa, soprattutto se si considerava che era mattina presto.

Soprattutto perché si intuiva dove, con chi, avesse passato la notte.

Lituania, sentendosi addosso gli sguardi di commiserazione dei fratelli, seguì i due dopo appena un istante. Giunse in sala, i capelli in disordine per non averli potuti pettinare quella mattina, il piatto di bliny caldi che gli scottava le dita ancora impiastricciate di burro, il ginocchio che pulsava dolorosamente minacciando di cedere ad ogni passo. Mentre lui ed Estonia servivano le pietanze Lituania fu bene attento a non soffermarsi neppure un istante su Russia.

Vide Cina invece, non poté evitarselo nonostante la veste verde chiaro attirasse l’attenzione meno di quella rossa. L’orientale aveva le gote imporporate, e non sembrava a suo agio. Forse lo sarebbe stato non appena se ne fossero andati…

Come se non avessero capito in che rapporti era con Russia. Era un po’ tardi per nascondere certe cose.

Plic. Plic. Plic.

Il suono della pioggia sostituiva ancora le sue lacrime.

 

Senso di colpa.

Quel sentimento era nato nell’istante Russia si era accorto che Lituania era entrato in sala riunioni nel momento sbagliato. Aveva represso all’istante la strana e fastidiosa emozione, ed era stato facile finché aveva i baci e il corpo di Cina a distrarlo. Sui suoi sentimenti non aveva poi così tanto tempo da perdere, non con Stalin così concentrato nel modernizzare i mezzi di combattimento attualmente a loro disposizione. Russia non aveva avuto tregua, fra le riunioni e il suo dover correre da un posto all’altro.

Tuttavia quella mattina aveva sorprendentemente avuto un po’ più di tempo per sé stesso; si era ritrovato da solo assieme a Lituania che si aggirava con efficienza per la cucina, preparando la sua colazione.

Toris era pallido, e un po’ più magro del solito, lo notò anche se il baltico sembrava fare di tutto per non voltarsi verso di lui, così il russo si ritrovò a guardare i suoi capelli, seguendo quei filamenti bruni fino alle spalle, poi proseguì giù, lungo la schiena; la sua schiena… con i vestiti a nascondere le vecchie cicatrici da lui provocate.

Solo in quel momento il senso di colpa ricominciò a serpeggiargli addosso, strangolando sul nascere la sua infantile curiosità nell’indagare su quanto di preciso gli aveva fatto male. Era quella schiena, quella maledetta schiena.

Quella schiena umana di quel fragile corpo di ragazzo.

<< Giappone sta per arrivare >> Toris si era voltato appena nel dirglielo, stava guardando un orologio. << Vado all’ingresso ad accoglierlo >>.

Sparì, mentre Russia finiva di mangiare. L’umore del russo era incredibilmente peggiorato, e certo il dover incontrare Giappone non contribuiva a rallegrarlo.

Giappone fu accolto da un sorriso gelido, che su quell’uomo così alto metteva una certa soggezione. Neanche Kiku era felice di essere lì, Russia ne era certo, ma l’orientale nascondeva incredibilmente qualsiasi emozione dietro gli occhi scuri.

Smise così di pensare a Toris, in favore degli accordi che stava per firmare.

E, inaspettatamente, quella sera ricevette un’altra visita dall’oriente.

Era andato di persona ad aprire la porta, ma Lituania era già lì e fece prima di lui. Lasciò entrare Cina, prima di defilarsi rapidamente.

Ebbe la tentazione di seguire Toris, per guardarlo un istante negli occhi perché non aveva dimenticato quel che aveva provato quella mattina, ma c’era Cina lì, e non poté far altro che guardare lui. E non si limitò a osservarlo, prese il suo polso e, nonostante le proteste, lasciò scivolare le loro mani a intrecciarsi mentre lo portava con sé in camera.

Fece le cose con calma, ma man mano che denudava quel corpo scopriva ferite fresche che, se non stava attento, sanguinavano macchiando le bende da lui sopra apposte. Sangue, un liquido visto tante volte.

Cicatrici, nessuna novità per lui.

Ma Yao ne aveva una sulla schiena. Era lunga, netta, vecchia, deturpava in un solo colpo la sua pelle. Ivan si trattenne a guardarla, e sotto il suo sguardo quella cicatrice parve divenire molte cicatrici perché adesso quella schiena non era la schiena di Cina, ma quella di Lituania e quei vecchi colpi erano stati causati da lui. Quell’illusione parve aleggiare su di loro mentre il russo accarezzava la spina dorsale del cinese, quest’ultimo che stava rabbrividendo per quelle attenzioni stranamente lente.

<< Chi te l’ha fatta? >> la voce di Ivan solleticò il suo orecchio.

Cina sembrò intenzionato a non rispondere, ma dopo qualche istante in cui si udivano solo i loro respiri disse piano: << La persona che ho cresciuto >>.

Lituania e Cina avevano entrambi sulla schiena segni lasciati da qualcuno di amato.

Di colpo desiderò non aver firmato quel patto di non aggressione con Giappone; lo fece infuriare il fatto che poche ore prima fosse stato nella sua casa. La sua rabbia non trasparì se non con una presa più forte sui polsi del cinese mentre lo voltava, avendo cura di non vedere più la sua schiena che gli ricordava… che gli ricordava…

… quanto arrabbiato era anche verso se stesso.

 

<< Germania sta per attaccarti! >>

<< Mh, mh… >>

<< Sto dicendo sul serio, ha attaccato me e ora sta per attaccare te, riconosco quando Germania sta per assalire qualcuno sai?! Non ho vinto per caso! >> Inghilterra era sembrato prossimo ad una crisi isterica, dovuta al fatto che Russia stava del tutto ignorando i suoi avvertimenti.

<< Per quanto mi scocci ammetterlo credo che Inghilterra abbia ragione, aru >> tentò di intervenire anche Cina. Russia però attirò a se il cinese con una mossa fulminea, mettendolo a tacere con un bacio che fece quasi strozzare Inghilterra col tè.

<< Come…? Quando…?! >> il borbottare di Inghilterra stava salendo pericolosamente di tono.

<< Non preoccuparti per me Cina, Germania non ha accumulato ancora abbastanza coraggio per osare giocare con me! >>

Le ultime frasi Lituania le aveva solo sentite perché aveva distolto lo sguardo al momento del loro bacio. Il ricordo dell’avvertimento ignorato era ancora fresco, e sembrava ancora più netto in quel momento, visto che la tenda che li accoglieva si ergeva proprio al confine verso il quale Germania, a dispetto delle parole di Russia, stava marciando.

<< Lituan… Toris. >>

Il modo in cui Estonia si era corretto lo sorprese. Anche la sottile ruga tra le sue sopracciglia, che gli dava quell’aria grave, stupì il baltico più grande. Lituania era seduto, dunque Estonia lo guardava dall’alto, e d’un tratto il lituano si rese conto di quanto il fratello sembrasse più maturo di lui.

Toris non seppe mai come continuasse quel discorso iniziato col suo nome; Russia e Lettonia erano entrati nella tenda, ma Raivis non vi rimase che un istante prima che Ivan ordinasse a lui e a Eduard di uscire.

Lituania capì perché li aveva fatti andar via non appena colse come i suoi occhi si fossero posati sulla sua gamba, che non aveva fatto in tempo a coprire di nuovo con le bende.

Una ferita marginale, la pelle era lesa da una scia rossa lasciata da un proiettile che aveva mancato il bersaglio. Ma non era stata quella ferita di una guerra appena cominciata ad attirare l’attenzione di Russia, Toris lo sapeva.

Era colpa del suo ginocchio…

Il suo ginocchio era livido, tinto di una dolorosa tonalità violacea che stava sfumando nel giallo.

<< Come te lo sei fatto? >> domandò, ma prima che avesse modo di trafiggerlo con lo sguardo il baltico aveva distolto gli occhi.

<< Sono caduto >> rispose semplicemente, atono. Sono caduto per correre a prepararvi la colazione, ma questo non lo disse.

Era riuscito a controllare la voce, ma il sollievo non arrivava a causa del dolore che il tocco di Ivan sulla gamba gli provocava; e non era per il livido, no, era stata la delicatezza delle sue dita e la venatura di preoccupazione nella voce a fargli salire un groppo in gola.

Tu ami Cina, non è vero?

Sarebbe stato meglio se nessuno dei due avesse più ricordato niente dell’altro, almeno così Toris non si sarebbe sentito morire per i polpastrelli del russo che avevano cominciato a carezzarlo; lo toccava appena appena, ma non aveva i guanti e il lituano poteva sentire la sua pelle, il suo calore.

Toris sussurrò delle parole in lituano, un invito a fermarsi pronunciato così piano che non c’era modo di capirlo. Russia gli si era avvicinato, il corpo di Lituania pareva deciso a restare inerte ad attendere quel che sarebbe accaduto anche se i pensieri stavano riacquistando forza, implorando di sottrarsi a quella tortura.

<< RUSSIA-SAN! >> delle urla all’esterno, che si persero all’istante nel fragore di una deflagrazione che scosse la tenda e i loro nervi. Toris scattò in piedi, solo quello prima di essere afferrato per un braccio da Russia e portato fuori all’istante. Appena usciti una seconda onda d’urto fece chiudere gli occhi del Lituano.

Quando li riaprì non vi era il tumulto che chiunque avrebbe immaginato. Una linea di soldati russi arretrava, qualche ordine gridato, poi scomparvero.

Ed eccolo apparire, il caos sotto forma di una fila di uomini che ormai non erano che corpi morti, insanguinati, sparsi per il campo dopo che una bomba ancor più vicina li aveva presi.

 

Fu la guerra, combattuta in prima linea come non faceva da tempo. Toris affrontava armi nuove, sconosciute, avanzate; Toris rivedeva la morte, personificata in un uomo i cui occhi azzurri e l’imponente statura si materializzarono da un varco nelle truppe nemiche all’assalto.

Lo vedeva come una figura terribile, che avanzava e avanzava…

Lettonia correva verso quell’uomo, ma Estonia stava cercando di raggiungere lui, che non capiva, sentiva solo l’adrenalina della battaglia in corpo che si mescolava alla disperazione dell’essere costretto alla guerra.

Estonia tentò di urlargli qualcosa, era ancora lontano… c’era tanto rumore… Lituania non capiva… a Lituania non interessava sentire quel che stava dicendo, perché che importanza avevano le parole sul campo di battaglia, mentre i soldati morivano o venivano mutilati? Che importanza, mentre loro rischiavano di fare la stessa fine?

Che importanza?

Si volse invece dall’altra parte, dove trovò Russia a ricambiare il suo sguardo. Perché era immobile? E che strana espressione aveva. Toris continuava a non sentire le parole di Estonia.

Che importanza? Lo sapeva già. Sapeva qual’era il discorso che voleva fargli prima, quando aveva quell’aria tanto seria, ne avevano già discusso tante volte.

Stare con lui ti sta distruggendo. Devi andartene, devi stare con noi, andremo lontano tutti insieme. Germania può proteggerci.

Germania può tenergli testa.

Lentamente Lituania abbassò la Pepeshka*. Scorse un lampo di dolore oscurare il volto di Russia, ma stavolta non distolse i suoi occhi, lo guardò fino a che Estonia non lo prese per una manica. Lasciò che lo conducesse via.

Il fucile con il quale non aveva difeso Ivan gli cadde dalle mani, venendo subito calpestato dai soldati tedeschi. Gli parve allora che non avrebbe mai più avuto niente a cui dare davvero importanza.

 

 

 

 

*Pistola mitragliatrice russa.

 

 

 

 

 

 

1) Note a fine storia: Lo Tvorog è un formaggio fresco russo simile alla ricotta, molto usato in Russia sia per piatti dolci che salati.
I Bliny
(anche conosciuti come blintz, blintze o blin) sono una tipica frittella della cucina russa simile ad una crepes, ma con la differenza che rispetto a quest'ultimo, il bliny ha bisogno di lievitazione. (cit. Wikipedia). Pare che i Bliny necessitino di molte ore di lievitazione, anche tutta la notte… per questo Toris dice che anche volendo non avrebbe avuto modo di rifare l’impasto.

 

2) Stalin, nel 1941, era concentrato completamente nell’organizzare e modernizzare il suo apparato militare. La sua era una frenetica corsa contro il tempo, in quanto temeva un imminente attacco da parte della Germania (un attacco imminente ma non immediato, in quanto non pensava sarebbe avvenuto prima del 1942).

 

3) Il patto nippo-sovietico di non aggressione fu firmato  a Mosca nel 1941 da Molotov (ministro degli esteri russo) e Matsuoka (ministro degli esteri Giapponese). Il patto impegnava entrambe le potenze alla reciproca neutralità, nel caso di un attacco ad una delle due da parte di una terza potenza, e di non aggressione di una delle due nei confronti dell'altra. Il patto aveva una validità di cinque anni. (cit. Wikipedia).

 

4) L’Inghilterra in quel periodo tentò, fallendo, un riavvicinamento all’URSS. Quando Inghilterra dice che Germania l’ha attaccato ma lui l’ha sconfitto si riferisce alla “Battaglia d’Inghilterra”. Questa battaglia ebbe inizio il 10 luglio del 1940, e fu combattuta esclusivamente dalle forze aeree delle due nazioni (la Luftwaffe tedesca contro la RAF inglese). Termina nell’ottobre 1940 con la vittoria dell’Inghilterra.

 

5) Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l’Operazione Barbarossa (Unternehmen Barbarossa in tedesco) con la quale la Germania attaccava l’URSS, rompendo così il patto Molotov-Ribbentrop. Fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi (cit. Wikipedia).

 

6) Germania conquistò facilmente gli stati baltici in quanto la popolazione si dimostrò favorevole all’occupazione tedesca. Per rendere questo Lituania, nonostante tutto, non difende Russia.

 

 

 

 

----Angolo -stanzetta con pasticcini, the, e tanta Vodka- delle risposte alle recensioni! (a cura dell’autrice, di Ivan e di Toris, con l’aggiunta di un irritante Feliks e dell’inquietante Natalia, del tremante Raivis, e Eduard, e… degli Alleati in generale, con probabili incursioni dell’Asse…)----

 

Yusaki: Non mi ricordo più assolutamente niente di questo capitolo.

Estonia: cominciamo bene.

Lituania: Forse l’ha rimosso per lo shock.

*Yusaki va a rileggersi il capitolo*

Yusaki: sigh… sigh… Lituania, sei un mostro, come hai potuto fare una cosa simile a Russia-san?!

Lituania: Ma… guarda che non è stata una decisione facile, e comunque ti sei già scordata che lui mi ha tradito con Cina?
Yusaki: Ah, hai ragione! Ok, allora ti sta bene Russia-san.

Russia: KOL KOL KOL KOL KOL KOL…

Yusaki: Emh… non dicevo sul serio Russia-san, lo sai che mi fai quasi compassione lì da solo abbandonato da tutti.

Russia: …

Yusaki: … va bene, non sono consolante, e visto che non sono brava a consolare direi di passare a rispondere alle recensioni!

Lettonia: M-ma prima di rispondere vi facciamo notare il miracolo di oggi: l’autrice è v-viva!

Polonia: cioè, sì, anche se per tutta la settimana abbiamo pensato che fosse tipo un fantasma.

Lituania: in effetti con tutti i modi in cui aveva provato ad uccidersi, e con tutte le volte che io stesso ho tentato di ucciderla….

Russia: speravamo davvero che fosse morta.

Yusaki: certo che anche voi avete per me tutto quest’affetto… anche se me lo sono meritato, però non posso morire prima di aver portato a termine questa fanfiction.

Russia: *sorrisone* quindi dopo che l’avrai terminata…?

Yusaki: LE RECENSIONI! Prima che un russo infuriato mi picchi di nuovo, devo rispondere a… Stefy_rin! Che piacere risentirti cara… purtroppo sì, lo scorso capitolo (e anche questo) era pesante, però mi conforta sapere che eri preparata a questi tempi bui. IO INVECE NON MI SONO SENTITA ABBASTANZA PREPARATA! BHUAAAAAH!ç__ç *si soffia rudemente il naso in un fazzolettino passatogli da Lituania*

Polonia: tipo allora la fanfiction sta finendo? Eh?

Yusaki: beh, di certo siamo a molto più di metà… però abbiamo ancora qualche capitolo, come dire, non siamo proprio agli sgoccioli. Ci sono ancora parecchie cose interessanti prima dell’indipendenza lituana!

Lituania: che è come dire che mi ci sono voluti secoli per ottenerla.

Russia: è letteralmente vero.

Yusaki: Russia-san, c’è una parte di recensione tutta per te.

Russia: *legge* occhioni grandi e cristallini… pelle bianca… corpicino ben proporzionato…  capelli color cioccolato… *guarda Lituania con un sorriso molto sornione*

Lituania: *brivido* mi sento in pericolo.

Russia: Stefy_rin ha assolutamente ragione… sei proprio il perfetto uke da portarsi a letto.

Lituania: avevo visto giusto, sono decisamente in pericolo. C-comunque vorrei del gelato al… ah!... Russia-san non voglio! Sono ancora arrabbiato, io-aaah! Russia-saaan, dobbiamo rispondere… dobbiamo rispondere…

Yusaki: DOVETE RISPONDERE ALLE RECENSIONI! Lituania, tu devi fargliela pagare maledizione, non puoi cedermi così a caso! RIPRENDIT--- *l’autrice viene abbattuta da una rubinettata*

Russia: Che autrice noiosa.

Lituania: Stefy_rin siamo dispiaciuti per la tua delusione amorosa… comunque il mio gelato preferito è alla vaniglia, ma amo molto anche il cioccolato.

Russia: In realtà anche io vorrei più scene di sesso… *gioca distrattamente con i pupazzini a forma di Lituania che la recensitrice gli ha lanciato contro*.

Yusaki: *si sta sistemando il ghiaccio sul bernoccolo in testa* Il mio gelato preferito è invece… *la guardano male* va bene, non vi interessa… allora, grazie mille dei tuoi complimenti, e come ultima cosa ti chiederei di andare a vedere la tua casella di posta su EFP perché sto per mandarti un messaggio con il mio nuovo indirizzo msn (quello vecchio è definitivamente morto, non funziona, vorrei uccidermi). Passiamo alla prossima recensitrice: Konoha_Hellsing_94! … ha detto… che il mio capitolo è un capolavoro? *commossa, si soffia di nuovo con poca grazia nel fazzoletto di prima* Certo che Lituania che sclera in romano è davvero divertente da immaginare! XD

Lettonia: se parla così s-sembra quasi un maschio!

Lituania: sigh.

Yusaki: *che sta continuando a leggere la recensione* Oooh, non sapevo che la paiata fosse composta da queste, emh, cose… *impallidisce* intestini… di agnello…

Italia (Lovino): sei una maledetta ignorante autrice!.

Yusaki: *sbianca del tutto* Uh…

Estonia: credo che ci serva con urgenza dell’insalata, o dello zucchero.

Polonia: ho tipo dei dolcetti dell’altra volta. Mi sa che uno ha tipo un po’ di muffa…

Russia: non lo noterà.
*Rifilano il dolcetto all’autrice che lo sgranocchia, tranquillizzandosi*

Yusaki: Beh, temo che non mangerò mai la Paiata, a meno che non sia fatta effettivamente con gli intestini di Cina, in quel caso potrei prontamente ripensarci, uhuhu… *ghigno malevolo rivolto a Cina*

Cina: compatisco gli agnelli adesso, aru.

Yusaki: comunque, ecco, vedi Russia-san? Stai perdendo fan a causa della tua geniale scappatella con Cina! V__V

Russia: Sono stato battuto da Danimarca? Kol kol kol…

Tutti: *sottovoce* e ti sta anche bene Russia-san.

Yusaki: tornando a noi, grazie per i tuoi incoraggiamenti, mi aiutano a non picchiare troppo la testa contro il muro per quel che devo scrivere… come dire, raccontare di Russia e Cina non mi piace proprio per niente. Però non preoccuparti, anche se seguo un filo storico confido nel fatto che Russia-san capisca quant’è stato scemo a mollare Lituania!

Lituania: Konoha_Hellsing_94, ti prometto che d’ora in poi Russia dovrà faticare per farmi cedere, non lo perdonerò facilmente! *Aria decisa e mal di stomaco in corso*

Yusaki: grazie per la recensione! Passiamo ora a miristar, cara quando hai detto “infilarsi dentro Cina ho vomitato anche io.

Lituania: e io non avevo le mie cose, ero solo un po’ nervoso, ecco.

Yusaki: ma in effetti Lituania è abbastanza donna… potrebbe davvero aver avuto le sue cose!

Lituania: Ma non è vero!ç__ç

Russia: Scusami Lituania, non avevo capito che eri nervoso per quella ragione… potevi dirmelo però, ti avrei lasciato in pace.
Lituania: qualcuno mi uccida.

Yusaki: effettivamente lo scorso capitolo è piuttosto lungo! Non me ne ero neanche accorta. Forse ero troppo impegnata a deprimermi! Ahaha… no, ok, non c’è niente da ridere, scusate. Be’, questo capitolo è invece un po’ più corto dell’altro, ma un po’ più lungo rispetto alla mia media.

Lituania: Vorrei dire che anche a me non piacciono le riunioni.

Yusaki: io di solito mi addormento alle riunioni. Cioè, o mi addormento o faccio disegnini osceni sul tavolo.
Tutti: che razza di persona è l’autrice?!

Yusaki: Comunque Lituania avrà presto l’occasione i vendicarsi anche sul piano affettivo. *Sorride*

Russia: dimmi che devo uccidere, avanti, non aspetto altro.

Yusaki: Devi aspettare il prossimo capitolo Russia-san. Mmh… mi piacerebbe ignorare la Storia per dare una lezione a Cina ma, purtroppo no, non vedremo il suo brutale omicidio a opera di Lituania. Grazie della recensione e del vino! Cercheremo di non ubriacarci. Adesso abbiamo… Miharu__Chan! Una nuova recensitrice che accogliamo con gioia! ^__^ Passiamo subito a rispondere alle tue domande…

Cina: Io sono un uomo, aru.

Yusaki: Anche se non si direbbe. Russia-san, pare che questa recensitrice ti ami! Ti ama quanto e più di Bielorussia, non sei felice? Leggi! *Gli fa leggere la recensione*

Russia: *Risata vagamente nervosa* un’altra Bielorussia… ahaha… *disperato*

Tutti: ora Russia-san è fregato sul serio!
Yusaki: e probabilmente anche Lituania deve stare attento! ^^’ Avverto intenti omicidi verso di lui provenire da Miharu__Chan…

Cina: Stranamente invece io sono salvo, pare, aru! Per una volta…

Yusaki: Sì, sì, certo Cina, toh, prendi uno dei dolcetti che ci ha mandato la recensitrice. Miharu__Chan, sono colpita dal fatto che ti sei iscritta per ringraziarmi e… uccidermi… be’, a ogni modo ti ringrazio tantissimo per avermi lasciato questa recensione! Purtroppo so che non è una storia perfetta, forse con la coppia MiharuxRussia sarebbe stata una fanfiction migliore ma non credo di essere in grado di scriverla. Sono ancora una piccola autrice un po’ incapace, ecco. A proposito, voi *si rivolge a Polonia e Lituania* non mangiate i dolcett…

*Polonia e Lituania hanno le guance piene di dolcetti, stile criceti*
Yusaki: SPUTATE SUBITOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!

Cina: Grazie di pensare a salvare anche me eh, aru! Meno male che so riconoscere i veleni.

Yusaki: Ora che vi ho salvato la vita, risponderò a Triadine. Innanzitutto: spero che la gita ti sia andata bene! Poi grazie per i complimenti. I complimenti sulla scrittura in particolare mi fanno sempre molto effetto. Ok, i complimenti in generale mi fanno sempre molto effetto. Un giorno forse riusciranno anche a creare in me un’autostima degna di questo nome!

Russia: le recensitrici stanno diventando sempre più audaci nel minacciare noi nazioni importanti.

Yusaki: Triadine mi ha fatto riflettere su una cosa: scrivendo un’autrice può far fare qualsiasi cosa a un personaggio.

Polonia: tipo sei un po’ lenta autrice, ci ero arrivato, ecco, pure io.

Yusaki: uhuhu… interessante… un giorno proverò qualche divertente esperimento in merito. Nel frattempo ringrazio tantissimo anche Triadine e passo a… KawaiiSai! Un saluto grande grande, e… sì, la storia doveva proprio andare così. Diamine, Russia-san, KawaiiSai ha ragione… tu non hai pazienza! Non potevi capire un po’ di più il povero, dolce, tenero Lituania-chan?

Russia: *Russia beve Vodka e la ignora*

Yusaki: secondo me Cina compare al momento sbagliato.

Lituania: sarebbe stato meglio se non fosse comparso affatto.

Yusaki: ammetto che non avremmo sentito la sua mancanza se non ci fosse stato.

Cina: ormai sto zitto aru.

Yusaki: c-certo che sentirsi dire che… una descrizione è…d-divina…
Estonia: riprendetela che sviene!

Yusaki: *capogiro* be’, a ogni modo mi fa piacere che la pensi così! Ho cercato di rendere il dolore di Lituania, mi sembrava però non venisse mai abbastanza bene…

Lituania: Kawaii-sai, anche io sono sempre sulle spine per me ogni volta che viene scritto un capitolo.

Lettonia: i-in effetti ne hai tutte le ragioni!

Yusaki: ti ringrazio ancora una volta delle tue recensioni e delle tue bellissime parole!

 

Siamo arrivati alla fine anche di questo capitolo, e, no, scrivere della schiena di Cina non mi è piaciuto affatto. Soprattutto perché era Russia che lo stava spogliando, e che cavolo.

Ho detestato anche che Lituania abbandonasse Russia… non giudicatelo troppo severamente, Toris non l’ha fatto per ripicca, ma perché sapeva che era meglio per il suo popolo, e perché in quel momento non aveva più alcuna ragione per separarsi dai fratelli. Però mi dispiace per Russia.

 

E così Lituania se n’è andato, probabilmente ritroverà delle vecchie conoscenze a casa di Germania. Ma Russia non si arrenderà facilmente, anche se la guerra è dura per chiunque…

Come autrice vi ringrazio per non avermi abbandonato, lo scorso capitolo mi ha un po’ terrorizzata. Vi aspetto per il prossimo! Recensite, e a presto!

 

  
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