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Autore: LauraJoe    09/02/2006    6 recensioni
She's a rebel,she'a saint she's the salt of the earth and she's dangerous Billie sorrise.Guardò a lungo gli occhi azzurri che aveva davanti: erano così dolci, così sinceri, che Billie sperò vivamente di poterli vedere ancora, dopo quel giorno. Aveva bisogno di lei, lo sentiva, aveva bisogno dei suoi consigli, della sua sincerità, della sua…amicizia. Quello di cui aveva bisogno Billie in quel momento era solo amicizia. Di un’amica che lo sapesse aiutare in qualsiasi situazione. Di un’amica che vedesse le cose in modo più oggettivo. Di un’amica che capisse lui…e che capisse Adrienne.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Castelli di sabbia

 

“L’amicizia è come un castello

di sabbia: difficile da costruire,ma

facile da distruggere”

Proverbio

 

PART ONE- WASTING YOUR TIME

 

“Buongiorno a tutti!”

 

Studi televisivi di Berkeley, California. Nove del mattino di una tranquilla giornata di aprile. Le porte si aprono e una ragazzina con lunghi capelli neri, profondi occhi verde acqua e un mazzo di rose in mano fa il suo ingresso scortata da una decina di guardie del corpo.

 

“Ciao, Emma!”

 

Il saluto cordiale di una delle segretarie le arriva all’orecchio e , sentendosi chiamata in questione, si volta verso l’interlocutrice.

 

“Hey, Lilian. Impegni per oggi?”

 

“Dunque…alle 10 l’intervista per la Spelling Television, alle 11 quella per GQ, alle 12:30 l’incontro con il regista per il prossimo film…”

 

“Ordinaria amministrazione,quindi” concluse Emma sorridendo.

 

“Esattamente” le sorrise Lilian di rimando.

 

“Bene,vado a prepararmi. Queste tienile tu. Non ho più spazio dove metterle” disse spingendo le rose verso di lei.

 

“Che belle! Chi te le ha mandate?”

 

“Boh! Un ammiratore” rispose Emma evasiva. “Ci vediamo più tardi, Lilian.”

 

“A dopo!”

 

Lilian guardò la ragazzina sparire dentro un ascensore,prima di sorridere tra sé e tornare a concentrarsi al suo lavoro.

 

 

Le porte dell’ascensore si chiusero ed Emma rimase sola a percorrere 20 piani. Avesse la giornata piena di impegni, si ritrovò a pensare alla sua vita. Aveva solo 17 anni, ma ne aveva passate davvero tante. Attrice da quando aveva nove anni, are sempre piena di impegni, ma riusciva a gestire la sua vita con un autocontrollo che molti le invidiavano. Determinata, razionale e sicura di sé, riusciva a prendere in mano le redini di qualsiasi situazione. Perennemente sarcastica, sempre con la battuta pronta, riusciva a trovare il lato positivo di qualsiasi cosa, anche se fosse arrivata la fine del mondo.

 

“Ogni domanda ha la sua risposta: altrimenti come potrebbe esistere?” Questa era la sua filosofia di vita. Non mancavano,però, ovviamente i momenti tragici, in cui il self-control andava a farsi friggere e la Emma Brown che tutti conoscevano rischiava di cedere. Era in quei momenti che Emma sentiva la mancanza di quello di cui veramente aveva bisogno: veri amici. Certo, gli amici non le mancavano, ma lei si rendeva conto giorno dopo giorno che i suoi non erano veri amici. La tipica amicizia a convenienza, pensò Emma. Se avevano loro bisogno di qualcosa, doveva assecondarli, erano i suoi amici. Ma se per caso lei avesse avuto bisogno di loro, doveva cavarsela da sola, perché ,casualmente ogni volta succedeva qualcosa che impediva loro di starle vicino: bisognava badare al fratellino, o pulire la casa, dovevano andare dalla nonna, moriva il criceto. Aveva bisogno di amici veri, di contatto con altra gente, in fondo aveva solo 17 anni, non poteva fare sempre tutto da sola.

Le porte aperte dell’ascensore la risvegliarono dai suoi pensieri.

 

 

“Emma,sbrigati! Mancano cinque minuti all’intervista!” urlò un ragazzo alto e castano, bussando alla porta del camerino di Emma.

 

“Sono pronta!” fu la risposta sentì cinque secondi prima che Emma aprisse la porta e uscisse fuori, vestita e truccata impeccabilmente.

 

“Stai benissimo…”le disse lui,concedendosi un sorriso.

 

“Grazie, Harry. È raro ricevere complimenti da te.”

 

Il ragazzo in questione, Harry Jones, il manager privato di Emma, le sorrise, e senza fare troppi complimenti la spinse fuori, invitandola a camminare.

 

“Siamo già in ritardo!” esclamò lui, guardando l’orologio e cominciando ad allungare il passo.

 

“Quanta fretta…le star devono farsi aspettare!”

 

“Quelli della Spelling non aspettano”

 

Emma sbuffò. “vorrà dire che aspetteranno lo stesso!”

 

“Emma, è già tardi e non possiamo far aspettare oltre. C’è altra gente dopo di te.”

 

“ma cos’è, la fila al supermercato? Aspetteranno anche quelli dopo, non è un problema”

 

“Per te forse non…ma per loro si”

 

 

“Eccomi! Fate largo, sono arrivata!”

 

Alcuni giornalisti cominciarono a farle domande mentre i fotografi cominciarono a scattare foto. Harry intervenne in suo aiuto.

 

“Signori,per favore, abbiate la cortesia di aspettare che inizi l’intervista. Poi potrete fare tutte le domande che vorrete.”

 

Giornalisti e fotografi, abbassarono , di malavoglia, le loro “armi”, proprio mentre faceva il suo ingresso un uomo alto e robusto, sulla quarantina con un cartellino d’identità sulla camicia, che recitava: “Aaron Perry, Spelling Television”.

 

“Bene, signori,ora che è arrivata la nostra stella , direi che possiamo cominciare l’intervista!” esclamò Aaron accomodandosi sulla poltrona in pelle di fronte a Emma.

 

“Bene…come tutti sapete, siamo qui per parlare del nuovo film che vedrà come protagonista Emma Brown, la ragazzina più popolare negli Stati Uniti…”

 

“Mi scusi, signor Perry…”

 

Uno degli assistenti di Perry gli si avvicinò per dirgli qualcosa nel bel mezzo dell’intervista. Emma sospirò.

 

“Che c’è? Sono occupato!”

 

“Lo so, signor Perry, ma abbiamo un imprevisto”

 

“Cos’è successo?”

 

“Ho parlato con l’agente dei Green Day. Chiedono di anticipare il servizio. Hanno detto di avere da fare per un concerto”

 

“Cosa? Ma sono impazziti?”

 

L’assistente non rispose.

 

“A che ora vorrebbero farlo?”

 

“Bé…più o meno…adesso”

 

“Ma sono fuori di testa?” esclamò allibito “Abbiamo l’intervista con Emma Brown,ora. Vai dal loro agente e dì che possiamo anticiparla alle 11, non prima” concluse Perry con un tono che non ammetteva repliche. L’assistente andò via e Perry si rivolse a Emma sorridendo.

 

“Chiedo scusa per l’imprevisto. Possiamo continuare. Allora,Emma parlaci di questo nuovo film. Di cosa tratta, esattamente?

 

“Bè,si intitola “I am”. L’abbiamo scritto io e Matt Benson, il regista. Parla di questa ragazzina, Bridget Lewis, che durante un incidente d’auto in cui muoiono i suoi genitori  lei viene sbalzata fuori dall’auto, e dopo il colpo perde la memoria. Allora incontra questo ragazzo che la porta a casa dalla sua famiglia,che l’aiuterà a ritrovare la sua identità…”

 

L’assistente di Perry tornò nella stanza e si mise di nuovo a confabulare con il giornalista. Emma sbuffò contrariata.

 

“Capo, l’agente dei Green Day insiste.”

 

“Insisti anche tu!”

 

“Ma…”

 

“Niente ma! Ho detto insisti anche tu! Fatti valere!”

 

L’assistente sparì di nuovo. Perry si rivolse a Emma,sorridendo.

 

“Allora,Emma, i primi commenti al tuo film sono stati ottimi!”

 

“Si,devo dire che l’hanno apprezzato in molti.”

 

“Per quando è previsto l’inizio delle riprese?”

 

“Il mese prossimo. Benson sta ancora facendo il casting”

 

“Parlaci un po’ della protagonista”

 

“Bè, Bridget è un personaggio piuttosto particolare a livello…psicologico,direi. È difficile capire…”

 

L’assistente di Perry apparve per la terza volta. Emma gettò all’indietro la testa, esasperata.

 

L’assistente scosse la testa:”Irremovibile”

 

Perry sospirò. “Parla con l’agente della Brown e spiegagli la situazione. Io vado a prepararmi.” L’assistente si allontanò e andò a parlare con Harry.

 

Roaming ‘round your house

Wasting your time

No obligation, just

Wasting your time

 

“Scusate signori”cominciò Perry alzandosi” c’è un contrattempo. Dobbiamo rinviare l’intervista alle 11”

 

“Cosa?! Ma siete impazziti?!? Ho altro da fare,io alle 11!”

 

“Allora vorrà dire che le faremo sapere quando faremo l’intervista. Scusate” e andò via.

 

Emma era semplicemente sconvolta. Poi vide l’assistente di Perry andare via e l’espressione di Harry diventare sempre più preoccupata.

 

“Hey,qualcuno vuole spiegarmi cosa succede?”

 

“Ehm,ti devo parlare,Emma.”

 

“Spara!”

 

“Sei calma?”

 

“Calmissima”

 

Harry sospirò.

 

“Ecco…i Green Day hanno chiesto di anticipare l’intervista.”

 

Well, I’m a waste like you

With nothing else to do

May I waste your time too?

 

“E naturalmente devono farla quando ci sono io,no?”

 

“Cerca di capire,Emma. Hanno da fare per un concerto…”

 

“Ma quale concerto? Non c’è nessun concerto in questo periodo. Qui le cose non quadrano… e io ho tanta voglia di scoprire perché!”

 

“Emma…”

 

“Se quei tre idioti hanno in mente qualcosa…io lo scoprirò.”

 

Harry la guardò. “Idioti? Ma non erano i tuoi cantanti preferiti?”

 

“Hai detto bene,Harry, erano!”

 

“Senti,lascia perdere, d’accordo? Tu siediti qui e aspetta. Io vado a organizzare l’intervista per GQ” disse spingendola in un salottino. “Ci vediamo tra un po’!”

 

She’s a rebel

She’s a saint

She’s the salt of the earth

And she’s dangerous

 

 

“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò il manager dei Green Day rivolto ai tre ragazzi appena usciti da una sala dopo aver fatto l’intervista per la Spelling Television.

 

“Credevo che Emma Brown non avrebbe accettato.” Disse Billie Joe prendendo a camminare seguito dagli altri due componenti della band.

 

“Non l’ha fatto” annunciò serafico il manager.

 

I tre lo guardarono.

 

“è stata costretta”concluse guardandoli.

 

“Mi dispiace che le abbiamo fatto saltare l’intervista, ma Anastasia mi uccide se non vado a prendere Estelle!” esclamò Mike.

 

“E io ne approfitto per stare un po’ con Ramona e Frankito” disse Tré “Non è che ti abbiamo rovinato la giornata,Billie?”

 

Il cantante guardò l’amico e mosse istintivamente la mano come per cancellare le scuse.

 

“Non preoccupatevi” esclamò tranquillo “Io non ho niente da fare”

 

“che fai ora, vai a casa?” gli chiese Mike.

 

“No, non credo. Dovrei stare solo, e la cosa non mi diverte molto. Adrienne non torna prima della prossima settimana e i bambini sono con lei. La casa è vuota senza di loro. Starò in giro fino a sera, poi torno a casa.”

 

“Ragazzi,potete stare qui.”disse loro il manager indicando la porta di un salottino. “Sistemo le ultime cose e vi vengo a chiamare, d’accordo? Ci vediamo dopo, e non combinate casini”

 

I tre annuirono e mentre andava via,Billie posò la mano sulla maniglia e aprì la porta.

 

 

“Uffa, ma quanto ci mette Harry?” si chiese Emma impaziente sedendosi su una poltrona in velluto verde. “Ancora un po’ e mi addormento.”

Proprio in quella sentì la maniglia girare.

 

“Era ora!” esclamò alzandosi in piedi, preparandosi ad accogliere il suo agente.

Poi la porta si aprì.

Peccato che ad aprire non fosse stato Harry.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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