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Autore: Rowena    01/05/2011    5 recensioni
È notte fonda, e il sonno di Rapunzel viene interrotto da un urlo disumano proveniente dalla foresta. Chi sta vagando tra gli alberi, uomo... O un mostro?
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Walt Disney che ne detiene/detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note dell'Autore:Questa storia è stata scritta per il COntest su Writers Arena "Rapunzel", nel quale si è classificata seconda... Su due. XD
Ma se avete occasione andate a leggere la storia vincitrice (L'intruso di ladyhawke) e capirete come mai non mi spiace questo piazzamento. Il contest richiedeva di inserire nel mondo di Rapunzel un altro principe o personaggio maschile disney o di altri film d'animazione: a me è subito venuto in mente La Bella e la Bestia, che è da sempre uno dei miei film preferiti (anche se, si sa, la trasformazione finale della Bestia in Principe mi ha sempre un po' lasciata delusa XD). Ho usato la Bestia di Kingdom Hearts perché avevo bisogno di un motivo sensat perché il personaggio fosse in giro e finisse nella torre di Rapunzel. Spero che vi piaccia, lasciatemi un commentino e fatemi sapere cosa ne pensate! Buona lettura!
Rowi
 
 
Ancora! Ma che cos’è?
Nei suoi diciotto anni di vita, Rapunzel si era svegliata con una vasta varietà di suoni e rumori: il cinguettio degli uccellini, tuoni, il fragore di un albero caduto…
Abitava in una torre spersa nella foresta, dopo tutto, ed era abituata a tutto ciò.
«Madre?», sussurrò la giovane verso la stanza più alta, impaurita.
Il ruggito che da tre notti scuoteva le fronde degli alberi, però, così colmo di rabbia e dolore, le suonava del tutto nuovo.
Rapunzel non aveva idea di chi o cosa producesse quel suono spaventoso, non l’aveva mai udito prima di allora. Che cosa poteva essere? Una parte di lei era curiosa, voleva sapere la verità, ma d’altro canto la situazione era strana e abbastanza insolita da metterle addosso una certa agitazione.
Un altro urlo, sempre più vicino e minaccioso.
«Madre!» gridò questa volta, sentendosi quasi impazzire.
Di sopra si sentì un rumore, segno che la madre finalmente si era svegliata. Come facesse a dormire con quel caos là fuori era un vero mistero.
«Tutto questo baccano… Rapunzel, sei tu? Lo sai che la mamma ha bisogno di dormire otto ore a notte per mantenersi splendida, non vorrai certo rovinarle il sonno di bellezza!»
La ragazza lanciò una lunga ciocca dei suoi capelli biondi oltre la grossa trave a vista del soffitto e la usò per issarsi in cima alle scale. Chissà come avrebbe fatto a muoversi così in fretta se non avesse avuto una chioma così incredibile, a volte se lo domandava… Per poi ricacciare indietro quel pensiero, incapace di crederlo anche solo possibile.
Accese una candela e andò a sedersi in fondo al letto della madre, che era ancora piacevolmente avviluppata nel calore delle coperte.
«Sono terrorizzata, madre», spiegò abbracciandosi le ginocchia, «nel bosco c’è qualcosa di strano, non sentite questi ruggiti?»
Come a darle ragione, ancora una volta quel grido furente e disperato spezzò il silenzio della notte. Pascal, nascosto tra i capelli biondi della giovane, tentava di non tremare come una foglia, inutilmente: era così spaventato che si era bloccato su un verde pallido che non gli si addiceva per niente.
Gothel si alzò la mascherina dagli occhi, che indossava ogni notte per preservarsi dalle malefiche borse scure di cui spesso soffriva anche senza abusare del dono della ragazza, e si guardò intorno. Poteva anche essere stata svegliata in maniera inappropriata da quella piccola scriteriata, eppure Rapunzel aveva ragione: qualcosa non andava nella foresta.
Per natura, la donna era piuttosto codarda, eppure un pensiero la bloccò: se davvero c’era un mostro in giro, alla fine la gente avrebbe preteso che i soldati del re andassero a cercarlo e lo uccidessero, o almeno lo rendessero inoffensivo. Avrebbero pattugliato tutta la zona, cercando in ogni nascondiglio e anfratto per accertarsi di non aver tralasciato nulla.
Certo, le guardie non erano particolarmente intelligenti: cercavano da diciotto anni la principessa rapita e non si erano mai accorti della parete di edera che nascondeva il passaggio alla valle in cui si trovava la torre… Ma quello era un rischio che non si poteva permettere.
Il segreto dei capelli magici di Rapunzel era troppo prezioso per non tenere conto di questa possibilità. Senza contare che, se qualcuno avesse riconosciuto in lei la piccola di sangue reale scomparsa dopo la nascita, per lei le cose non si sarebbero messe per niente bene: non avrebbe fatto nemmeno in tempo a invecchiare di nuovo, l’avrebbero impiccata prima.
Terrorizzata, Gothel decise che fosse meglio controllare la situazione dal basso: avrebbe inculcato ancora a Rapunzel la necessità che lei rimanesse nascosta nella torre e non facesse nulla di stupido, come invitare il mostro a prendere il tè.
In quanto a lei, sarebbe scesa per assicurarsi che nessuno le trovasse ancora per un bel pezzo.
 
*
Era ormai giorno fatto. Rapunzel si annoiava parecchio: da quando era sorto il sole, quelle grida spaventose si erano quietate e ora la ragazza si sentiva molto più tranquilla.
Aveva già sbrigato tutte le faccende che le aveva lasciato la madre, con i suoi lunghi capelli diventava tutto facile, anche togliere le ragnatele dai lampadari e dagli angoli del soffitto. In quel momento, appoggiata alla finestra come suo solito, fissava le fronde degli alberi domandandosi cosa mi potesse esserci nella foresta.
Se la notte Rapunzel era spaventata dalle urla che avevano interrotto il suo sonno, ora nella luce del mezzodì trovava la novità più divertente e fantasiosa. Magari era un drago che sputava fuoco, come quelli disegnati nei suoi libri di fiabe…
Era lì a fantasticare, quando il ruggito ormai ben noto si udì di nuovo. Molto più vicino di ogni altra volta.
Era lì, ormai aveva trovato la torre. «Belle? Sei lassù, Belle?»
La creatura uscì dal folto degli alberi: era grossa, molto grossa, coperta da una fitta pelliccia bruna, con corna ricurve. Anche da quella distanza era possibile veder scintillare le zanne. Addosso aveva dei pantaloni scuri ridotti a brandelli e un mantello violaceo, forse rubati a uno delle sue vittime.
Rapunzel si allontanò dalla finestra, terrorizzata. Non aveva mai provato così tanta paura: sua madre aveva tentato di spiegarle mille e mille volte che il mondo era un posto pericoloso, pieno di persone cattive e dalle intenzioni riprovevoli, eppure lei non vi aveva mai badato più di tanto.
Stava nella sua torre e, senza che offrisse i suoi capelli dalla finestra per salire, nessuno poteva raggiungerla lassù, per cui non aveva senso vivere nella paura. Inoltre, avrebbe voluto avere l’occasione di giudicare da sola almeno per una volta come davvero fosse il mondo che poteva solo osservare da lontano… Per decidere da sola se davvero fosse così spaventoso e non valesse la pena viverci.
Il problema, però, era che la creatura che gridava sotto la torre di certo non era un essere umano. Rapunzel non aveva la minima idea di cosa fosse, sua madre non le aveva mai parlato di esseri simili. Per la prima volta nella sua vita, la ragazza non si sentì al sicuro.
«Che cosa devo fare, Pascal?», domandò al piccolo camaleonte che aveva sulla spalla e che in quel momento era colorato di un verde acido orribile, segno di quanto fosse spaventato.
«Resisti, vengo a prenderti!», urlò ancora la creatura.
«Che cosa intende con "vengo a prenderti", secondo te?», mormorò lei, con un orribile presentimento addosso.
Il tempo di un battito di ciglia e nella valle si udì un tonfo sordo: il mostro era saltato contro la parete della torre, aggrappandosi ai rami di rampicanti che s’inerpicavano tra le pietre squadrate, e aveva iniziato la scalata.
«Beh, almeno non cederemo senza combattere», si disse la ragazza per farsi coraggio. «Andiamo, Pascal!»
Corse in cucina, cercando qualcosa da usare come arma: era così esile, anche con i capelli aveva bisogno di qualcosa di pesante per difendersi… L’occhio le cadde sulla padella che aveva scrostato poco prima.
Sì, era abbastanza pesante, ora era pronta.
I gemiti e gli sbuffi diventavano sempre più vicini, segno che le irregolarità nella posa delle pietre che componevano la torre erano abbastanza evidenti da essere usati come appigli.
Rapunzel si nascose nell’ombra del sottoscala e si armò, in attesa, ma quando il mostro comparve, rimase senza fiato: da vicino era ancora più terrificante ed enorme, tanto che la ragazza si sentiva una farfalla che rischiava di essere schiacciata in un attimo.
Lo spavento fu così grande che le cadde la padella dalle mani. Non le sarebbe servita in qualunque caso, pensò analizzando una volta di più la stazza del mostro, ma il rumore aveva chiaramente indicato dove fosse nascosta. Nemmeno i suoi capelli sarebbero serviti, non aveva la forza per sollevarlo… Era sola e indifesa, maledizione!
«Belle, dove sei? Se le avete fatto del male…»
La ragazza deglutì e fece un passo avanti, nonostante Pascal cercasse di suggerirle di rimanere nell’ombra. «Non c’è nessuna Belle, qui, ci siamo solo io e il mio camaleonte. Vedi?», disse scostando la ciocca con cui il piccolo rettile stava cercando di mimetizzarsi.
Il mostro la fissò con rabbia, come a chiedersi dove fosse l’inganno, ma gli fu chiaro all’istante che quella giovane non era uno dei suoi nemici e che, anzi, forse era perfino meno pericolosa dei suoi servitori al castello. «Chi sei tu? E dov’è Belle?»
Continuava a ripetere quel nome con voce disperata, quasi implorante, perché qualcuno gli restituisse quella persona a lui così cara. Chissà cosa gli era capitato, da dove proveniva…
Ad un tratto, Rapunzel non si sentiva più tanto spaventata: aveva la sensazione che non avesse nulla da temere da quella creatura, che non le avrebbe fatto alcun male.
«Mi chiamo Rapunzel. Tu chi sei?»
«Sei una principessa?», domandò la Bestia senza rispondere alla sua domanda.
«Cosa?»
«Ho seguito dei mostri che viaggiano da un mondo all’altro per trovare e rapire delle principesse, da quanto ho capito. Hanno preso la mia Belle e hanno detto che mancava l’ultima delle sette principesse. Sei tu quella che cercano?»
Mostri? Che creature potevano essere, se quella che aveva davanti li definiva così? E cosa intendeva per viaggiare da un mondo all’altro?
«Mi dispiace, ma non sono una principessa. Sono solo una ragazza che vive nella foresta con la propria madre e un camaleonte», mormorò dispiaciuta.
«Com’è possibile, li ho persi? Belle…»
La creatura non riuscì a dire altro, era troppo stanca e le ferite che riportava sulle braccia e sulle zampe dovevano dolergli molto. All’improvviso, i suoi occhi si rovesciarono all’indietro e cadde distesa sul pavimento, svenuta.
Rapunzel si scansò appena in tempo per non essere travolta. I suoi sentimenti erano molto turbati: più che un mostro, quell’essere sembrava più che altro bisognoso d’aiuto.
Ci volle tutta la sua forza per riuscire a voltarle a trascinarlo fino al suo letto, ma con un po’ di pazienza fu in grado perfino di rimboccargli le coperte… Sempre sperando che le gambe di legno non cedessero a quel peso eccessivo.
Sua madre le aveva ripetuto fino alla nausea di tenere il suo prezioso segreto al sicuro, eppure era l’unica cosa che sapeva fare per curare le ferite della creatura… Gli passò i capelli intorno alla grossa testa e cominciò a cantare la melodia che attivava l’incantesimo per guarire e rigenerare. Continuò per diversi minuti, fino a che non vide ogni graffio e taglio scomparire come se non vi fosse mai stato.
A quel punto lasciò la creatura dormire, mentre andava a preparare qualcosa di caldo perché recuperasse le forze. Nell’andare in cucina, dove c’era una pentola di stufato da mettere sul fuoco, Rapunzel si appoggiò alla parete, sentendosi improvvisamente svuotata.
Che strano, il processo di rigenerazione questa volta l’aveva davvero stancata come mai le era capitato per sua madre.
 
*
 
«Ti senti meglio?», domandò la ragazza rientrando nella stanza con il piatto di stufato fumante tra le mani. «Una bella dormita in genere aiuta, e… AAAAAAAAAAH!»
Rapunzel gridò, anche più spaventata di prima: nel letto ora c’era un giovane, non il mostro che vi aveva lasciato. Era piuttosto attraente, con lunghi capelli biondi e il naso dritto.
«Ma cosa diavolo è successo?», strillò a voce ancora più alta.
Un conto era un mostro mai visto, ma un uomo… Un uomo seminudo, a pensarci bene: quello sì che era pericoloso!
«Chi sei tu? Che fine ha fatto la Bestia che ho messo a letto?»
Il ragazzo si svegliò solo a quel punto, disturbato dalle grida della ragazza. «Che succede, sono arrivati gli Heartless?»
Solo allora si rese conto che la voce era diversa dal solito, meno cavernosa e profonda, più… umana. Una voce che non aveva mai usato, perché prima di essere trasformato in un mostro era ancora un ragazzino imberbe che non era ancora entrato nell’età adulta.
Si guardò le mani, lasciandosi sfuggire un gemito: dita rosa, da uomo, senza artigli né pelliccia.
«Cosa sta succedendo? Che cosa hai fatto?», sibilò rivolto alla ragazza.
Rapunzel indietreggiò fino alla parete. «Io? Io non ho fatto nulla, spiegami tu chi sei e che cosa è successo! Io non ci capisco nulla».
L’uomo fece per alzarsi dal letto senza curarsi di niente, nemmeno dei pantaloni che improvvisamente gli stavano troppo larghi e che gli stavano cadendo. La giovane, però, fu più rapida e usò i capelli per legarlo e appenderlo al soffitto, tirandogli prima però su il capo di abbigliamento e usando una spessa ciocca come una cintura. Ora che era di dimensioni normali, i giochi erano ben diversi.
«Sono un principe vittima di un incantesimo», urlò il suo prigioniero, «una fata mi ha mutato in una Bestia perché ero incapace di amare. Solo trovando una persona capace di volermi bene anche in quella forma che hai visto e ricambiandola, posso spezzare la magia e tornare normale. Com’è possibile che io sia così, senza che Belle sia qui?»
«Un incantesimo?», ripeté Rapunzel, iniziando a mettere insieme i pezzi. «Forse la mia magia ha interferito con la maledizione che hai addosso…»
E mentre rifletteva, lasciò andare la ciocca che aveva usato come una fune, facendo cadere a terra il principe.
«Lo sapevo, sei una strega!», gridò quello massaggiandosi il fondoschiena su cui era atterrato con nessuna grazia. «Fammi vedere».
Sapendo che quello era l’unico modo, Rapunzel gli cinse la vita con i capelli e ricominciò a cantare. La sua lunga chioma s’illuminò, esattamente com’era successo poco prima, e il principe si sentì subito meglio, scomparve perfino il dolore del colpo appena preso contro il pavimento.
«Ecco perché mi sento così stordita», comprese finalmente la ragazza portandosi una mano alla fronte, di nuovo presa dai capogiri. «Non solo ti ho curato, ho come interrotto il tuo incantesimo. Per quanto tempo non so dirlo, non sono una strega. Se però hai una condizione così forte per spezzarlo, non credo sia uno stato definitivo».
Il principe sembrava contrariato, invece che felice come si aspettava Rapunzel. «È tutto quello che hai da dire? Riportami a com’ero prima!»
«Vuoi tornare a essere un mostro? Credevo che tu volessi ridiventare normale…»
«In questa forma non posso viaggiare tra i mondi, non posso arrivare a lei!», esclamò con ancora più veemenza il giovane, sedendosi sul letto.
Sapeva che sarebbe riuscito a riprendere il canale d’ombra che l’aveva portato fin lì solo se il suo cuore fosse rimasto forte e determinato nel desiderio di salvare Belle, eppure anche solo arrivare in quello strano posto lo aveva prosciugato delle sue energie: riprovarci in forma umana avrebbe potuto ucciderlo, o farlo diventare un Heartless a sua volta, se avesse ceduto all’oscurità.
«Viaggiare tra i mondi? Io non capisco di cosa parli». Rapunzel era visibilmente confusa, non aveva idea di cosa volesse dire.
Era comprensibile: nemmeno il principe aveva mai pensato che il suo castello fosse su un piccolo pianetino perso tra miliardi di altre stelle, fino a che gli Heartless non erano comparsi nella sua sala da ballo, avevano preso il controllo del maniero e rapito Belle.
Si sentiva un idiota per come si era lasciato mettere all’angolo da quei mostri mentre portavano via l’amore della sua vita.
Cercò di calmarsi, soprattutto pensando che quella ragazza aveva cercato di aiutarlo senza sapere cosa sarebbe potuto accadere, e le raccontò cos’era successo.
Rapunzel era incredula: «Sembra un’avventura degna di un libro: un principe misterioso, una fata, dei mostri comparsi dal nulla che rapiscono la tua bella…»
«Si chiama Belle», la corresse dolcemente il principe, che iniziava ad averla in simpatia. Erano simili, del resto: entrambi vivevano lontano dal mondo, anche se per motivi diversi. Per la verità, non capiva per quale motivo la ragazza rimanesse in quella torre. Non aveva niente di spaventoso, nessuno le avrebbe fatto del male.
Mentre parlavano, il suo furore si era quietato: era sempre preoccupatissimo per Belle e voleva punire chi gliel’aveva portata via, eppure non si sentiva così male come nei giorni precedenti. Aveva vagato per tre giorni in quella foresta, cercando inutilmente anche la più piccola traccia degli Heartless, inutilmente.
Era addirittura curioso di sapere qualcosa di più di Rapunzel, però: in un certo senso gli ricordava moltissimo Belle, anche se aveva un carattere molto diverso… Lo aveva aiutato senza pensarci due volte, proprio come aveva fatto la sua amata quando era svenuto nella foresta dopo il combattimento con i lupi.
«È per i miei capelli, chiunque vorrebbe il loro potere, ma a tagliarli la magia svanisce», spiegò quando le fece la fatidica domanda. «Mia madre teme che qualcuno potrebbe rapirmi e tenermi prigioniera per usarli a proprio piacimento, quindi mi tiene al sicuro quassù».
Al principe sembrava già una prigioniera, ma non disse nulla. Se a lei stava bene… «E non hai mai desiderato uscire da qui?»
«Oh sì, tutti i giorni!», esclamò la giovane. «Specialmente, vorrei scoprire cosa sono le luci nel cielo».
Gli raccontò dello spettacolo che, una volta l’anno, compariva nel cielo a notte fonda. Era il suo più grande desiderio, lo sognava con tutte le sue forze, ma sua madre era irremovibile.
«Anche tu vivi nel tuo castello, lontano da tutti. Tu non hai mai voluto vedere altro del tuo mondo?»
«Normalmente sono un mostro terrificante», rispose il principe, «se uscissi la gente vorrebbe uccidermi per paura del mio aspetto. Anche tu eri terrorizzata fino a poco fa».
Rapunzel cercò di negare, ma aveva ragione. «Allora la gente è davvero cattiva come dice mia madre», commentò con una certa tristezza.
«Non tutta: ci sono persone buone e meravigliose, che vedranno te e non i tuoi capelli d’oro. La solitudine non è fatta per gli esseri umani, neanche per le Bestie come me».
Era incredibile che fosse lui a parlare così, lui che fino all’arrivo di Belle si era seppellito nelle sue stanze, convinto che nessuno avrebbe mai potuto vedere qualcosa di bello in lui. Quanto l’aveva cambiato quella fanciulla! E ora doveva ritrovarla prima che le facessero del male, o non se lo sarebbe mai perdonato.
«Rapunzel! Offri i tuoi capelli…»
«Oh no», esclamò la ragazza, come se fosse stata punta da una spina. «È tornata mia madre. Dobbiamo nasconderti, subito».
 
*
 
Gothel era distrutta: aveva vagato ore nella foresta, evitato pattuglie della guardia reale, era stata perfino aggredita da uno scoiattolo, che aveva rapidamente rimesso al suo posto.
Una giornata d’inferno, insomma! Se non altro, la bestia che stava sconvolgendo il suo sonno non era comparsa sulla sua strada: forse i soldati l’avevano già trovata e abbattuta…
L’indomani sarebbe tornata in città per sentire com’era la situazione, ma per il momento aveva bisogno di un trattamento rigenerativo di Rapunzel e di una bella dormita.
Si fece issare fino in cima alla torre, con la sua gerla piena di nocciole: almeno così avrebbero avuto da mangiare per un po’, visto che la zuppa fatta con quei frutti era il miglior piatto che sapeva preparare la ragazza.
«Per ora nessuna bestia spaventosa verrà a rapirti. Sei contenta, Rapunzel?» commentò una volta rientrata dalla finestra. «Avanti, occupati di tua madre ora».
Stranamente, la ragazza non fece domande su cosa aveva visto, dove era stato, chi aveva incontrato… Non disse nulla, addirittura, e questo era davvero insolito, poiché in genere non si riusciva a tenerla quieta.
Tuttavia, Gothel non se ne preoccupò: aveva bisogno di silenzio e della magia dei capelli di quella stupida, per cui si godette la sensazione del ringiovanimento procurato dalla canzoncina che aveva insegnato a Rapunzel fin da quando era piccolissima.
«Volete mangiare, madre?» domandò alla fine la giovane, che sembrava particolarmente nervosa.
Non appena la donna si voltava, il suo sguardo correva al grosso armadio in cui aveva nascosto il principe. Si chiedeva se sua madre avesse notato che una ciocca dei suoi capelli in quel momento entrava nel mobile a chiudere la bocca al principe: il giovane non sembrava un tipo di molte parole, ma Rapunzel temeva il disastro che avrebbe causato emettendo anche un solo monosillabo.
«No», rispose Gothel con aria annoiata dandosi una sistemata ai capelli, «voglio solo dormire e recuperare il sonno che ho perso per colpa tua».
«Ero spaventata, non so cosa provocasse quel rumore…» cercò di giustificarsi la figlia, sentendosi in colpa come sempre.
«Non devi preoccuparti, Rapunzel: la mamma ti tiene al sicuro, se non fossi certa che questo luogo è l’ideale per te non ti ci avrei portato, credimi».
«Mi fido di voi, madre», rispose sommessa lei, consapevole che quella discussione non avrebbe portato da nessuna parte.
Normalmente non avrebbe gettato la spugna così presto, ma la presenza del principe la metteva in ansia: se sua madre si fosse ritirata a dormire, con la mascherina e i tappi nelle orecchie per non essere disturbata ulteriormente, avrebbe potuto farlo uscire e capire come aiutarlo per raggiungere la sua amata.
Voleva aiutarlo con tutte le sue forze: la sua era una storia così bella! Se lui e la sua Belle si fossero incontrati di nuovo, sicuramente insieme sarebbero riusciti a spezzare la maledizione. Era un peccato, però, in un certo senso: a lei sarebbe piaciuto così tanto vivere in un castello con tanti oggetti animati, un candelabro, un orologio… Perfino una teiera!
E poi c’era la storia del viaggio tra i mondi, rifletté. Era incredibile: lei non era nemmeno mai uscita dalla sua torre e avrebbe dato tutto quello che aveva anche solo per sentire l’erba sotto le punte dei piedi, ma l’idea di poter vedere tanti mondi diversi l’aveva subito affascinata.
«Sei particolarmente buona oggi, Rapunzel», commentò ancora Gothel sbadigliando. «Per favore, lava tutti i pavimenti mentre mi riposo. Amo questo posto quando splende come uno specchio».
La giovane annuì e la guardò salire le scale, quindi corse all’armadio: aveva sentito uno strappo leggero ai suoi capelli che non le diceva nulla di buono. Aprì la doppia anta e si scostò in fretta, poiché il principe era tornato alla sua forma mostruosa ed era troppo corpulento per stare lì dentro, tanto che cadde subito sul pavimento.
«Sei tornato come prima», notò Rapunzel aiutandolo ad alzarsi.
«Sei perspicace», grugnì il principe con una certa stizza. «Ora devo riprendere il canale di oscurità che mi ha portato qui e raggiungere Belle».
La giovane annuì, un po’ dispiaciuta: avrebbe voluto che rimanesse un po’ di più con lei. Non aveva mai compagnia, e quell’incontro per quanto strano le stava piacendo molto.
«Come hai fatto la prima volta?»
La Bestia scosse il capo. «Non lo so, ho solo desiderato con tutte le mie forze di trovarla, il mio cuore ha fatto il resto».
«Concentrati di nuovo su quel pensiero e vediamo se succede qualcosa», propose Rapunzel, che non aveva altre idee.
Il principe serrò gli occhi, strinse la mascella e chiuse le zampe in due pugni stretti ed escluse tutto se non il pensiero di Belle.
«Sta succedendo qualcosa?», mugugnò dopo qualche minuto, senza sollevare le palpebre.
Rapunzel si trovò costretta a scuotere il capo: «No, mi dispiace».
«Forse la prima volta ero più agitato, l’ho vista sparire davanti a me… Ho avuto paura di non rivederla più».
«Allora concentrati di più! Ne va della tua vita, della sua, della vostra felicità: devi spezzare il tuo incantesimo, no?», esclamò la ragazza, cercando di spronarlo.
«Non m’importa nulla del mio incantesimo, Rapunzel, né della mia vita. Se anche riuscissi a tornare umano e lei non fosse felice, io non potrei vivere. Si tratta solo di lei».
Era così diverso da tutto quello che aveva conosciuto… Rapunzel fu gelosa, per un attimo: anche lei voleva una persona che si preoccupasse così per lei, che l’amasse a tal punto.
«Ah ha, lo sapevo che c’era qualcosa che non andava!»
I due tirarono su la testa di scatto, per vedere Gothel che li osservava dalla cima delle scale. «Cosa sta succedendo qui? Un mostro in casa mia!»
«Non è un mostro, madre, è un principe. Lui…»
«Alla tua età non riesci a distinguere un essere umano da una Bestia? Guardalo!»
«È sotto un incantesimo, prima con i capelli gli ho fatto riprendere il suo vero aspetto».
«Hai usato i capelli magici? Rapunzel!»
«Io…»
La madre non sembrava voler sentire ragioni: era decisa a mettere fine in un modo o nell’altro a quel disastro, anche a costo di uccidere il mostro. Nessuno oltre lei poteva usare i capelli magici della ragazza, nessuno!
Prima che potesse fare qualunque cosa, però, la Bestia con tre balzi la raggiunse ed esplose nel più terrificante dei ruggiti a un palmo dal viso della donna. Gothel, che non se lo aspettava, si spaventò a morte e svenne.
«Non fare del male a mia madre, ti prego», gli gridò Rapunzel raggiungendolo grazie ai suoi capelli.
«Non ti preoccupare, mi basta zittirla per un po’», le rispose il principe con un sospiro. «Ho bisogno dei tuoi capelli, Rapunzel».
La ragazza si strinse la chioma bionda tra le mani, un po’ intimorita. «Che cosa intendi?»
«Forse con l’energia magica che hai nei capelli, potrò ripartire alla volta del luogo in cui hanno portato Belle».
«Oh… Va bene, ma non so se funzionerà».
Tornarono di sotto, dove c’era più spazio, e la giovane dispose i capelli in una spirale intorno al principe.
«Se funziona, dopo che mi avrai aiutato cerca di usare il meno possibile i tuoi capelli magici», le disse lui mentre si posizionavano per il tentativo.
«Perché?»
«I mostri di cui ti ho parlato, gli Heartless, sono attirati dalla purezza dei cuori e dagli oggetti magici particolari. Almeno così ho visto, alcuni di loro erano interessati dalla rosa incantata che segna il tempo che mi resta per tornare umano», spiegò sprezzante la Bestia. «Tu possiedi entrambe le cose, devi stare attenta».
«Non credo che mi troveranno quassù, ma farò attenzione», gli rispose con un sorriso.
«E non rimanere chiusa qui dentro troppo a lungo, ti perderai un mondo fantastico… O chissà, anche più di un mondo».
«Chissà, magari un giorno giungerà alla mia finestra qualcuno speciale come è successo a te, anche se ne dubito molto», ridacchiò la ragazza, prima di mettersi a cantare.
Il principe pensò sempre più intensamente a Belle e desiderò raggiungerla con tutte le sue forza, ma a differenza di prima grazie all’energia magica di Rapunzel sentì che stava per partire e lasciare la stanza della torre.
«Addio Rapunzel, e grazie!»
Scomparve in un bagliore dorato, senza che la ragazza potesse salutarlo. «Non mi ha neanche detto come si chiama…» notò solo in quel momento, costernata.
Beh, di certo aveva un nome eroico e degno di un principe qual era, ne era certa!
Non aveva tempo per sognare a occhi aperti, però: doveva mettere a letto sua madre e prepararsi a convincerla che si era solo sognata la bestia, preparare la cena e mettere in ordine. Il principe aveva causato un bel trambusto!
La sua curiosità, tuttavia, era aumentata: le luci nel cielo sarebbero state soltanto il primo passo, poi avrebbe visto tutto il suo mondo, lo avrebbe esplorato in ogni direzione e scoperto ogni suo mistero, poi… Sospirò con aria sognante, mentre Pascal si sistemava sul bordo del paiolo, pronto a rubare qualche nocciola non appena la sua padroncina si fosse distratta.
Poi avrebbe trovato il modo di viaggiare tra i mondi e chissà, forse avrebbe perfino incontrato di nuovo il principe. Sperò con tutto il cuore che riuscisse a ritrovare la sua Belle: le sarebbe piaciuto incontrarla e magari vedere di nuovo la Bestia in forma umana, finalmente felice…
Anche se con la pelliccia e quella faccia buffa era molto più carino e adorabile, su questo Rapunzel non aveva dubbi.
   
 
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