Continuum in
La minore
Milioni
di istanti si susseguirono in un solo attimo. Milioni di sguardi percorsero con
subitaneo ardore le forme del tempo. Milioni di radici affondarono nel profondo
sostrato dell’universo. E miliardi di cellule raggiunsero la maturità, si
duplicarono e poi morirono, mentre centinaia e centinaia di parole nascosero le
teste incanutite tra le piume di una nera fenice.
Un
linguaggio nacque, morì e riarse, in un tintinnante rispecchiarsi di echi
leggeri. Mille balene lanciarono spruzzi di vita, e mille struzzi corsero a
nascondere il lungo collo tra le frasche sabbiose.
Nacque
l’acqua e pianse il cielo, urlarono i vulcani e rimbombò la luna.
Fontane
di fuoco illuminarono i cervelli, catene di elefanti salirono le scale del
sole, migliaia di cinguettii invasero le carte giallastre.
Un
suono profondo come il blu degli abissi colorò di sé la conoscenza, e sorse la
matematica in una cascata di frattali e sperequazioni. Il respiro di un bambino
irruppe tra i sospiri dell’infinito, tingendo con i suoi acquerelli un affresco
d’amore immenso.
E
milioni di istanti passarono ancora, e sette eternità si affacciarono tra le
colonne del tempio, silenziose come topi. I colori divennero luce e la luce
divenne corpo e il corpo anima, mentre la vita scuoteva le fondamenta del cosmo
con il suo terremoto di energia.
L’entropia
si fermò, si cancellò la freccia del tempo, comparve un sorriso tra Andromaca e
Cassiopea.
Le
note della Nona Sinfonia risuonarono tra le stelle. Una pianse, e la sua
lacrima spense la sua vicina. Un buco nero attirò presso di sé ogni forma di
musica, ogni pennello, ogni piuma di oca rovente.
Ali
starnazzanti rimpiansero la propria origine, delfini nascosero la propria
intelligenza agli occhi delle galassie, minuscoli acari celarono tra le
giunture delle proprie zampe infiniti universi.
Un
roboante silenzio si impadronì di ogni cuore, un’incomprensibile quiete dilaniò
ogni spirito.
E fu
morte, e fu vita, in un eterno, perfetto languore.