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Autore: Inglorious    03/05/2011    3 recensioni
Non emette praticamente alcun suono, non fa praticamente alcun movimento se non quello del torace che lentamente va su e giù, troppo lentamente. Bisognerebbe concentrarsi su di esso per vedere quel moto così rallentato che quasi pare immobile. Il rumore del suo respiro è coperto dal gocciolare della sostanza contenuta nella flebo, che lentamente le entra nel corpo e la tiene in vita. Già, in vita. Ma la si può veramente chiamare così?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lasciami andare; Lasciati vivere



Riposa, i suoi occhi, contornati da occhiaie rossicce, son chiusi, le sue labbra, ora rosa pallido ed un tempo più vivaci, rimangono immobili da lungo tempo ormai. Sembra morta. E' così pallida ed indifesa, così immobile e fragile...

Non emette praticamente alcun suono, non fa praticamente alcun movimento se non quello del torace che lentamente va su e giù, troppo lentamente. Bisognerebbe concentrarsi su di esso per vedere quel moto così rallentato che quasi pare immobile. Il rumore del suo respiro è coperto dal gocciolare della sostanza contenuta nella flebo, che lentamente le entra nel corpo e la tiene in vita. Già, in vita. Ma la si può veramente chiamare così?

Alla finestra della stanza d'ospedale c'è un giovane uomo, intento a guardare il sole sorgere all'esterno, con le braccia conserte ed un'espressione completamente assorta. I suoi capelli sono particolari, un castano rossiccio, che ricorda vagamente l'involucro interno delle castagne, quello sotto alla corazza spinosa, non sono tagliati in maniera regolare, ed alcuni ciuffi gli ricadono sul volto. I suoi occhi, fissi sul cielo del mattino, sono di un verde chiaro davvero molto bello e, sebbene egli non stia guardando veramente il cielo, sembra che sia proprio lui a guidare il sorgere del sole, come fosse il dio Apollo, con il magnetismo racchiuso in quei magnifici occhi verdi.

Sta aspettando, attende lei.

Lentamente si volta come se cogliesse il rumore di un movimento provenire dalle sue spalle. La guarda: le braccia adagiate lungo la vita, i capelli biondi sparsi sul cuscino...

Lei strizza gli occhi mugolando e voltando il viso nella sua direzione.

-Buon giorno raggio di sole.- La saluta, sorridendole calorosamente.

Si stiracchia lentamente aprendo gli occhi per poi socchiuderli a causa della luce inaspettata. Fa una piccola smorfia e arriccia leggermente il naso.

-Mh... Allen... Ma perché devi sempre venire a svegliarmi al sorgere del sole? E' così presto...- Gli borbotta contro grattandosi la nuca con la mano destra.

Lui fa un lieve sorriso poi va verso la seggiola posizionata di fianco al letto.

-Non è mai troppo presto, dovresti saperlo no?- Le risponde, poi fruga nella giacca estraendo dalla tasca una piccola scatola blu – A proposito... oggi sono venti.- Prosegue porgendole la scatola.

Prima rivolge uno sguardo curioso verso la scatola poi assume un'espressione quasi schifata, agitando le mani come se volesse scacciare via qualche insetto.

-Che?! Venti? Ma scherzi? Eh no, io non posso avere già vent'anni...- Si mette a borbottare scuotendo il capo.

Lui le sorride debolmente, le prende la mano e vi posa sopra la scatola blu.

-E invece hai proprio vent'anni, mi sembra quasi ieri quando mettevi il broncio ed arrossivi quando ti sgridavo per le mille e una cavolate che facevi solo per attirare l'attenzione, e guardati ora... Sei cresciuta piccola.- Le risponde dolcemente.

Lei aggrotta la fronte, gonfia le guance e mette il broncio.

-Io non sono cresciuta... Uffa...- Borbotta, esattamente come una bambina.

A quel gesto lui ride di cuore poi lentamente si ferma e la guarda amorevolmente.

-Resti ancora la mia piccola bambolina dalla testa dura.- Aggiunge carezzandole la nuca.

Per un attimo cade il silenzio, mentre lei si rigira tra le mani la scatola, ispezionandola dall'esterno, saggiandone le esatte dimensioni ed ipotizzando cosa vi sia contenuto all'interno.

-Beh? Che fai? Non la apri?- Le domanda inclinando leggermente il capo verso destra ed abbozzando un mezzo sorriso.

Lei sbuffa, le da un'ultima rapida occhiata eppoi fa per aprirla.

-Ok. - Aggiunge mentre la sta aprendo -L'ho aperta.- Conclude senza però guardare il contenuto di essa.

Lui batte le ciglia e spalanca gli occhi

-Eddai!- Esclama -Non fare la rognosa, guarda cosa c'è dentro, su.- La incita

Lei sospira pesantemente e con uno sguardo di sufficienza, come se sapesse che il regalo non le piacerà, abbassa lo sguardo verso l'oggetto all'interno della scatola, per poi rifilargli uno sguardo dubbioso.

-E'...- Incomincia.

Lui scatta in piedi pieno d'orgoglio.

-Si! Proprio Così, è una catenina in oro.- Le risponde entusiasta per poi chinarsi leggermente verso di lei e poggiarle una mano sulla spalla. - So che non è il tuo genere ma cavolo, hai vent'anni! Sei una donna ormai, e gli airbag che ti ritrovi sul petto lo dimostrano eccome, basta fare il maschiaccio, è tempo che tu faccia la dolce fanciulla spezza cuori.- Le spiega intuendo la sua prossima domanda.

-E va bene. La accetto, però ti dico fin da subito che avrei preferito un coltellino.- Gli risponde guardandolo con i suoi occhioni chiari.

Lui le bacia la fronte e torna a sedersi guardandosi le gambe, sospira pesantemente, come se un brutto pensiero lo avesse colto.

-Ehi... per quanto ancora tu...- Inizia serio

-Noi staremo insieme per sempre vero? Lo hai promesso sai?- Gli chiede cambiando discorso ed assumendo un'espressione allegra.

Lui ammutolisce, lascia scivolare la mano lungo i morbidi capelli di lei, le sfiora la spalla, scende, le sfiora le dita ed infine si passa la mano sulla faccia, massaggiandosi la fronte.

-Dalia.- Inizia, con tono distaccato -Queste sono solo allucinazioni, sai che ormai io non...-

-Aspetta!- Lo ferma lei sporgendosi per afferrargli il braccio, come quasi avesse paura che lui scappasse via da un momento all'altro.

Lui allora rialza lo sguardo su di lei, guardandola dritta in quegli occhioni azzurri con le estremità verdognole, ed erano così limpidi, mai prima d'ora li aveva visto in quel modo.

Lei quasi non regge lo sguardo fiero ed incoraggiante di lui, come se dovesse sputare il rospo su qualche antica marachella. Abbassa lo sguardo, intreccia le dita delle mani fra loro poi fa un lungo respiro ed incomincia a parlare.

-Ti ricordi... Ti ricordi quando eravamo più piccoli e tu, tu cercavi in tutti i modi di farmi vedere tutto il bello delle cose? Te lo ricordi?- Gli domanda volgendo per un istante lo sguardo verso il suo interlocutore – Allora?- Lo incita.

Lui fa cenno di si col capo, continuando imperterrito a cercare il suo sguardo con i suoi occhi verde chiaro, benché lei lo distolga ogni qual volta essi si incrocino.

-Beh... ci ho pensato molto e... Si, devo dire che... me lo ricordo molto bene. Ricordo quanto tu, in quelle mura grigie, portassi i colori con le tue favole ed i tuoi racconti, di come tu rivoltassi in ogni maniera gli oggetti più normali per renderli inusuali e fantastici. Eri sempre in cerca di una nuova storia da raccontare, di un nuovo mondo da farmi conoscere, un mondo bellissimo. Ed io, tutte le volte, restavo con i piedi per terra e cercavo in tutti i modi di farci stare pure te. Che razza di bambina sono stata... Ammetto che forse, come dicevi tu, stavo vivendo alla Benjamin Button, stavo vivendo al contrario. Dei due, parevo io la grande ed anzi, parevo già vecchia, sembrava che ne avessi passate così tante da non poter più rendermi conto della bellezza di un cielo azzurro, dell'importanza delle cose semplici e del dolce canto degli uccelli. Beh... gli uccelli, non è che ne abbia uditi molti cantare, in effetti i pochi che conoscevo, erano i tuoi uccelli di carta, che costruivi per rendere più verosimili i nostri finti picnic all'aperto, o meglio i picnic in stanza, ed anche gli uccelli di metallo che tu odiavi tanto, oh penso che così, con questa metafora, possano sembrare meno terribili di quanto non siano, e anche tu lo pensavi. Oh qualsiasi cosa toccassi, di qualsiasi cosa parlassi, questa acquisiva tutta una luce diversa, una purezza mai conosciuta, era questo che più mi faceva impazzire di te, ed ora però riesco ad apprezzarlo, hai sempre e solo cercato di farmi vedere, tutto quello che c'era di buono al mondo e sai, mi rendo conto solo ora di quanto le tue storie fossero belle e, se me lo permetti, se vuoi ancora farlo, ti prego voglio di nuovo viverle. E questa volta lo farò veramente, senza cercare di metterti i bastoni tra le ruote.-

Lui sospira scuotendo leggermente il capo.

-Dalia... Tu puoi viverle sempre. Però...- Incomincia

-No. Io voglio viverle con te. Voglio restare con te.- Lo ferma volgendogli uno sguardo turbato.

Lui alza il capo verso l'alto, si alza dalla sedia, fa un mezzo giro e si tira indietro i capelli.

-Non capisci? Bisogna andare avanti. Tu devi...-

-NO! Sei tu che non capisci! Come puoi farmi questo? Come puoi abbandonarmi?- Lo interrompe mentre il respiro le diventa sempre più pesante e gli occhi le si fanno lucidi.

-Puoi ancora vivere in quei momenti, lo sai, lo sai perfettamente- Le risponde con sguardo fermo.

-Ma non è la stessa cosa...! Non... non posso stare senza di te...-

-Tu non sei senza di me, come io non sono senza di te, ed ora per favore Dalia...-

Lei scuote il capo e stringe i pugni mentre il labbro inferiore non fa altro che tremarle.

-No...- Sussurra.

-Dalia. Basta.- Le ordina

-No...- Risponde in una specie di piagnucolio.

-Dalia tu devi...-

-Ma tu sei morto!- Gli risponde in un grido che sfocia in un gemito angoscioso.

Respira affannosamente, come se i polmoni le si fossero completamente vuotati, tiene la bocca aperta mentre gli occhi le prudono ed è come se stessero per esplodere per le troppe lacrime trattenute. Si dondola per calmarsi, stringendo le lenzuola.

-Tu sei morto- Geme con una voce sempre più deformata ed indecifrabile, è sull'orlo, deve assolutamente piangere.

Dopo una lunga esitazione lui l'abbraccia, accarezzandole i capelli.

-Lo so, e anche tu lo sapevi, avevi solo bisogno di tempo per realizzarlo.- Le sussurra.

-Come... come faccio ora? Come posso fare ora?- Gli chiede mentre le lacrime le percorrono il viso.

-Io sono morto, ma tu no. Per cui, ecco cosa devi fare: vivi. Vivi come non hai mai vissuto prima, vivi come volevo e come vuoi vivere, vivi anche per me, ma soprattutto vivi per te stessa.- Le risponde baciandole la fronte.

Lei si ritrae per poi guardarlo dritto negli occhi.

-Ma come posso farlo? Io non sono niente senza di te. Non posso, non posso...- Gli dice riprendendo a cullarsi.

Lui le accarezza la guancia amorevolmente e le fa un tenero sorriso regalandole anche uno sguardo caldo e comprensivo.

-Non è vero che non sei niente, tu sei tutto. Sei meravigliosa, solo non vuoi accorgertene . Guardati Dalia, guardati. Sei così bella e così innocente. Io ho sempre creduto nella tua purezza, nella tua innocenza, l'hai sempre nascosta, come hai sempre nascosto il tuo cuore, per paura di essere ferita. Ma ora è tempo di usarlo, è tempo di far vedere agli altri la tua luce. Devi splendere, perché solo splendendo vivrai felice, hai capito? Eppoi io ci sarò sempre. Proprio qui- Le indica il suo petto – Nel tuo cuore, e quando avrai bisogno di me, cercami la dentro e mi troverai sempre.- Fa una pausa mentre le accarezza i capelli e la fa nuovamente sdraiare -Ed ora svegliati, svegliati da questo lungo sonno e vivi.-

Lei lo guarda, gli prende la mano e gliela bacia, la fa adagiare sulla sua guancia mentre ancora cerca di fermare le lacrime, respira regolarmente e mentre lui la bacia lentamente chiude gli occhi, per risvegliarsi, e questa volta veramente...





Fine.

Ehm... ehm... ehm...

Prima storia dopo un anno di assenza in pratica, che posso dire?

Da tempo volevo scrivere su loro due ma, ancora non avevo trovato il giusto stimolo ecco.

Ho dunque colto l'occasione quando ho visto il contest su:

http://www.facebook.com/pages/Fanworldit/276925545073?ref=ts&sk=wall#!/pages/Roba-da-scrittori-di-fanfiction/129229847113552?sk=wall

Eh si, questa storia partecipa al contest CANDY SMILE.

Immagini cui mi sono ispirata (ben due): la prima e la ventesima (ossia l'ultima delle originali prima della casella in bianco)

Per chi ora stia esclamando un What The Fuck ecco di che cosa sto parlando:

http://moka.ho-zuki.com/e/illustop.html

How they inspired me:

Innanzitutto la prima immagine mi ha fatto pensare ad una sorta di esplosione di colori, nonostante essa non sia particolarmente vivace, però se andiamo a guardarla tutte le cose si propagano dal centro dell'immagine verso l'esterno, questo mi ha fatto pensare all'elaborazione di una storia e quindi di un mondo di fantasia, come in effetti fa Allen per Dalia, poi le espressioni dei due soggetti, uno è entusiasta mentre l'altro guarda con serietà verso l'orizzonte, altro dettaglio che mi ha fatto tornare alla mente i due personaggi ed il rispettivo atteggiamento da piccoli. Passando alla seconda immagine io direi che semplicemente potendo il personaggio essere anche sdraiato mi ha fatto venire in mente una scena da film strappalacrime con dottorini eccetera, il suo sguardo è un po' serio e poteva celare un bel fardello, come per Dalia che si era rinchiusa in un mondo d'illusione per non dover accettare la scomparsa di Allen. Penso che questo sia alla base dell'ispirazione tramite queste immagini. I think.


E' tutto credo, questa è stata la seconda volta in cui mi sono spinta sulle originali, spero di non essere tanto penosa perché ad esser sincera mi sono divertita.

Bye

Inglorious

   
 
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