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Autore: visbs88    05/05/2011    6 recensioni
Una perfetta festa di Halloween è l’occasione giusta per dichiarare il proprio amore? A prima vista no, ma c’è chi non la pensa così…
Scritta per il contest Candy Smile indetto da Roba da scrittori di fanfiction!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bankotsu/Jakotsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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HALLOWEEN PARTY

 
Contest: Candy Smile indetto da Roba da scrittori di fanfiction!, pagina su Facebook.
Immagine scelta: http://moka.ho-zuki.com/e/illustop.html, nona immagine, l’icona con il ragnetto insomma ^^
Titolo: Halloween Party.
Introduzione: Una perfetta festa di Halloween è l’occasione giusta per dichiarare il proprio amore? A prima vista no, ma c’è chi non la pensa così…
Personaggi: Bankotsu, Jakotsu, Un po’ tutti/Quasi tutti.
Rating: Giallo/14+.
Generi: Commedia, Romantico.
Avvertimenti: AU, One-shot, Shonen-ai, Slices of Life.
Pairing: Bankotsu/Jakotsu.
Numero parole (Contatore Word): 4.095.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autrice del manga Rumiko Takahashi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale e per l’amore verso questa coppia. Rileggendo questa storia, ho notato alcune somiglianze con la fanfiction “Cercando te… in questo mondo di pazzi!” dell’utente Hana Angel. Non mi sono ispirata ad essa, ma forse la scena si è sviluppata in modo inconsciamente simile. Pertanto, spero che la suddetta Hana Angel non me ne voglia (detta semplicemente, non mi uccidere, tesora! *.*) e di non essere accusata di plagio. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 
Buona lettura!
 
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Jakotsu morse deliziato un biscotto a forma di fantasma. Rischiava di prendere dieci chili quella sera, con tutti quei dolci squisiti. Miroku non si era certo risparmiato per quanto riguardava il suo “buffet da brivido”. Ma in effetti, il ragazzo non si era risparmiato per nulla.
Addobbi, trucchetti, cibi, musica, luci da discoteca, cocktail analcolici e non. Una festa di Halloween a dir poco perfetta.
In ogni angolo della sua casa a due piani c’erano ragni e ragnatele, lenzuola, polvere, scherzi e piccoli insetti finti, tenaglie e catene. L’ambiente era davvero suggestivo, senza dubbio. E anche gli invitati non erano niente male.
Jakotsu si sistemò una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio, per poi dirigersi verso il padrone di casa con un movimento fluido del mantello nero. Era arrivato lì con due assurde ali da pipistrello sulle braccia, ma se le era tolte quasi all’inizio della festa, sentendosi un totale idiota e peraltro impacciato. Tuttavia erano rimasti il suo lungo abito nero, l’accurato trucco scuro sugli occhi neri e brillanti, il lucidalabbra e l’acconciatura dei capelli, sorretta da un fermaglio a forma di ragno comprato per l’occasione. Si guardò intorno. In fondo al salotto c’erano le ragazze, Rin, Sango, Kagome e varie altre, quasi tutte banalmente vestite da strega, tralasciando Kikyo che aveva optato per un look da emo, mentre in mezzo alla stanza una scatenata mummia ballava all’impazzata, esagerando di proposito i movimenti, incitata da un truce pirata e da un alieno che gridavano “Vai così, Naraku!”.
- Vedete di non gasarlo troppo – gridò loro con una smorfia divertita.
- Tranquillo Jako, fa tutto da solo – ghignarono insieme i due. Koga e Renkotsu si stavano di certo divertendo come matti davanti alle contorsioni di Naraku che sembrava più che altro ridere a crepapelle.
Con aria decisa Jakotsu si portò alle spalle di uno zombie, toccandogli il sedere maliziosamente.
- Sei carino anche da mostro, Inuyasha – ridacchiò, mentre l’altro faceva un salto.
- Lasciami in pace almeno adesso, Jakotsu! – gridò esasperato. I profondi occhi castani erano pieni di irritazione.
- Su, su, fate i bravi, non voglio casini alla mia festa – rise uno spettro arrivato lì con due bicchieri in mano – Tieni, Inu.
- Splendido party, Miroku – sorrise Jakotsu, mantenendosi vicino all’altro – Dico sul serio, la musica è fantastica e il cibo idem…
- Ne sono felice – ridacchiò il padrone di casa.
- Dimmi, hai visto Bankotsu? – chiese poi l’altro, guardandosi intorno. Non conosceva parecchie di quelle persone, c’erano molti amici di Miroku che non aveva mai visto prima. Nessuno di particolarmente attraente, ma forse erano le maschere a rovinarli.
- Uhm, era andato un secondo in bagno, tornerà fra poco – rispose in quel momento il fantasma – Anzi, eccolo là.
Un vampiro pallido con una lunga treccia nera e due grandi occhi blu si stava facendo largo fra un gruppetto di ragazzi per raggiungerli.
- Dove trovi tutta questa gente, Miroku? – borbottò irritato quando fu vicino a loro.
- Vecchi amici, un po’ di qui, un po’ di là… - rise l’altro.
- Sono veramente tanti – osservò Jakotsu – Oh, vabbè. Mi basti tu, Inu-chan…
- Ti ho detto di lasciarmi stare! – gridò ancora il poveretto, evitando abilmente di finire intrappolato in un abbraccio omicida – Basta, stammi lontano!
- Dai, non scaldarti… ti va di darmi un bacino? – domandò malizioso il ragazzo castano.
- Ma nemmeno morto!
- Lo sei già, uno zombie…
- Molto divertente, Bankotsu! – disse sarcastico Inuyasha, sistemandosi i capelli – Dai, per favore, Jakotsu, importuna qualcun altro… arriva Naraku, vai da lui!
La mummia li raggiunse proprio in quel momento.
- Miroku, hai l’aria condizionata?
Scoppiarono tutti a ridere.
- Sei cretino o cosa? – domandò il padrone di casa – Con il freddo che fa fuori?
- Farà anche freddo, ma io sto morendo dal caldo, apri almeno la finestra – si lamentò Naraku, asciugandosi il sudore sulla fronte – Colpa di sta musica che mi fa ballare. Bellissima, comunque, complimenti. Canzoni giuste per scatenarsi.
- Grazie. Dopo metto su un lento per Jakotsu e Inuyasha.
- Miroku! – gridò l’ultimo nominato, disperato.
Jakotsu ridacchiò in silenzio, lanciando un’occhiata di sottecchi a Bankotsu. Sembrava tranquillo. Malgrado il suo costume non fosse di chissà quale originalità, gli stava bene. Lui sì che era un vampiro sexy, altro che Twilight o simili. Certo, Robert Pattison non era male come ragazzo, ma a suo parere non aveva fascino.
Bankotsu lo guardò proprio in quel momento. Gli sorrise e si avvicinò.
- Ti diverti? – domandò.
- Certo – rispose Jakotsu – E’ una festa bellissima.
- Ti manca solo ballare con Inuyasha, eh? – lo prese in giro l’amico, con un entusiasmo un po’ tirato.
- Ne faccio… niente, già, hai ragione – disse il ragazzo castano con un sorrisetto forzato. Ne avrebbe fatto anche a meno, di ballare con Inuyasha. Tuttavia, gli si avvicinò tentando di toccarlo ancora.
- Ma lo fai con qualche preciso scopo per caso? – urlò ormai allo stremo il povero giovane. Jakotsu si irrigidì appena.
- Nah, solo perché sei carino – ridacchiò – Il più carino del mondo – continuò ad alta voce, guardando con la coda dell’occhio Bankotsu, che al contrario degli altri non rise ma si limitò a un piccolo ghigno.
- Ehi, Miroku – esclamò poi Jakotsu – Che c’è di sopra?
- Le camere da letto, perché?
- Quante ne hai, scusa?
- Ce ne sono quattro più un bagno e un ripostiglio…
- E a che ti serve tanto spazio?
- Mi piace sentirmi libero, sai com’è.
- Posso andare a vedere?
- A tuo rischio e pericolo – ghignò Miroku facendo l’occhiolino.
- Che intendi? – domandò Jakotsu, stupito.
- Che ci sono scherzetti disseminati anche di sopra. Ti consiglio di fare attenzione.
- Forse è meglio che il tuo spirito di piccolo esploratore se ne stia buono – s’intromise Naraku, che aveva ascoltato la conversazione.
- No, invece – ribatté deciso il giovane dagli occhi neri, con gesto fiero – Andrò.
- Oh, che coraggio commovente – disse una nuova voce dietro di lui.
- Tu che c’entri, Sesshomaru? – chiese stizzito Jakotsu a un ragazzo vestito di nero apparso alle sue spalle – Anzi, becchino?
Quello fece una smorfia.
- E’ vietato ascoltare? – domandò freddamente.
- D’accordo, vado di sopra con la speranza di crepare. Così almeno mi seppellisce un così bel maschione – esclamò beffardo l’altro, facendo una smorfia.
- Ehi! – protestò Sesshomaru, allontanandosi di un passo – Il tuo obiettivo non era farti mio fratello?
- Anche tu, Sesshomaru? – domandò Inuyasha, irritatissimo.
- Uhm, colgo tutte le occasioni della vita – rispose con sufficienza Jakotsu, prima di fare un teatrale cenno di saluto con la mano e avviarsi verso le scale. Arrivato alla base della rampa si girò a guardare un secondo gli altri. Lo stavano seguendo tutti con gli occhi, e quando lui li sorprese si misero a ridere. Scosse la testa e iniziò a salire i gradini.
Di sopra era buio. Cercò un interruttore, lo trovò e scoprì deliziato che le lampadine avevano la tremolante luce di una candela. Miroku aveva fatto un lavoro davvero accurato.
Si mosse cauto per il corridoio. Una ragazza, Ayame, si era già presa un secchio di vernice rossa in testa, non ci teneva ad imitarla. Il pavimento scricchiolava. Guardò verso il basso e capì che alcune travi del parquet erano state sostituite con altre dall’aspetto vecchio e ammuffito. Notò un tavolino addossato al muro, vicino alla porta di quella che doveva essere una camera. Era tondo, a un piede solo. Vide con un piccolo brivido di disgusto un ragno finto e peloso pendere dal ripiano appeso a un filo di ragnatela e un gatto nero di peluche lì vicino. Fu però incuriosito dal telefono, un vecchio meccanismo a rotella, dall’aria antica. Si avvicinò, afferrando la cornetta ricca ma artisticamente impolverata. Chissà se funzionava, si chiese. Lo accostò all’orecchio e sentì stupito il bip-bip dei moderni telefoni. Funzionava sul serio.
Pensò qualche secondo a chi chiamare. Un’idea si fece strada nella sua mente. Si bloccò. Era quella l’occasione giusta? Fissò la porta della camera, notò la serratura e la chiave.
Un po’ agitato e con un vago sorriso sulle labbra, compose il numero del cellulare di Bankotsu.
Fortuna volle che di sotto fosse appena terminato uno scatenato pezzo rock e che ci fosse una breve pausa di relativo silenzio, in cui il ragazzo vestito da vampiro riuscì a sentire uno squillo e una vibrazione provenire dalla tasca dei pantaloni. Prese il cellulare, e vide che chi lo stava chiamando era un numero sconosciuto. Esitò un istante, quindi rispose portando l’oggetto all’orecchio.
- Ah, perfino i vampiri si stanno modernizzando…
Ridacchiò alla battuta di Naraku prima di dire:
- Pronto, chi è?
- Ciao Ban, sono io!
Il ragazzo sgranò gli occhi blu.
- Jakotsu? Hai cambiato numero?
- No, ti sto chiamando da un telefono qua sopra – lo sentì ridacchiare – Vieni su? È una figata!
- C’è qualche scherzo particolarmente maligno che hai sventato e vuoi farti quattro risate coprendomi di ridicolo?
- Ma no, stupido, voglio solo mostrarti com’è!
- Allora dico anche agli altri…
- No!
La risposta precipitosa di Jakotsu lo stupì.
- Ehm, cioè, no, dai, che cominciano a fare casino. Vieni solo tu.
- Jakotsu, comincio a preoccuparmi.
- Ma no, ti fidi di me?
- Devo essere sincero?
- Dai, stupido! Ti do la mia parola!
- Uhm… d’accordo, arrivo, un secondo.
Detto questo Bankotsu riagganciò e infilò il cellulare in tasca, dirigendosi rassegnato verso le scale.
- Ehi, Ban, dove vai? – gli gridò dietro Miroku.
- Di sopra, raggiungo Jakotsu…
Non attese risposta e salì rapidamente i gradini. Arrivato su si guardò intorno e vide subito Jakotsu seduto su un tavolino vicino al muro. Si guardava intorno come un bambino, curiosando con lo sguardo dappertutto. Una strana tenerezza lo invase.
- Ehi, Jako…
- Uh, sei qui – sorrise l’altro, invitandolo con un cenno della mano ad avvicinarsi. Il mantello di Bankotsu frusciò sul pavimento mentre lo raggiungeva. Il cuore di Jakotsu cominciò ad accelerare. Aveva voglia di farsi succhiare tutto il sangue da quel meraviglioso vampiro. Valutò l’ipotesi di chiederglielo. Ma… no. Non in quel momento.
- Vieni – disse misterioso, scendendo dal tavolo e dirigendosi verso la porta della camera.
- E’ una trappola? – domandò un po’ timoroso Bankotsu. Jakotsu aveva uno sguardo strano. Magnetico.
- Macché, voglio solo esplorare un po’ con te – rispose il ragazzo castano, senza però convincerlo del tutto.
- Jakotsu, mi fai paura, lo ammetto.
- Ma sei cretino? Dai, scemo – rise quello, entrando nella stanza. Dopo qualche secondo di esitazione, l’altro lo seguì, un po’ riluttante. Mosse un paio di passi nella stanza, e subito Jakotsu scattò con una rapidità notevole verso la porta, chiudendola a chiave.
- Jakotsu!
Bankotsu era impallidito sotto il leggero fondotinta bianco. Che intenzioni aveva? Era risaputo che Jakotsu fosse gay convinto, ma da lì a pensare di violentare il suo migliore amico il passo era lungo!
Il ragazzo castano si girò, scattò ancora e lo afferrò per le spalle, costringendolo contro il muro.
Passò qualche secondo. Tutti e due i ragazzi ansimavano. Jakotsu teneva schiacciato l’altro contro la parete con il proprio corpo, forte della maggiore statura e dello sbigottimento di Bankotsu, che non si capacitava di quella situazione assurda.
- Ja-Jakotsu, c-che… - balbettò il povero ragazzo.
- Che significa? – lo anticipò l’altro, secco – Significa che… mi piaci tantissimo.
Le guance di Jakotsu si erano appena imporporate mentre pronunciava quelle parole e Bankotsu comprese all’istante che non era un “mi piaci tantissimo” in senso fisico. Riusciva a sentire il cuore scalpitante del ragazzo castano, che lo fissò dritto negli occhi.
- Sei così bello… e… non mi basta più averti come migliore amico – sussurrò avvicinandosi al suo viso. I loro respiri affannosi si mescolarono, e Jakotsu avvicinò le labbra alla guancia dell’altro – Mi piaci tantissimo. Per dirla con parole forti, ti amo.
- Jakotsu…
Bankotsu non riuscì a dire altro. Una mano del ragazzo dagli occhi neri si infilò tra i suoi capelli, i loro nasi si sfiorarono.
- Non chiedermi perché io abbia deciso di dirtelo stasera. Sarà che sei così sexy vestito da vampiro, e perché Inuyasha mi ha fatto pensare.
- Non… non ti piace lui? – mormorò piano il moro, senza muoversi. Lo sguardo dell’altro era scintillante, affascinante, sia per il trucco, sia per il fuoco che ci bruciava dentro. Aveva mai notato quanto belli fossero quegli occhi? Sì. L’aveva già notato. E anche il suo buon profumo. E il suo bel sorriso. Le labbra sottili ma sensuali, quasi sempre coperte da rossetto o lucidalabbra.
- Chi, Inuyasha? – ridacchiò Jakotsu, senza allegria – Per carità. È solo carino, in realtà è un cafone. Non capisco come Kagome possa morirgli seriamente dietro. È solo un diversivo, per me…
Sussurrò quelle ultime parole ad un soffiò dalla labbra di Bankotsu, così vicino che al ragazzo dagli occhi blu parve di percepire appena il suo sapore.
- Non mi andava che tutti si accorgessero che tu mi piacevi, Bankotsu – continuò l’altro, accarezzandogli il volto – Ho sempre detto apertamente chi mi sembrava un bel ragazzo, ma tu… sei diverso. Preferivo che pensassero che io fossi innamorato di Inuyasha anziché di te. E cercavo di ingelosirti. Era quello il mio scopo, anche stasera.
Il moro capì all’improvviso tutte le occhiate, i sorrisi forzati di Jakotsu, la strana riluttanza a ballare con Inuyasha. Capì tutto, non solo di quella festa, ma di ogni volta che si incontravano, i suoi sguardi e le sue mezze frasi.
- Mi piaci tantissimo, Bankotsu – ripeté il ragazzo castano, con una sorta di dolore nella voce – Non riuscivo più a tenermelo dentro. Mi piaci, mi piaci. Ti amo.
Gli occhi blu del giovane si sgranarono appena di più. Jakotsu era sempre così allegro. Simpatico. A volte dolce, a volte matto. Una parola attraversò il suo cervello: unico
- Eri almeno un pochino geloso, vero?
- Io…
Era gelosia, la sua? Non gli piaceva il modo in cui Jakotsu toccava Inuyasha. Per nulla. Era geloso? Cercava di scherzarci sopra, ma si rendeva conto di farlo in modo forzato. Era geloso?
- Ti prego, ti giuro che se dirai di no non proverò più a fare nulla. Ma dimmelo… io ti piaccio?
Quella negli occhi neri del ragazzo era una supplica, una preghiera.
Bankotsu non sapeva cosa rispondere. Era stato tutto così rapido… l’odore di Jakotsu gli stava dando alla testa. Un momento, che c’entrava il suo odore? Il suo buonissimo odore…
- Dimmelo, cazzo – sbottò l’altro – Dimmi se devo rassegnarmi o se ho una speranza, se vuoi pensarci oppure se è un no secco, se mi ami o se sono solo un amico, se dopo questo tu non vorrai più vedermi, se ti faccio schifo, dimmi qualcosa, maledizione!
Il tono del ragazzo si era a poco a poco fatto più disperato. Voleva risposte. Almeno avrebbe smesso di pensare a lui, avrebbe cercato qualche altro ragazzo, avrebbe finito di tormentarsi e di cercare segnali nel suo comportamento, minuscoli segnali di falsa speranza che non facevano che illuderlo.
Ma Bankotsu rimaneva in silenzio, immobile, incatenato al suo sguardo, il respiro irregolare, deglutendo di tanto in tanto. Jakotsu attese qualche secondo, quindi si allontanò di scatto da lui.
- Va bene, ho capito. Hai paura di ferirmi a dire di no, giusto? – chiese duramente – Sei meno coraggioso di quello che pensassi. Preferirei che tu mi parlassi.
- Jakotsu… - mormorò l’altro, tendendo una mano verso di lui, che lo colse di sorpresa, scacciandola con gesto brusco.
- Lo so già il mio nome, grazie! – sbottò, tremando appena – D’accordo. Va bene. Va bene. Dopotutto lo sapevo, che tu non eri gay.
Con queste secche parole Jakotsu si diresse verso la porta.
- No, Jakotsu! – gridò l’altro, scuotendosi dal torpore che l’aveva invaso. Lo afferrò per un braccio, bloccandolo. Dovette lottare con lui qualche secondo per riuscire a guardarlo di nuovo in faccia, e subito dopo capì il perché. Due segni scuri gli solcavano le guance. Le lacrime avevano sbavato il trucco dei suoi occhi, rendendo più evidente che mai il fatto che stesse piangendo.
- A-adesso mi passa – mormorò Jakotsu, la voce rotta, senza riuscire a trattenere un singhiozzo – Lasciami… lasciami, per favore!
Con un violento strattone si liberò della presa dell’altro. Era stato un errore, un maledettissimo errore. Si chiese cosa gli fosse passato per la testa, forse aveva bevuto qualcosa di strano. Avrebbe dovuto aspettare che Bankotsu facesse un primo passo. Dichiararsi era stato un errore, era stato fiducioso, aveva sperato ed era stato deluso nel più profondo del cuore, ferito. L’errore più doloroso della sua vita. Ne aveva commessi tanti, come tutti, ma…
Appena prima che riuscisse ad aprire la porta, Bankotsu gli si piazzò di fronte, impedendogli di uscire. Lo fissava determinato, gli occhi blu brillanti e sicuri.
- Fammi uscire, ho capito – disse duro, arretrando. Non voleva toccarlo, ora sapeva che era proibito e per una volta voleva rispettare le regole.
- Non ti ho ancora detto se mi piaci o meno.
Jakotsu si irrigidì.
- Perché vuoi illudermi? – chiese con una smorfia – Sei ben bastardo, lo sai?
- Ma tu mi piaci, Jakotsu.
Si sentiva solo la musica provenire dal piano di sotto. Pareva che nessuno dei due respirasse.
- Jakotsu – lo chiamò con più dolcezza Bankotsu, sorridendo appena – Tu mi piaci. Tanto.
Il ragazzo castano era rimasto pietrificato. Si guardarono negli occhi.
“Cosa devo fare?” si chiese disperato Jakotsu. Quelle erano le parole che aspettava da troppo tempo, ma doveva fidarsi? L’istinto gli urlava di tuffarsi fra le sue braccia, gridando di gioia, ma la mente era più lucida e gli ordinava di controllarsi, di non credergli.
- Tu… - mormorò, la voce improvvisamente rauca – Bankotsu… io… è vero?
- Me lo hai fatto capire tu, stasera – disse piano l’altro, con un tono delicato, rassicurante – Non lo sapevo. Mi hai colto di sorpresa. Ma mi piaci.
- Non credo all’amore improvviso o istantaneo – rispose scettico Jakotsu.
- Ma non è improvviso. Era da tanto. Ma non sapevo che fosse questo tipo di affetto. Jakotsu…
Bankotsu gli aveva mosso un passo incontro. Quasi senza volerlo si avvicinò a sua volta. Il ragazzo sorrise.
- Jakotsu. Mi piaci tantissimo.
- Bankotsu… dimmi… che… che…
- Ti amo? – sussurrò l’altro – Sì, ti amo.
Non avrebbe mai creduto che fosse possibile innamorarsi senza accorgersene. Ma negli ultimi tempi si era ritrovato più volte a scrutare Jakotsu, a riflettere su di lui. E ci aveva pensato Jakotsu stesso a far luce su quei sentimenti appena nati.
Entrambi erano immobili. Erano tornati ad essere vicini, e Bankotsu annusò ancora il suo profumo.
- Davvero? – chiese Jakotsu, mentre all’improvviso un sorriso si estendeva sulle sue labbra. I suoi occhi scintillarono.
- Jakotsu. Vuoi essere il mio fidanzato? – chiese con decisione il moro, e gli parve di sentire il respiro dell’altro mozzarsi.
- Io… sì. Sì, sì, sì. Bankotsu… sì, voglio essere il tuo ragazzo!
Era stato un crescendo di entusiasmo, di euforia che avevano invaso il corpo di Jakotsu, incredulo di come la situazione fosse cambiata. Era tutto così surreale… la camera un po’ in penombra, Bankotsu, com’erano vestiti, i rumori di sotto. Tutto così distante.
Perso nella sua felicità quasi non si accorse delle braccia del ragazzo con la treccia, che gli avevano cinto la vita. Così vicini… erano fidanzati, dopotutto. Bankotsu si sporse in avanti e lo baciò.
All’inizio tennero gli occhi socchiusi, come se non ancora consci di ciò che stava succedendo. Poi dischiusero entrambi le labbra, e Jakotsu gemette piano nel sentire le loro lingue che si sfioravano timidamente. Si abbandonarono al bacio, abbracciandosi, approfondendolo, esplorandosi a vicenda, mentre un senso di euforia li invadeva frizzante come l’aria di primavera. Si separarono dolcemente, rimanendo stretti l’uno all’altro.
Il loro primo bacio.
Jakotsu sorrise. Era stato meraviglioso.
- Baci benissimo – mormorò piano, e Bankotsu ridacchiò. Era suo, suo, non avrebbe più dovuto fingersi interessato a quel lagnoso Inuyasha, ogni barriera era stata abbattuta tra loro.
- Non ti interessa venire etichettato come gay? – chiese all’improvviso. Aveva sempre considerato il compagno perfettamente etero.
- A te interessa?
- No, ma io l’ho capito e accettato da molto tempo, tu invece…
- Ti amo. Non mi interessa se sei maschio o femmina.
- E di quello che dicono gli altri?
- Nemmeno.
- Bankotsu…
Lo baciò ancora, assaporando le sue labbra e aggrappandosi a lui come ne dipendesse la propria vita. Quando si separarono ridacchiò.
- Che c’è? – chiese stupito il moro.
- Ti ho sporcato di lucidalabbra, sei così buffo…
- Oddio, scherzi? – sobbalzò Bankotsu.
- Tranquillo. Ci sarà uno specchio nel bagno qui sopra, andiamo a pulirci prima di scendere. Però prima fatti baciare ancora… voglio farti tante coccole.
Il ragazzo lo accontentò con piacere, mugolando piano ai tocchi rapidi della sua lingua.
- Dai, andiamo – sorrise poco dopo, quando finalmente Jakotsu parve soddisfatto. Lo prese per mano, aprì la porta e uscirono insieme nel corridoio semibuio. Trovarono il bagno, qualche metro più avanti, e Bankotsu si pulì dal lucidalabbra dell’altro con un fazzoletto, mentre il ragazzo castano tentava di aprire il rubinetto. Ritirò la mano con un grido.
- Schifoso stronzo!
- Che cosa ho fatto? – domandò atterrito il moro, con un salto.
- No, non tu, Miroku, maledetto lui! – esclamò arrabbiato Jakotsu – Il rubinetto dà la scossa! Che razza di bastardo…
- Aspetta, prova l’altra manopolina – mormorò Bankotsu, girandola. L’acqua cominciò a scorrere.
- Sì, ma è quella calda – si lamentò il ragazzo castano – Giuro che lo ammazzo, quando torno giù…
- Dai, in fondo la sua festa ci ha portato bene, no? – tentò di calmarlo il neo fidanzato, con un sorriso accattivante.
- Uhm, hai ragione…
Rapidamente Jakotsu si pulì il volto, si diede una sistemata al trucco, quindi uscirono dal bagno e si avviarono verso le scale. Con un risolino, il ragazzo castano accelerò improvvisamente il passo. Bankotsu si limitò a guardarlo stupito. Quando lui arrivò in cima alle scale, l’altro era già in fondo.
- EHI, GENTE, ASCOLTATEMI!
Comprese di colpo che cosa Jakotsu stesse per fare. Gli si gelò il sangue.
- No no no, Jakotsu fermo! – gridò catapultandosi giù per i gradini.
Tutti nella sala si erano girati verso il ragazzo, raggiante, che prese fiato e urlò ancora:
- DA STASERA IO E BANKOTSU…
- NO!
Come una furia, il moro gli arrivò alle spalle, tappandogli la bocca da dietro e quasi soffocandolo.
- Ehm, niente, tranquilli! – gridò a sua volta il ragazzo con la treccia, arrossendo. Tutti li fissavano allibiti mentre si contorcevano, uno tentando di liberarsi, l’altro di trattenerlo il più possibile.
- … SIAMO…
Con una rapida contorsione Jakotsu era riuscito a divincolarsi, ma Bankotsu non era il tipo da arrendersi. Con un’allegra risata, il ragazzo castano gli prese il volto fra le mani e lo baciò davanti a tutti i ragazzi che rimasero a bocca aperta. La musica era stata bloccata da Miroku che osservava la scena sbalordito.
- … FIDANZATI!
Jakotsu urlò l’ultima parola con tutto il fiato che aveva in gola, approfittando malignamente dello stato di shock dell’altro ragazzo.
Altro silenzio.
Naraku per primo scoppiò a ridere e iniziò ad applaudire, seguito da tutte le altre persone. I “Bravi” e i “Congratulazioni” ormai non si contavano più, e Miroku, Naraku, Inuyasha, Sesshomaru, Koga e Renkotsu si strinsero attorno ai due mentre gli altri continuavano a ridere e le ragazze se ne stavano a chiacchierare fitto fitto in fondo alla sala applaudendo di tanto in tanto.
- Bankotsu! – esclamò Naraku, gli occhi di un castano quasi rossastro scintillanti di malizia – Mica lo sapevo che eri gay!
- Ma guardali i piccioncini!
- A quando le nozze, eh?
- Questo significa che non ci proverai più con me, Jakotsu? – chiese Inuyasha, entusiasta quasi solo per quello.
Bankotsu sarebbe volentieri sprofondato sotto terra. Il suo fidanzato invece si pavoneggiava, raggiante di felicità e orgoglio.
- Uhuh, dai, dicci che hai fatto di sopra con il tuo Jakotsu – esclamò Naraku mettendo un braccio attorno alle spalle di Bankotsu – Porcellini, siete rimasti su parecchio, eh? E vi siete anche rivestiti alla perfezione, ma che bravi…
- Ma che… c-che cosa dici – balbettò disperato il moro, lanciando uno sguardo supplicante al compagno – Noi non… non…
- Non l’abbiamo fatto, no – concluse per lui Jakotsu, decisamente più disinvolto – Ora che ci penso sarebbe stata anche una bella occasione…
- JAKOTSU!
Il grido di Bankotsu fece ridere tutti quanti, e il fidanzato lo baciò ancora, fra fischi e applausi nel gruppo. Si fissarono negli occhi. Di colpo il moro si sentì decisamente più rilassato, più a suo agio. Già… perché vergognarsi? Jakotsu era il suo ragazzo. Sorrise.
- Mi raccomando Ban, fallo sognare in quella che sarà la vostra prima volta…
Anche se certi amici erano davvero ma davvero seccanti.

 
Ciao, ragazze ^^
Ogni tanto torno a fare capolino.
Ok, parto subito da dire in modo più semplice ciò che ho già espresso nel disclaimer: rileggendo la storia ho storto il naso e ho detto “Ma aspetta, mi sembra che assomigli alla storia di Hana” e sono andata a rileggere anche quella. Beh, la situazione è completamente diversa, tesoro (mi rivolgo a lei in persona nella speranza che legga)… e posso giurare che non mi sono ispirata, solo forse la scena è canonica xD non so che dire di più. Mi sembrava di scocciarti inviandoti un messaggio privato, quindi spero che tu non ti infuri con me >.< ma giuro, io me ne sono accorta dopo >.< anche se più della mia parola non posso darti.
Ok, ho finito. Poi, sulla coppia non c’è nulla da specificare, sugli altri neppure… mah, non mi sembra ci sia molto da dire ^^’’
Spero vogliate lasciarmi un commentino
Visbs88
   
 
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