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Autore: Shushu90    05/05/2011    8 recensioni
- Ne, Hotsuma..lo sai che mormori il mio nome nel sonno?- Le mie guancie avvamparono,mentre il cuore sembrava stesse per implodermi nel petto. Così irrigidendomi,distolsi lo sguardo dalla sua espressione vagamente compiaciuta,sentendomi completamente perso e in balia di lui,di quel suo etereo modo di fare,che non aveva eccessi. Io ero esattamente il suo opposto,irruente e impulsivo. Mi sorprendeva come la nostra diversità potesse legarci ugualmente,inseparabilmente per ogni secolo a venire,ma tanto bastava...
[Hotsuma x Shusei]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok,questa e'èla prima volta che pubblico una delle mie fic,anche se breve. Spero vivamente che vi piaccia,visto che la coppia HotsumaxShusei e' una delle mie preferite e mi ha colpito particolarmente. Chi di voi ha visto l'anime Uraboku penso che capisca la mia folle passione per loro! XD Se avete voglia lasciatemi un commento,cosi' che io possa sapere che cosa ne pensate,vi ringrazio in anticipo.. e buona lettura!

 

 

Tu starai sempre al mio fianco,vero?

 

Una brezza vorace  avvolse la stanza in un abbraccio gelido, gonfiando e sollevando le tende turchesi in una danza lenta ed estenuante. Rabbrividii,lasciandomi sfuggire dalle labbra un suono roco,infastidito,ma nel mentre che mi scuotevo nel groviglio di lenzuola che mi avvolgevano,una mano prese a scompigliarmi amorevolmente i capelli. Da quel lieve tocco avvertivo un calore familiare irradiarsi dentro di me. Un tepore gradevole che mi faceva sentire al sicuro. Non avevo bisogno per aprire gli occhi per riconoscere la persona che mi stava accanto: mi bastava inspirare quel profumo mielato che invadeva i miei polmoni,per sapere che Shusei mi aveva raggiunto nel mio letto. Ascoltavo il suo respiro regolare,come se fosse il mio,poiché in qualche modo,per quanto assurdo fosse,sapevo di vivere attraverso di lui. Solo quando una seconda folata d’aria mi raggiunse,mi decisi finalmente ad aprire gli occhi,incrociando il suo sguardo e le sue iridi dorate, che rifulgevano nella penombra; I capelli biondo cenere scomposti sul viso di porcellana. La solita e placida serenità che ispirava fiducia a chiunque,perfino a quelli più riservati e introversi.

Nonostante fosse consuetudine quella vicinanza tra noi,riuscivo ugualmente ad imbarazzarmi come se fosse la prima volta. Mugugnai qualcosa che sarebbe dovuto essere un saluto,ma sembrava più un lamento. Shusei mi sorrise,riflettendosi nei miei occhi:

-Ti ho svegliato?-

-No..- assicurai,constatando solo in quel momento che era ancora notte inoltrata. -..da quanto sei qui?- La mia domanda si perse in sussurro rauco,avvertendo la sua gamba sfiorare la mia,mentre si sistemava meglio sul fianco. 

-Da un po’. - Poi con fare serafico,ma con un’evidente nota di sarcasmo si affrettò ad aggiungere:

 - Ne, Hotsuma..lo sai che mormori il mio nome nel sonno?- Le mie guancie avvamparono,mentre il cuore sembrava stesse per implodermi nel petto. Così irrigidendomi,distolsi lo sguardo dalla sua espressione vagamente compiaciuta,sentendomi completamente perso e in balia di lui,di quel suo etereo modo di fare,che non aveva eccessi. Io ero esattamente il suo opposto,irruente e impulsivo. Mi sorprendeva come la nostra diversità potesse legarci ugualmente,inseparabilmente per ogni secolo a venire,ma tanto bastava: averlo solo per me,senza condividere con nessuno quel rapporto che ci univa. Shusei era l’unica persona che volevo al mio fianco. E come se lui potesse carpire ogni mio pensiero,si allungò su di me,baciandomi.  Un bacio lieve,ma sufficientemente carico di sentimenti. Così la mia lucidità,già precaria per il sonno,mi abbandonò del tutto: afferrandolo per la maglietta lo trascinai sotto di me,sorreggendomi con le braccia, per rimanere sospeso su di lui senza sfiorarlo. Shusei rimase immobile,cercando di intercettare ogni mio movimento e prevedere anticipatamente le decisioni prese dalla mia impulsività. Mi irritava non avere la stessa facilità che aveva lui nel leggermi nella mente. Io ero come un libro aperto: sapeva sempre cosa provavo,quello che volevo,mentre lui era distante. Ed io mi trovavo ogni volta ad allungare le dita in sua direzione per riportarlo da me,legandolo al mio egoismo,che gli impediva di lasciarlo andare. Mi morsi il labbro inferiore,facendo ardere gli occhi in un’equivocabile espressione di possessività e Shusei si strinse alla mia schiena nuda per ridurre lo spazio che avevo creato tra i nostri due corpi. Così mi impadronii  di quelle labbra sottili,ancora una volta,mentre il mio modo di baciarlo diventò più irruente e invasivo. Volevo farlo cedere,buttare giù quel muro,chiamato passato,che sentivo chiaramente separarci: trasmettergli quanto fosse fondamentale la sua presenza nella mia vita. E impedendo ad entrambi di prendere fiato,lo bloccai con forza contro il cuscino,premendo la gamba in mezzo alle sue. Un gemito strozzato e lo lasciai andare,con il nostro respiro aritmico come unico rumore della camera; e il sangue che mi ribolliva nelle vene,tanto da pensare di poter prendere fuoco, e non metaforicamente parlando.

-Sono giorni che sei silenzioso..- confabulai irritato che si lasciasse fare tutto quello che volevo

-Lo sono sempre stato.-

-Perché sei qui?-

-Vuoi che me ne vada?- La carotide prese a pulsarmi,mentre assottigliai gli occhi. Sarei riuscito a farglielo dire chiaramente,una volta per tutte: quello che provava per me. In realtà sapevo che mi amava,ma volevo che lo dicesse apertamente,superando quella coltre perenne di impassibilità che lo circondava. Scossi il capo,sospirando:

-No..- Lui inarcò le sopracciglia,guardandomi  come se avesse a che fare con un bambino, ed infine asserì:

-Mi sono svegliato e non c’eri. Vieni ogni notte,ma questa volta…- prese fiato –volevo stare con te, come sempre..- Dischiusi le labbra e le richiusi. Non avevo più nulla da dire,nulla da obiettare. Così gli sorrisi: sorrisi che regalavo solo a lui: erano di sua proprietà. Poi un movimento fluido,insito di mani esperte e gli sfilai la maglietta,con grande disappunto da parte sua,come ogni qual volta che lo spingevo a mostrare le cicatrici inferte da me. Lo sentii borbottare qualcosa,ma lo ignorai scivolando con il viso sul suo collo,lambendo quella pelle nivea. Una scia di fuoco mentre tendevo avidamente sempre più giù. Shusei fremette come scosso da un brivido immaginando le mie intenzioni. Ed io lo accontentai insinuando la mano nei suoi pantaloni. Lo osservai irrigidirsi,imbarazzarsi nel mentre che il piacere che gli procuravo si irradiava lungo i nervi intorpidendogli la lucidità mentale,facendolo annaspare sotto la mia fugace occhiata scaltra,fintamente colpevole,prima di incrementare il ritmo di quel gioco. Shusei sbarrò gli occhi,privandomi di scrutare la luce che folgorava nelle sue iridi dorate, e cercando di sigillare nella sua gola i versi atipici che si addensavano insieme. Non ci riuscì: così reclinando il capo all’indietro gli fuoriuscì un gemito strozzato che io prontamente derubai con un bacio.

Ogni oggetto di quella stanza sembrava un indiscreto spettatore,testimone di quella relazione che consumavamo nell’ombra,per amore e per cupidigia,mentre qualunque pensiero razionale si dissolveva come nebbia,lasciando sgombra e vuota la nostra mente per un unico desiderio. Perché c’era di più: io volevo di più,volevo sentirmi parte di lui. Per quella mia fantasia mirai a ben altro,togliendo gli indumenti che mi ostacolavano: i miei ed i suoi. Shusei non oppose resistenza,permettendomi di incunearmi tra le sue gambe, mentre arruffandogli i capelli,lo baciai nuovamente,ancora più intensamente.  Non era sbagliato. Questo lo avevo assodato da tempo. Non era sbagliato perché io lo amavo,e non c’era nulla di più puro al mondo se non il mio sentimento per lui.

 

Ho bisogno solo di te!

 

Tenevo gli occhi semichiusi,cercando di scrutare il mio compagno attraverso l’intensa cortina di luce che invadeva la stanza. Lo analizzavo avvinto, mentre con perizia Shusei finiva di allacciarsi la cravatta della divisa scolastica,fino al momento in cui,sentendosi osservato, si volse verso di me.

-Pensavo che non saresti stato capace di alzarti,dopo stanotte!-

-Dovrei dirlo io!- articolai con un tono impastato dal sonno, per nulla sorpreso di vederlo così pimpante. Poi mi passai la mano sul viso per cacciare via la stanchezza, appurando di essere in uno stato pietoso: i capelli biondi arruffati,le poche ore di sonno segnate sotto i miei occhi,le coperte arrotolate in un unico groviglio,il pigiama appallottolato in un angolo del pavimento.

-Non mi va di venire a scuola…-

-Rimani qui a giocare ai tuoi videogames?-

-Sbaglio oppure ho appena percepito una nota sarcastica nella tua voce?!?-

-Chissà..- Aggrottai la fronte,mettendo il broncio. Infine mi ricordai della sua poca simpatia verso il cibo :

-ti accompagno giù,voglio assicurarmi che tu faccia colazione!-

-Come sempre..- ribatté Shusei,sorridendogli. Un sorriso carico d’affetto,nulla di più semplice eppure travolgente come una dichiarazione d’amore,tanto da mettermi in difficoltà e farmi perdere il filo del discorso. Mi chiedevo com’era possibile che dopo poche ore lui fosse già riuscito a riprendere il controllo su noi due. Ma in quel momento non ero capace di andargli contro,visto che non ero nemmeno sicuro se fossi riuscito a coordinare due passi consecutivi, senza addormentarmi in piedi come un cavallo. Sollevai lo sguardo,sentendo gli attutiti passi felpati di Shusei venirmi incontro:

-Starai bene senza di me,una giornata intera?- Con un filo di voce,quella domanda mi venne espirata contro. Il volto marmoreo di Shusei,congelato in un’espressione sobria e nostalgica. Le sue esili dita a sfiorarmi le labbra. Allora lo afferrai per la cravatta trascinandolo di peso sul letto,bloccandogli ogni via di fuga:

-Resta con me!-

-oggi?-

-per sempre..-

 

 

   
 
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