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Autore: Il Cavaliere Nero    09/05/2011    12 recensioni
"Perché Shinichi e Ran si sarebbero sentiti l’uno al fianco dell’altra, sebbene dieci lunghi anni, dopo qualche tempo, li avrebbero divisi." Un ricordo del rapporto tra Shinichi e Ran nel giorno di San Valentino prima della trasformazione in Conan. Ho dato un taglio "buffo" alla storia, ma per la materia trattata preferisco comunque assegnarle un rating giallo.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Io…” cercò ulteriormente di replicare la ragazza, prendendo il coraggio di alzare gli occhi per sostenere il suo sguardo.
“Bambina mia, sono qui!” il grido di suo padre fece voltare lei ed il ragazzo al suo fianco: l’ex poliziotto muoveva freneticamente le braccia nella speranza di attirare la sua attenzione.
“Meglio che io vada, Ran. Ci vediamo domani!” disse, avviandosi verso il campo di calcetto dove, di lì a poco, si sarebbe allenato. Come tutti i pomeriggi.
“No, aspetta un attimo Shinichi!” cercò di trattenerlo, ma era già tardi: “A tuo padre non sono troppo simpatico…nascondila!” aggiunse, indicando con un certo rossore dipinto sul volto l’oggetto che la sua compagna di classe teneva in mano.
Shinichi Kudo non aveva torto: Kogoro aveva deciso di andare a prendere sua figlia a scuola proprio perché temeva quell’eventualità.
-Moccioso sbruffone, figlio di un padre altrettanto sbruffone! - aveva pensato quando, arrivato di fronte al cortile della scuola, aveva sorpreso il sedicenne vicino, troppo vicino alla sua bambina.
-Ecco, bravo, va’ via…- lo accompagnò con lo sguardo mentre correva verso il campo di allenamento: questa distrazione permise a Ran di riporre frettolosamente il dono di Shinichi nella borsa che già conteneva il kimono.
-…e non farti più vedere!- Kogoro avrebbe voluto gridarglielo in faccia, ma si trattenne, sollevato dal fatto che il moro fosse svanito dentro allo spogliatoio: tuttavia, tirò un sospiro di sollievo soltanto quando potè mettere le mani sulle braccia della figlia.
“Papà!” come risposta si dimenò all’abbraccio, arrossendo “Cosa ti prende?” Quando finalmente riuscì a liberarsi, aggiunse: “E perché sei venuto a prendermi?”
“Ma come, Ran?! Non posso venire senza avvisarti…hai qualcosa da nascondere a tuo padre?” indagò, assottigliando gli occhi.
“Ma certo che no!! Sono solo sorpresa di vederti qui!” scosse il capo, eppure le sue guance erano accaldate e si stavano colorendo di una sfumatura davvero vicina al rosso fuoco.
“E’ San Valentino, Ran! E’ la festa degli innamorati! E il tuo papà è innamorato di te!” proruppe l’uomo, abbracciandola di nuovo: stavolta però lei non si oppose, ma anzi ricambiò con affetto : “Grazie papà! Anche io ti voglio bene”.

“Senza offesa, ma ci provi tutti gli anni e non ci riesci mai!” sghignazzò Shinichi, cercando di nascondere il volto tra le braccia incrociate sul banco.
“Smettila, Shinichi!”s’incupì lei, sporgendosi dalla sedia per colpirgli la spalla.
“Tra tre giorni è San Valentino, e tutte le donne festeggiano! Ricevere un dono riempie il cuore di gioia…e di amore!” aggiunse poi a voce ancora più bassa, volgendo gli occhi a terra.
“Tutte forse, ma non tua madre.” Sussurrò di rimando lui, controllando che la professoressa non si accorgesse della loro conversazione.
“Non dire sciocchezze, anche mia madre!” replicò lei, testarda. “Solo che da meno a vederlo…”
“E allora, sentiamo: seppure tua madre dovesse perdonare tuo padre ricevendo un suo dono di San Valentino, come pensi di convincerlo a regalarle qualcosa?”
Il sorriso di Ran s’illuminò di furbizia: “ A questo penserò io. Farò in modo che si incontrino e che le regali qualcosa. Però non so cosa…” rimuginò, aggrottando le sopracciglia.
“Delle rose!” scrollò le spalle il giovane, iniziando a dondolare in equilibrio sulla sedia.
“Mhm, ultimamente, se devo essere sincera, non mi piace vedere regalare dei fiori…”
“E perché mai?”
“Non so…ho come l’impressione che cogliendoli, muoiano: nel vaso appassiscono subito…” borbottò, sentendosi un po’ ridicola per quanto aveva confessato, ma con Shinichi sapeva di poter essere sincera.
“Sei diventata animista, Ran? Proprio tu che fai karate?”
Ecco, appunto: si pentì di avergli rivelato quell’idea, e fece per replicare a tono: “KUDO! MOURI! Vi sbatto fuori! Finite il compito.” Li riprese l’insegnante, così da costringerli al silenzio.

Naturalmente, Shinichi aveva avuto ragione anche in quel caso: Ran aveva chiesto a Kogoro di portarla a cena in un ristorante italiano per festeggiare San Valentino e lui, pur di saperla lontano dal ragazzo - che apostrofava “moccioso”- in un giorno tanto rischioso per la virtù della sua piccolina, aveva accettato. Arrivati nel locale, gli aveva chiesto anche una deliziosa scatola di cioccolatini esposta su una mensola della pasticceria adiacente, e, seppur con un borbottio -“Quanto mi costa proteggerti da quel ragazzino!”- l’aveva acquistata.
Una, due, tre, quattro volte, in seguito, le aveva chiesto di aprirla ma lei si era rifiutata, adducendo la scusa che l’avrebbe fatto a casa, prima di andare a dormire.
Quando finalmente la cena stava per volgere al termine, una bella donna con i capelli raccolti in uno chignon si era avvicinata al tavolo, per salutare Ran:
“Mamma!” aveva dunque esclamato, fingendo stupore “Ma che bella sorpresa! Siediti con noi!” e le aveva poi donato la scatola di cioccolato.
“Non era per una vecchia bisbetica come te!” era stata l’affermazione di Kogoro. “Se li avessi davvero comprati per me, non li avrei accettati!” la risposta di Eri non aveva tardato.
“Serpe!”
“Vecchio baffuto!”
E così via sin quando l’avvocatessa, offesa e indispettita, si era alzata dal tavolo e aveva lasciato il locale.
“Sei contento ora, papà?” tuonò ancora una volta Ran, quando lei e il detective che di lì a poco sarebbe divenuto noto con il soprannome di “Kogoro il dormiente” si trovavano in macchina per tornare a casa. “Zitta tu! Tanto lo so che è opera tua!” la rimbeccò lui, seccato “Avrei fatto meglio a restarmene a casa, ho solo buttato tempo!!” aggiunse, e continuò a vaneggiare; ma Ran non prestava più ascolto alla sua voce:
-Già, anche io avrei potuto impiegare il mio tempo in miglior modo, piuttosto che assistere per l’ennesima volta ad una vostra litigata…-
Il paesaggio scorreva vorticosamente sul finestrino e le luci dei negozi ancora aperti si fondevano tra loro, dando vita ad un unico fascio di luce dorato.
-Non ho ancora tolto dalla plastica la rosa finta di Shinichi…- Sorrise, percependo il rossore che le abbracciava il volto. Sdraiandosi sul sedile posteriore, tornò con la mente a quella mattina:

“Ran!”
La giovane avrebbe riconosciuto quella voce tra mille; lasciando trasparire sul viso il migliore dei suoi sorrisi si fermò, voltandosi.
Shinichi, con la borsa degli allenamenti traballante sulla spalla, stava correndo nella sua direzione.
“Cosa ti sei dimenticato di dirmi?” gli chiese quando l’ebbe raggiunta, ma il futuro detective sembrò stupito da quella domanda.
Ran sorrise: “Siamo stati insieme fino ad ora in classe, e non mi hai detto nulla! Cosa c’è?” insistette, avvicinandosi a lui, che avvampò.
“Non te l’ho detto fin’adesso perché, beh…”
–Preferivo fossimo da soli!- avrebbe voluto confessarle, ma non ci riuscì. Dunque non aggiunse nulla, ma estrasse dalla lunga borsa una rosa rossa, splendida…e finta, avvolta in uno strato sottile di plastica protettiva.
Gliela porse, ma lei non la prese.

“Buonanotte, Ran.” Proferì seccato Kogoro, avviandosi nella sua stanza.
I due avevano fatto rientro a casa, era mezzanotte inoltrata.
“Buonanotte.” Replicò, ansiosa di dirigersi nella sua camera e liberare la rosa dalla plastica di protezione che l’avvolgeva. L’avrebbe messa accanto alla foto che la ritraeva vincitrice alle gare di karate! No…avrebbe scattato una meravigliosa foto con Shinichi, magari nel luna park che aveva aperto da poco tempo, il Tropical Land, l’avrebbe incorniciata e posta vicino a quella rosa!
I suoi processi mentali non le impedirono di rivolgere ancora una parola a suo padre: “Buon San Valentino, papà.”

“Non…non ti piace?” si preoccupò quando la ragazza non prese la rosa . Forse fu una sua impressione, ma a Ran parve di vedere la mano di Shinichi tremare mentre tesa, reggeva ancora stretta tra le dita quel fiore, in attesa che lei lo accettasse.
“Dopo il discorso dell’altro giorno…che i fiori muoiono quando li cogli…io…” sembrava a disagio. E soltanto dopo Ran avrebbe ricordato con piacere che Shinichi raramente era a disagio.
“…io ho pensato che questa…”
Ran era basita: Shinichi le stava facendo un regalo di San Valentino!! La sua faccia divenne scarlatta, e tutto il suo corpo fu percorso da uno strano brivido. Cercare di dominare quella reazione le ritardava i movimenti; il giovane, pensando di averle fatto cosa sgradita, si affrettò ad aggiungere: “Puoi, puoi anche darla a tuo padre perché la doni a tua madre…”
Quella frase riscosse Ran, che finalmente rispose: “NO!”
Si accorse dell’eccessiva foga riposta in quella negazione, quindi si schiarì la voce:
“E’, è molto bella…” aggiunse più pacatamente “La tengo per me con piacere…”
Finalmente, prese la rosa: le mani dei due ragazzi si sfiorarono, e lui, profondamente imbarazzato, fece per ritirarla subito; ma Ran non glielo permise e, tenendo ben salda la rosa finta, cercò di stringere anche la sua mano.
“Io…io, Shinichi…” mai avrebbe pensato di ricevere un regalo di San Valentino proprio da lui. Lui! Lui che nel suo armadietto aveva trovato, quella stessa mattina, un quantitativo enorme di lettere e doni da parte delle sue ammiratrici e si era vantato fastidiosamente con lei del fascino che, ancor prima di divenire un famoso investigatore, riscuoteva tra le donne.
“I calciatori piacciono da morire alle ragazze!!” aveva ghignato, sfrontato. E lei, terribilmente gelosa ma intenzionata a non lasciarlo trasparire, avevo risposto: “I lottatori di karate sono di gran lunga più muscolosi!”
Proprio lui, in quel momento le aveva regalato una rosa finta, perché lei gli aveva rivelato di non gradire i fiori colti dal terreno, destinati ad appassire in breve tempo. Quella rosa, invece, non sarebbe appassita: quella rosa, che rappresentava i sentimenti che l’uno provava per l’altra, non sarebbe mai appassita. Neppure quando uno dei due sarebbe sparito per risolvere un difficilissimo caso, e non sarebbe tornato da lei se non per pochi istanti, e raramente.
Quella rosa non sarebbe mai appassita. Neppure quando uno dei due avrebbe pianto per la lontananza dell’altro che, di nascosto, la contemplava col cuore spezzato attraverso le lenti degli occhiali non graduati.
Quella rosa non sarebbe appassita. Perché Shinichi e Ran si sarebbero sentiti l’uno al fianco all’altra, sebbene dieci lunghi anni, dopo qualche tempo, li avrebbero divisi.

Afferrò la borsa che utilizzava per gli allenamenti di karate: era lì infatti, che aveva nascosto la refurtiva quando suo padre era comparso dal nulla.
Estrasse il fiore, pronta a riporlo in uno splendido vaso che, anni prima, aveva accolto i fiori regalati da Kogoro ad Eri, quando un dettaglio attirò la sua attenzione: i petali erano stranamente gonfi e consistenti.
“Che tessuto potrà mai essere?” si domandò, poggiando due dita sulla stoffa per saggiarne la consistenza.
“Mhm? Ma cosa?” I petali si staccarono, rimanendole in mano.
Ran divenne di mille colori nel momento in cui realizzò che ciò che teneva tra le mani non erano i petali – questi ancora in piedi, ma meno folti, si trovavano in cima allo stelo di plastica- ma un indumento rosso fuoco.
“Un- un tanga?!?” avvampò, sentendosi il cuore batterle violentemente nel petto.
Guardò scandalizzata il cuore trafitto da una freccia ricamato nella parte anteriore della biancheria, quell’esile pezzo di stoffa che qualcuno ardiva a chiamare “mutandina”.
“Ed io che avevo pensato di dire a Shinichi quello che provo per lui!!” ruggì furiosa, svuotando la borsa con foga sin quando non trovò il suo cellulare.
“Sbruffone! Sbruffone! Sbruffone!” le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi:
l’aveva presa in giro, l’aveva derisa! Mentre lei si sforzava per non pensare continuamente a quel momento, lui rideva beffandosi di lei e dei suoi sentimenti.
Compose velocemente il numero di Shinichi, e non appena udì la sua voce assonnata oltre la cornetta, proruppe: “PERVERTITO!”
“R-Ran?” Shinichi apparve sorpreso. “Ma cosa…?”
“TU E I TUOI SCHERZI IDIOTI!!” non gli diede neppure tempo di replicare “QUESTA ME LA PAGHI, MANIACO!”
“Ma si può sapere di cosa stai parlando?” La sua voce, non più assonnata, era divenuta seccata.
“Di cosa sto parlando?” gli fece eco Ran “Tu ti sei preso gioco di me! Nel giorno di San Valentino, poi…” le sfuggì dalle labbra, mentre i suoi occhi non riuscivano più a trattenere le lacrime.
“Mi spieghi perché?” gli chiese infine, delusa.
“Ma perché…cosa? Che ho fatto?” A quel punto il ragazzo cominciava a preoccuparsi, dimenticandosi che la sua amica l’aveva svegliato a mezzanotte passata.
“Non fare finta di nulla!”
“Ti assicuro che non so di cosa stai parlando, Ran!” A quel punto la karateka iniziò a dubitare: “Non…non hai visto cosa c’era all’interno del fiore?”
“I petali…!” fu la sua risposta, ovvia.
“Un ta-tanga!” gli rivelò invece Ran: attese alcuni istanti, ma la replica del ragazzo fu la prova della sua innocenza.
“Un cosa?!” la voce era stridula.
“Hai capito…bene.” Resasi conto dell’equivoco si sentì in profondo imbarazzo, tanto che i suoi occhi si ridussero a due miseri puntini.
“Ehm…Shinichi?” lo chiamò quando, dopo una lunga attesa, non udì giungere la sua risposta.
Trascorsero ancora altri secondi, che parvero interminabili. Poi, finalmente, il ragazzo esclamò: “Scusami, Ran! Io non lo sapevo!! Ho visto lì, quel fiore e…e non lo so, mi è tornata in mente quella tua idea sui fiori che muoiono, vivono…ho pensato ti sarebbe p-piaciuto e l’ho preso! Non ho pensato…non avrei mai…” Quel discorso di scuse pronunciato senza neppure una minima pausa le fece capire che, probabilmente, l’appassionato di gialli era esattamente come lei, viola dalla vergogna.
Ran scoppiò a ridere, Shinichi rimase di sasso.
“Ascolta, Ran…” fece per parlare di nuovo lui, ma fu interrotto:
“Scusami tu Shinichi, non avrei dovuto pensare fosse uno scherzo.” Era davvero sollevata: l’unica intenzione di Shinichi era farle un regalo, e per il giorno di San Valentino per di più! Non avrebbe dovuto arrabbiarsi subito, scattare impetuosamente, saltare a conclusioni affrettate! Shinichi, san Valentino, regalo: questi erano i pensieri su cui doveva concentrarsi. In quell’istante, il calore che le aveva avvolto animo e cuore tornò a farsi sentire; arrossita, ma per il piacere e non la rabbia, tentennò con tono dolce: “E anzi…non ti ho ancora ringraziato, per la rosa…è…è bellissima…”
Dalla cornetta giunse il rumore della bocca che s’increspa in un sorriso: “Sono contento che ti sia piaciuto, Ran.” Anche il suo tono era dolce.
“Scusami per l’ora.” Aggiunse la giovane “Ti ho svegliato…domani hai la partita, vero?”
“Esatto. Non preoccuparti, mi fa piacere sentirti.”
A quella frase, Ran si sentì in colpa: “Posso venire a tifare, se…”
“No.” La interruppe “Io salto le lezioni volentieri, tu non ne avresti motivo. E poi, tuo padre si arrabbierebbe…non voglio subire la sua furia, ci tengo alla pelle.”
Entrambi risero.
“Se vinci, però, avrai un premio…” gli promise, ed arrossì alla replica: “Quale?”
“Ciò che vuoi.” Assicurò “Qualsiasi cosa, a tua scelta. Io lo farò.”
“Mhm, interessante…” commentò audace Kudo, suscitando in Mouri una risatina imbarazzata.
“Allora buonanotte, Ran…”
“Ciao, Shinichi…” e, così come aveva fatto con suo padre, aggiunse: “E buon San Valentino.”

Quella mattina non sarebbe stato facile prestare attenzione alle spiegazioni: il compagno di classe, quel giorno assente, le tornava in mente continuamente. Si era addormentata pensando a lui, mentre fissava la sua rosa che sul comodino si ergeva come se fosse solo lei, un giardino ameno. Si era svegliata pensando a lui, tenendo sempre quel fiore ben presente. E anche in quel momento, percorrendo il corridoio che l’avrebbe condotta nell’aula della seconda b, non riusciva a fare a meno di avere lui nei suoi pensieri.
Oltrepassò la soglia della porta, e subito notò una piccola busta di plastica rossa sul suo banco. Si avvicinò curiosa, pensando fosse opera di Sonoko.
L’afferrò, guardandosi intorno: era davvero presto, la classe era ancora deserta. Sonoko non era così mattutina! Che fosse…?
La aprì frettolosamente, per trarne fuori il contenuto: un reggiseno nero stringeva tra le mani.
“Ma cosa…?” avvampò, e per l’ennesima volta in quei giorni sentì il cuore uscirle dal petto e batterle in gola così forte da impedirle di deglutire.
Un piccolo biglietto di carta, dapprima nascosto tra le coppe dell’indumento, cadde a terra. Ran lo raccolse, quindi lo lesse:

Indossa questo, insieme al tanga. E non ti chiedo di mostrarmi come ti stanno, solo perché non ho intenzione di sentirmi urlare contro, per la seconda volta, che sono un pervertito.

Non c’era alcuna firma, ma non era necessario: Ran comprese subito l’autore di quel breve messaggio. Seppur imbarazzata, sorrise sussurrando tra sé e sé:
“Pervertito…”

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Note dell’autrice: Ma saaaalve! Da quanto, neh? xD
Mi rendo conto che la mia cara, carissima fic Un Silenzio Controproducente giace incompleta, ma oggi mi è capitata una cosa simile a quanto raccontato, purtroppo XD, (vero, Neechan?§) quindi mi è venuta l’ispirazione per una breve one-shot. L’ho buttata giù di fretta, perché voglio concentrarmi sull’altra (promesso!), spero sia un gradevole ricordo della vita ShinRan prima del rimpicciolimento in Conan.
Una piccola nota: quando dico che Ran e Shinichi saranno divisi chiaramente intendo il periodo di tempo in cui Shin assumerà le sembianze di Conan, mentre quando dico che li separeranno dieci anni mi riferisco sempre a Conan (Conan sette anni, Ran diciassette XD): lo dico perché già una mia amica (alla quale va il mio super speciale ringraziamento, anche per l’ispirazione XD ;D) non aveva ben compreso quel passaggio.
Per quanto riguarda Un Silenzio Controproducente, abbiate pazienza: nel discorso tra Shinichi e Chris c’è ancora qualcosa che non mi torna, e non posterò nulla sin quando non sarò sicura al cento per cento di aver dato vita a qualcosa di realistico e ben strutturato. Sperando di aver allietato il vostro tempo di lettura, un bacio a tutti coloro che hanno deciso di leggere questa storia e un abbraccio ai recensori (e un bacio e un abbraccio a tutti coloro che seguono anche un Silenzio Controproducente!! :D).
A presto, promesso

XXX Cavy-Chan XXX
   
 
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