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Autore: ritsu    10/05/2011    2 recensioni
Matt ha 18 anni, studente, amante della fotografia. Sebbene venga ammirato da tutti, la sua vita gli appare vuota e apatica.
Abyss è un 16enne perennemente senza un soldo in tasca preso spesso di mira dai bulli della scuola, ma nonostante questo non fa nulla per difendersi.
Un pomeriggio come tanti, Abyss, infastidito da ragazzi viziati ed arroganti di una scuola vicina, viene aiutato da Matt. Cominciano così per lui le sue lezioni di auto difesa.
MattxAbyss - Yaoi, don't like, don't read (:
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a tutti per aver messo la storia tra le seguite, le ricordate, e tra le preferite *-* ma soprattutto grazie a Kurumu, Nina e Silmeria per aver recensito. Chiedo scusa per l'aggiornamento cooosì lento.
Che dire, spero che anche in questo capitolo possa sentire che ne pensate e buona lettura :D

When the night falls down, I wait for you
And you come around and the world's alive
With the sound of kids on the street outside

pov Matt

Conoscevo quel ragazzino da circa cinque giorni. Chissà perchè lo sapevo fin da subito che la sua non era semplice timidezza. Abyss era semplicemente indifferente a tutto. Proprio in quel momento, se ne stava seduto dandomi le spalle ai bordi della solita panchina in ferro battuto, nel parco vuoto dove gli avevo dato appuntamento la prima volta.
« Ehi ragazzino. » Lo chiamai, sospendendo quelle parole nel freddo del mattino. Non ricevetti nessuna risposta: probabilmente per fare qualche cenno aspettava che andassi avanti. « Colpiscimi. » Dissi seriamente, guardando fisso quella schiena che conoscevo quasi meglio del suo volto. Rimase immobile per qualche secondo, finchè non lo vidi girarsi e tirarmi qualcosa contro.
Un aeroplanino di carta planò contro il mio stomaco, mentre Abyss rimaneva seduto a guardare il tragitto di quel pezzo di carta. Ecco con che cosa stava giocherellando. Si alzò in piedi. « 100 punti! » Sussurrò apaticamente, incapace anche di festeggiare per quella..vittoria? Avrei voluto dire qualcosa come prendila seriamente o colpiscimi davvero, eppure, quando vidi un pallido sorriso aprirsi su quelle labbra fine, persi ogni bella parola. Mi piegai a raccogliere l'aeroplanino e allungò una mano per riprenderlo. Quando vide che non avevo intenzione di cederglielo, piegò la testa di lato. « Me lo potresti ridare, per favore? » Disse educatamente, mentre qualche ciocca chiara gli andava a infastidire gli occhi. Su quel viso pallido, i lividi violacei erano solo quasi ricordi.
Poi capii qualcosa, o forse credetti di capirlo. « Se te lo ridò inditro, ti applicherai? » Chiesi alzando un sopracciglio, in attesa di una risposta che sarebbe stata sempre e comunque diversa da ciò che mi aspettavo. Alzò le spalle e annuì con la testa. Inutile dire che in quanto a parlantina, lui era l'essere meno logorroico del mondo. Mi avvicinai a lui, porgendogli quel giocattolo improvvisato. Lo prese dalle mie mani e quella pelle fredda sfiorò la mia solo per un secondo. Allora per quale motivo non riuscivo a spiaccicare parola?
« Grazie. » Disse mentre si allontanava. « Ehi, ora la prendi sul serio! » Dissi per ricordargli l'accordo fatto. Si fermò per poco, afferrò lo zaino e si girò verso di me. « E' tardi. Devo andare a scuola. » Sussurrò quasi a prendermi in giro. Guardai l'orologio che avevo al polso e mi avvicinai velocemente verso di lui, fermandolo per la giacca. « Sono le 7 e 20. » Soffiai guardandolo male. Aveva intenzione di fregarmi?
« La scuola di prima mattina è più istruttiva. » Disse convinto, senza intenzione di cedere. « In che modo? » Chiesi continuando a trattenerlo, mentre il vento mi sferzò i capelli in faccia. « Si ripassa meglio. » Sussurrò tentando di liberarsi cercando di camminare in avanti. « Puoi ripassare anche qui. » Sostenni mentre quasi trattenni una risata. Quella situazione era in qualche modo comica.
« No, qui no. » Disse mentre si mise lo zaino in spalla e in qualche modo riuscì a liberarsi dalla mia presa, per un mio momento di distrazione. Lo afferrai per un braccio senza fargli male, facendolo girare verso di me. « Perchè qui no? » Continuai, guardandolo divertito. Piegò la testa di lato, e in quel momento sul suo volto apparve una faccia buffa. « Perchè mi distrarrei. » Disse guardandomi con quel suo sguardo azzurro, mentre non distoglievo i miei occhi dai suoi. « E perchè ti distrarresti? » Quando avevamo cominciato il gioco del perchè? E da quando ero diventato così insistente? Ma soprattutto, perchè lo ero?
Indicò qualcosa sul prato e udii un cinguettio leggero. « Gli uccelli? » Chiesi perplesso, notando che il mio tono era un po' troppo acido. Scusa migliore non poteva trovarsela? Alzò le spalle e fece per andarsene. Lo bloccai di nuovo, stavolta non mi avrebbe fregato. « Andiamo. » Dissi, facendo un cenno con la testa perchè mi seguisse. « Dove? » Chiese perplesso mentre mi seguiva mal volentieri.
« Dove puoi studiare, no? » 


Come mi era venuto in mente il mare? Forse perchè era uno dei pochi posti che mi piacevano davvero. L'aria era fresca e il mare scuro, ma non ondoso. Il cielo grigiastro, come sempre. Mi sedetti sul muretto bianco invitando il ragazzino a fare lo stesso. Salì facilmente e mi guardò interrogativo. La verità era che nemmeno io sapevo perchè me l'ero portato lì. « Puoi studiare, no? » Dissi osservandolo. Indugiai su quegli occhi cristallini, dove non vi scorgevo altro che apatia e una domanda inespressa. « Perchè? » Chiese con quello sguardo più vivo del solito. Perchè...cosa? Perchè doveva studiare, no? « Non devi ripassare? » Sussurrai inespressivo, guardando in alto.
« Non questo. » Disse piano, portando lo sguardo sul mare che bagnava la spiaggia. Lo guardai per una volta confuso. « Perchè fai tutto questo? » Chiese, stavolta rivolgendosi a me, alzando un po' la testa, data la differenza di altezze. Abbassai lo sguardo. Non lo sapevo io, te lo venivo a dire a te? Cioè, no. Io lo sapevo il motivo. Non volevo che qualcuno venisse maltrattato, tutto qui. L'avrei fatto per chiunque, giusto?
« Odio la violenza. » Sostenni guardandolo nuovamente negli occhi. Non sopportavo quei momenti di silenzio. « Nessuno mi sta facendo niente. » Disse apatico, incrociando le braccia sullo stomaco, mentre alcune gocce d'acqua arrivavano fino a noi. « E se sapessi difenderti nessuno te ne farebbe, mai. » Affermai, avvicinandomi involontariamente a lui. Il suo carattere remissivo, il suo non fare niente di fronte a qualunque situazione, perchè era così dannatamente fastidioso? Non poteva qualche volta far finta di essere vivo?
« Sono affari miei. » Disse convinto, guardando altrove. Evitava il mio sguardo in modo esponenziale. Chiunque se ne sarebbe accorto. Qualcosa dentro di me si mosse. Fu sicuramente rabbia. Come si poteva essere così noncuranti di se stessi?
« Non se ti fai male! » Soffiai guardandolo, alzando leggermente il tono della voce. « Noi non ci conosciamo nemmeno. » Disse aggrottando le sopracciglia, in una espressione confusa. « E questo cosa centra? » Chiesi avvicinandomi troppo a lui, tanto che c'erano solo pochi centimetri a dividere i nostri visi. Me ne accorsi solo quando sentii alcune voci di ragazze. « Si stanno per baciare? O stanno litigando?» Chiedeva una. Abyss mi guardava perplesso. Scese dal muretto, prendendo lo zaino, e se ne andò, lasciandomi lì come uno scemo.
In fin dei conti, non me ne andava una giusta.

Inutile dire che nei due giorni successivi, Abyss non si presentò più nemmeno una volta al parco.


Ore 02.27 A.M - Matt's home.

Guardavo il soffitto bianco della mia camera, steso sul letto. Non riuscivo a chiudere occhio. Qualcosa mi girava nella mente incessantemente e non riuscivo a trovare un perchè a nulla. Mi alzai in fretta e uscii dalla stanza. Se rimanevo ancora fermo, mi sarebbe esplosa la testa. Mi diressi in cucina, dove afferrai la bottiglia d'acqua dal frigo. Bevvi fino a non diventare pieno. Guardai fuori dalla finestra. Pioveva a dirotto e uscire in quel momento alle 2 di notte mi sembrava una cosa senza senso. Mi sdraiai sul divano e accesi la televisione, in cerca di qualcosa da vedere. Il vuoto più totale. Provai a pensare ad altro, eppure non chiarire quella faccenda non mi aveva fatto bene. Caddi nel sonno più profondo, solamente quando la mia mente, che aveva finalmente cominciato a trovare qualche risposta, si rifiutò di andare oltre.

pov Abyss

Erano le setta e mezza di mattina e dopo tre giorni di assenza stavo finalmente ritornato a scuola. Avevo avuto la febbre alta e a malapena riuscivo ad uscire dal letto. Mal di gola, raffreddore e tosse tutto in uno. Socchiusi gli occhi e mi avvolsi un'altra volta la sciarpa intorno al collo, perchè di stare chiuso a casa ne avevo avuto abbastanza per un po'. Era ancora presto, perciò, mi sedetti come ero solito fare su quel muretto bianco, dove ero stato circa tre giorni prima. Alzai la testa al cielo e sentii qualche goccia solleticarmi il naso. All'inizio, non ci feci molto caso. Erano poche e nemmeno troppo fastidioso. Fu quando quella pioggerella divenne un acquazzone che pensai mi dovessi alzare ed andarmene. Sentì l'acqua bagnarmi il volto, i capelli e i vestiti. Fu quando stavo per alzarmi che non sentì più nessuna goccia. Guardai in alto e vidi un ombrello scuro e due occhi verde acqua che mi fissavano confusi.

Matt mi fissava studiando ogni mio movimento. Scesi dal muretto e finii vicino a lui. Non disse nulla. Abbassai lo sguardo verso le mie scarpe, non avevo voglia di parlare. « Hai ragione. » Sussurrò a bassa voce. Lo guardai interrogativo, non capendo a cosa si riferisse. « Non devo costringerti a fare qualcosa che non vuoi. La vita è la tua, devi scegliere tu. » Disse senza fermarsi un attimo a prendere fiato. Sentivo le sue iridi color dell'acqua puntate su di me. « però... » Soffiò poi lasciando in sospeso qualcosa. Alzai lo sguardo confuso, non riuscivo a capire il filo del suo discorso. « io non posso fare finta di niente. » Affermò e con una mano andò a spostare i capelli che per la pioggia mi si erano appiccicati sul volto. Era molto più vicino di quanto non pensassi, tanto che riuscivo a percepire il suo respiro freddo. Sospirai e abbassai lo sguardo. I discorsi di incoraggiamento non erano mai stati il mio forte. « Non fa nulla. » Dissi con un tono che sembrava poco convinto perfino a me stesso. Mi mordicchiai l'interno della bocca e proseguii. « Non è che faccio tutto quello che mi dicono. » Sussurrai a quel volto con un espressione confusa. Vidi un sorriso aprirsi sulle sue labbra ed estendersi su tutto il viso, come se fosse tornata la primavera scacciando l'inverno che aveva aleggiato sui suoi lineamenti decisi.
Era davvero una persona lunatica, capace di cambiare opinione per un non niente. Ma tutto sommato, non era un ragazzo cattivo.
  
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