Il destino che bussa alla porta.

Schroeder suonava il piano.

Accarezzava dolcemente i tasti bianchi e neri con le dita, muovendosi leggermente come trasportato dalla melodia, con gli occhi socchiusi per godere della sua stessa musica.

Finì di suonare e si asciugò la fronte. Poi sospirò. Si sentiva bene.

Sentì il rumore della porta di mogano che si apriva e si voltò.

« Buon pomeriggio, Lucy. »

« Buon pomeriggio, sì! Guarda che pioggia, dannazione! Possibile che non riesca a fare altro che piovere, piovere, piovere?! »

Lui guardò fuori dalla finestra, dove in effetti si stava scatenando un diluvio.

Non si era accorto che stesse iniziando a piovere, suonando.

« Tiè. » Lei gli diede qualcosa di bollente in mano.

« Mmph… Cosa? » disse lui riscuotendosi.

« Ti ho preparato toast e tè. »

Gli venne in mente il ricordo di una vecchia giornata d’autunno, una di quelle.

Pioveva.

Schroeder si stava esercitando nella quinta sinfonia di Beethoven, e aveva bisogno di concentrarsi. Impresa purtroppo resa ardua da Lucy che se ne stava appoggiata al suo piano, come una star, chiacchierando del più e del meno e arrabbiandosi ogni tanto quando si accorgeva che lui non la ascoltava.

«Schroeder? »

« Mmh? »

« Piove. »

« Mmh… »

« Quando saremo sposati e pioverà, come oggi, ce ne staremo tutti e due a casa insieme, io ti preparerò toast e tè e tu ti eserciterai al piano.  »

« Mmh.  »  Lui cercò di ignorarla totalmente per scoraggiarla.

Lei lo guardò sgranando gli occhi. Sembrava quasi dolce così, e rimase a guardarla un attimo di troppo.

Sbagliò una nota.

« Grazie, Lucy. » fece lui, per poi tornare ad esercitarsi.

«Cosa suoni? »  insisté lei, avvicinandosi al pianoforte e appoggiandocisi come faceva da piccola.

« Quinta di Beethoven. Il destino che bussa alla porta. »

« Mmh. »

« Già. »

Improvvisamente lui si fermò e bevve un sorso di tè. Lei, ancora stesa sul pianoforte, sbocconcellava i suoi toast.

La guardò insistentemente, poi le si avvicinò e la baciò sulla fronte.

Lei chiuse gli occhi e gli prese la testa, poi si alzò e lo abbracciò forte.

Poi gli sorrise e lui tornò a suonare e lei a mangiare toast.

Chissà, pensò Schroeder quel giorno, mentre finiva di suonare Beethoven tra gli applausi di lei che pure non ne capiva un’acca di musica, forse era proprio quella, la felicità.

Il suo destino, aveva bussato alla porta nella persona di Lucy Van Pelt.

La succitata Lucy Van Pelt, con la presunzione e l’irruenza che le erano proprie, appena lui aveva aperto uno spiraglio, non aveva aspettato un attimo per precipitarsi dentro la sua vita.