Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys
Segui la storia  |       
Autore: mamogirl    13/05/2011    2 recensioni
Because of you I've tried my hardest just to forget everything.
Because of you I don't know how to let anyone else in.
Because of you I'm ashamed of my life because it's empty
Because of you I'm afraid."

Alexander James McLean era sicuro di conoscere fino in fondo Brian Littrell, ogni minimo pregio e difetto. Basta una sola notte per cancellare qualsiasi certezza e distruggere l'immagine che si era creato dell'amico. Non é tutto oro ciò che luccica.
Ma quando si ritrova davanti un ragazzo completamente distrutto, non può non aiutarlo né evitare che il suo cuore incominci a battere più velocemente nel suo petto. Lo deve aiutare.
Brian, senza ormai niente da perdere, decide di afferrare la mano tesa
per aiutarlo e, insieme all'amico, cercherà di rimettere insieme i pezzi di un'identità ormai sbiadita da tempo.
L'amore può guarire le ferite ma, presto, i due ragazzi scopriranno che il passato é sempre dietro all'angolo, pronto a presentare il conto ed esigere che venga pagato.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Prologo - 

 

 

 

 

 

Un antico detto popolare dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima e che, per quanto qualcuno possa indossare una maschera o si nasconda per ingannare chiunque, eventualmente la verità salterà fuori con un semplice sguardo.
Adesso... no, ora è ancora troppo presto affinché loro sappiano.
Nessuno di loro può sapere ciò che lui stava passando o il motivo per cui nascondeva la sua vera essenza in un posto dove nessuno poteva fargli del male.
Ancora una volta.
Il ragazzo sempre sorridente si era perso, volatilizzato, ed al suo posto vi era un individuo che stava lottando per ritrovare la sua strada.
Nonostante tutto, lui continuava a sorridere, anche se il sorriso non illuminava più i suoi occhi.
Sorrideva, anche se tutto quello che voleva fare era scappare e nascondersi.
Sorrideva perché sapeva che cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto. In men che non si dica, gossip e pettegolezzi avrebbero incominciato a fare il giro del mondo: era di nuovo malato oppure voleva abbandonare il gruppo.
Sorrideva perché sapeva quale era l’effetto sugli altri, sapeva che li faceva stare meglio e regalava loro gioia.
Anche se il suo era un sorriso solamente di facciata, una parte di sé coltivava la speranza di poter tornare, un giorno, a sorridere ancora naturalmente.
Ma a nessuno importava.
Nessuno degli altri ragazzi faceva capolino nella sua stanza, chiedendogli se si voleva aggiungere ad una serata fuori o se potevano fare una chiacchierata davanti ad un vecchio film. Molto tempo prima, almeno una volta a settimana si riunivano in una delle stanze per una maratona di film o per una partita a poker. Non importava ciò che facevano, lo scopo di quelle serate era semplicemente stare insieme e rilassarsi.
Ora non più, ognuno aveva la sua vita e persino il suo migliore amico, quel ragazzino che aveva preso sotto la sua ala e che aveva aiutato a crescere, lo aveva abbandonato non appena aveva trovato qualcuno molto più figo, qualcuno a cui piaceva trascorrere le notti passando da un locale all’altro, sbavando dietro ragazze a volte molto più giovani e pronte a tutto per anche una sola avventura con una star. Lo aveva sentito una sera, sicuro che lui non potesse ascoltare perché tutti lo credevano addormentato già da ore, lo aveva sentito descriverlo con frasi quali “troppo noioso” o “troppo convinto di essere un santo perfetto in tutto e per tutto”.. Dio, se quelle parole lo avevano ferito! Nemmeno mille pugnalate avrebbero potuto farlo soffrire in quel modo e ciò che lo aveva colpito maggiormente era che provenivano da una persona che per molto tempo era stato quasi un fratello.
Coloro che si professavano una famiglia lo ignoravano completamente, troppo impegnati a districarsi nella loro rete di problemi e preoccupazioni. E lui... lui si sentiva un totale estraneo, un semplice collega con cui avevano a che fare solo perché non potevano fare a meno della sua voce.
Così, non si sforzava nemmeno più di intavolare una chiacchierata, cercava semplicemente di seguire la corrente e rendersi il meno visibile possibile, sperando un giorno di poter sparire definitivamente e non sentire più nulla.
Qualcuno avrebbe sentito la sua mancanza?
Qualcuno si sarebbe fermato e chiesto agli altri come mai erano rimasti solo in quattro?
 
Vedi?
Nessuno sente la tua mancanza.
A nessuno importa veramente di te.
Loro sono fuori, a divertirsi ma nessuno si sta chiedendo dove tu sia.
Sì... tu, colui che è sempre stato al loro fianco ogni volta che cadevano e che li ha sempre aiutati a rialzarsi.
Ogni volta che tu hai bisogno... loro scompaiono. 

 
Il ragazzo scosse la testa, sperando che quel gesto potesse di colpo cancellare ogni pensiero dalla sua mente, soprattutto pensieri di quel tipo. Si alzò ed attraversò la stanza, entrando nel bagno adiacente.
Stava diventando un’ossessione ma, per quanto tentasse di stare lontano da qualsiasi superficie riflettente, non poteva farne a meno. Non poteva lottare contro quella forza magnetica e contro quella voce che lo spingevano a vedere, a constatare con i propri occhi, quanto distorta fosse la sua immagine.
Doveva farlo... no, non era un dovere. Era un bisogno, masochista.
Perché... perché lo specchio non mente, nemmeno quando tu implori che possa, in qualche modo, dar sollievo alle tue angosce o alle tue paure.
Lentamente, si mise davanti allo specchio, chiedendosi per la milionesima volta chi fosse quel ragazzo riflesso nel vetro. Non riusciva più a riconoscersi, era come se fosse di fronte ad un estraneo, qualcuno che fisicamente lo assomigliava come una goccia d’acqua ma...
Ma non era lui.
Non almeno per come si sentiva.
Sempre se fosse rimasto ancora una sorta di anima dentro di lui, sommersa dal vuoto freddo e glaciale che aveva preso possesso di tutti i suoi organi ed avevo congelato il sangue nelle sue vene.
Lui, che aveva sempre vissuto per il contatto fisico, ora era terrorizzato da ogni gesto, piccolo o grande che fosse.
Ecco perché indossava quella maschera. Ecco perché era fermo, immobile, indossando vestiti così lontani dal suo abbigliamento normale: una camicia nera, stretta ed aderente, e nessuna canottiera a nascondere da occhi indiscreti la sua cicatrice. Perché era un altro uomo, una persona differente... qualcuno che amava mostrare il suo corpo e ne era orgoglioso, anche di quel piccolo difetto.
Qualcuno a cui piaceva indossare pantaloni di pelle, aderenti come se nemmeno fosse un indumento; qualcuno che sapeva che effetto avevano quei semplici centimetri di stoffa appena entrava in un club o in un locale e, se prima era sempre stato intimorito dal dover mostrare il suo corpo, ora lo esibiva compiaciuto.
Perché era quello che gli era stato insegnato.
Sulla mensola posta sopra il lavandino vi era appoggiato il suo beauty – case: lo aprì e scostò tutto ciò che, in quel momento, gli era inutile; scovò un piccolo inserto, una tasca nascosta che aveva fatto fare apposta. Da quel piccolo nascondiglio, tirò fuori due lenti a contatto colorate. Due iridi di un nero profondo, più scuro della notte senza stelle e che si adattava perfettamente al colore della sua anima.
Lui era un angelo nero.
L’improvviso squillo di un cellulare si fece strada nella sua mente e richiamò, finalmente, la sua attenzione. Riconobbe immediatamente quella suoneria, apparteneva ad un numero di cui nessuno ne era a conoscenza, un numero che veniva usato solamente per notti come quelle. Rapidamente, ritornò nella camera da letto per recuperare il piccolo telefonino nero nascosto fra i vestiti nella sua valigia.
Lo recuperò e rispose, senza nessun preambolo su come la serata sembrava essere troppo fredda per essere solo ottobre o del fatto che, per la mattina successiva, era prevista pioggia. Non erano mai serviti convenevoli con l’unica persona che avesse quel numero.
“Sei stato prenotato per stanotte.”
Un semplice ordine, uno scambio di informazioni paragonabile al consueto “ciao, come stai?” di qualsiasi normale conversazione telefonica.
“Per quanto tempo?” Domandò lui. Solitamente, la sua attività non richiedeva mai più di un’ora, un’ora e mezza.
“Tutta notte. - Rispose il suo interlocutore. - Lo so, è strano ma hanno già pagato la cifra e non vogliono che ci siano domande. La scelta è tua, tesoro.”
Il ragazzo si lasciò sfuggire un grugnito al quel tesoro: Lui non era un tesoro, né uno zuccherino o qualsiasi altro nomignolo le persone volevano etichettarlo. Specialmente, lui non era un tesoro quando si trovava in quelle vesti, quando indossava la maschera di una persona sicura di sé. Era l’altro se stesso a ricevere quel tipo di complimenti. E che cosa aveva ricevuto in cambio? Niente se non ferite e dolore.
“I soldi non mi sono mai importati. - Rispose quindi semplicemente mentre vi rifletteva sopra. Era la verità, non aveva bisogno di quei soldi, era già abbastanza ricco che non necessitava di nuove entrate per vivere. In quel momento, non ricordava nemmeno per quale motivo lo stava ancora facendo o di come qualcosa che doveva essere solamente sporadico si era trasformato in un’abitudine. Tutto era iniziato come un semplice tentativo di sfuggire al dolore ma ora? Ora perché continuava a farlo? Forse perché cercava solamente di ritrovare qualcosa che aveva perduto, la capacità di provare una qualsiasi emozione o di sentirsi vivo e non solo un corpo che camminava senza un’anima. Anche se tutto ciò sarebbe durato solamente un’ora o più di piacere. - Va bene. Fallo aspettare come al solito. Sa... lui sa il mio nome?” Il panico stava risalendo nelle sue vene, facendosi strada nel suo tono di voce mentre la parte razionale del suo cervello lo metteva in allerta: sarebbe bastata una parola, un sospetto e la sua copertura si sarebbe sciolta al sole rovinando l’immagine del gruppo.
Quel gioco... valeva la pena di rischiare tutto?


“Ecco ciò per cui tu sei degno. A nessuno importa dei tuoi sentimenti, loro vogliono solamente una cosa. Desiderano il tuo corpo e l’estasi che solo tu puoi procurare. Ecco tutto ciò che vali.” Un bacio sulla guancia, una rapida carezza sopra il mento mentre le parole continuavano a rincorrersi nella sua mente. Controvoglia, sentì il suo corpo incominciare a reagire a quei dolci tocchi. Basta, non voleva più essere solo, voleva solo essere amato, anche se per qualche ora o meno.


 

Il ricordo lo colpì con veemenza, togliendogli completamente il fiato. Come era riuscito a riemergere da quel posto oscuro in cui l’aveva gettato? Si era convinto che non sarebbe mai più tornato in superficie e, invece, bastava una semplice immagine per riacutizzare il dolore perché lo colpiva lì dove la ferita era ancora aperta.
Stringendo forte il telefonino fra le mani, così forte che le nocche persero qualsiasi tonalità di rosa, Brian si lasciò sfuggire un debole e tremante respiro. No, non c’era tempo per lasciarsi colpire dai ricordi, ci avrebbe pensato la luce del sole a ricordargli da che cosa scappava.
Ora... ora era solo il momento di dimenticare, sotterrare tutto sotto le ondate di piacere che un corpo poteva provocare.
“No. Hanno chiesto solamente di Angel. E, per quanto io ne sappia, nessuno è a conoscenza della tua vera identità.”
“Grazie al cielo.” Il ragazzo sospirò sollevato. Quella rassicurazione bastò a scacciar via qualsiasi dubbio o obiezione da parte della sua coscienza. Poteva continuare, magari non ancora per molto visto che c’era sempre la possibilità che qualcuno trovasse strano che, in qualsiasi città in cui i Backstreet Boys si spostassero, anche Angel appariva silenziosamente, senza farsi notare.
Dopo un semplice scambio di saluti, chiuse il cellulare e lo ripose nella sua giacca.
Con un semplice soffio di colonia, uscì velocemente dalla stanza d’albergo, richiudendovi dentro la sua anima; quella sera non sarebbe servita e sarebbe stata al sicuro.
Niente sentimenti, niente emozioni o legami.
Solo quell’estremo piacere che lo avrebbe portato in quel luogo, ora così lontano, dove poteva sentirsi vivo ancora. Il suo piccolo angolo di paradiso dove amare ed essere amato.
Il dispiace, la solitudine ed il dolore sarebbero rimasti solamente un vecchio ricordo, un nemico oramai indebolito che avrebbe aspettato pazientemente il suo ritorno. Perché sapeva che li avrebbe ritrovati una volta riaperta quella porta, pronti a dar voce a tutti i suoi demoni.
Ma, fintanto che la luna splendeva in cielo, Angel poteva farlo volare via lontano dal dolore.

 

 

 

 

 

 

 

 

____________________________________________________________________________________________

N.d.A. 24/09/2011
Apportati alcuni cambiamenti (non solamente di carattere grafico). Molto probabilmente questa storia tornerà ad essere una FrickNFrack. XD
Ehm Ehm Ehm.
Credo di dovere qualche spiegazione. Punto primo, non so davvero da dove sia uscita questa idea. E' nata piano, all'improvviso, ed il giorno dopo avevo tre pagine di note, appunti su come scriverla. Soprattutto, non so dove mi sia uscito questo Brian. E' shockante anche per me!
Primo appunto. Anche questa é una traduzione da me stessa, ciò significa che, dal passaggio dall'inglese all'italiano, ha subito alcune modificazioni di stile ed anche di struttura. Chi voglia avere l'originale in lingua mi può tranquillamente contattare ^__^.
Secondo. Sarà un AROK, quindi una BrianXAj... già, sarà una piccola sfida per me, così abituata a scrivere di FrickNFrack che mi fa specie non avere Nick ogni tre secondi che mi chiede quando lui e Brian... ehm, no, non finiamo la frase! lol Ma Nick ci sarà, in veste di migliore amico, ma ci sarà.
Terzo. Ho aggiunto l'avviso OOC per precauzione. Non conoscendo realmente Brian, questo da molta libertà di plasmare il personaggio ma non credo che il vero Brian possa mai arrivare a quello che gli faccio fare in questa storia. (credo lo abbiate dedotto, spero!) 
Quarto. Non sapendo come andrà, ho messo il rating arancione ma é probabile che subisca l'upgrade a rosso. E' una possibilità ma... lettore avvisato, autrice mezza salvata! lol
 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys / Vai alla pagina dell'autore: mamogirl