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Autore: Third Moon    16/05/2011    6 recensioni
Santana lo aveva praticamente trascinato da Breadstix e lo aveva costretto a farsi raccontare nei dettagli l'incontro in stile guerra fredda avvenuto negli uffici del preside.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Uno sguardo vale più di mille parole
Autrice: Third Moon
Rilettrice: Slayer87
Avvertimenti: Questa piccola one-shot è collocata nell'episodio 2x20 Prom Queen, per cui è da considerarsi spoiler per chiunque non abbia ancora avuto modo di vederla.


- Brutto deficiente, pezzo d'idiota, cretino! Menomatissimo mollusco, ominide senza spina dorsale e senza cervello! Asino... -

Santana lo aveva praticamente trascinato da Breadstix perché, a suo dire, farsi vedere come coppia avrebbe giovato alla loro immagine di aspiranti al trono. Il fatto di scroccargli una cena gratis non c'entrava assolutamente
, no.

Ma quello che Karofsky non aveva ancora chiaro era come quella che doveva essere una cenetta al lume di candela, si fosse trasformata in una tirata d'orecchi senza precedenti. Ad essere onesti non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato da quando la ragazza aveva iniziato ad insultarlo – con alcuni nomignoli anche alquanto ingegnosi, a suo dire – ma non doveva
essere poco.

Prima lo aveva costretto a farsi raccontare nei dettagli l'incontro in stile guerra fredda avvenuto negli uffici del preside – al ricordo David rabbrividì leggermente al pensiero dello sguardo assassino del Sig. Hummel – e poi aveva iniziato ad elencare nuovi e fantasiosi nomignoli che
, secondo lei, gli si adattavano.


Eppure aveva seguito, per filo e per segno, tutto il programma che avevano stabilito insieme: aveva mantenuto la cresta bassa, si era dimostrato accondiscendente e non era esploso in nessun attacco di rabbia. Soprattutto si era scusato con Hummel, così da fornirgli un incentivo in più per far ritorno al McKinley. Cosa avesse sbagliato proprio gli sfuggiva, ma interrompere Santana gli sarebbe valsa la pena di morte per decapitazione. Ce la vedeva ad urlare: “Tagliategli la testa!” incitando gli altri avventori del ristorante.

- Iu – uh? C'è nessuno là dentro? - disse Santana, sventolandogli una mano davanti agli occhi. - Oh mio Dio, chi me lo ha fatto fare?

Era decisamente arrivato il momento di porre un freno a quella follia: si stava annoiando ed in più aveva il collo indolenzito a forza di annuire.

- Ora che hai finito gli insulti, potresti dirmi cosa diavolo avrei sbagliato? Perché, a meno che io non abbia l'Alzheimer, mi sembra di aver fatto tutto quello che mi avevi detto.

- Fatto tutto quello che- ? Ma sei scemo sul serio allora! - gli rispose la tiranna, con uno sguardo particolarmente inquietante. - Secondo te
quelle erano delle scuse? Mi pento in particolar modo di quelle parole...

- Cosa non andava con- ?

- Zitto! Non dire nulla di estremamente stupido che potrebbe spingermi all'omicidio! - lo interruppe, accarezzando distrattamente il manico del coltello d'acciaio posato sul tavolo. - Di te non me ne frega niente, ma senza un re le mie chance sarebbero pressoché pari a zero.
Te lo dico io cosa non andava nelle tue scuse: non-erano-sincere, - gli sillabò. - Lo scopo era far tornare Kurt e...

- Ma Hummel è tornato!

Santana continuò come se non fosse stata appena interrotta: - Far tornare Kurt così da avere sia un asso nella manica alle nazionali, sia per migliorare la nostra reputazione da paladini della giustizia.
Ma... devo ricordarti qual è il vero motivo per cui abbiamo messo su questa sceneggiata? - domandò, ricercando il suo sguardo, che invece rimaneva insistentemente fisso sui resti della cena.

- Per il ballo, no? - rispose, cercando di mantenere ferma ed inespressiva la sua facciata da duro, ma guadagnandosi solamente l'ennesimo sguardo di biasimo dall'ex cheerleader.

- David, - lo chiamò
Santana con insolita pazienza.

- Non è quello il motivo, lo sai tu come lo so io. Lo stiamo facendo perché speriamo tutti e due di guadagnarci la loro fiducia e... qualcos'altro, magari.

Quel
qualcos'altro, anche se Santana non lo aveva definito, era proprio quello che David avrebbe voluto per sé insieme a quel ragazzo che aveva un incredibile forza di volontà e coraggio da vendere. Qualità che lui sembrava aver smarrito per strada da diverso tempo ormai.

Anche se sapeva, con profonda e malcelata tristezza, che i suoi desideri erano pressoché irrealizzabili, soprattutto se si metteva a confronto con quel ragazzo della Dalton – perché sì, ancora fingeva di non ricordarsi quel maledetto nome – che con i suoi modi gentili, la sua dolcezza ed il suo sostegno aveva conquistato il cuore di Kurt.



A corto di parole e con un groppo in gola che, ne era certo, se avesse parlato avrebbe provocato reazioni troppo poco virili per i suoi gusti, si limitò ad annuire.

Santana gli sorrise per un istante, prendendogli la mano come quel giorno in sala mensa. - Forse ti sei scordato che zia Tana vuole aiutare il suo nipotino, - gli disse con quella aria da fatina dei boschi.
Che nasconde dei bei canini appuntiti però, aggiunse mentalmente.

- Cioè? - le chiese, accigliandosi. Cos'altro aveva in mente quella pazza?

- Cioè... dovrai scusarti con Kurt. Seriamente questa volta. Non ho intenzione di sorbirmi, anche solo indirettamente, i tuoi piagnistei solo perché non hai avuto le palle di fare qualcosa che desideravi. E dire che ti avevo offerto l'occasione su un piatto d'argento!

L'ansia e la vergogna cominciarono a pervadere Karofsky quando si rese conto che cosa significavano le parole di Santana. Quando lo aveva visto piagnucolare? Dopo l'incontro nell'ufficio del preside era corso negli spogliatoi, a quella ora deserti, e aveva iniziato a tirare pugni sugli armadietti. Per scaricare il nervoso di aver rivisto la fatina, si era detto.
Ma non ricordava che ci fosse qualcuno.

- Oh, non fare quella faccia Davydavy, - lo prese in giro. - Ho sentito dei rumori mentre passavo per il corridoio e ti ho visto mentre mettevi in scena un remake di bassa lega di King Kong.

- Ero incazzato Santana, - non provò neanche a negare. - Tutto quell'essere gentili, educati e... - tentò di costruire in fretta una scusa, senza riuscirci. Inventarsi qualcosa con una persona che non conosceva la verità non sarebbe stato difficile, ma farlo con lei non era davvero possibile. Sì passò sconsolato una mano tra i capelli corti, tacendo.

- Ecco, stai zitto, è meglio. - concluse la Lopez al posto suo. Era terribilmente frustrato per aver perso l'occasione di riabilitarsi agli occhi di Kurt, per dimostrargli che nonostante il loro passato aveva intenzione di cambiare. O meglio... di tornare ad essere se stesso, proprio come aveva detto suo padre.

- Quindi... promesso?
Santana lo guardò decisa, attendendo una risposta. David aveva la sensazione che un 'no' non sarebbe stato accettato a prescindere, ma sapeva con altrettanta certezza che non avrebbe perso un'altra occasione.

 

- Promesso, - rispose quindi, schiarendosi la voce e lasciandole la mano.
 


 

***
 


- Certo che la tirata con il naso da bambino con il moccio potevi risparmiartela!

Santana era rimasta nascosta dietro un angolo per godersi la scena ed assicurarsi che quel idiota non mandasse ancora una volta tutto all'aria. Si era mangiata le mani quando aveva realizzato che avrebbe potuto dirgli di tenere acceso il walkie- talkie.

- Io non ho fatto nulla del genere! Falla finita, J- Lo!

- Ah ah.

- Falla finita!

 

Santana non ritenne essenziale riferirgli il modo in cui Kurt lo aveva guardato mentre se ne stava andando.

Ogni cosa a suo tempo.


***

   
 
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