Un’inaspettata
convivenza
Capitolo 1.
Caspita,
sono in super ritardo!! Il signor Paul sarà arrabbiatissimo! Pensò Sana mentre correva a tutta velocità tra le vie di Tokyo. Diede
uno sguardo all’orologio: le 11.30. Aveva un appuntamento con il proprietario
di un appartamento in centro alle 11:00! Allora corse ancora più forte, mentre
i lunghi capelli castani ondeggiavano alle sue spalle, intrappolati in una
coda.
Sana era appena tornata
a Tokyo da una viaggio in Europa durato due anni, che aveva avuto come scopo
quello di migliorare (se ancora era possibile, visto il suo grande talento!) la
sua recitazione. Ormai era una ventitreenne, e tornata nella sua città aveva
deciso di andare a vivere da sola. Per questo aveva contattato il signor Paul
il giorno prima, che le aveva dato appuntamento a quella mattina per mostrarle
l’appartamento e discutere delle pratiche. Ma lei, come al solito, si era
svegliata tardi, e così ora sfrecciava verso la sua meta senza fiato.
Svoltò un angolo e vide
di fronte al cancello di una bella abitazione a due piani il signor Paul, un
uomo serio e vestito di tutto punto, con un’espressione chiaramente scocciata
in viso. Si fermò davanti a lui frenando con un piede e, piegandosi in due per
riprendere fiato, ansimò: “Scusi il ritardo! Mi dispiace tantissimo! Comunque
ora sono pronta! Può mostrarmi l’appartamento!” e rivolse un grande sorriso al
signor Paul dopo avergli fatto un piccolo inchino.
“Sono spiacente,
signorina Kurata” esordì lui “ma visto che lei non arrivava ho concesso ad un
altro interessato di presentarsi. Dovrebbe arrivare nel giro di qualche minuto.”
Sana sgranò gli occhi: “Cosa?!
Ma sono in ritardo di soli 30 minuti!!!” protestò.
“37” la corresse l’uomo
senza scomporsi.
“Insomma, cerchi di
capirmi! Io ho bisogno di questo appartamento! La prego, non può disdire l’appuntamento
con l’altra persona? Per favore, signor Paul …” ma il signor Paul la interruppe
indicando con un cenno oltre la spalla della ragazza: “Oh, ecco che arriva l’altro
acquirente! Perché non si accorda con lui?”
Sana si voltò di scatto
e … rimase paralizzata. Sembrava che ogni muscolo del suo corpo si fosse
pietrificato, tranne il cuore, che per qualche motivo aveva cominciato a
battere sempre più forte, tanto che le sembrò di sentirlo risuonare nell’aria.
I suoi occhi, increduli, erano fissi sulla figura che le stava venendo
lentamente incontro. Era un ragazzo della sua età: indossava una camicia nera a
maniche corte, con i primi tre bottoni aperti, e un paio di jeans chiari.
Teneva la mano destra nella tasca dei jeans, mentre l’altra gli pendeva al
fianco, muovendosi perfettamente coordinata ad ogni suo passo. Ciuffi biondi
ribelli gli ricadevano sugli occhi, occhi scuri e profondi, che le restituirono
uno sguardo assai familiare.
“Le presento il signor
Hayama” disse il proprietario dell’appartamento facendo un passo verso il
ragazzo, che si era fermato a poco più di un metro da loro. Anche lui non
riusciva a credere a ciò che vedeva, nonostante la sua espressione fosse
rimasta impassibile come sempre. Osservò Sana con attenzione: era ancora più
bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, due anni prima …
Senza lasciar
trasparire alcuna emozione, il ragazzo alzò la mano che teneva nella tasca dei
jeans e la salutò con un semplice “Ciao”. Al suono della sua voce Sana parve
risvegliarsi da un sogno e, senza pensarci, si gettò contro il ragazzo,
abbracciandolo.
“Akito …” riuscì solo a
sussurrare, mentre le braccia forti di lui le si stringevano attorno dopo aver
esitato un istante. Rimasero così per un po’, finché il signor Paul non li
interruppe: “Ah, vi conoscete già? Allora la cosa sarà più semplice.”
I due si allontanarono
un po’ imbarazzati.
“Signor Hayama, la
signorina Kurata si sarebbe dovuta presentare più di mezz’ora fa perché le
mostrassi l’abitazione: anche lei è interessata all’acquisto. Ora, a chi dei
due devo presentare i moduli per la cessione?”
Sana sembrava aver
perso la lingua. L’emozione per aver ritrovato Akito l’aveva lasciata senza
parole. Inoltre era ancora vivo dentro di lei il ricordo del loro ultimo
incontro, quando lui l’aveva salutata con freddezza non appena lei gli aveva
confessato che sarebbe partita, lasciandola in lacrime, e non sapeva cosa
pensasse l’amico di lei, se fosse arrabbiato, se l’avesse dimenticata, se … se
avesse una ragazza …
Di nuovo fu la voce di
Akito a riscuoterla: “La prendiamo insieme” disse, e si voltò verso Sana per
cercare il suo consenso.
La ragazza non riusciva
a credere alle sue orecchie: Akito voleva davvero comprare una casa insieme a
lei? Avrebbero vissuto insieme?! Certo, era sempre stato il suo sogno, ma
davvero era stato lui a proporlo?
Da parte sua, Akito
incrociò le dita dietro la schiena sperando di non aver osato troppo. Lei non
sapeva che per due anni interi non aveva fatto che pensarla, chiedersi dove
fosse, come stesse, cosa facesse … se avesse trovato un ragazzo … non sapeva
che per due anni non aveva mai smesso di amarla …
Alla fine Sana si
decise a rispondere, seppur un po’ esitante: “S-sì, la prendiamo insieme.”
Il proprietario della
casa rimase stupito per qualche istante, poi si riprese e li invitò dentro l’abitazione.
Fece fare loro un breve giro dell’appartamento, poi si accomodarono nel
soggiorno e si occuparono delle questioni legali. Quando l’ex proprietario se
ne fu andato, dopo aver consegnato loro due copie delle chiavi, i due ragazzi
si trovarono finalmente soli. A quel punto Sana non riuscì più a trattenere le
lacrime di gioia che avevano minacciato di uscire dai suoi occhi quando aveva
visto il ragazzo. Ad Akito, nel vederla piangere lì, in piedi davanti ai suoi
occhi, scossa dai singhiozzi, si strinse il cuore. Le si avvicinò lentamente.
“Che hai, ora?” le
chiese.
Appena vide che si
avvicinava, Sana lo abbracciò di nuovo, aggrappandosi alla sua camicia e
affondando il viso nel suo petto, mentre le lacrime non accennavano ad
arrestarsi.
“È che … sono felice di
averti rivisto!” singhiozzò “Mi mancavi! Non ci siamo sentiti per un sacco di
tempo. Pensavo … temevo che mi avessi dimenticata!”
Akito la strinse a sé
una seconda volta, imitando quel gesto che mille volte lei aveva usato per
dargli conforto in passato.
“Non l’ho mai fatto.”
la rassicurò.
Quell’unica frase
sollevò Sana, che a poco a poco si calmò e, asciugandosi le lacrime, si scostò e abbozzò un sorriso. Per la prima
volta osservò attentamente il ragazzo: in quei due anni doveva essersi allenato
parecchio con il karate, perché i suoi muscoli erano più scolpiti. La pelle
abbronzata lo rendeva ancora più bello, e il suo sguardo misterioso la
catturava da dietro un ciuffo di capelli color miele. Non riusciva a togliergli
gli occhi di dosso, era come ipnotizzata. Fu lui, per l’ennesima volta, a
parlare:
“Allora, cos’hai fatto
in questi due anni.” le chiese, e si accomodò sul divano, appoggiando le
braccia sullo schienale e piegando una gamba verso di sé, con il piede sul
sedile. Sana gli rispose, ancora incantata dalla sua bellezza: “Niente di
particolare. Ho studiato recitazione in una scuola per professionisti, e ho partecipato
a qualche serie televisiva per aumentare la mia fama anche negli altri Stati.”
anche lei si sedette sul divano, molto più compostamente di Akito.
“Questo lo so … voglio
dire, ti sei divertita? Hai trovato … nuovi amici?”
In realtà ciò che
voleva chiederle era se aveva trovato un ragazzo, ma non riuscì a pronunciare
quelle parole.
“Oh, sì. Ho conosciuto
molte altre attrici piuttosto in gamba e molto simpatiche, e anche un ragazzo,
Michael …”
Akito si mosse sul
divano, nervoso.
“ … la sua fidanzata era
la mia migliore amica!” proseguì Sana, e il cuore del ragazzo rallentò la sua
corsa. Intanto Sana si era lanciata in un dettagliatissimo resoconto delle sue
avventure e nulla avrebbe potuto interromperla, tranne, qualche ora dopo, il
brontolio dello stomaco di Akito.
“Credo che le tue
chiacchiere mi abbiano messo fame …” disse il ragazzo.
“Sì, certo, le mie chiacchiere … scommetto che non mi
ascoltavi nemmeno! piuttosto guarda che ore sono!” esclamò Sana guardando l’orologio.
“Be’, direi che è ora di pranzare. A proposito, cosa
si mangia?”
“Caspita, è vero! Non abbiamo fatto la spesa!”
“Eh certo, non hai fatto altro che parlare!”
“Se ti annoiavo tanto potevi interrompermi prima! Sai
che sei proprio noioso! Non so come farò a vivere insieme a te!” e mentre lo
diceva, Sana pensò: Eh già. Da ora vivo insieme a lui. Insieme al ragazzo
che mi piace dai tempi delle elementari! Ma come sono finita in questa
situazione?! E perché lui ha voluto comprare l’appartamento con me?
Intanto Akito aveva pensieri simili: Vivere insieme
a me … mi sembra incredibile! E pensare che l’idea l’ho avuta io! Sono io che
mi sono messo in questa situazione. Vivrò con la ragazza che mi piace dai tempi
delle elementari … Ancora non riesco a credere che lei abbia accettato di
comprare l’appartamento con me.
Intanto si era creato un silenzio imbarazzante, che
Sana si affrettò a spezzare: “Be’, allora io vado a fare la spesa. Tu resta
qui, non è un compito adatto a te … piuttosto, te la cavi ai fornelli, vero?”
Akito alzò un sopracciglio: “Perché?”
“Come perché?! Be’ … lo sai che io non sono brava a
cucinare. Perciò speravo che tu …”
“E va bene, ho capito! Cucinerò io! Ma che donna sei?! E volevi andare a vivere
da sola …? Se non ci fossi io …”
Di nuovo cadde il silenzio nella stanza. Allora Sana
prese le chiavi e uscì salutando Akito, che ebbe appena il tempo di urlarle “Ricordati
il sushi!” prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.