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Autore: Ziggie    24/05/2011    7 recensioni
Ragazzi! Non fatevi ingannare dal titolo e se non avete ancora visto il quarto film, sarebbe meglio che non leggeste.
Questa è una one shot scritta in seguito alla seconda visione di "Oltre i confini del mare", riguarda i fatti e i pensieri di capitan Barbossa, dal fatidico attacco di Barbanera a come è arrivato a corte.
Spero vi piaccia, vi auguro buona lettura.
Capitan Ile :)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- E tu ti potrai presentare come Commodoro Barbossa, comprendi? –

Non avrei mai pensato che un giorno, le parole dette da Sparrow, in quella grotta infernale, mi avrebbero suggerito come agire.

Ero da giorni in mare, alla deriva su una botte, con lo stinco destro perduto e il grumolo di sangue che mi attorniava la gamba, ormai secco, grazie all’acqua e alla salsedine. Ero stremato, le forze mi stavano via, via abbandonando e lo stridio dei gabbiani si faceva sempre più vicino: morte!
Ci ero già passato da questo fatidico passo, tornato anche indietro, ma stavolta il viaggio sarebbe stato di sola andata. Socchiusi gli occhi e il sonno, in pochi minuti, prevalse; mi ritrovai nel sogno a rivivere lo scontro su Isla de Muerta, il patteggiamento con Jack non era stato vano, quella di diventare commodoro poteva essere un’idea di rivalsa, perché non potevo morire, oh no! C’era troppo in palio e la vendetta è un piatto che va servito freddo e lento.

-  Uomo in mare! – sentii quelle voci, ma ero troppo stremato per poter rispondere, tanto che le scambiai per un miraggio, mentre il buio mi sovrastava.
– E’ ferito -.
 –E’ un pirata! -. 
– Lasciatelo a morire, sarà il mare ad avere pietà della sua anima -.
 – No, issatelo a bordo, non possiamo negare un’esecuzione al popolo, oggigiorno sono così scarse -.

Buio, silenzio, mi risvegliai in una cella fredda, con una gamba di legno, costruita alla meno peggio. Meglio che niente, ma ero abbandonato al mio destino. D’un tratto la porta si aprì ed entrò un ufficiale di marina, un inglese, di bene in meglio!
- Re Giorgio vuole vedervi, pirata! – mi annunciò.
Essere ricevuto dal re, quale onore! Sembrava che i miei pensieri di qualche ora, giorno, mese prima si stessero pian piano presentando come su un piatto d’argento.
– E di grazia come pensate potrei fare gli onori del vostro re in queste condizioni?! Non mi reggo in piedi, nonostante questa! – Il marinaio sbuffò al mio tono e mi porse una gruccia, sorrisi bonario – come siamo gentili! – lo canzonai.

Il viaggio fu breve, dovevo però aver dormito molto, stavamo a Londra ora e non più nei Caraibi, diamine, ne avevo fatta di strada! Venni accolto a corte, quel panzone del re sembrava tanto incuriosito dai pirati, ma li temeva e aveva aperto la guerra a quelli come me, un cappio attorno al nostro collo era meglio che vederci marcire in cella. Fu quando emise la mia sentenza che le parole di Jack si presentarono limpide nella mia mente, se mai lo rivedrò, cosa che credo accadrà, lo dovrò ringraziare, forse.

Giocai tutte le mie carte da abile doppiogiochista, truffatore e si, anche buon attore; ottenni il perdono, una nave e mi venne riconfermato il ruolo da capitano, corsaro a servizio dell’Inghilterra, a quanto pare erano a corto di buoni navigatori. Non fu difficile entrare ben presto nelle grazie del re e suscitare l’invidia di Groves, che aveva il ruolo di tenente anche quando Norrington era commodoro; modificai io stesso la mia nuova gamba, la agganciai al moncherino della gamba sana con delle cinghie e nello stinco vi aggiunsi una riserva di rum personale, un pirata che si rispetti dopotutto non può farne a meno! La vita di corte però non era adatta a me, ma cercai di adattarmi come meglio potei, fino a quando il mio fato finalmente si mosse e spiegò le vele.

Il resto lo sapete, sono l’uomo senza una gamba, che ha ottenuto la sua vendetta ed ha ucciso Barbanera, non per la seconda volta, ma per sempre. In principio timoniere, poi primo ufficiale, ammutinato, capitano, non morto, morto e resuscitato; pirata nobile del mar Caspio, uomo del re per riprendere in mano la mia vita una volta per tutte. In sintesi: capitan Hector Barbossa, servo di un’unica legge, quella del mare.
 

  
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