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Autore: Ziggie    25/05/2011    2 recensioni
Erano le cinque di pomeriggio e Sherlock Holmes, assorto nei suoi pensieri, degustava il suo tè e osservava l’atmosfera grigia e plumbea della città che tanto amava: Londra.
Erano giorni che non gli capitavano tra le mani casi in grado di impegnarlo completamente, ultimamente quelli proposti erano truffe, frodi assicurative e lui aveva la stessa espressione di un bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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           “Campitura piatta di un delitto”
 


  Capitolo 1: Un accurato studio dei dettagli

 

“Il peso della pubblica opinione, in città, può ottenere ciò che la legge non riesce a raggiungere.
Non c’è viuzza, neanche la più sordida, dove le grida di un bambino torturato o le invocazioni di un ubriaco percosso non suscitino la pietà e lo sdegno dei vicini e inoltre l’ingranaggio della forza pubblica è talmente vicino che basta una parola di protesta per metterlo in moto e tra il crimine e il banco degli accusati il passo è breve”
                          
- Sherlock Holmes “L’avventura dei faggi rossi”, tratto da “le avventure di Sherlock Holmes”-

 
Il calpestio degli zoccoli che si muovevano sull’acciottolato urbano era incessante, la città correva e il fumo grigio delle ciminiere delle fabbriche per quel giorno, aveva cessato di uscire e di essere un tutt’uno con l’aria. Erano le cinque di pomeriggio e Sherlock Holmes, assorto nei suoi pensieri, degustava il suo tè e osservava l’atmosfera grigia e plumbea della città che tanto amava: Londra.
Erano giorni che non gli capitavano tra le mani casi in grado di impegnarlo completamente, ultimamente quelli proposti erano truffe, frodi assicurative e lui aveva la stessa espressione di un bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito. Posò la tazza di tè ormai vuota, si sedette in poltrona e prese la copia del Times, che non aveva ancora aperto da quella mattina. Scorse veloce con gli occhi ogni singola pagina, finché la sua attenzione non fu attirata da un ampio articolo: “Tate Britain: ad un anno dall’apertura del museo d’arte, il dipinto del noto pittore preraffaellita Millais, l’Ofelia, è come se si fosse volatilizzato nel nulla, il custode dell’ala ovest, dove era conservato il dipinto sostiene che al mattino l’opera era esposta come sempre, solo nel primo pomeriggio quando aveva riattaccato il turno,se ne erano perse le tracce. La polizia brancola nel buio, furti del genere non si erano mai verificati in pieno giorno. Archivieranno il caso lasciando tutto nelle mani dell’assicurazione, che si impegnerà a risarcire il noto proprietario, Sir McKeaton, che aveva prestato il quadro per un’esposizione temporanea, oppure si affideranno al loro asso nella manica,  il noto detective Sherlock Holmes, ansioso di far parlare ancora di sé?”
Holmes scosse il capo, poggiando il giornale sul tavolino, mettendo mano alla sua fedele pipa.
-oh, qual nobile mente è qui sconvolta! Occhio di cortigiano, lingua di dotto, spada di soldato; la speranza e la rosa del giardino del nostro regno, specchio della moda, modello d’eleganza, ammirazione del genere umano […]- citò così parte del monologo di Ofelia, nell’Amleto di Shakespeare
- Esaltazione della natura, un attento studio realistico della vegetazione e delle molteplici varietà floreali, significati simbolici e ottime variazioni cromatiche, come tutti gli altri preraffaelliti, Millais guarda oltre i canoni vittoriani e alle convenzioni accademiche … Scommetto che ci manca un pezzo - commentò il detective.
Volendo vederci chiaro, uscì di corsa e salì su una carrozza, mentre agli angoli delle strade mendicanti e prostitute facevano il loro ingresso, il sipario era ormai calato sulla giornata e la notte stava scendendo. Quando giunse sul luogo del misfatto, la polizia era ancora sul posto decisa ad archiviare al più presto il caso, ma, una volta scorto il detective, l’espressione tranquilla dell’ispettore Lestrade, si tramutò in stupore e, perché no, quasi timore.
- Non mi sembra di averla fatta chiamare Holmes – lo accolse l’ispettore con tono deciso.
- Nulla da ridire al riguardo ispettore, il Times è molto più veloce nelle notizie rispetto a Scotland Yard, e poi la mia non è che una visita informale – rispose a tono Holmes, gli piaceva stuzzicare e
prendere in giro il povero ispettore, soprattutto perché come era solito sostenere, Lestrade non aveva ancora imparato che nelle indagini sono i piccoli dettagli a fare le grandi differenze.
L’ispettore tornò tranquillo, limitandosi ad annuire – si capisce, è solo un furto dopotutto -
-Certo, solo un furto - commentò Holmes.
-Si goda la visita allora- gli augurò l’ispettore prima d’uscire e solo allora il detective si avvicinò alla parete dove era stato collocato il quadro, studiando attentamente la scena. Osservò e ipotizzò, il gioco che aveva perduto si era ripresentato con nuovi tasselli da collocare, come se il tutto fosse un enorme puzzle da riassemblare, dove i vecchi casi facevano spazio ai nuovi e così via, come di routine.
-E io, la più infelice e derelitta delle donne, ch’ ho assaporato il miele degli armoniosi voti del suo cuore, debbo mirare adesso, desolata, questo sublime, nobile intelletto risuonare d’un suono fesso, stridulo, come una bella campana stonata- citò ancora l’Amleto e il monologo di Ofelia e sorrise notando che il ladro aveva rubato solo la tela, lasciando la cornice appesa al muro. – O il nostro amico conosce il grande mastro Shakespeare e la condizione di Ofelia, ma ne dubito, o fatto più probabile, gli ordini superiori riguardavano solo la tela e non la cornice, che avrebbe dato più valore al tutto, non bisognerebbe mai ingaggiare dei dilettanti per questo genere di lavori- constatò divertito mentre raccoglieva da terra un nuovo indizio: un bottone. Lo scrutò.
Passi in lontananza riecheggiarono nella stanza e lo indussero a ritirare le prove in tasca. – 76x 111,5 cm una dimensione notevole - commentò ad alta voce quando la figura del custode, un uomo di media statura e grassottello, dai capelli crespi di un rossiccio acceso così come la barba incolta, un irlandese a dirla tutta, lo affiancò.
- Un vero peccato che sia andato rubato, non trova? Un dipinto altamente simbolico che accostava la sensualità della donna alla bellezza della natura, uno studio attento dei particolari e significati nascosti, come l’allusione dei papaveri alla morte e quella delle violette alla fedeltà -.
- Erano i fiori che teneva in mano giusto? - chiese il detective fingendosi sorpreso dalla spiegazione del custode, osservandolo per studiarlo meglio e coglierne i dettagli come solo lui sapeva fare.
- Esattamente mister Holmes, ha un’ottima memoria visiva- si complimentò – ma ora le devo chiedere gentilmente di uscire, il complesso sta per chiudere -.
- Oh ma certamente mister Dawson, mi scusi se mi sono trattenuto così a lungo e se ho cercato di farle perdere tempo - esclamò con falso rammarico, si avviò quindi all’uscita con ben due certezze: la prima che il custode era il proprietario del bottone che ora teneva nella tasca destra del cappotto e la seconda che il quadro rubato non era nient’altro che un falso. Violette e papaveri nella composizione originale non solo sono tenuti in mano, ma galleggiano e fluttuano vicino al grembo e sul resto del vestito della donna.
Tranquillità, certezza e tenacia, tre semplici aggettivi che mostravano che il detective era sulla buona strada e così, con una ragione in più per tornare nella sua abitazione di Baker Street, alzò il bavero del cappotto e si avviò tra i vicoli cupi, ricchi di misteri, intrighi e agguati della Londra Vittoriana.
 
  
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