The Royal Wedding
e del suo Principe Azzurro.
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«Secondo
voi, come sarà? » chiese il Principe. I suoi occhi vagarono lungo le mura tinte
di un verde chiaro, per poi fermarsi sulla figura del giovane che avanzava
verso di lui con dei candidi panni avvolti e ripiegati sulle braccia.
Aveva
le mani un po' sudate, e si sentiva anche vagamente oppresso, dentro quella
camera. Certo, la stanza era stata arieggiata a dovere e le lenzuola, così come
le tende di raso, profumavano ancora di lavanda, ma c'era una strana atmosfera,
in quell'uggioso dì di Maggio, in cui il sole aveva illuminato le stanze del
palazzo per tutto il giorno, e quando infine era giunta la sera, col suo manto
nero pronto a rivestire le ansie del mattino per trasformarle in pensieri –in
consigli-, quell'aria si era sparsa ovunque. O forse era solo il Principe a
percepirla.
«Sarà
brillante e di aspetto regale, sicuramente adeguata alla vostra persona,
signore» rispose quello atono, prima di posare i panni sul cassettone in legno
scuro posto davanti al grande letto circondato da fini e costosissime stoffe
semitrasparenti e colorate della lucentezza dell'oro.
Il
Principe si abbandonò in una risatina « Allyson è andata via, Robert» affermò
gettandosi sul soffice giaciglio e sdraiandosi lasciando penzolare i piedi
fuori dal materasso «Potete essere sincero»
Robert
adagiò i panni all'interno del cassettone e lo richiuse con poca grazia «Be',
sappiamo tutti come sono le francesi» sospirò.
«Precisamente,
è belga»
«Fa
lo stesso»
Il
Principe rialzò la schiena quando l'altro gli si sedette accanto e riprese a
parlare con fare saccente «Arriverà qui con i suoi diecimila servi, con il viso
nascosto dietro un enorme ventaglio e un vestito che passerà a fatica
attraverso la porta principale del palazzo»
«Voi
dite? » il tono del giovane Principe era vagamente preoccupato, e Robert se ne
accorse appena in tempo.
«Ma
sarà gentile» continuò «E intelligente, bella e piena di … »
«E
se non dovesse piacermi? »
I
due si guardarono, e per la prima volta in vita sua, Robert pensò che quel
meraviglioso Principe non era poi così fortunato come sembrava. A dire il vero,
quello non aveva mai fatto nulla per fargli pesare la propria superiorità
economica e le infinite possibilità che la propria vita gli offriva ogni
giorno, ma Robert le notava ugualmente. Le notava quando il piccolo Jude
–quando ancora le barriere della buona educazione non si erano frapposte tra
loro e il nome del Principe era pronunciato con consuetudine- gli leggeva le
storie dei Cavalieri della Tavola Rotonda sfogliando il grande libro delle
Fiabe, e lui ascoltava diligente e non poteva far altro che fidarsi delle sue
parole, poiché nessuno gli aveva mai insegnato a leggere. Le notava quando suo
padre lo minacciava di picchiarlo se non avesse fatto il proprio dovere con il
figlio del Re, mentre il padre di Jude non lo rimproverava mai, e lo
abbracciava e a volte –come raccontava il Principe- la sera, prima che si
spegnessero tutte le luci, gli portava da mangiare a letto. Invece Robert
doveva mangiare gli avanzi del pane del padre, e ogni mattina doveva
vestirsi da solo, e nessuno gli rimboccava le coperte.
Però
Robert, in quel momento, pensò che sposare una donna appena conosciuta –e
non avere altra scelta- fosse la cosa peggiore del mondo. Anche peggio di
mangiare gli avanzi del pane.
«Ti
piacerà» sussurrò.
«E
se non dovessi amarla? » David Jude Heyworth Law, nel suo enorme letto a baldacchino, fresco del bagno appena
fatto, con indosso tanta seta da rifare un baco, unico erede al trono
d'Inghilterra, per la prima volta in vita propria, provò cosa significasse aver
paura di qualcosa.
Robert lo guardava
senza trovare le parole adatte. Forse non esistevano parole adatte. D'altronde,
cosa potevano saperne loro dell'amore? Non erano altro che dei ragazzi, e
in due non raggiungevano i quarant' anni. Robert si prendeva cura di Jude da
undici anni, e Jude gli leggeva racconti e inventava giochi. Robert aveva
appena sei anni quando il Principe aveva iniziato a camminare, e aveva usato
quella nuova facoltà acquisita per seguirlo ovunque andasse.
Non senza un
irritato sconforto delle balie.
Poi, chissà come, il
loro rapporto si era avvicinato tanto a quella che i cittadini comuni
chiamavano amicizia. E insieme, il figlio del Re d'Inghilterra e
l'ultimo discendente della dinastia dei Downey, servi della famiglia reale da
circa cento anni, avevano imparato a crescere. Soli, perché tutti gli altri
abitanti di quella città in miniatura che era il palazzo erano adulti, erano
diversi da loro.
«Non lo so, Jude»
Jude abbozzò un
sorriso «Non mi chiamavate così da tanto tempo» disse a bassa voce, quasi tra
sé e sé. Si chiese se anche l'altro percepisse quell'atmosfera, e se quel
sapore tra le labbra non fosse altro che l'amaro retrogusto dell'addio.
Robert sgranò gli
occhi, si era lasciato prendere dai ricordi e per un attimo tutto era sembrato
più normale «Sc … Scusate» balbettò alzandosi velocemente dal
materasso.
Jude
afferrò il suo polso con scatto fulmineo, costringendo l'altro a voltarsi
«Verrai con me, vero?» gli chiese, e per un attimo tutto sembrò tornare a
quelle estati di tanti anni prima, in cui tra loro non esistevano gerarchie e
paroloni.
«Jude
… »
Il
Principe si alzò e sovrastò il servo di qualche centimetro, tenendo lo sguardo
ceruleo fisso sugli occhi grandi dell'altro «Non puoi lasciarmi solo» la voce
vibrava, ma lo sguardo era fermo, era deciso. Era uno sguardo da Re. E Robert
lo vedeva, lo aveva visto anche da bambino, e lo sapeva. Sapeva che quegli
occhi un giorno avrebbero visto un popolo inchinarsi dinnanzi al loro padrone.
Robert
fissò il lussuoso pavimento «Ne abbiamo già parlato»
Jude
lo lasciò per alzare le braccia in un gesto di impazienza «Smettila! » urlò
senza alzar troppo il tono di voce, perché strepitare non si addiceva a un uomo
del suo rango.
«Di
fare cosa? »
«Di
trattarmi così» adesso il tono era cupo, era pieno di amarezza e
esitazioni «Non sono più un bambino, lo capisci? »
«Sì»
e lo capiva davvero. Sapeva che quando l'età adulta sarebbe sopraggiunta, il
loro rapporto sarebbe naufragato. Era naturale. Il Principe avrebbe cambiato
casa, avrebbe cambiato compagnie. Già allora aveva iniziato a frequentare i
balli, le cene. Tutto ciò che Robert avrebbe soltanto potuto immaginare fino
alla fine dei suoi giorni.
«Robert»
adesso il viso di Jude era a un passo da quello del servo «Voglio che tu
venga con me»
L'altro
alzò lo sguardo. Se c'era qualcosa che Jude non aveva mai fatto, era dargli un
ordine.
«La
mia famiglia serve gli abitanti di questo palazzo da molte generazioni»
dichiarò freddo «Voi andrete da solo. È tradizione»
«Perché
tutta la mia vita deve fondarsi sulle tradizioni? » il Principe scosse la
testa, i bei tratti distorti dall'ira «Devo sposare quella belga perché così
vuole la tradizione, devo cambiare casa perché così vuole la tradizione, devi
restare qui perché così vuole la tradizione … »
Robert
trascinò le sue scarpe sudice lungo la stanza enorme e sfarzosa «Andate a
letto» sussurrò senza tradire alcuna emozione nella voce «Domani sarà un gran
giorno» chiuse la porta massiccia e lasciò il Principe da solo, immobile.
E quella sera, nessuno gli rimboccò le coperte.
**
Okay, come avrete capito, sono più idiota di ciò che sembra (e non che quello
che sembra sia poco, ecco).
Perché? Perché già sono piena di cose da fare (e non credete che siano belle
cose .-.), siamo a FINE MAGGIO. Cioè, in quel periodo in cui i professori si
risvegliano dal sopito letargo e si accorgono che non abbiamo neanche un misero
voto a testa, e quindi freneticamente ci piazzano 3 compiti al giorno. E c'è
cattivo tempo. E non ho mai gestito due storie contemporaneamente .-.
Però <3
Vedete, credo che questa sia la cosa più assurda che sia mai passata per la mia
testolina malata ._____.
E probabilmente non interesserà/piacerà a nessuno, ma prima di rinchiudermi nel
mio angolo e deprimermi (e magari continuare Nantiwich
-sì) provo a postarla. Perché un pochino mi ci sono affezionata **
Dunque.
Non ci sono molte cose da dire.
In pratica, questa storia (pfff) è organizzata in
atti, ed è una tragicommedia (cioè, ha le cose belle della tragedia -che sono
tante <3-, e l'unica cosa bella della commedia-che sappiamo tutti qual è, e
se non la sapete meglio, così non vi rovinate la sorpresa), o almeno, dovrebbe
somigliarci. Teoricamente mi ero prefissata di seguire le regole aristoteliche,
ma non lo so, dipende da come mi gira u.u
Avete ancora dubbi sulla mia idiozia?
Oh, poi, visto che è una sottosottosottosottospecie
di favola, ho vagamente stravolto la storia dell'Inghilterra ._. Fa niente? Noooo, tanto gli inglesi non lo verranno a sapere.
Comunque, indicativamente, siamo nel bel mezzo dell'età Vittoriana.
Robert ha circa 5 anni in più di Jude, e durante il corso della storia, i due
avranno rispettivamente: 23 e 18 anni (a quei tempi si sposavano presto, che ce
posso fà?)
E va bene, direi che ho finito u.u
Ringrazio William e Kate per avermi involontariamente ispirato il titolo e
preciso che Robert e Jude, il Re d'Inghilterra, la ragazza belga, Allyson, e la
maggior parte dei tizi che compariranno in seguito, non mi appartengono. E poi
basta... Direi che non mi appartiene nemmeno l'Inghilterra -non ancora *saette sullo sfondo*
Be', fatemi sapere se vale la pena continuarla D: ...adDior,
pace e amore a tutti!