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Autore: OrAnGeMaSk    27/05/2011    4 recensioni
"Prese le poche magliette presenti nel cassetto del comodino e le gettò in malo modo nella piccola valigia nera. Dire che era arrabbiata era dire poco: era furiosa. Se in quel momento qualcuno fosse entrato in camera sua avrebbe rischiato uno sguardo inceneritore e subito dopo come minimo due mesi di ospedale."
Vecchia fanfiction corretta che ripubblico sperando che piaccia.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yu Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Katsura Hoshino. Questa storia non è scritta a scopo di lucro. Gli unici personaggi che mi appartengono sono i miei personaggi originali.



PROLOGUE - THE BEGINNING OF MY JOURNEY

"Viaggiare non è veramente piacevole, si va incontro all'ignoto e l'ignoto è qualche volta sgradevole e sempre traumatico; però, fa bene.”
Alberto Moravia

Era una mattinata normale all’Ordine Oscuro: niente Akuma, niente strani esperimenti della Sezione Scientifica, niente Komurin Ex a distruggere le poche mura rimaste in piedi. Tutto filava liscio e molti Esorcisti erano ancora nelle loro stanze a dormire; altri, ancora assonnati, si erano invece diretti alla mensa in cerca di un po’ di pace e tranquillità prima della massa di gente che sarebbe arrivata di lì a poco.
Uno di questi era Kanda che, come ogni mattina, dopo un po’ di allenamento, si gustava la sua soba. Molti si erano chiesti come facesse il ragazzo a mangiare quella roba a colazione, altri si chiedevano come facesse a sopravvivere ed essere così forte mangiando solo quella roba. Una volta glielo aveva chiesto anche Lavi.
-Come fai a mangiare quella schifezza anche di mattina?- gli aveva detto. Per poco non ci era rimasto secco: Kanda aveva sfoderato la sua spada, Mugen, e con un fendente avrebbe staccato la testa a Lavi se quest’ultimo non avesse abbassato la testa dopo aver visto il bagliore famigliare della lama avvicinarsi sempre di più. Il risultato fu un Kanda a dir poco infuriato, un Lavi sbiancato e qualche capello rosso sul pavimento.
Solo a ripensarci, a Kanda cominciò a ribollire il sangue nelle vene.
Vide il “coniglio” entrare nella grande sala, seguito da Linalee e dalla mammoletta con i quali chiacchierava amichevolmente, sempre con quel suo sorriso che gli faceva venire voglia di strappargli la faccia.
-Ciao Yu, come va? Mattiniero anche oggi eh?- Si erano seduti al SUO tavolo, dopo aver preso ognuno la propria colazione.
-Non chiamarmi per nome! Ti faccio a fettine!- era irritato, seduto allo stesso tavolo, il SUO, con la mammoletta e quello stupido coniglio. Passi Linalee ma quei due proprio no.
-Kanda come fai a mangiare la soba anche di mattina?- Gli chiese gentilmente Linalee.
Il ragazzo non rispose e si trattenne dal creare una scena simile a quella dell’altra volta: era Linalee, una femmina, una ragazza, non poteva certo sfoderare Mugen e tagliarle la testa! Anche perché poi avrebbe dovuto fare i conti con quel complessato di Komui.
Gli era passato l’appetito e decise di alzarsi dal tavolo per andarsene, giusto in tempo prima dell’arrivo della massa di gente.
-Ma che gli è preso?- Allen, Lavi e Linalee seguirono Kanda con lo sguardo finché non sparì dietro a una porta.
-Non lo so e non mi interessa-  disse Allen addentando una coscia di pollo -Tanto con lui è impossibile fare amicizia.-
-Secondo me è perché ha visto cosa mangi, Allen- gli rispose Lavi, abbastanza nauseato da ciò che si trovava sul tavolo, sempre che si potesse vedere il tavolo -Lui mangerà anche tanta soba, ma tu sei proprio un bidone, Allen, lasciatelo dire!-
Ormai doveva esserci abituato a quanto mangiava Allen, eppure non riusciva a non stupirsi ogni volta delle enormi quantità di cibo che ordinava da Jerry. Più di una volta si era chiesto a quanto aumentasse la spesa settimanale per sfamare Allen. Forse era proprio Allen il motivo di tutti gli esorbitanti debiti di Cross. Non ci volle pensare e ritornò a concentrarsi sulla sua colazione.
Improvvisamente un rumore sordo, quasi come un microfono rotto, sorprese tutti nell’Ordine che si tapparono le orecchie con le mani.
-Prova, prova! Mi sentite?-Qualcuno aveva appena parlato - Caposezione Reever sei sicuro che questo aggeggio funzioni?-
-Al cento per cento- La voce di qualcun’altro.
-Bah, se lo dici tu. Prova, prova! Mi sentite tutti? Beh lo spero. Sono il supervisore Komui Lee-
-LO SAPPIAMO!- Tutte le persone presenti nella mensa  avevano gridato, decisamente alterate e infastidite dal fatto di essere state interrotte di prima mattina durante la colazione e soprattutto in modo così brusco.
-Oh! Mi è sembrato di sentirvi parlare. Che bello! Innanzitutto buongiorno, speriamo sia una bella giornata quella di oggi: le previsioni dicono che ci sarà il sole quindi chiunque abbia la giornata libera può andare fuori a farsi una passeggiata-
-Cooooosaaaaa??- Ognuno era rimasto perplesso –Strano che Komui lasci uscire il personale! Di solito riduce tutti agli straordinari!-
-Ovviamente scherzavo! HUAHAHAHAAA! Non ci avrete creduto davvero?- E le risa di scherno continuarono.
-BASTARDO!- Un’eco si era alzata da tutta la Sede.
-Comunque vi sto parlando per poter inaugurare questi splendidi nuovi altoparlanti costruiti dalla Sezione Scientifica e installati in tutta la Sede dopo l’attacco dell’Akuma di livello quattro di qualche settimana fa. Speriamo che funzionino!-
-Tranquillo che funzionano- gli rispose un po’ offeso il caposezione Reever.
-Meglio, meglio!- Un attimo di pausa e poi continuò con un tono più serio -Ragazzi so che è dura dopo quello che è successo e che ognuno ha perso un proprio caro, ma proprio per non provare ulteriore dolore dobbiamo lavorare per rendere più sicura la nostra Sede. Spero che mi capiate. Buona giornata.- Komui stava per spegnere il microfono quando -Ah dimenticavo! Tutti gli esorcisti nel mio ufficio entro mezz’ora. Anche tu Kanda!- E così chiuse la trasmissione.
Intanto nella mensa Allen, Lavi e Lenalee avevano abbassato il capo: le parole del Supervisore avevano riportato a galla ricordi dolorosi.
-Komui ha ragione!- Allen sorrise e gli altri due si sorpresero di ciò, guardandolo con tanto di occhi.
-Se stiamo fermi a crogiolarci nel nostro dolore è peggio. Dobbiamo lavorare, se non per distrarci, almeno per evitare che accada di nuovo una strage come quella.- Il suo sorriso si fece più largo e luminoso, contagiando anche Lavi e Lenalee.
-Cambiando discorso, secondo voi perché Komui ci vuole tutti nel suo ufficio?- Chiese il rosso, sorseggiando un po’ di caffelatte da una grande tazza bianca.
-Non penso sia qualcosa di grave-
Lavi e Allen si girarono verso Lenalee che aveva preso la parola e si affrettò subito a dare una spiegazione.
-Se fosse stato qualcosa di grave saremmo dovuti andare da mio fratello correndo- Sorrise  e addentò il croissant alla marmellata.
Allen sbuffò.
-Cos’hai Allen?- La ragazza aveva notato il suo sguardo: era tornato un po’ triste e addentava un’aletta di pollo senza la minima voglia.
-Pensavo appunto che tra mezz’ora dobbiamo essere nell’ufficio di Komui-
Questa volta anche Lavi si girò sorpreso verso l’amico rassicurandolo.
-Si e allora? Hai sentito Lina no? Non sarà niente di grave vedrai-
-Non è questo quello che mi preoccupa…- Allen osservò con gli occhi un po’ lucidi per una buona decina di secondi il cibo presente sul tavolo poi parlò -È che in mezz’ora non riesco a finire di mangiare tutto!-
Linalee e Lavi si guardarono: Allen era sempre Allen!
Intanto, da lontano, Howard Link li osservava con occhi strabuzzati: ancora non riusciva ad abituarsi di quanto cibo mangiasse il suo sorvegliato.

***

Prese le poche magliette presenti nel cassetto del comodino e le gettò in malo modo nella piccola valigia nera. Dire che era arrabbiata era dire poco: era furiosa. Se in quel momento qualcuno fosse entrato in camera sua avrebbe rischiato uno sguardo inceneritore e subito dopo come minimo due mesi di ospedale.
Era appena ritornata da una lunga missione e già sarebbe dovuta ripartire subito. Se c’era una cosa che lei odiava era proprio quella di non potersi riposare tra un viaggio e l’altro. In verità erano molte le cose che lei odiava e troppo poche quelle che le piacevano.
Oltre a non potersi riposare, odiava la luce perché le feriva gli occhi, troppo chiari per il sole di quel luogo, odiava i pomodori e soprattutto odiava ammettere di essere in torto.
A ciò si aggiungeva il fatto che non sopportava quel nano di Bak Chan! Per lui provava dei sentimenti, sempre che potesse provarne, di repulsione ma fiducia. Proprio per questa contraddizione non tollerava la sua vista, soprattutto se aveva novità a lei non molto congeniali, come era successo poco prima.
Era entrata nel suo ufficio per fare rapporto riguardo la missione appena svolta e quel nano cosa le aveva detto?
-Oh, ciao Rei! Bentornata! Ho una notizia per te: sarai trasferita alla Sede Europa-
Ci era rimasta di sasso e per un momento le era seriamente balenata in testa  l’idea di strozzarlo. Aveva appena disfatto la valigia e già l’avrebbe dovuta rifare, non che avesse tanti effetti personali poi. Se avevano tanta voglia di mandarla via potevano almeno avvertirla e si sarebbe fermata direttamente a Londra invece che tornare in Cina.
Prima o poi gliela avrebbe fatta pagare a quel nano malefico: lei era più alta di lui di un bel po’ di centimetri eppure non l’aveva sfiorato neanche una volta solo perché era il suo superiore. Ma un giorno si sarebbe vendicata.
Finito di fare la valigia, la chiuse con uno scatto secco, la prese in mano e si diresse alla porta aprendola.
Si fermò sulla soglia un istante e si girò per controllare di avere preso tutto, forse anche per dire di nuovo arrivederci a quella camera che per troppi anni era stata la sua unica casa. Ora si sarebbe dovuta trasferire, abbandonare quel luogo come una vecchia ciabatta, anche se in realtà era lei a sentirsi di nuovo come una vecchia ciabatta rotta, buttata nella spazzatura: l’avevano trasferita senza dirle niente, senza consultarla e chiederle se le andava bene. Quando aveva provato a chiedere spiegazioni a Bak, questo le aveva risposto che le avrebbe ricevute dal Supervisore della Sede Europa e che insistere non sarebbe servito a nulla. Punta nell’orgoglio, se n’era andata dall’ufficio di quel nano sbattendo la porta e si era diretta in camera per rifare la valigia.
Era ancora infuriata quando chiuse la porta e si incamminò nel corridoio. Ebbe quasi raggiunto il portone principale, quando vide davanti ad esso una piccola figura: era Lou Fa. La ragazza, nettamente più minuta di Rei, le porse una piccola scatola.
-Fai buon viaggio Rei- le disse la ragazzina con le trecce -Questi sono dei dolcetti per te da mangiare durante il viaggio-
Rei osservò un attimo interdetta la scatolina nelle mani della ragazza per poi prenderla.
-Cosa sono?- Le piacevano i dolci: le piaceva mangiare, anche se a prima vista non si sarebbe detto. Il cibo la rendeva più socievole, per modo di dire.
Era curiosa di sapere che tipo di dolci le aveva preparato Lou Fa.
-Ehm- la ragazzina arrossì e abbassò il capo -Sono dei bocchan dango, spero ti piacciano-
Rei non capiva per quale motivo Lou Fa fosse arrossita ma accettò il cibo offertole, e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era rimasta colpita da quel gesto.
-Ci si vede- disse schietta.
Non le aveva mai dato particolarmente fastidio, quella ragazzina. Era dedita al lavoro e per niente invadente.
-Fai buon viaggio- Rei sentì quelle parole solo quando il portone le si richiuse alle spalle. Lou Fa era stata l’unica a salutarla e ad augurarle buon viaggio, non che si aspettasse chissà cosa visto il suo noto caratteraccio nella Sede.
Prima di incamminarsi si rigirò verso l’edificio e guardò in alto, verso l’ufficio di Bak: lo vide affacciato alla finestra che le sorrideva e la salutava con una mano, gli occhi leggermente lucidi. Rei ghignò e ricambiò al saluto con un dito medio alzato, lasciando il povero Bak di stucco.
Tirò giù il braccio e si rigirò, pronta per partire. Un flebile sorriso le increspò le labbra mentre cominciava ad incamminarsi: forse un po’ le sarebbe mancato quel nano, le sarebbe mancato il suo esantema che le dava la possibilità di prenderlo in giro. Ora però doveva partire e incontrare i suoi nuovi compagni, esorcisti come lei, e chissà, magari avrebbe rivisto una vecchia conoscenza.

***
Note dell'autrice:
Dopo un po’ di tempo mi sono decisa a ripubblicare questa storia. Ultimamente mi è tornata la fissa di D.Gray-Man anche se credo che sia il periodo peggiore per buttare giù storie. Perché? Perché tra poco ho gli esami di maturità e sono abbastanza piena di cose da fare. Ma perché l'ispirazione deve tornarmi sempre nei momenti meno opportuni?
Comunque spero che la storia vi piaccia e che la commentiate. Magari questo capitolo non è il massimo, ma spero si capisca che ci metto molta passione nello scrivere la storia. Piuttosto spero che questa passione mi rimanga per molto tempo.
Capisco che Rei, la protagonista, possa non piacere per il suo caratteraccio perché simile a quello di Kanda, ma credetemi se vi dico che un motivo c'è. Mi scuso anche con tutti quelli che non sopportano i nuovi personaggi che si intrufolano nella storia stravolgendola.
Per quanto riguarda i tempi di aggiornamento non so dirvi niente, ma finita la scuola cercherò di essere regolare.
Spero nei vostri commenti: positivi, negativi o neutri vanno sempre bene. Sono sempre pronta ad aprirmi ai consigli di chiunque voglia aiutarmi. Potete rendere questa fanfiction migliore segnalando anche eventuali errori di ortografia o punteggiatura.
Un'ultima cosa: si! Inserire citazioni fa figo!
Vi lascio con un'anticipazione del prossimo capitolo e ricordate: i commenti dei lettori sono il cibo degli autori.
Grazie.

"Superò tutte le altre persone presenti nello studio, senza degnare di uno sguardo l’uomo col mantello che le si era avvicinato per conoscerla, e con passo svelto e deciso si parò di fronte al ragazzo con la spada legata in vita."
  
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