Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: silencio    29/05/2011    0 recensioni
Solita storia immagino, di quelle raccontate per rendere lievi le ore di svago o di lettura, nulla di impegnativo nè per il lettore nè per l'autore. Un semplice esercizio di creatività.
C'è tutto ciò che in un racconto fantastico e mitologico può starci, eroi, divinità greche, guerre, poteri divini, profezie. Temi usati e stra usati. Ma altro non posso dire, la storia è da se che si scrive, non sono io che ne determino le linee, quindi, se la si vuol conoscere, occorre leggere e nemmeno io, autore, posso dire quali saranno le conclusioni.
Utile per riscoprire e, perchè no, immaginare il mito in maniera differente, lontano da quelle che sono le corruzioni hollywoodiane, più vicine forse al pensiero più antico visto dai moderni uomini del 2000.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I
JULIAN




Quando Julian si svegliò, la giornata parve iniziare come di consueto. Alle sei e quarantacinque precise la sveglia sul comodino cominciò allegramente a trillare come tutte le sacrosante mattine, ed esattamente come tutte le mattine Julian, infastidito dal suono di quel malefico aggeggio infrangisogni, tirò un calcio male assestato alla sveglia, mandando a sbattere dolorosamente l’alluce contro lo spigolo del comodino.
Ovviamente il dolore fu tale da farlo saltar per aria più che il botto di una bomba atomica scagliata nel giardino di casa sua.
Gettando un urlo disumano, il giovinotto balzò giù dal letto, e mentre con ambo le mani afferrava di fretta il piede ferito mugolando e guaendo, con l’altro saltellava come un povero scemo per tutta la stanza. Era proprio il caso di dire che il buongiorno si vede dal mattino, e di questo, Julian ne avrebbe avuta conferma di lì in avanti.
Intanto, svegliata dal trambusto, la madre di Julian, la dolce e zuccherosa Mary-Sue, si diresse con passo assonnato, sfregandosi gli occhi, nella camera del figlio. Aprendo la porta, le apparve la scena: una stanza di medie dimensioni, arredata in modo assai spartano con un letto a muro, un comodino, una piccola scrivania di legno, un armadio per gli abiti e delle mensole qui e lì, un gran tappeto che ricopriva il pavimento quasi per intero, di un accesissimo colore verde pisello, che faceva palesemente a pugni con l’intero arredamento (di color nocciola). E in ultimo, il caos. Un enorme, immenso, incommensurabile caos. Libri sparsi ovunque, sulla scrivania, sul tappeto, sulle mensole, e poi scarpe, vestiti spiegazzati alla meno peggio, cumuli di calzini, pacchetti di patatine e altra robaccia mezza smangiucchiata ovunque. Insomma, il disordine più totale… ah, dimenticava, in mezzo a tutto questo c’era anche Julian che saltellava come un povero scemo reggendosi un piede, ma questo l’ho già detto.
-J-Julian…?- disse lei, intontita, immobile sulla soglia.
Il figlio, udendo la voce della madre, si girò di scatto verso la porta, colto alla sprovvista. Mai azione fu più nefasta. A causa di un’impercettibilissima torsione del busto, l’equilibrio precario crollò definitivamente, portando giù nella rovinosa caduta anche Julian che, ahilui, finì a terra con un urletto parecchio acuto e certamente poco virile. Fortuna per il suo sedere che, indipendentemente da ciò che ne pensasse Mary-Sue, ci fossero un bel po’ di abiti da lavare, ben ammonticchiati per terra, che ne pararono l’atterraggio.
-Julian- ripeté la madre, con tono esausto e ormai del tutto sveglia. –Ma guarda che disastro... Quando imparerai ad essere più… più…-.
-Più ordinato? Più attento?- finì per lei il figlio togliendosi un calzino dalla testa, pensando nel frattempo a quanto la sfiga dovesse averlo preso in simpatia sin dalla nascita.
-Si…- rispose con un sospiro la donna. Lanciò un’occhiata nostalgica al suo pargoletto: ne scrutò ogni lineamento, dai capelli corti e lisci, di un biondo slavato, al viso magro e pallido, passando poi a tutto il resto del corpo, piccolo e magrolino, più da dodicenne che da quindicenne fatto e finito.
-Mamma, non è colpa mia. Io cerco di mettere in ordine, dico sul serio… ma in qualche modo sembra che sia il disordine a venire a cercarmi…- . Julian si alzò, si diede una sistemata veloce, tanto per riassumere un minimo di decenza. –Ora esci per favore, dovrei vestirmi-.
Mary gettò allora una fragorosa risata. –Cos’è?- disse con un sorriso sornione –Ti vergogni della tua mammina? Ti ho fatto io sai? Non c’è nulla di te che io non abbia mai visto!- e per sottolineare la cosa, tirando il naso all’insù, rise con fare civettuolo e palesemente finto.
Julian, avvezzo ormai alle sparate di quella psicopatica di madre, senza dir nulla, senza fare una piega, si diresse alla porta chiudendola in faccia alla donna, gridandole soltanto –Sono in ritardo!-.
Sopirò Mary da un lato dell’uscio chiuso. Suo figlio era cresciuto. Perduti erano i giorni in cui lo attaccava al proprio seno per allattarlo nel pieno della notte, lontani i tempi dei pannolini, delle pappine, degli abitini piccoli e graziosi, con cui lei lo vestiva a mo’ di bambolotto… fine di un tempo era quella e dei divertimenti di una giovane madre… ora giunta era l’adolescenza, gli sbalzi umorali, le prime cotte… Ed ecco che la sua mente, a quel singolo pensiero s’illuminò di nuova luce. In un millesimo di secondo, un’equazione le balenò: cotte adolescenziali = segreti imbarazzanti = nuovi divertimenti per una madre contorta. Con una risata degna di Satana, congiungendo le mani come e meglio di Montgomeri Burns, si diresse saltellando nella sua stanza. Per i prossimi anni aveva trovato qualcosa da fare, finalmente.
Dall’altra parte, al sicuro dietro le pareti della sua camera, Julian ebbe improvvisamente un brivido freddo, sudore diaccio gli imperlò la fronte e il cuore perse un battito. Il male era in agguato. Sua madre stava architettando qualcosa, lui lo sentiva, lui sapeva. Di solito si ritiene che il legame psicologico madre-figlio cessi una volta avvenuto il parto, entro la prima settimana o poco più. Nel caso di Julian e di Mary, invece, durava da ben quindici anni. Potrebbe apparire una bella cosa in una situazione normale, ma tenendo conto del particolare carattere posseduto dalla “dolce e zuccherosa” Mary-Sue, tanto graziosa quanto contorta, si può ben capire quanto molesta potesse risultare al figlio.
Con rassegnazione, il ragazzo vagò in giro per la stanza rovistando fra i mucchi di abiti, in cerca di qualcosa da mettersi per quella mattina. In fretta poi si sistemò, si pettinò i capelli alla meno peggio con le mani (odiava i pettini), cercando di darsi un tono tra il pettinato male e lo spettinato bene, inforcò lo zaino in spalla, prese le chiavi che stavano sul comodino e si diresse al piano di sotto, dove ad attenderlo stavano già la madre, il povero padre suo, vittima prediletta dopo lui da Mary, ed il fratello maggiore Charles.
Occorre, in questa sede, dare alcune piccole precisazioni su tale soggetto che risponde al nome di Charles Ali. Alto un metro e ottantasei centimetri virgola nove, spalle larghe ma non troppo, corpo atletico da giocatore di calcio, gambe muscolose, occhi nocciola (ereditati dalla madre), capelli neri e sguardo tra l’ingenuo e lo scaltro, Charles era quello che tutti definirebbero il tipico ragazzo dalle tre B: Bravo, Bello, Buono (Julian avrebbe volentieri aggiunto Bastardo, ma questo era parere poco considerato dalla gran parte). Tanto bello quanto astuto, sapeva tranquillamente passare da uno stato di malvagità pura, solitamente rivolta ai danni del fratellino minore, a uno di santità degna di Francesco D’Assisi e poco ci mancava lo si vedesse in quei momenti chiacchierare allegramente con gli uccelli. Lui era un vincente nato, bravo a scuola, benché s’impegnasse il minimo indispensabile, bravo nello sport e in ogni altra cosa che faceva… ed inoltre, aveva un grande successo con il gentil sesso, di cui faceva allegramente uso e consumo, cambiando soggetto ogni due giorni o poco più.
Giunto in cucina il nostro non tanto fortunato protagonista, il signor Michael Ali, padre di Julian, rivolse al figlioletto un buongiorno molto strascicato; sulla fronte esibiva vistosamente un bernoccolo fresco fresco, sicuro regalo di buona sveglia da parte dell’adorabile mogliettina. Leggeva il giornale seduto a capotavola mentre, alla sua sinistra, Charles beveva il suo frullato ipercalorico quotidiano.
-Buon giorno sorellina…- lo salutò, con un sorriso smagliante del tipo “ti-vedo-in-uno-stato-di-cacca-ed-io-ne-gioisco-come-un-bimbo-a-natale”.  –Assonato, Julian? Hai fatto brutti sogni per caso?-
Julian non rispose, preferendo esser superiore e non cedere così alle vili provocazioni. Mary-Sue, che invece non aveva mai compreso il genio malvagio che il figlio maggiore certamente da lei aveva ereditato, rispose al posto del minore.
-Oggi Julian s’è svegliato male, credo abbia sbattuto il piede-… era abbastanza perspicace, anche se non sembrava.
-Oh povero piccino. Ma lo sai che se ti fai la bua puoi sempre chiedermi aiuto… a che servirei altrimenti; come fratello maggiore ho delle responsabilità nei tuoi confronti!- disse solenne Charles, mentendo spudoratamente.
Julian lo fissò con odio profondo prima di rispondere un secco –Posso farne a meno!-
Poi afferrò un toast, ingollò in fretta il suo succo d’arancia e, salutando mestamente la famigliola felice, uscì da casa per dirigersi al luogo dell’eterna tortura: la scuola.
Ritrovatosi nel cortile di casa, getto un’occhiata al cielo, era terso e azzurro, pochissime nuvole, candide come pezzetti di cotone lo chiazzavano qui e lì. La giornata era cominciata, perfettamente normale, perfettamente identica alle altre. In quel momento, un senso di completa noia mista a una strana tristezza lo afferrò. Quanto avrebbe voluto che la sua vita potesse assumere una svolta nuova, inaspettata, diversa da prima.
Non sapeva Julian in quel momento che molte forze erano in moto per realizzare tale desiderio.




Free Talk
Ecco a voi il primo vero capitolo del racconto (il secondo è già bello che finito, ma lo posterò la prossima settimana).
Come potete vederei toni cercherò di tenerli oscillanti  nel comico-facetto ed il serio, ciò dipendente anche dai personaggi o dall'argomento che in quel capitolo viene trattato. Spero di avervi rallegrati con questo inizio allegro e vediamo chi avrà il "coraggio" di seguirmi di qui in avanti.
Alla prossima.
    Silencio
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: silencio