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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    30/05/2011    2 recensioni
"Fuori nel portico, un piccoletto dall’aria sveglia e dai folti ciuffi nero pece roteava una versione ridotta delle jumonji-wari del Demone Scarlatto, gridando a gran voce e impegnandosi in numerosi esercizi.
Voltatosi verso di loro nel momento in cui aveva udito il fruscio della porta scorrevole sui cardini, il suo viso venne illuminato da un’espressione di pura gioia: “OYAKATA-SAMA!” urlò allegramente il bambino, rinfoderando le armi e piombando loro davanti."
Sono passati tanti anni dalla fine delle battaglie di Yukimura e Masamune e la nuova generazione incalza. Cosa potrebbe succedere se, durante un incontro tra il Demone Scarlatto e il Drago di Oshu, arrivassero anche gli altri Signori della Guerra coi rispettivi allievi? Piccolo cross-over con i Samurai Troopers.
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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GRANDI MAESTRI E PICCOLI ALLIEVI

*A Sengoku Basara Fanfic*

§§§§

Eravamo ragazzi in un mondo troppo violento e grondante di sangue, eravamo giovani e impetuosi e non pensavamo troppo alle conseguenze delle nostre azioni del tutto sconsiderate.

Il Demone Scarlatto…

Il Dragone di Oshu…

Due nomi che facevano tremare i campi di battaglia, eravamo un’accoppiata che, devo ammetterlo, recava più magagne che altro a Sasuke e Kojirou-dono, che malgrado tutto sono sempre rimasti al nostro fianco.

Credevamo di essere guerrieri, uomini fatti e finiti e invece non eravamo che bambini, trascinati via dall’ardore guerriero dei giovani troppo sicuri di sé; e ci siamo scottati tante, troppe volte con il fuoco della dura realtà: Masamune reca ancora sul fianco le cicatrici delle pallottole sparate dagli uomini di Mitsuhide.

Quando lo vidi cadere a terra privo di sensi, per la prima volta compresi che la nostra vita non era eterna e che la nostra gioventù non era sinonimo di invincibilità.

Abbiamo sconfitto Oda, Masamune ha sconfitto anche Hideyoshi, ma gli anni sono passati anche per noi e mi rendo conto solo ora che tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo vissuto non è stato altro che un’illusione: non eravamo uomini e non lo siamo del tutto ancora adesso, non dopo che non siamo neppure stati bambini.

Sembra stupido che a dire questo sia proprio uno dei guerrieri che hanno fronteggiato Oda ma non mi vergogno ad ammetterlo: per quanto la nostra forza abbia contribuito a riportare la pace, in fondo non potremmo mai raggiungerla del tutto.

Per quanto riguarda la nostra generazione, le battaglie ormai sono finite, ma cosa posso dire della prossima e di quelle a venire?

Io, Yukimura Genjirou Sanada, capo del Clan Takeda, non so cosa succederà in futuro in  questa terra, ma finchè vivrò, onorerò la memoria del mio prezioso maestro e questa amicizia che mi unisce al Dragone di Oshu, uno dei pochi capisaldi della mia vita.

 

“Yukimura, Date-dono e Kojirou-dono sono arrivati.”.

La voce di Sasuke, improvvisa e inaspettata, fece sobbalzare il trentenne seduto al tavolino, che fece un brutto sgorbio sul foglio che teneva davanti: il pennello scivolò irregolarmente sulla carta, scarabocchiando irrimediabilmente le parole fittamente  compilate in colonna.

“Sai scrivere?” lo sfottè divertito il ninja dalla sua posizione appesa a testa in giù alle travi del soffitto, ridacchiando di fronte alla sua espressione irritata: “SASUKE!” gridò Sanada, alzando il pugno verso di lui, “Non hai imparato a bussare dopo tanti anni?!” borbottò il moro.

“Non sarei un ninja come si deve, altrimenti.” notò Sarutobi con un sorriso sornione: “Sbrigati, Date-dono e Kojirou –dono stanno aspettando nel cortile interno.”; sbuffando, il capoclan Takeda s’alzò lentamente, riponendo il set da calligrafia e sistemandosi l’hakama color della fiamma.

Fuori nel portico, un piccoletto dall’aria sveglia e dai folti ciuffi nero pece roteava una versione ridotta delle jumonji-wari del Demone Scarlatto, gridando a gran voce e impegnandosi in numerosi esercizi.

Voltatosi verso di loro nel momento in cui aveva udito il fruscio della porta scorrevole sui cardini, il suo viso venne illuminato da un’espressione di pura gioia: “OYAKATA-SAMA!” urlò allegramente il bambino, rinfoderando le armi e piombando loro davanti.

Yukimura sorrise, scompigliandogli affettuosamente i capelli disordinatissimi e sudati e scrutandone il kimono rosso come il fuoco tutto impolverato: “Non ho tempo ora di assisterti nel tuo allenamento,” si scusò il giovane, “ma quando torno facciamo qualcosa assieme, d’accordo, Ryo?” gli propose lui.

Il bimbo annuì: “Si, Oyakata-sama!”.

“Perché non vieni con noi?”

La voce di Sasuke fece sgranare gli occhi a entrambi mentre il ninja poggiava una mano sulla spalla del giovanissimo Ryo: “Vieni con noi,” ripetè il bruno con un ghigno, “Masamune-dono ha portato con sé il suo allievo, non ti piacerebbe finalmente conoscerlo?”.

Gli occhi del bimbo splendettero letteralmente a quelle parole: “Arrivo subito!” esclamò, imbracciando le lance, “Fai bene a portartele dietro, il draghetto ha una spada con sé e magari potrebbe scapparci un duello.” dichiarò Sarutobi, precedendo gli altri due al cortile interno.

§§§

La prima impressione che Ryo ebbe del suo coetaneo, ritto dinanzi a lui e accanto al suo maestro, fu di grande abilità.

L’unico occhio visibile del ragazzino dai folti capelli biondi emanava come delle fiamme mentre tra le dita sottili teneva saldamente una katana dall’elsa di un blu particolarmente intenso.

“L’hai educato bene il tuo tigrotto.” dichiarò improvviso Date, dopo aver squadrato i due piccini per qualche istante, e concentrandosi particolarmente sul piccolo Ryo; “Il drago e la tigre non smetteranno di fronteggiarsi.” Notò Sanada, poggiando una mano sulla spalla del suo allievo, “E vedo che anche tu non sei stato da meno.” concluse con una certa soddisfazione il capo dei Takeda.

Il biondo si fece avanti, riponendo la spada in posizione di riposo: “Io sono Date Seiji, “ si presentò, chinando leggermente la testa, “Masamune-ojisama mi ha detto che il suo allievo potrebbe essere un avversario alla mia altezza, Yukimura-dono.” dichiarò il piccolo con estrema serietà.

“Io sono Sanada Ryo e Sasuke-sensei dice lo stesso!” s’infervorò l’altro, imbracciando le sue lame e scagliandosi all’attacco.

Fu un attimo, e da quell’unica lama che il piccolo Date portava con sé ne scaturirono altre cinque, per un totale di sei.

I sei artigli del drago.

I due si fronteggiarono qualche minuto nel centro del cortile, sotto l’occhio attento dei rispettivi tutori, poi balzarono via sul tetto più vicino per poi sparire nei campi limitrofi, riempiendo l’aria delle loro grida guerriere.

“Sono parecchio esagitati.” decretò Kojirou, indugiando con lo sguardo nel punto dove i due bambini si erano volatilizzati: “Esattamente come lo erano Yukimura e Date-dono da ragazzi.” concluse Sasuke, “Esagitati, irruenti, scavezzacollo…”.

“E finiscila!” lo interruppe Sanada con un sospiro imbarazzato: “Ma Sasuke-dono ha ragione.” asserì Kojirou, guardando con la coda dell’occhio verso il suo signore, “Era impossibile starvi dietro allìepoca.” Rise lui.

“Erano dei bei duelli, non c’era ragione per trattenersi.” si difese il Dragone di Oshu con apparente calma e tranquillità, anche se l’irritazione e l’imbarazzo erano abbastanza evidenti.

“Non c’è più rispetto…” bofonchiò Yukimura, incrociando lo sguardo del suo eterno rivale, e più caro amico: “Che ne pensi?”.

Per tutta risposta, Date estrasse le sue sei spade, proprio come Seiji-kun aveva fatto poco prima, e gli rivolse un ghigno poco rassicurante: “Dimostriamogli che sappiamo ancora maneggiare le armi e non solo la lingua.”.

Un attimo dopo, anche i due maestri erano partiti all’attacco come i loro allievi.

“SANADA-KUN! DATE-SAMA! ASPETTATEMI!”

La voce possente di Keiji precedette la comparsa del massiccio signore di Maeda, che si gettò a capofitto, odachi in pugno, nella mischia creata dai due combattenti: “Keiji….” bofonchiò Sanada, scrutandolo con severità, “Non sono solo!” s’indispettì il giovane guerriero, appallottolandosi per evitare un paio di frecce ben piazzate scagliate dal tetto poco lontano.

Appollaiato accanto a Kasuga, c’era Ranmaru.

E sul piazzale era comparso anche Kenshin.

“Abbiamo visto da lontano i due cucciolotti combattere nei campi,” dichiarò Uesugi, sfoderando la katana per scagliarsi all’attacco al pari degli altri combattenti: “E visto che con noi c’erano anche i nostri allievi, abbiamo pensato di lasciarli andare a divertirsi con loro.” dichiarò il signore di Echigo.

Yukimura atterrò un attimo per scontrarsi corpo a corpo con lo stesso: “Vuol dire che in giro ci sono Shuu-kun, Touma-kun e Shin-kun?” domandò sbalordito, senza trattenere un fremito come di paura.

“Si, Sasuke-dono ci ha suggerito di portarli qui in occasione di questo incontro per farli conoscere tra di loro.” replicò Mori, rivolgendo un cenno di saluto alla kunoichi prima di scendere a terra.

I cinque signori della guerra si guardarono negli occhi con orgoglio: “Credo non si possa evitare che Kai venga distrutta da quei bambini, vero?” gemette con un’espressione fintamente pensierosa, “Concentrati sul combattimento, Yukimura!” gli gridò Sasuke alle sue spalle.

Il ninja venne fulminato con un’occhiataccia dal suo signore ma non si preoccupava di questo, anzi, sentiva l’adrenalina scorrergli dentro mentre si preparava ad assistere a quel duello.

“Are you ready, Yukimura?” gridò Masamune, puntando le sue spade verso il Demone Scarlatto.

Sanada annuì e un attimo dopo il cielo di Kai venne rischiarato dai fulmini della battaglia, risuonando di grida di guerra.

   
 
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