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Autore: Akemi_Kaires    30/05/2011    3 recensioni
Kaires è una ragazza dal passato confuso, dai ricordi immersi nella densa oscurità del dubbio e dell'incertezza. Solo di una cosa è sicura, del suo sogno: diventare una grande Maga Nera.
Per farlo dovrà intraprendere come Adepta un lungo viaggio, attraverso pericoli e numerose insidie alla ricerca del suo passato... del suo futuro... del suo destino.
Dal Capitolo 8:
- Se non ci sbrighiamo, perderemo il nostro Shoopuf – esclama infine lui, proseguendo per la sua strada, lasciandola indietro. Sembra ignorarla, quasi.
- Shupaf? – chiede lei, ignara di cos’è l’essere appena menzionato. Dopotutto non li ha mai visti né sentiti nominare prima d’ora.
- Sono degli animali molto grandi in grado di trasportare le persone sui corsi d’acqua – le spiega il saggio padre, con pazienza e sapienza. Sotto certi aspetti, adora poter donare perle di saggezza alla figlia, educandola al “Mondo Esterno”. Un giorno ella avrebbe dovuto cavarsela con le sue forze e tutti quegli insegnamenti le sarebbero certamente tornati utili.
- Davvero?! – esclama curiosa lei, trotterellandogli accanto gioiosamente. – E ci sei mai andato su?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Lulu, Un po' tutti, Wakka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Come una scia nel tempo infinito

Il pallone sfrecciava a pelo d'acqua ad una velocità supersonica, quasi impercettibile a chi cercava di osservarne i movimenti.
Una scia di gocce cristalline, al suo passaggio, si levava in cielo con maestosità, luccidando alla luce del sole. Lo spettacolo che ne derivò, quello splendido gioco di luci, risultò ammaliante a tutti i presenti.
Eppure, nonostante che il moto rotatorio della palla fosse repentino e rapido, il tempo pareva scorrere lentamente. I respiri affannati dei giocatori ed i battiti dei cuori tesi di chi sedeva sugli spalti scandivano perfettamente i secondi che trascorrevano pigri e lenti, in un modo quasi irritante.
In un angolo buio dello stadio, nascosto dagli sguardi dei curiosi, due iridi color muschio, luccicanti e vivaci, scrutavano con stupore quella scena meravigliosa.
Sul viso rotondeggiante al quale questi appartenevano, comparve un'espressione di sconcerto ed incredulità. Quelle pupille non avevano mai avuto occasione di assistere dal vivo ad una scena di quel genere.
La piccola bocca dalle labbra morbide e rosee si spalancò, lasciando che un gridolino di emozione e di incredulità uscisse sottovoce.
Si trattava di una bambina. Il suo aspetto dimostrava di avere sì e no cinque anni, se non di meno. La sua corporatura era esile e minuta, la pelle diafana e chiara la facevano apparire come una figura eterea e i suoi sottili e lucenti capelli color cioccolato cadevano morbidi lungo le spalle.
Indossava un vestitino blu notte lungo fino ai piedi, i quali calzavano due sandali azzurri ricchi di pietre sgargianti. Lungo la schiena scivolava un mantello nero, con il quale copriva la sua figura ogni qualvolta si trovasse in pubblico.
Almeno, lei avrebbe evitato di mascherarsi e di nascondersi in quel modo dalla gente... ma suo padre, il suo maestro, glielo impediva. Diceva che era per il suo bene.
- È... è... bellissimo... - esclamò con un filo di voce, saltellando di gioia, indicando la sfera d'acqua che aveva di fronte, ove in quel momento si stava verificando quello splendido gioco di luci e di sfavillii.
Il pallone piombò tra le mani del giocatore verso il quale era diretto.
Questi prese immediatamente a nuotare a grandi bracciate verso la porta, dove avrebbe effettuato il tiro che avrebbe deciso le sorti di quella partita che fino ad ora risultava in parità assoluta.
- Hai visto, papà? - sussurrò l'infante, tirando la manica della tunica che indossava l'uomo che le stava accanto. - Quel passaggio era... magico!
- Sai, piccola... - rispose lui, avanzando di un passo in avanti, esponendosi alla luce del sole. Lei, senza indugi, lo seguì. - Quel piccolo movimento d'acqua in un'enorme sfera... è esattamente come la nostra esistenza.
- Uh...? In che senso? - domandò l'infante, non capendo.
- La nostra vita... è come una piccola scia nel tempo infinito - spiegò lui, sorridendo amaramente. - Non sappiamo quanto possa contare in un arco di tempo così grande, non ce ne rendiamo conto. Eppure... non hai idea di quanto sia preziosa per ciò che ne segue.
La figlia, delusa, abbassò lo sguardo. - Non... non riesco a capire... - mormorò debolmente.
- Non ti preoccupare - replicò, accarezzandole la testa. - Sono sicuro che un giorno comprenderai le mie parole.
Nello stesso preciso istante nel quale l'uomo pronunciò quelle parole, il capitano della squadra scagliò in avanti, usando tutta la forza che possedeva nelle braccia, il pallone.
La bambina, presa dall'istinto e dalla sincera voglia di gustarsi il finale del torneo, impose le mani sulla ringhiera e si sporse in avanti per vedere meglio. "Dai! Ce la possiamo fare!" tifò, sorridendo speranzosa.
Chiuse gli occhi, in attesa di udire la voce del commentatore gridare ciò che sperava di sentire...
Ed infatti...
- Ce l'hanno fatta! Ci sono riusciti! - urlò infatti. - I Besaid Aurochs hanno segnato a pochi secondi dalla fine il goal decisivo! Ebbene sì, la coppa è loro!
- Ed è tutto merito del Capitano! - aggiunse un altro addetto alla cronaca. - Il suo ritorno ha segnato le sorti del torneo. Complimenti!
La piccola fece un salto, esultando. Si gettò nelle braccia del padre, felice, il quale la sollevò in aria per farla sedere su una sua spalla.
- Sei contenta, ora? - le domandò con affetto. - La tua squadra preferita ha vinto. Non era questo che speravi di vedere?
- Esatto! - gridò con gioia. - Però... che tensione! Mi hanno fatto battere forte il cuore...! Ma... adesso dobbiamo tornare a casa?
Lo sguardo dell'uomo si fece serioso. - Aspetta un attimo. Prima c'è una cosa che devi vedere - le disse, indicandole un punto dello stadio mentre andava più avanti per permetterle di vederlo al meglio.
La bambina osservò il punto indicato con curiosità. Là, il capitano della sua squadra del cuore si stava avviando verso il confine che delimitava la fine del campo sul lato destro, invece che dirigersi negli spogliatoi come i suoi compagni. Si fermò proprio al limite, in attesa di qualcosa... o meglio, qualcuno.
Dagli spalti, in mezzo ad un'enorme folla, avanzò una donna. Era vestita in modo molto elegante e la sua andatura era fiera e composta.
Si avvicinò alla ringhiera e, con decisione, alzò una mano al cielo. Immediatamente, sotto un ordine silenzioso, una gradinata formata dal ghiaccio si levò davanti ai suoi occhi.
Salì le scale lentamente, per non scivolare, e si trovò faccia a faccia con il giocatore.
Entrambi sorrisero affettuosamente. Sussurrarono qualcosa, la bambina lo vide, e poi entrambi poggiarono una mano sulla superficie di plastica che li divideva, come se volessero trapassarla e congiungere le loro dita in una dolce stretta.
"Saranno fidanzati" pensò gioiosamente la piccola, commossa da ciò. "Sono così teneri assieme...".
Arrossì, mentre scrutava le loro espressioni ricche di gaudio, serene e sinceramente contente. Per un attimo provò un pizzico di gelosia che scacciò immediatamente con stizza. Doveva essere felice per loro.
- L'amore è così... bello - sentenziò infine lei, voltandosi per guardare negli occhi il padre.
- Bambina mia... osserva quei volti con attenzione - sussurrò invece lui, stupendola. Lei ritornò ad osservarli, stavolta con curiosità. Il suo perché muto dovette giungere alle orecchie del genitore.
- Imprimi il ricordo di loro nella tua mente... fai in modo che il loro ricordo rimanga vivo nella tua mente - aggiunse con tono apparentemente triste.
La piccola cercò di studiarne ogni particolare, di stampare nei suoi pensieri i loro visi e le loro espressioni, cosicchè le potesse rievocare in futuro. Non sapeva perché doveva farlo: sentiva di farlo e basta.
Se lo diceva suo papà un motivo c'era. Poteva essere oscuro, crudele e triste, però restava per sempre una giustificazione a questa richiesta.
- Ricordali... perché un giorno loro saranno le guide che ti accompagneranno alla ricerca del tuo destino e della tua vita - mormorò infine, posandola a terra.
Prima di calarsi il cappuccio sul volto, osservò un'ultima volta le figure di quelle due persone. Non li conosceva, eppure sentiva di potersi fidare di loro. Dopotutto, se lo diceva suo padre, un motivo c'era. Forse loro l'avrebbero potuta aiutare a realizzare il suo sogno.
- Ora andiamo, piccina - disse infine, prendendola per mano e sorridendole con affetto. - Dobbiamo tornare a casa, ora.
Lei sorrise di rimando e, entusiasta, portò due dita vicino alla bocca.
Fischiò con tutto il fiato che aveva in corpo.
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Due parole dell'autrice:
Salve! ^_^
Non è da molto che gioco a Final Fantasy X... ma ho cominciato sin da subito ad adorare questo gioco! Infatti ho immediatamente deciso di scrivere una fan fictions su di questo.
Per ora ho deciso di lasciare un po' tutto nell'ombra... nel senso che non voglio anticiparvi nulla del futuro.
Non vi dico nulla dei personaggi, per ora, nè dell'epoca o del luogo. Sta alla vostra fantasia cominciare a farsi delle domande! XD
Sinceramente mi auguro che questa fic vi piaccia... che abbia istigato un po' la vostra curiosità!
Il mio grande desiderio è quello di ricevere delle recensioni... spero tanto che arrivino! ç_ç Per ora molte delle mie fic non sono state molto commentate... non avete idea di quanto mi rende triste!!!
Vorrei tanto conoscere i vostri pareri, i vostri dubbi, ciò che pensate del lessico e dei personaggi... insomma, vorrei conoscere VOI lettori!
Perciò... spero di ricevere vostre notizie. Mi auguro che questo assaggio sia di vostro gradimento!
Vi risponderò sicuramente! E il prossimo capitolo arriverà molto presto!
Akemi <3
  
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