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Autore: Umpa_lumpa    05/06/2011    2 recensioni
Era un caso che in quei giorni le fossero tornate alla mente le favole che la mamma le leggeva, attorcigliata fra l’orda di pupazzi che invadevano il suo letto. Alcune le ricordava appena; altre le erano rimaste così impresse che giurava di ricordare ogni singola illustrazione del grande librone che sua madre consultava di continuo; altre ancora sembravano parole sussurrate che, così come un attimo di vita, si erano disperse nell’aria, quasi senza lasciar traccia.In particolare, però, le era tornata in mente la vicenda di Nevina e di Fiordaprile, che Gozzano aveva immortalato fra le carte rovinate di un vecchio libro della madre, di quelli con la copertina rigida e ben decorata che, quando si è bambini, sembrano quasi antichi volumi di preziosi incantesimi.
Sempre aveva immaginato quanto dovesse esser stata fredda la candida pelle di Nevina sotto i delicati polpastrelli del giovine Fiordaprile.
Quanto avesse battuto forte il cuore del sovrano – tutum, tutum, tutum- quando a separar Nevina dalla morte era solo un passo.
E quanto ancor più morta si doveva esser sentita questa nell’ avvertire l’aria fra le pallide cosce e l’amato sempre più lontano.
[Storia basata su una favola di Guido Gozzano]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Salve a tutti! Mi dispiace dover fare una noiosa premessa, ma prima di lasciarvi alla lettura è doveroso avvisare che questa piccola fic è basata su una fiaba scritta da Guido Gozzano, intitolata "Nevina e Fiordaprile". Al di là di questa shot, vi consiglio caldamente di leggerla perchè, a mio parere, è una fiaba bellissima.
Per chiunque fosse interessato, ecco qui il link dove potete trovarla^^: http://piccolerime.interfree.it/favoledigozzano/nevina.htm
Detto questo, un ultimo piccolo avviso: nel corso di questa fic, troverete delle volute citazioni della fiaba originale (come lo stesso incipit).
A questo punto, fatte le dovutre precisazioni, non mi resta che augurarvi buona lettura!^.^





-In un soffio di Primavera-


Alle volte – quelle in cui si perdeva nel cantuccio di qualche improvviso ricordo – si sentiva un po’ vecchia, a dispetto dei pochi anni che le gravavano addosso. E questo perché il tempo che ci investe lentamente, ingiallisce poco a poco le nostre pagine, facendo sì che anche la più piccola idiozia persa nell’evanescenza del ricordo acquisti un che di solenne ed antico.

Ed era un caso che in quei giorni le fossero tornate alla mente le favole che la mamma le leggeva, attorcigliata fra l’orda di pupazzi che invadevano il suo letto. Alcune le ricordava appena; altre le erano rimaste così impresse che giurava di ricordare ogni singola illustrazione del grande librone che sua madre consultava di continuo; altre ancora sembravano parole sussurrate che, così come un attimo di vita, si erano disperse nell’aria, quasi senza lasciar traccia.


In particolare, però, le era tornata in mente la vicenda di Nevina e di Fiordaprile, che Gozzano aveva immortalato fra le carte rovinate di un vecchio libro della madre, di quelli con la copertina rigida e ben decorata che, quando si è bambini, sembrano quasi antichi volumi di preziosi incantesimi.

Si ricordava che sin da piccola aveva considerato quella favola come una delle più belle; era rimasta così colpita da quel triste racconto!
Sempre aveva immaginato quanto dovesse esser stata fredda la candida pelle di Nevina sotto i delicati polpastrelli del giovine Fiordaprile.
Quanto avesse battuto forte il cuore del sovrano – tutum, tutum, tutum- quando a separar Nevina dalla morte era solo un passo.
E quanto ancor più morta si doveva esser sentita questa nell’ avvertire l’aria fra le pallide cosce e l’amato sempre più lontano.
Nella sua candida innocenza, quella storia era per lei tanto tragica, quanto la vicenda di Romeo e Giulietta per sua madre.
Come doveva essere doloroso vedere il proprio amato venir strappato in un soffio di vento…

Forse era proprio l’angoscia di quel pensiero che le fece fare quello strano sogno, che tanto l’aveva impressionata. Le dispiaceva soltanto che come tutte le fantasie stava poco a poco svanendo nella vita di ogni giorno, lasciando addietro solo quello strano languore nel suo giovane petto…


Quando il sughero pesava
e la pietra era leggera
come il ricciolo dell'ava   
c'era, allora, c'era... c'era...

…una principessa di nome Nevina, che nella sua vita non aveva mai sentito il freddo se non una volta. Come avvertire un brivido di gelo lungo una pelle delicata- sì come un petalo-, ma fredda come la brina dell’inverno? L’unica volta che la fanciulla ricordava di aver provato una simile sensazione era stata quando il vecchio Vento di Tramontana l’aveva salvata, facendola dolcemente planare sulla candida barba del padre.
Ecco, solo in quell’istante aveva sentito freddo, abbandonato quel caloroso e letale Sole, poco prima che quel tremito divenisse uno di sollievo.


E allora, solo allora aveva realizzato che non avrebbe mai più rivisto l’amato Fiordaprile, o sentito i suoi polpastrelli caldi, né avrebbe più danzato con lui fino a ghiacciare persino la musica.

Nevina si sentiva di nuovo triste e, sospirando come un tempo, fissava di lontano quella strana Primavera che per poco l’aveva sfiorata.


Tanto era sconsolata che anche suo padre, Re Gennaio, cominciava a preoccuparsi a riguardo non sapendo però come aiutare l’adorata figliuola. Ognuno cercava di trovare una qualche soluzione per tirarla su di morale, ma a nulla erano valsi i numerosi tentativi e, infine, anche i piccoli gnomi delle foreste si erano arresi.

Come mai curare il mal d’amore?

Il sovrano davvero non sapeva cosa fare. Era così impegnato nel cercar di aiutare la sua bambina che non si preoccupava più di produrre la neve come avrebbe dovuto, tanto che anche negli angoli più gelidi della terra non nevicava più da alcuni mesi, senza che nessuno ne sapesse il motivo.


E la cornucopia di Nevina, gettata in un angolo, era ormai dimenticata da tempo.


Mesi e mesi passarono e non più un cristallo toccò il suolo.

In lungo e in largo la gente, sgomenta, vociferava che l’inverno fosse svanito, che qualcuno l’avesse rapito portandolo via con sé.

Fin quando un giorno, sulla candida barba di Re Gennaio, posò piede un giovane così bello che la neve quasi si scioglieva sotto le punte dei suoi stivali. La sua pelle sfiorata dal sole ed i suoi lucidi capelli corvini quasi risplendevano sul pallore dei ghiacciai ed il suo viso appariva fresco e giovane. Gli gnomi, curiosi, osservavano quel giovane forestiero nascosti dietro i tortuosi tronchi delle sequoie, chiedendosi chi mai fosse e come fosse giunto fin lì.


Anche Re Gennaio tentennava nel cacciare quell’intruso, intrigato dalla sua audacia e interessato a cosa mai potesse volere.


Nel silenzio più assoluto, in cui anche lo scricchiolio del ghiaccio sembrava essersi dissipato, Nevina sentì il rumore di stivali che sbattevano sul suolo.

Quando, suo malgrado, si voltò, Fiordaprile la vide pallida e diafana, bella come le dee che non sono più.

Nevina non era più triste, videro gli gnomi: il suo volto si accese di vita mentre correva incontro allo straniero, che a sua volta le sorrideva leggero, con il naso un poco arrossato dal freddo.


“Nevina, Nevina!” sussurrava quello con urgenza mentre la voce gli tremava un poco.


“Fiordaprile!” esclamava l’altra, gioiosa e sgomenta, avanzando leggera come fiocchi di neve. Mano a mano che si avvicinava scorgeva sempre più nitido il corpo intirizzito dell’altro, tremante per il freddo.


“Oh, Fiordaprile, cosa fai qui? Se non vai via…il freddo…!”


“Nevina…” sussurrò solo quello.


“Va via!” lo pregò la giovine, tirando i lembi dell’elegante mantello. Ma Fiordaprile le prese le mani fra le sue e gliele strinse forte. Quella tentava di liberarsi dalla presa, lo pregava e lo pregava di andarsene prima che si congelasse, ma il ragazzo sorrideva solo, carezzandole la pelle gelida.

I suoi polpastrelli caldi erano ormai violacei, vide Nevina, e ancora lo pregò di tornare indietro.

Avrebbe tanto voluto restare con il suo amato, dopo così tanto che aveva anelato rivederlo! Ma Fiordaprile già tremava dal freddo…

Le sarebbe piaciuto essere lei a scaldarlo, soffiando caldo sospiro su quelle mani intorpidite. Ma come mai avrebbe potuto fare qualcosa di simile quando il suo respiro sarebbe stato più freddo di qualsiasi vento?

Fiordaprile, invece, non si preoccupava; le sorrideva con dolcezza, posando il suo sguardo su quei dolci occhi, vibranti di angoscia. Poi, schiudendo appena le labbra, soffiò sulle loro mani portando una tepida brezza ed un caldo colore sulle loro dita, intrecciate come le nodose radici di un albero.


Nevina osservò stupefatta quel filo di vita torcersi dalla bocca dell’amato e riscaldare entrambi e, allora, legò ancor più le mani con quelle dell’amato.


“Nevina” sussurrò di nuovo l’altro.


Poi scostò un poco il mantello per prendere qualcosa legato alla sua cintola, mentre la piccola fanciulla osservava sempre più curiosa quei gesti.

Fiordaprile le porse della neve rossa, quella che nella terra del sole gli abitanti chiamavano fiore. Era la più bella che avesse mai visto, anche se la brina cominciava ad imbiancarne poco a poco i petali vermigli.

“Nevina…non nevica più, Nevina. Tutti di là si chiedono il perché e non capiscono ed io, Nevina, non vedo più un solo fiocco cadere. Come fare ad avere un ricordo di te, un eterno ricordo di te? Non più un solo fiocco…” mormorava affranto e confuso.


Lei, invece, osservava la Rosa poco a poco ghiacciarsi fra le sue mani, intrappolando quel caldo rosso sotto una cristallina teca di ghiaccio.  Non sentiva più il velluto del petalo sotto i suoi polpastrelli, né odorava lo splendido profumo di quella neve rossa.
Eppure, pensò, quella rosa sarebbe vissuta in eterno, e con lei il ricordo del suo amato Fiordaprile.


E così capì che il suo celibe sposo era giunto fin lì, nel freddo regno di Gennaio soltanto per porgerle quel sempiterno dono, chiedendone in cambio uno affine. Chiedendo che quei candidi fiocchi che tanto ricordavano il pallore della sua pelle diafana, tornassero ad imbiancare i quattro angoli del mondo.


A Fiordaprile battevano ormai i denti dal freddo, quando Nevina strinse la rosa contro il suo petto. Quanto la fanciulla avrebbe voluto piangere! Ma temeva che se le fosse sgorgata qualche lacrima, questa si sarebbe congelata prima ancora di scivolare lungo la guancia.


“Ti amo” gli sussurrò con voce flebile, quasi avesse avuto paura che l’altro svanisse da un momento all’altro.

Fiordaprile le sorrise un’ultima volta, prima di posare le sue labbra calde su quelle sottili e gelate di Nevina.
In quell’attimo le sembrò che con quelle labbra anche il tepido soffio della primavera si fosse posato su di lei per non abbandonarla mai più.
“Anche io ti amo” le dichiarò quello prima di voltarsi e correre verso le lontane terre del sole. Nevina vide le due ginocchia tremanti fuggire a fatica dalla barba di suo padre, Re Gennaio.

La candida principessa strinse di nuovo la rosa contro il suo seno e, afferrata la sua cornucopia sotto lo sguardo del sovrano e di tutti gli gnomi, lasciò scappare un ultimo sospiro.


Un sospiro che le sembrò bruciare ancora del dolce calore delle labbra di Fiordaprile.


Note dell'autrice: ecco qua la fine! Mi dispiace aver pubblicato questa storia che trovo sinceramente piuttusto inutile XD In fondo, mi sembra solo di aver storpiato una bellissima favola, esagerando con il tono patetico^^". In fin dei conti, la pubblicazione di questa shot è stata più uno sfizio che altro.  E mi scuso anche per eventuali errori grammaticali ma ammetto di non aver ricontrollato il testo con la dovuta attenzione. Fatemi sapere se gradite che io lo faccia XD
Ad ogni modo, spero lo stesso che vi sia stata gradita in un qualche modo, e che possiate apprezzarla più di quanto abbia fatto io XD
Ringrazio calorosamente tutti coloro che si sono soffermati a leggere questo breve racconto, sperando che sia stato di loro gradimento, e coloro (se ce ne saranno) che saranno così cortesi da lasciare un piccolo commento^^
Alla prossima!
   
 
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