Titolo della fic: Das Nennt man Liebe - Úgy hívják: szerelem
Titolo del capitolo: Remember to learn to forget {Dreaming}
Tipologia della fic: Raccolta
Personaggi principali: Austria/Roderich Eldelstein, Ungheria/Elizaveta Héderváry
Genere: introspettivo, malinconico, sentimentale
Avvertimenti: //
Raiting: Verde
Ambientazione storica: Impero Austro-Ungarico
Introduzione: Austria sapeva che Ungheria – sebbene non lo sopportasse alle volte – c’era per lui, e lo stesso per Eliza.
Roderich c’era, nella sua musica, nelle sue torte troppo dolci, nel suo essere altero e frigido.
Eppure, una promessa di due adulti valeva meno di quella di due bambini entusiasti.
Note: Il titolo significa: lo chiamano amore. Perň non sono sicura dell’ungherese, anche perché non lo so. Se lo conoscete e ci sono errori, ditemelo pure :D
E la canzone presente nel testo č "Before the lobotomy", dei Green Day.
Probabilmente sarŕ qualcosa di diabetico
>//> lascio a voi l’ardua sentenza (?)
Ecco, dopo non ditemi che i Green Day non
fanno male D:
Buona lettura!
Remember to learn to forget {Dreaming
«Rimarremo
per sempre insieme?», chiese Eliza alzando lo sguardo sul volto altero di
Roderich.
Il suo sguardo rimase fermo alcuni secondi, per poi abbassarsi negli occhi verdi della compagna: accennň un sorriso.
Avrebbe tanto voluto che fosse vero, ma sapeva che non lo era: «Certo, Eliza», mentě e tirň le labbra in un sorriso forzato, carezzando piů velocemente la schiena dell’ungherese.
Lei rispose al sorriso, continuando a passare la mano sulla camicia del ragazzo, lŕ, dove piů o meno doveva battere il cuore: quel cuore che apparteneva a un mentitore spudorato, ma che in quel momento era l’unico a darle sostegno.
Lentamente, durante i secoli, malgrado tutte le loro divergenze, le loro idee diverse e il loro modo di vivere la vita, le due Nazioni avevano raggiunto quella confidenza che fa di due persone una coppia.
Austria sapeva che Ungheria – sebbene non lo sopportasse alle volte – c’era per lui, e lo stesso per Eliza.
Roderich c’era, nella sua musica, nelle sue torte troppo dolci, nel suo essere altero e frigido.
Eppure, una promessa di due adulti valeva meno di quella di due bambini entusiasti.
Ungheria sentě gli occhi bruciare: posň la fronte sul petto dell’austriaco, che le prese una mano e reclinň a sua volta la testa in avanti, stringendo i denti.
Eliza aveva finito le parole per esprimere tutto il suo dissenso in quel momento: se solo avesse aperto bocca, era convinta che sarebbe definitivamente scoppiata in lacrime, che avrebbe gridato tutta la sua rabbia e la sua frustrazione: per cui strinse le labbra.
I singhiozzi repressi di entrambi si mischiavano senza un senso preciso in un ambiente diffuso che guardava muto e immobile, mentre la fiammella di una candela ondeggiava appena, lasciando in ombra o accendendo della sua fioca luce gli angoli della stanza.
Ungheria strinse con entrambe le mani la camicia bianca dell’austriaco,spiegazzandola.
Roderich alzň lo sguardo verso il soffitto e accarezzň la testa della ragazza, cercando vanamente di consolarla.
Poteva lui, ormai disilluso, consolare quella giovane donna, con cui aveva convissuto cosě tanto che ormai ogni difetto era divenuto un pregio?
La ragazza si alzň di soprassalto, alzando il busto di scatto, mentre stringeva convulsamente le lenzuola bianche e profumate, il respiro sembrava piů un ansito, i capelli completamente sconvolti.
Dopo i primi secondi, sentě il cuore regolarizzarsi – sebbene sembrava rimbalzasse fino ad arrivare in gola, risuonando nello stomaco e nelle orecchie – ed iniziň a guardarsi intorno: la finestra era leggermente aperta e le tende bianche soffiavano verso l’interno.
Lasciň le lenzuola e si alzň; iniziň a camminare per la stanza a piedi scalzi, sentendo il legno caldo del parquet sotto di essi.
Si passň una mano sugli occhi: era un sogno, solo un sogno.
Ma, dannazione, quella casa ora le pareva ancora piů desolata.
Il suo sguardo rimase fermo alcuni secondi, per poi abbassarsi negli occhi verdi della compagna: accennň un sorriso.
Avrebbe tanto voluto che fosse vero, ma sapeva che non lo era: «Certo, Eliza», mentě e tirň le labbra in un sorriso forzato, carezzando piů velocemente la schiena dell’ungherese.
Lei rispose al sorriso, continuando a passare la mano sulla camicia del ragazzo, lŕ, dove piů o meno doveva battere il cuore: quel cuore che apparteneva a un mentitore spudorato, ma che in quel momento era l’unico a darle sostegno.
Lentamente, durante i secoli, malgrado tutte le loro divergenze, le loro idee diverse e il loro modo di vivere la vita, le due Nazioni avevano raggiunto quella confidenza che fa di due persone una coppia.
Austria sapeva che Ungheria – sebbene non lo sopportasse alle volte – c’era per lui, e lo stesso per Eliza.
Roderich c’era, nella sua musica, nelle sue torte troppo dolci, nel suo essere altero e frigido.
Eppure, una promessa di due adulti valeva meno di quella di due bambini entusiasti.
Ungheria sentě gli occhi bruciare: posň la fronte sul petto dell’austriaco, che le prese una mano e reclinň a sua volta la testa in avanti, stringendo i denti.
Eliza aveva finito le parole per esprimere tutto il suo dissenso in quel momento: se solo avesse aperto bocca, era convinta che sarebbe definitivamente scoppiata in lacrime, che avrebbe gridato tutta la sua rabbia e la sua frustrazione: per cui strinse le labbra.
I singhiozzi repressi di entrambi si mischiavano senza un senso preciso in un ambiente diffuso che guardava muto e immobile, mentre la fiammella di una candela ondeggiava appena, lasciando in ombra o accendendo della sua fioca luce gli angoli della stanza.
Ungheria strinse con entrambe le mani la camicia bianca dell’austriaco,spiegazzandola.
Roderich alzň lo sguardo verso il soffitto e accarezzň la testa della ragazza, cercando vanamente di consolarla.
Poteva lui, ormai disilluso, consolare quella giovane donna, con cui aveva convissuto cosě tanto che ormai ogni difetto era divenuto un pregio?
La ragazza si alzň di soprassalto, alzando il busto di scatto, mentre stringeva convulsamente le lenzuola bianche e profumate, il respiro sembrava piů un ansito, i capelli completamente sconvolti.
Dopo i primi secondi, sentě il cuore regolarizzarsi – sebbene sembrava rimbalzasse fino ad arrivare in gola, risuonando nello stomaco e nelle orecchie – ed iniziň a guardarsi intorno: la finestra era leggermente aperta e le tende bianche soffiavano verso l’interno.
Lasciň le lenzuola e si alzň; iniziň a camminare per la stanza a piedi scalzi, sentendo il legno caldo del parquet sotto di essi.
Si passň una mano sugli occhi: era un sogno, solo un sogno.
Ma, dannazione, quella casa ora le pareva ancora piů desolata.
Dreaming
I am only dreaming
Of another place and time
Where my family’s from
Spero vi sia piaciuto ;_; Č probabile che negli altri capitoli della raccolta ce ne siano altre di canzoni, o questa, o nessuna!
Grazie per aver letto :D
_Ayame_