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Autore: Deimos_    09/06/2011    1 recensioni
Era strano forse aver scelto proprio quel momento per fare certe cose, sicuramente di un'importanza non indifferente.
Avrebbe potuto almeno aspettare un momento che avesse potuto calzare l'emozione alla perfezione ma, no, lui doveva fare tutto così, sempre e solo così. Sul momento, come se la sentiva. Perché in quel momento si sentiva sicuro delle sue azioni, come era sempre stato. Lui era sempre, sempre, sempre e comunque deciso sul da farsi.
Genere: Guerra, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Recht und Unrecht.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggio/Coppia: Ludwig Beilschmidt (Ovest Germania), Gilbert Beilschmidt (Est Germania)
Rating: Arancione
Avvertimenti: OOC, angst, shonen-ai, AU;
Note: La storia avviene in un preciso periodo storico; I personaggi appartengono a Himaruya-sensei e le nazioni, tradizioni comprese a loro stesse. Lo scritto è di mia proprietà.
Questa fic segue il prompt 086: Scelte della Big Damn Table.


Era strano forse aver scelto proprio quel momento per fare certe cose, sicuramente di un'importanza non indifferente.
Avrebbe potuto almeno aspettare un momento che avesse potuto calzare l'emozione alla perfezione ma, no, lui doveva fare tutto così, sempre e solo così. Sul momento, come se la sentiva. Perché in quel momento si sentiva sicuro delle sue azioni, come era sempre stato. Lui era sempre, sempre, sempre e comunque deciso sul da farsi.
E mai lo era stato come in quel momento, davanti a suo fratello, con delle luci che scoppiavano ogni tanto accompagnate da un fragore a fare da sfondo a quello scenario scuro, in quella buca scavata per proteggersi.
Era sicuro, aveva certezze su certezze e l'indecisione non sembrava neanche sfiorargli l'anticamera del cervello. Anche se avrebbero potuto rischiare di morire da un momento all'altro,  in quel campo di battaglia.
Potevano certamente dire di essere nella loro fortificata e sicura trincea, ma non potevano dire di essere salvi: nessuno in guerra è davvero salvo, se non il generale che sta nel suo ufficio, lontano dall'infuriare dello scontro.
Un dettaglio che forse si avrebbe dovuto esplicitare in precedenza, era la vicinanza dei corpi di quei due soldati in trincea, isolati da tutto e da tutti gli altri. Non erano semplicemente "vicini", come se avessero avuto un solo punto da condividere dal quale poter sparare e abbattere nemici, di più. Sarebbe stato anche corretto dire che uno provava a difendersi, teneva davvero alla sua vita e si guardava preoccupato attorno, conscio del fatto che la sua vita avrebbe potuto spegnersi di lì a poco, mentre l'altro tentava di farlo distrarre, di far ricadere l'attenzione dell'altro su di sè e quelle cose che stava facendo. Perché il bacio che gli stava dando sulla mandibola doveva essere un motivo valido per lasciar perdere il resto. Doveva esserlo.
«Bruder, vuoi fermarti..?!» sibilò il biondo, cercando di scansare l'altro, che in tutta risposta ghignò beffardo, cercando di slacciare la cintura del fratellino.
 «Sai che è sbagliato...!» continuò a lamentarsi il biondo, anche se l'altro non lo ascoltava minimamente. Era perso nel suo mordere, leccare, baciare il viso del fratello, il collo del fratello.
«Perché potrebbero ucciderci, forse?» e cercava di fare l'indifferente, il magnifico, sentendo poi lo scatto della cintura, cosa che lo portò a sorridere per il suo successo. Sfilò la suddetta dalla vita del fratello e provò a sbottonargli la giacca, cercando le labbra socchiuse del più piccolo.
Tentava di ribattere, Ludwig, tentava di opporsi, e voleva anche rispondere alla domanda priva di logica del fratello maggiore, ma le labbra e la lingua di quello glielo impedivano materialmente. E poi le mani dell'altro che scivolavano sul suo petto, sulle sue gambe e sul suo viso lo stavano facendo impazzire.
Lui sapeva che quello che stavano facendo era quantomeno sbagliato e immorale, ma si chiedeva il perché, perché non riuscisse a fermare davvero il fratello. Era quello che il suo subconscio voleva, forse.
«Sarà sbagliato...» sentì dire dal fratello nel suo orecchio, quasi soffiato -cosa che lo fece avvampare- e poi continuare con «Ma per me è la cosa più giusta che potessi fare.»
Ludwig si lasciò appoggiare al terriccio della trincea, lasciò che il fratello si sedesse sulle sue gambe, che continuasse a baciarlo e che a poco a poco finisse di spogliarlo. Ma oltre al fatto che lo lasciò fare, cercò di contraccambiare, stringendo tra le braccia il corpo più gracile dell'altro, accarezzandogli la schiena ed i fianchi, sentendolo inarcarsi per il solletico.
Continuavano a baciarsi persino quando le luci smisero di splendere nel cielo scuro, persino quando il ripetersi dei colpi di fucile smise di farsi udire, persino quando al loro posto sopravvennero delle voci che sembravano non dire nulla.
Nascosti nella loro trincea, loro continuavano.
Seguitavano ad amarsi in quel modo sbagliato.
  
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