Fandom: Naruto
Autore: Scarlett666
Rating: Verdissimo
Personaggi principali: Kiba, Akamaru,
Sai e Sakura
Personaggi accessori: Sasuke e Naruto
Genere: comico, demenziale
Avvertimenti: è una buffonata, nuoce
gravemente alla salute ed è assolutamente OOT, ma l’idea mi ha fatto ridere, e
credo si debba apprezzare lo sforzo che ho fatto nel non scrivere narusasu o
sasunaru, che dir si voglia. ù.ù
Contesto: universo parallelo ed ideale
nel quale Sasuke è tornato illeso e soprattutto sano di mente a Konoha dopo
aver fatto secco Itachi ed eventualmente anche sconfitto Madara insieme a
Naruto. In ogni caso shippuden, età 17 anni circa.
Dannata
befana
Era rimasto così: muto ed immobile
come uno stoccafisso per una quantità incalcolabile di secondi, interminabili
minuti nel corso dei quali si era più che convinto di non aver nemmeno
respirato, se non fosse per il fatto che quasi sicuramente a quest’ora sarebbe
stato quantomeno cianotico, se non direttamente esanime. Ma la cosa che più
strabiliava i presenti era stata la totale assenza di qualsivoglia suono, non
aveva parlato, non una parola, un verso, un guaito, uno sbuffo, un ansito.
Nulla.
Nani. *
Un raggelante silenzio.
Sino a quando, disperatamente
preoccupato e uggiolando come un cucciolo terrorizzato, Akamaru aveva preso a
leccargli il viso. Prima una guancia, quasi timidamente, poi, non vedendo alcun
cambiamento, sempre con maggior impeto e convinzione, giungendo infine a
ricoprirlo generosamente con un abbondante strato di bava canina.
Che gioia.
Solo allora aveva preso a
ragionare.
Solo in quel momento un piccolo,
minuscolo, ingranaggio sito in un antro recondito della sua testolina piena di
polvere, peli di cane e pulci, aveva stancamente ripreso a muoversi e,
lamentandosi come appesantito dalla ruggine di secoli di inutilizzo pressoché
totale, aveva iniziato a muoversi, cominciando a mettere in fila quella serie
di tragici ed infausti eventi che lo avevano condotto sino a lì… alla caduta.
Innanzi tutto, dove si trovava.
Ok, questa era facile.
Era a Konoha, a casa di Naruto, nel
bel mezzo di una caoticissima festa ed al momento tutti lo stavano guardando
con una certa insistenza; chi con l’aria incuriosita, chi a dir poco
esterrefatto, chi pareva assolutamente disinteressato e chi invece aveva
dipinto in viso un ghigno compiaciuto con l’aggiunta di una puntina di sadismo.
Sakura stava ghignando, poteva
vederlo al di là di ogni ragionevole dubbio.
Eppure… ma un attimo fa non era
dietro di lui?
Ricordava distintamente di averla
vista confabulare per tutta la sera con l’odioso Sai e Naruto, mentre un
seccatissimo Sasuke scuoteva la testa con fare rassegnato, tentando inutilmente
di trascinare via con sé l’Uzumaki.
In effetti gli era parsa una scena
sospetta.
Non tanto per l’atteggiamento
dell’Uchiha, quello chi lo capisce è bravo, ma piuttosto per quel farfugliare e
ridacchiare concitato dei tre compagni di squadra… e per i loro strani
movimenti.
Terribilmente sospetti.
Poi Naruto si era lasciato
convincere da Sasuke ad allontanarsi ed insieme erano spariti chissà dove, non
voleva di certo saperlo. L’odioso Sai dal buon odore pareva essersi dissolto
nella mischia.
Ma Sakura era rimasta lì. Gli era
rimasta appresso per tutta la serata.
Sempre più sospetto.
Non gli piaceva per niente.
Ma non era quello a preoccuparlo
maggiormente.
Una volta scostato malamente il suo
premurosissimo cucciolo fin troppo cresciuto ficcandogli quasi del tutto una
mano in bocca, si raddrizzò dalla scomoda posizione nella quale era rimasto per
tutto quel tempo; ancora doveva realizzare pienamente come aveva fatto a finire
in terra, carponi sopra qualcuno.
Qualcuno di tremendamente pallido e
silenzioso.
Vestito interamente di nero.
Anche un po’ freddino a dirla
tutta.
Un cadavere?
Ma aveva un buon odore.
Attimi di gelo.
Poi realizzò.
Con la consapevolezza di cosa,
dove, ma soprattutto sopra chi fosse in quell’istante mollemente adagiato, un
terribile brivido lo colse, prendendogli la schiena all’improvviso come una
secchiata di acqua gelida in pieno inverno. Seppe per la prima volta di avere
peli anche in zone pressoché sconosciute del proprio corpo, dal momento che
tutti, in quel preciso istante, avevano deciso di drizzarsi all’unisono,
irrigidendolo e paralizzandolo
nuovamente.
Si sentiva come un gatto che rizza
il pelo.
Una sensazione terrificante davvero,
soprattutto per uno come lui.
Ma forse era ancora in tempo per realizzare
che in realtà si era trattato solo di un terribile incubo.
Dannato Naruto ed il suo
indigeribile ramen.
Sì, sicuramente era stata colpa
della cena troppo pesante.
Peccato che quel qualcuno, ancora sotto
di lui, avesse anche il sorriso più falso ed irritante che avesse mai visto, e
che per tutto il tempo non avesse smesso di fissarlo con quell’odiosa aria
soddisfatta.
Dio quanto era vicino.
Terribilmente vicino.
Praticamente aveva il suo naso a
pochi centimetri dal volto.
E quegli occhi sottili, neri, dal
taglio allungato e le ciglia folte, che gli conferivano quell’aria leggermente
provocatoria, quasi maliziosa. Quegli occhi che tanto contrastavano con
l’alabastrino incarnato del suo volto. Quante volte si era chiesto come facesse
ad essere così dannatamente pallido, un bianco surreale, da foglio intonso.
E a lui le cose pulite, candide,
immacolate, quasi come la terra vergine, avevano sempre suscitato una gran
voglia di farle sue, tuffarvisi dentro e sporcarle, stropicciarle, marcarle indelebilmente
come si fa con il proprio territorio, strusciandovisi contro soddisfatto.
Oddio, era proprio un animale.
Trovò quel pensiero assurdo quasi
divertente, ma questo prima di rendersi conto di ciò che aveva appena
immaginato… e di quel che aveva fatto.
Poteva ancora avvertire un lieve
formicolio sulla pelle, una scia sfumata del sottile calore che quel breve ed
accidentale contatto a fior di labbra aveva provocato.
Aveva
appena baciato Sai, l’odioso Sai, e, come un’illuminazione divina, forse la
prima della sua intera vita, stando ancora a carponi su di lui aveva appena
immaginato cose assurde sul suo conto, realizzando che, dopo tutto, gli era
pure piaciuto.
Perché lui in quella posizione non
ci era di certo finito da solo, né tantomeno poteva essere inciampato su
Akamaru… e quel ghigno era fin troppo eloquente.
Dannata befana dai capelli color
caramella.
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