Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: _M e l_    09/06/2011    0 recensioni
Mattia, famiglia benestante, circondato d'amore, e Lara, adottata da una famiglia troppo appariscente. Un bambino con un sogno e una bambina con un incubo. Un ragazzo terrorizzato e una ragazza stanca del dolore. Una donna vissuta.
Cosa hanno in comune? Solo la notte di capodanno.

Raccolta:
1: Mattia, due anni
2: Lara, un anno
3: Mattia, diciott'anni
4: Lara, diciassette anni
5: Lara e Mattia
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lara sorrise guardandosi allo specchio.
Lara sorrise amaramente.
Se solo i suoi nuovi “genitori” l’avessero guardata veramente.
Sicuramente non l’avrebbero mai fatta uscire se avessero visto cosa aveva indossato. Il tutto era paragonabile al niente.
Passò, apposta, loro davanti sperando in una minima considerazione, almeno per quella volta.
Speranza vana, come sempre.
Marta era seduta composta sul divano di pelle. Sfogliava annoiata il giornale di moda che aveva tra le mani mentre il marito Carlo parlava di lavoro al telefono. Tenendo gli auricolari gli era molto più facile gesticolare pur sorreggendo un bicchiere di vino rosso, naturalmente il più pregiato. Durante il suo sproloquio camminava avanti e indietro lungo l’intero salotto. Passò anche vicino a Lara, ma non le riservò né un cenno né una parola per confermare di averla vista. La ignorò bellamente continuando nei suoi affari.
Ed eccole lì, gaie per la sua disperazione, prepotenti di fronte alla sua debolezza.
Tentarono di uscire, ma Lara ritrovò la forza e le cacciò indietro.
Spavalda, come se la loro indifferenza non l’avesse toccata, andò verso l’uscita.
Fuori indossò un jeans e una camicetta per coprirsi.
Avrebbe voluto farsi notare. Ma solo dai suoi “genitori”.

 

***

 

I fuochi scoppiettavano nel cielo.
A Lara non era mai piaciuto il capodanno.
Sarà stato perché non aveva mai avuto una vera famiglia con cui passarlo, o perché sua madre, la sua vera madre, proprio quella notte fu assassinata davanti i suoi occhi dal suo vero padre quando aveva poco più di un anno, a lei importava davvero poco.
La sua domanda cruciale era:”Come fa la gente a farsi degli amici?
Lara era sola perché era nuova di là.
Sorrise. Le piaceva pensarla in quel modo, ma la verità era tutt’altra.
Lara era sola perché era Lara.
Perché Lara era figlia d’un pazzo e ciò la rendeva incline alla pazzia.
Perché Lara fu adottata dai coniugi Rossi solo per interessi personali. Solo per mostrare alla gente la loro immensa carità verso di loro, i piccoli sfortunati orfanelli.
Perché Lara essendo figlia loro era stata cresciuta nell’idea di essere superiore a tutti, di essere la migliore.
Perché con Lara non valeva solo il detto:”Tale padre, tale figlia”, ma anche la sua versione distorta:”Tali genitori adottivi, tale figlia adottiva
Stronzate! Se solo sapessero qual è la verità...” pensò affranta “se solo sapessero dell’indifferenza con cui mi trattano, in cui mi hanno cresciuta. Ma non lo sanno, così la gente mormora… e le voci si diffondono…”
Sospirò mentre entrava nel locale.

 

 

La gente mormora, le voci si diffondono e Lara resta sola.

 

***

 

Basta poco per staccarsi dalla realtà.
Basta poco per cedere alla sofferenza.

 

Lara afferrò con mano tremante il bicchiere. Il liquido all’interno ondeggiò pericolosamente quando se lo rigirò tra le mani. Senza pensarci bevve il tutto con un sorso provocandosi un incendio nella gola che la distrae dal suo strano gusto.
Voleva davvero fare amicizia con qualcuno e fu per quel motivo che accettò il drink che le aveva porto quello sconosciuto.
Il ragazzo si chiamava Giorgio, da quanto la musica assordante le aveva permesso di capire.
Le era andato vicino sussurrandole parole carine prima di invitarla a bere qualcosa, richiesta che lei non si fece ripetere due volte. Prendendola per mano la fece alzare dalla sedia con uno scatto che le procurò una vertigine. Senza curarsene la portò sulla pista.
Forse non se ne accorto” pensò tra se. Ma Lara non vide il suo sorriso soddisfatto, e quello fu il terzo errore che commise quella sera.
Iniziarono a ballare facendosi trascinare dalla musica, ma dopo un po’ Lara sentì che qualcosa non andava.
Tutto attorno a lei si muoveva e, non trovando altro posto a cui aggrapparsi, si ancorò al suo “compagno”, che non perse l'occasione.
Infatti, appena le sue mani si appoggiarono alle spalle del ragazzo, egli la strinse a se, senza alcuna dolcezza, strusciandosi voglioso sul suo corpo.
Istintivamente Lara indietreggiò spingendolo lontano e, per via della spinta, perse l’equilibrio già precario, andando a sbattere contro un altro ragazzo che la sospinse malamente verso l’appagato giovane che la ri-attirò a se cingendole i fianchi con un braccio. Una mano stretta sui suoi glutei, l’altra posata sul suo collo pronta per una lenta discesa verso i suoi seni.
Si divincolò spaventata colpendolo al viso prima di scappare nel bagno rinchiudendosi nell’ultimo, in fondo alla stanza.
La testa cominciò a farle male tanto da indurla a chiudere gli occhi e sedersi sulla tavoletta.
Quando le sembrò che il dolore fosse diminuito, si alzò traballante per andarsi a sciacquare il viso al lavandino, ma, prima di arrivarci, svenne.

 

***

 

Sentì la porta sbattere e gemette per la forte fitta che quel rumore le procurò alla testa.
Sentiva sotto di essa qualcosa di liscio e freddo, ma era troppo debole per muoversi, come se fosse stata una pietra.
Ogni fibra del suo essere pesava una tonnellata, che lei non aveva nessuna voglia ne intenzione di sollevare.
- L’ho trovata! – gridò una voce a lei sconosciuta.
Sospirò sollevata pensando che di sicuro colui che l’aveva scovata avrebbe chiamato un’ambulanza vedendola in quello stato.

Quanto si sbagliava.

Dietro di lui entrarono altri quattro ragazzi e tra essi riconobbe quello del drink.
Fu il primo che le si avvicinò, e Lara pote osservare i suoi occhi rossi e gonfi. Di certo non era un bene per lei che egli fosse fatto.
Iniziò a spingere con tutta la forza che aveva quell'ammasso di cemento che era ormai divenuto il suo corpo per allontanarsi il più possibile da lui, ma servì a poco.
- Chiudete la porta, e, Marco, vai a chiamare Mattia – ordinò quest'ultimo strascicando le parole per via dell'alcool.
- Voi, aiutatemi a portarla nel bagno – disse ai restanti.
Senza potersi ribellare, la trascinarono nel piccolo bagno da cui era uscita. Una volta dentro Lara notò che tutti erano sbronzi, ma solo Giorgio la guardava con bramosia.
- Chi vuole iniziare? - ognuno guardò gli altri negli occhi, incapaci di dare una risposta.
Lara tentò di rimettersi in piedi in preda al panico ma Giorgio la gettò a terra nuovamente, mettendosi a cavalcioni su di lei.
- Va bene, farò io – disse lascivo, mentre avvicinava il viso al suo collo scoperto.
Lara era impietrita, la voce sparita.
Si chiese perché Dio c'è l'avesse tanto con lei, che cosa gli aveva fatto per dover subire tutto quello che aveva vissuto e stava per vivere. Ma la risposta non le arrivò.

O, almeno, non quella notte.

Riprese il contatto con la realtà quando sentì uno strappo. I vestiti erano stati buttati chi sa dove, lasciandola seminuda.
Iniziò a dimenarsi ed urlare quando lui tentò di strapparle anche il reggiseno. Senza pietà, le coprì la bocca con la sua mano soffocandone le grida. Poi posizionò le mani di lei sotto le sue ginocchia.
Calde lacrime le solcarono le guance, in quel momento non le importava di sembrare debole, di mostrarsi debole. Desiderava soltanto tornare a casa, ma non poteva, era in trappola.
Giorgio si sollevò leggermente per abbassarsi la brachetta e Lara ne approfittò per liberarsi.
Graffiò la sua pelle con le unghie lunghe cercando di fermarlo, ma egli non si lasciò sopraffare dal dolore. Lara si chiese se non avesse immaginato tutto. Eppure li vedeva i segni che gli aveva lasciato sul corpo, vedeva le gocce di sangue colare da quelle ferite.
Cosa è disposto a sopportare un uomo pur di arrivare al suo scopo?” pensò inorridita.
Entrò in lei desideroso, senza dare nessun segno di sofferenza. Lei spalancò gli occhi, con quel gesto brusco le aveva causato una forte fitta al basso ventre. Senza darle il tempo di abituarsi al corpo estraneo egli cominciò a spingere, procurandole altri spasimi.
La porta si spalancò mostrando due figure che con poche falcate si ritrovarono dinnanzi a quella scena pietosa.
Il ragazzo che era uscito poco fa, era ritornato portandone con se un altro. Doveva essere lui Mattia.
Li guardava sorpreso, sembrava che non avesse capito la situazione, ma quando comprese indietreggiò terrorizzato.
Lara fissò i suoi occhi speranzosa, ma trovò solo paura, del coraggio necessario in quella circostanza neanche l'ombra.
Un velo di lacrime le oscurò la vista impedendole di vedere la fuga di Mattia.
Non era giusto che lui riuscisse a scappare, doveva restare, vedere le conseguenze della sua decisione, dettata dalla vigliaccheria. Perché Lara era sicura che non sarebbe andato a chiamare aiuto, l'aveva letto nei suoi occhi spaventati, disgustati.
Molto tempo dopo si udirono delle urla provenienti dalla sala. Giorgio era ancora su di lei, instancabile. Fu una sola parola che fece risvegliare Lara dallo stato di semi-incoscienza in cui era caduta.
Polizia.
Mai parola le era sembrata più bella. Forse aveva sbagliato riguardo a Mattia, pensò.
Il gruppetto si guardò allarmato, fu Marco a parlare per primo.
- Cazzo, Giò, alzati! Non hai sentito? Sono arrivati gli sbirri! -
Giorgio sembrava l'unico a non aver sentito, o forse voleva solamente finire ciò che aveva iniziato. Ma non ne ebbe il tempo perché uscì da lei in modo altrettanto brusco di quando era entrato, tirato lontano da due ragazzi a lei sconosciuti.
Giorgio era furibondo, ma se ne andò lo stesso. Non poteva mica permettersi di finire in galera per una
scopata.
- Io lo ammazzo Mattia! - grugnì infatti. Fu l'ultima cosa che Lara sentì, poi il silenzio.
Si guardò intorno con timore, ma non c'è n'era alcun bisogno, era sola. Ma soprattutto
era libera.
E allora perché sentiva un macigno in fondo allo stomaco che l'ancorava al suolo senza permetterle di andare via? Perché le lacrime che ora uscivano dai suoi occhi non erano di contentezza? Perché in quel momento
agognava la morte?



---

Okay, immagino che sia passato fin troppo tempo. Mi dovete scusare, ma questo capitolo proprio non voleva uscire... è stato un parto scriverlo. Ma per fortuna ce l'ho fatta, e prima del 2012!

Ringrazio
IvanaEfp per aver recensito e i lettori silenziosi per continuare a leggere :)

Vostra,
            _
M e l_


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: _M e l_