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Autore: Daeva    01/03/2006    3 recensioni
Ok. Io non sono una fan dello yaoi, ok e_é ? Però loro due mi piacciono.
In modo anche abbastanza ossessivo XDDD
La scena si colloca durante l'episodio 39.
Personaggi: Zolf J. Kimblee, Frank Archer
Genere: Erotico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INNO ALLA GIOIA

-Mh, mh, mh mh-mh, mh mh mh mh mh...-

Frank Archer adorava sentirsi così.
Ogni volta che un piccolo passo lo portava avanti nel suo progetto, ogni volta che un microscopico particolare si muoveva nella direzione da lui stabilita.
Ogni nervo del suo corpo era ormai teso, rinvigorito alla vigilia del suo sogno nel cassetto.

Una guerra.
Grande.
Enorme.
Spaventosa e terribile.

Ripercorrendo quest'aspettativa sentiva mille piccoli brividi di piacere partire dalle tempie e formicolare fin dentro i muscoli più profondi del suo corpo.
Come se un distillato scintillante di vetri rotti venisse versato giù per le vene.

-Ah, Colonnello, ha proprio fatto del suo meglio...- sbottò all'improvviso Kimblee, uscendo dal bagno e gettando un asciugamano sporco di sangue nel cestino -Non godevo così tanto dai tempi di Ishbal.-
Archer non rispose, mentre guardandosi allo specchio si portava con una mano le sottili ciocche castane via dalla fronte.

Frank Archer, nonostante tutto, era un uomo dalle modeste ambizioni.
Non ambiva a particolari posti di potere, nè amava particolarmente avere troppe responsabilità. La sua miglior caratteristica era la sua meticolosità, la sua precisione.
A questo mondo esistono persone che crescono convinte di avere un determinato obiettivo nella vita, e proseguono in quella direzione, ottuse, stolide, ben certe che la loro esistenza valga quell'unico breve momento di felicità che con tutta probabilità non si verificherà mai.
Frank Archer era quel tipo di persona.
C'è chi non esiterebbe a definirlo patetico, chi non avrebbe dubbi nel giudicare la sua esistenza come sprecata.
Ma sarebbero mai in grado di provarla, loro, la suprema felicità che stava per assaporare?
Avrebbero mai la soddisfazione di toccare la propria crescita, sentire la propria vita tangibile, come lui, quando voltandosi sarebbe stato in grado di decifrare il suo destino dietro tutti quei piccoli passi..?
Piccoli passi.
E' così che si conquistano le grandi aspettative.

-Hey, Colonnello..?-
Il fiato caldo di Kimblee sul suo collo accentuò il suo piacere, ma solo per un breve istante.
-Mh?- rispose accondiscenente, fissando gli occhi ferini di lui dallo specchio.
-Ne voglio ancora.-
-Mphf.- sorrise Archer -Stare con quella gente fino ad ora ti ha trasformato in una specie di invertito? O queste tendenze le hai sempre avute?-
-Oh, una morale, Signore!- Kimblee balzò sull'attenti, senza però togliersi dal viso quell'ombra di sadismo -Trovo interessanti queste cose. Interessanti, Signore. La prego, continui!-
Archer si era voltato verso di lui.
Per qualche motivo aveva voluto gustarsi quell'orrenda pantomima di un bravo soldato.
Kimblee puzzava di tradimento da lontano un miglio.
Uno come lui non doveva -non poteva- fare troppo affidamento su una persona simile.

L'Alchimista Cremisi colse lo sconforto negli occhi vitrei del suo superiore, e pensò bene di anticipare e confermare i dubbi dell'uomo -...Mi sembra abbastanza chiaro, credo.-
-...Qualcosa da bere, Tenente Colonnello?-
-Com'è formale, Signore...-
-Come dovrei chiamarti? "Tesoro"..?-
La risata di Kimblee risuonò oscena anche se soffocata -...Meriterei tanto? Il suo sì che deve essere vero amore... O dovrei dire "Dolcezza"..?-
-...Del Whyskey va bene?-
-No, non voglio bere quella roba.-
-Pensavo le piacesse l'alcool.- mormorò Archer versandosi del liquore in un bicchiere.
-E perchè mai?-
-Così, una sensazione.-

Archer iniziò a bere, tornando a fissare gli occhi di Kimblee.
In quel breve momento di silenzio potè afferrare un barlume di sconcerto negli occhi del suo subordinato.
E non si lasciò sfuggire l'occasione, tanto per ricordare a non si sa bene chi dei due chi aveva il comando.
Sfortunatamente Kimblee sorrideva già con le mani in tasca -Mi sorprendo sempre quando la gente mi parla di me. Come se mi conoscesse, intendo.-
-Ti conosco meglio di quanto credi.-
-Non lo metto in dubbio, Signore. Ma mi stupisco lo stesso.-

Si avvicinò nella sua direzione. Nonostante la poca cura di sè aveva un qualcosa di estremamente aggraziato nei movimenti.
Forse dipendeva solo dal fatto che fosse così magro.
Archer posò gli occhi sul suo collo sottile quando ormai era a pochi centimetri da lui.
L'ufficiale sussultò quando sentì le sue dita sottili ma forti -e Dio sa quanto pericolose- insinuarsi minacciose tra le sue gambe.
-Che hai intenzione di fare?- il tono calmo di Archer non risentì molto dell'inaspettato allarme, pur tradendone. -Te l'ho detto. Ne voglio ancora.-
Archer non nascose il proprio fastidio, stavolta -Smettila, sei patetico.-
-Mi sembrava le piacesse...-
Archer rispose portando il bicchiere da cui stava bevendo alla bocca di Kimblee.
L'uomo arretrò, non aspettandosi di sentire le labbra a contatto con il liquore.
Detestava il calore che gli faceva provare l'alcool, dentro.
-Mh, davvero non ti piace.- commentò gelido Archer sorridendo.
-...Che stronzo.- rispose Kimblee.
-Eppure tu hai l'aria di uno che sa accettare un "no" come risposta...-
Kimblee sorrise.
Ancora uno dei suoi sorrisi da condannato da morte.
Archer si chiese se sorridesse in quel modo anche ad Ishbal, o avesse imparato a farlo durante la detenzione in carcere.
Qualcosa gli fece supporre che con quel sorriso si nasce e basta.
-Io accetto ogni tipo di risposta, Colonnello.- rispose altezzoso come solo un Alchimista Nazionale poteva fare -Non sono uno che ama perdere tempo a parlare.-
-Mh, allora siamo in due.-
-Scherza? Per me lei è fin troppo logorroico...-
-Fino a prova contraria è lei quello che ha iniziato a parlare per primo. E continua a farlo.-

Kimblee si era decisamente stancato di tutti quei botta e risposta.
Ma per la prima volta dopo tanto tempo provava una tale eccitazione che... Non sapeva, non sapeva proprio che altro fare.
Sorrise ancora, nervosamente, mentre Archer si versava un altro bicchiere di liquore.

-Vede, Colonnello... E' che ce l'ho talmente duro...-
Archer rispose alzando eclatantemente un sopracciglio, lasciandolo continuare.
Sentir parlare Kimblee lo divertiva, ma vederlo avvicinarsi a lui come adesso, nonostante l'apparente calma esteriore, gli lasciava sempre un retrogusto di terrore.
L'Alchimista posò le mani sulle sue spalle, confidente, gli occhi spiritati come quelli di un profeta -Non hai idea... Non hai idea di quanta gente ammazzerò.-

Archer rimase per un secondo in silenzio, poi una risata uscì soffocata dalle sue labbra.
Prima fu un rumore quasi atono, poi, incontrando gli stessi versi in Kimblee, i due si ritrovarono a ridere fragorosamente.

-Me ne dia ancora, Signor Colonnello.- singhiozzò Kimblee con le lacrime agli occhi.
-Tutto quello che vuole, Cremisi.- sussurrò Archer posando il bicchiere sul tavolo -Tutto quello che vuole.-

Una guerra.
Grande.
Enorme.
Spaventosa e terribile.
   
 
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