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Autore: PotterWatch    16/06/2011    3 recensioni
Un anno si è consumato - è tempo di riunire chi è stato separato a forza.
Subaru attende qualcuno che, assieme al suo amore, gli porterà anche il ruolo a cui era destinato.
Subaru ascolta una persona cara, preparandosi a crescere.
Una domanda, una risposta e una promessa, nel tempo in cui c'era ancora la speranza.
[Tokyo Babylon]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pair

Anche quella primavera, a marzo inoltrato, il cielo sopra il tempio era terso come pochi altri in Giappone. Nel grande giardino, colando dalle molte fontane, l'acqua scorreva e purificava gli spiriti, bevendone le tracce di sonnolenza lasciate dal lungo strascico dell'inverno.
Sui pavimenti di legno dei corridoi cadevano gli ultimi raggi del giorno; e dalle stanze chiuse, avvolte in una sottile membrana di carta, le candele accese amplificavano il chiarore dei tatami bianchi. Quella sera, un rito vitale faceva il suo corso – e tutto l'edificio, con le sue sfumature d'ombra, fremeva d'energia nel suo lento svolgersi.
Andate da lui, signora Sumeragi” disse una giovane voce maschile tra i ritmi soffocati dei passi. “Nell'attesa, rimanetegli accanto”.
L'anziana donna assentì con un cenno, per poi incamminarsi nel corridoio a lato. Senza dire una parola, fece scorrere lo shoji di appena quattro dita e si affacciò all'ingresso della stanza più piccola.
Dalla soglia del giardino, un bimbo fissava il tramonto appena schiarito dalle stelle.
Il suo aspetto non era molto diverso dal solito – era come lei lo ricordava da sempre, come era stato in tutto il quieto corso della sua piccola vita. La sua figurina si stagliava con una nitidezza rara, benché umile e timida; e i suoi grandi occhi, dipinti di un verde ombroso, sembravano riflettere tutti i pensieri del mondo, dall'umida linea della terra ai più profondi recessi del cielo.
Non essere così triste, Subaru-chan” sorrise lei, nell'ingenuo tentativo di illuminare quel visino malinconico. “Il gran giorno è arrivato – non hai più alcun motivo di sentirti in difficoltà”.
Il bimbo non diede risposta per lungo tempo. Si limitò a muoversi, obbediente, sotto i precisi comandi della nonna, volteggiando goffamente nel largo abito bianco della sua iniziazione; e lentamente, sotto i suoi occhi, le esperte mani avvizzite lo avvolsero di nastri bianchi e di un filo di candide perle.
Solo quando gli fu richiesto di indietreggiare di qualche passo, per farsi ammirare ornato e preparato alla conclusione del rito, il piccolo Subaru non resse allo sguardo indagatore di lei.
Nonna... io non posso essere un onmyouji” tremò la sua voce, mentre il suo volto scrutava, irremovibile, la tela del tatami. “È difficile. Io...”
Mosse qualche timido passo in avanti, avvicinandosi alla nonna in ginocchio.
Io non sono bravo come vorresti tu”.
Subaru-chan...”
La donna si tese verso di lui, accogliendolo affettuosamente in un abbraccio. Nonostante usasse mantenere molto rigore e distacco in ogni suo gesto quotidiano – ancor più nelle cerimonie formali – quel bambino, in così tenera età, la sorprendeva sempre, costringendola a parlargli a un livello di sensibilità e coscienza del tutto inusuale.
Subaru era diverso. E lei lo sapeva, già allora – la sua diversità l'avrebbe segnato per la vita.
So come ti senti” sussurrò davanti ai suoi lineamenti già così seri. “Tuttavia... devi promettermi di ricordare le mie parole”.
La testolina annuì, quasi aggravata da un peso di adulto. Le sue vecchie dita si alzarono a risollevarla, guidandone lo sguardo.
Capire e far proprio il dolore degli altri è un compito duro” sospirò la donna. “Però, nonostante poche persone se ne accorgano, è anche un grande dono. E con il tempo scoprirai che sei la persona più adatta a svolgere l'incarico che ti è stato assegnato”.
La curva seria delle piccole labbra davanti a lei non si era ancora spostata. Il bimbo non faceva che ascoltare, profondamente assorto nel senso delle sue difficili parole; e la nonna sospirò, avvicinandolo a sé.
Forse ora ti sarà difficile da capire. Ma devi fidarti di me, se te lo dico – questo grande dono, Subaru, lo possiedi. Più di chiunque altro”.
Gli strinse le spalle, quasi inquieta nello scrutare le profondità di quell'anima tanto pura.
Ti fidi di me, Subaru?”
Sì, nonna”.
Ci fu silenzio nella sera, lì e tutto attorno, fin quando la voce di un giovane, con luce brillante di una candela, si diffuse dal corridoio e venne a sciogliere il loro abbraccio.
Nelle iridi del bambino si disegnò un'ombra nitida, accuratamente filtrata dalla carta di riso. A delinearsi sullo shoji erano le ampie pieghe di un kimono chiaro e morbido, teso a fasciare una figurina allegra e spettinata – era una personcina dagli arti affusolati e fragili, alta proprio come Subaru.
L'anziana Sumeragi si alzò con eleganza, tracciando un cenno diretto all'uomo con la candela. Al capo del bimbo, che l'aveva seguita elevarsi in tutta la sua altezza, la nonna rivolse un sorriso appena accennato, ma pieno di soddisfazione e sottile orgoglio; e al piccolo fu finalmente chiaro, dalle profondità del suo oceano di riflessioni, che la lunga attesa della sua purificazione stava volgendo al termine.
Sei stato davvero coraggioso, nipotino mio” dichiarò fiera la vecchia donna, invitandolo ad avvicinarsi. “Ormai è tempo di concludere la cerimonia”.
Le guide di legno si lasciarono attraversare senza alcuno sforzo, mentre l'ombra si trasformava piano in un ammasso di pregiato tessuto bianco; ed in un balzo una testolina bruna emerse prepotentemente dalle pieghe del kimono, salutando con un piccolo grido ed una corsa gli occhi sgranati di Subaru.
Hokuto-chan!”
Le loro tenere risate tintinnarono come campanelli mentre volavano l'uno fra le braccia dell'altra. In quel singolo istante di luce, i pensieri, le ombre e i dolori di un anno intero si frantumarono al suolo – da quel momento in poi la loro gioia non poté spegnersi, né allora, tra gli schiamazzi e le corse fra le gambe degli adulti, né poi, al buio argentato della prima notte che, dopo tanto tempo, trascorsero finalmente assieme.
Seduta sui gradini di legno, alla brezza fresca del giardino, Hokuto si avvolse i polsi sottili con le perle del fratello.
Non voglio più che siamo lontani per così tanto tempo”.
No” rispose lui, deciso. “Non succederà”.
Il bagliore tenue delle perle, danzando sotto il loro tocco, illuminò i loro occhi gemelli.
Non mi lascerai più solo, Hokuto-chan” aggiunse il bimbo, tendendo la mano in un sorriso radioso. “Promesso?”
Due delicati mignoli si intrecciarono.
Promesso”.



****
[SPOILER][SPOILER][SPOILER]

E poi, e poi arrivò Seishiro il Bast....o, e rovinò tutto. O dovrei dire Nanase Okhawa?
Va be', non importa, decidete voi.
Volume 7, vol.11 : End. Troverete lì la minuscola tavola su cui, sin dal primo istante e pur attraverso il mio dolore, ho deciso che avrei scritto.
A Fede-chan, con sempre lo stesso affetto. :) E grazie di avere letto, a tutti voi. <3
   
 
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