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Autore: UlquiorraSegundaEtapa    19/06/2011    1 recensioni
Racconto basato su fatti reali-o almeno in parte-ma modificato con aggiunte personali.
Prendete un paesino di campagna, poi aggiungeteci i suoi strambi abitanti, date ad ognuno di loro caratteristiche peculiari e avrete ottenuto il mio stesso risultato: un piccolo borgo di campagna è il luogo dove si svolgono le vicende più assurde del creato.
Fra un parroco che una volta dice la messa in modo impeccabile e il secondo dopo bestemmia perchè non gli funziona il microfono, un ex mafioso che si è ritirato a vita privata, un pompiere che deve combattere ogni giorno con il suo vicino di casa, un vecchio che non cura la sua igiene dal doppio degli anni che porta e uno che ha infarti almeno una volta al giorno, benvenuti nel posto più matto del pianeta.
Auguro a tutti una buona lettura :)!
Genere: Comico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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QUEL GIORNO CHE MICHELE S'UBRIACO'

 

 

 

"Michele è sempre stato un tipo abbastanza strambo, da quel giorno che Francesco gli aveva distrutto accidentalmente l'apetto e lui aveva iniziato a parlare in quel modo. Ma anche Francesco faceva la sua parte per farlo infuriare: parcheggiava sempre la sua auto dalla parte di strada davanti casa di Michele.

Come se non bastasse il fatto che quello ogni giorno alle due si posizionava alla finestra di casa sua e gli ricordava di ripagargli l'apetto. Osservando la vettura, chiamò a se suo figlio e gli disse: -Andrea, ascoooltame. Io adè vojo che te metti d'impeeeegno e me fai un bel cartell d' leeegno: ce dev'esse scritto sopra hai capit'?

Perchè quel pooooompieeeere di merda mette sempre l'auto n'tela parte sbajata, e romp'i cojoni. Hai capit'? Ce dev' stà scritt...

E aveva continuato a rispiegarglielo per mezz'ora: il povero Andrea se ne stava lì con le braccia ciondolanti e la bocca aperta, perchè non ne poteva più. Alla fine, si mise d'impegno, e piantò il cartello che aveva fatto davanti casa sua.

Mentre Francesco tornava a casa, vide il cartello, e salutò Michele con la mano: -Te pensa a'rpagamme l'apeett', poi magari te saluto! -rispose lui indicandolo. E così proseguiva la giornata, ma di lì a poco Michele sarebbe veramente uscito dai gangheri, e ora vi spiego cosa sucesse quella volta.

In una serata che sembrava dover trascorrere tranquilla, ce ne stavamo seduti sul muretto davanti casa di Michele, quando lo vidimo uscire, completamente sbronzo, che mormorava: -Adeeesss io te fò vedè!

Sebbene le due case fossero confinanti, c'era un muretto che le teneva divise: Michele prese a scavalcare quel muretto-e badate che per un uomo della sua età non è cosa facile-ma perse l'equilibrio e cadde con la fronte su un blocco di cemento nel cortile di Francesco.

Noi lo vedevamo lì, immobile steso a terra con la fronte su quel blocco: dapprima credevamo che fosse morto. Rimase quaranta minuti fermo in quella posizione, poi si rialzò come uno zombie, senza accennare il minimo dolore, e si diresse verso il cartello di legno fatto da suo figlio.

Piantato saldamente nel terreno, prese a tirarlo fuori bestemmiando sottovoce: preciso che il povero Andrea ci aveva messo tre giorni per farlo, e vi si era messo anche d'impegno, e ora lui, in preda ai fumi dell'alcol certo, lo scorticava con disinvoltura.

Quando riuscì ad estrarlo dal terreno, si diresse verso casa di Francesco: quest'ultimo, nel frattempo, stava uscendo di casa con una serie di barattoli di vernice e pitture varie. Quando vide il suo vicino di casa armato di quell'arma rudimentale rimase spiazzato: -Michele? -fece inarcando un sopracciglio.

-Pooooompieeeere! -sbraitò lui agitando il bastone. A quel punto scattò una sorta di duello alla Matrix: Francesco arricciò le labbra, prese un paio dei suoi barattoli di pittura e iniziò a lanciarglieli contro.

Michele avanzava respingendo i , mentre Francesco continuava con la sua raffica: quando vide che era troppo vicino, prese gli ultimi dieci secchi rimasti e corse a ripararsi dietro la siepe di casa sua.

Dovete sapere che la casa di Francesco è rialzata rispetto alla strada, e c'è appunto questa siepe a dividerla: Michele si avvicinò alla siepe e prese a scorticarla con il bastone appuntito.

-Io t'aaaammaaaazz! -continuava a ripetere: allora, il problema è che lui colpiva la siepe con la parte appuntita del palo, quella con cui era stato piantato nel terreno, ma nel frattempo si spaccava il cartello sulla schiena.

Tanta fatica sprecata, avrebbe pensato Andrea se lo avesse visto: Francesco intanto, rintanato dietro la siepe, prendeva ogni tanto un barattolo di vernice e lo lanciava all'indietro come fosse una granata, con scarsi risultati però.

Per sua fortuna, Michele non aveva capito che poteva fare il giro della siepe e infilzarlo, altrimenti per lui sarebbero stati guai: ma lui preferiva stare lì ad infilzare la siepe-ormai ridotta ad un cespuglietto-e a spaccarsi il cartello sulla schiena.

Francesca, la moglie di Francesco-quale fantasia, penserete-, non vedendo tornare il marito, era uscita fuori a controllare: -Oh mio Dio! -aveva esclamato mettendosi le mani davanti alla bocca, quando aveva visto suo marito che lanciava granate da dietro la siepe e il suo vicino di casa che urlava e ruttava come un matto con la schiena sanguinante, continuando a ripetere senza sosta .

-Francesca, chiama la polizia porca puttana, che questo ci uccide tutti! -le aveva urlato contro il marito: -Io t'aaaammaaaazz! -aveva infatti confermato poco dopo Michele. Francesca non se lo fece ripetere due volte: corse in casa e telefonò alla polizia.

Quando le autovetture con le sirene accese arrivarono-e Francesco aveva finito le armi-Michele aveva appena capito che poteva fare il giro, e aveva preso a circumnavigare la siepe, con il povero Francesco sottotiro.

Da una delle auto scese Davide, il capo della polizia: -Aoh Francesco, che cazzo fai?! -gli aveva gridato.

-Roaaaarr! -aveva risposto l'altro, agitando il cartello sopra la testa: gli agenti intervennero subito, strappandogli l'arma di mano. Menter cercavano di ammanettarlo, Michele oppose resistenza, arrivando addirittura a mettere le mani in faccia a Davide.

E voi sapete che non si può fare, vero: è vietato mettere le mani in faccia a un polizziotto, è resistenza a pubblico ufficiale. A quel punto Davide s'infuriò veramente: sbattè il volto dell'aggressore sul cofano della sua macchina, ammanettandolo a dovere, mentre questo continuaav a mugugnare di dover uccidere il vicino.

Quando si rialzò, si rivolse a Francesco come un demone: -Io torn' e t'aaaammaaaazz!!

Quando lo avevano messo dentro l'auto per portarlo via, lui si ribellava e ruggiva facendo ondeggiare la vettura: minaccia della serie , non trovate anche voi? "

Ed ecco che si conlude anche il nostro quinto capitolo: mancano solo due capitoli alla fine della storia, poi ci sarà l'epilogo dove farò i miei commenti finali. Ma prima di chiudere ringrazio tantissimo Faddo94 per la sua recensione: è stato un piacere leggere il tuo commento, ma ancora di più è stato un piacere scoprire che ti è piaciuta la mia storiella.

Come vedi ho seguito il tuo consiglio, e ho allungato un po'. Come ultima cosa sappi che leggerò la tua fic, per sdebitarmi per la recensione. Nel prossimo capitolo, torneremo a parlare d'incendi.

Ciao a tutti!

  
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