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Autore: Wynn    21/06/2011    0 recensioni
Belfast, 2007, una donna viene assalita da una figura incappucciata: A.A.A. Cercasi Verità.
A due anni dal delitto David, un apprendista poliziotto, scopre il cadavere di un uomo. Il colpevole è lo stesso del delitto precedente... Ma chi si cela dietro lo pseudonimo A.A.A. Cercasi Verità? Ed è stato davvero quest'ultimo a commettere i due crimini?
Tra libri, intrighi, profumi e voci David e A.A.A. Cercasi Verità in persona dovranno smascherare il vero colpevole dei delitti...
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A caccia di Verità
Belfast, 1 Settembre del 2009, ore 22:45, Ufficio di polizia
David si nascose dietro ad una delle alte colonne del corridoio del primo piano. Era uscito di nascosto prendendo le chiavi della madre per riuscire a neutralizzare i dispositivi di sicurezza, disattivare le telecamere ed entrare nell’archivio dei casi lasciati in sospeso. Voleva informazioni sul precedente caso, quello avvenuto due anni prima. Ci saranno pur stati degli indizi... una minima traccia! E ora eccolo lì.
Conosceva molto bene quel luogo. Vi si era svolta la maggior parte della sua infanzia. Suo padre lo portava lì non avendo parenti abbastanza vicini a cui affidarlo abbastanza vicini.
Ma ora torniamo al presente.
Con passo felpato entrò nel PCCAS, il Pannello Centrale del Controllo Assoluto di Sicurezza. Attraverso gli schermi si vedeva ogni area dei tre piani dell’edificio.
Immediatamente David disattivò le telecamere del secondo piano. Doveva agire in totale sicurezza per non esser visto. Sapeva perfettamente che era contro la legge.
Ma, come vi ho già detto, David riteneva che le sue capacità potessero essere più adatte a un fuorilegge che a un poliziotto. Uscì quatto dalla sala e, dopo aver richiuso a chiave la porta, si precipitò al secondo piano.
La sala degli archivi era in fondo a un corridoio che aveva l’aria di essere infinito. Procedette cauto. Intanto che camminava molte domande riempivano la sua mente. Anche se fosse il colpevole, chi era poi questo A.A.A. Cercasi Verità? Erano ormai in molti che volevano saperlo, ma ogni indizio, se mai ne fosse esistito uno, era introvabile.
Improvvisamente David sentì un passo alle sue spalle.
Era seguito. Ma da quanto? E da chi?
Chiunque fosse il suo inseguitore aveva fatto il passo falso di fare un passo un po’ troppo rumoroso.
Molti davanti ad una situazione del genere sarebbero fuggiti, ma non David. No. Lui era diverso. Suo padre gli aveva sempre insegnato ad affrontare le situazioni. Fuggire non serve a nulla.
-Chi sei?- chiese allora.
Silenzio. Dopo qualche secondo il suo inseguitore aprì bocca.
-Questo non ha importanza-. Aveva una voce flebile e sottile ma un tantino pungente.
-E questo chi lo dice?
-Lo dico io.
Un sorriso beffardo comparve sul viso di David. –E chi sei tu per dirmi questo?.
Un sospiro. Ancora un minuto di silenzio. Poi finalmente: -Sono A.A.A. Cercasi Verità, l’accusato sia del crimine di due anni fa, che però non è mai avvenuto, sia di quello di poche ore fa.
David rabbrividì. Secondo alcuni agenti si trovava ora in compagnia dell’assassino più inafferrabile dell’Irlanda del Nord. Ma un qualcosa gli suggerì che forse non era così. È vero che A.A.A. Cercasi Verità era quasi certamente la persona più sfuggente che avesse mai incontrato, ma non era detto che fosse lui l’assassino. Sarà che non avvertiva la sua presenza come una minaccia. Allora una domanda gli sorse. –Come mai sei qui? Sai perfettamente che se ti prendono sei finito.
-Non mi cattureranno. Comunque sia, tu hai disattivato le telecamere. Ti ho visto. Sono qui alla ricerca di un indizio che provi la mia innocenza e che mi porti sulle tracce del vero criminale. Sospetto sia lo stesso di due anni fa- rispose.
Solo allora David si voltò verso il suo inseguitore. Con la luce della luna che entrava dalla finestra la figura scura di A.A.A. Cercasi Verità risplendeva di un alone di mistero. Chi era dunque quell’individuo? Dalle sue ultime frasi pareva che non fosse lui il vero colpevole. Anzi, che in un certo senso fosse stata una specie di doppia vittima.
Accusato ingiustamente per un crimine non commesso, ora stava cercando una traccia per provare non solo la sua innocenza ma anche la vera identità del colpevole.
Per un momento David ammirò quell’ombra misteriosa.
Era alta più o meno come lui e snella. La veste nera gli dava un impronta di sospetto, è vero, ma in un certo senso era una maschera. Per nascondere cosa, poi, non ne aveva la più pallida idea. Era messo in una posa di attesa, con una gamba appoggiata alla colonna e le braccia, nascoste dalle ampie maniche della veste, conserte. Il viso sia per l’oscurità, sia per l’ampio cappuccio non era visibile.
Improvvisamente pensò che quel passo rumoroso l’avesse fatto apposta per attirare la sua attenzione. In una posizione del genere non poteva essere che andata così...
- Ti avverto: se fai qualcosa di malintenzionato chiamo la polizia e ti sbattono in galera.- minacciò allora David, dubbioso. Una flebile risata uscì dalla bocca di A.A.A. Cercasi Verità. –Non sei certo nella posizione di minacciarmi. Primo: se chiami la polizia dovrai anche spiegare il motivo della tua presenza qui. Secondo: non farei mai qualcosa di malintenzionato, perciò mettiti l’anima in pace. Terzo: anche se riuscisti a chiamare la polizia io riuscirei comunque a sfuggirle. Ancora una volta- rispose allora beffardamente all’accusa. Nonostante il volto coperto David sospettava che A.A.A. Cercasi Verità stesse ridendo sotto quel cappuccio. Doveva ammettere che l’aveva sottovalutato.
O forse, gli venne il sospetto, l’aveva sottovalutata.
Forse poteva essere una ragazza. Ciò spiegherebbe forse la voce flebile. Pensò di chiederglielo. Già, ma come? Non voleva fare di certo una figuraccia con una frase del tipo “Ma sei maschio o femmina?” o “Di che sesso sei?”. Come se gli avesse letto nella mente, e David sospettò che l’avesse fatto, A.A.A. Cercasi Verità disse:- Sono una ragazza, se è questo che vuoi sapere...-. A questo punto David dovette fare proprio una faccia stupita., perché lei aggiunse:- Bastava guardare la tua espressione per capirlo, proprio come adesso.
Solo a quel punto David capì. Lei ci vedeva anche con quella semioscurità concessa dalla luna.
Procedettero in silenzio, lui davanti e lei dietro.
Arrivarono alla porta che conduceva all’archivio. David estrasse il mazzo di chiavi dalla tasca. Ora bastava solo trovare quella giusta. A quel punto A.A.A. Cercasi Verità fece una cosa inaspettata. Spinse un attimo di lato David e il suo mazzetto, estrasse da una tasca interna alla veste una chiave, la inserì nella serratura e lentamente la girò.
Click.
Operazione riuscita. La porta si aprì cigolando.
-Ma... ma...- balbettò David.
-L’ho presa un attimo dal tuo mucchietto- spiegò estraendo la chiave dalla serratura.- Tieni. Adesso non mi serve più-
David pensò che era davvero abile... a rubare.
Afferrò rapidamente la chiave ed entrarono cauti.

“Questo ragazzo non è come gli altri. Nessun altro al suo posto avrebbe mai osato entrare di notte di nascosto in un ufficio di polizia. È strano. Forse potrà essermi d’aiuto. Magari, chissà. Scommetto che sarebbe meglio averlo come alleato che come avversario. Mi sembra più furbo di quel che pensavo. Ma non devo lasciarmi distrarre. Sono a un passo da indizi che possono aiutarmi a smascherare il colpevole. E rivelare la Verità.”

La sala era illuminata solo dalla fioca luce della luna che entrava da una piccola finestra. Subito i due ragazzi si misero a cercare nei numerosi cassetti. Nulla. Solo casi vari: la fuga di un piromane dal carcere, la scomparsa di un pediatra mezzo matto e altri stranissimi casi. Tutti troppo recenti. Le informazioni dovevano risalire a due anni prima. Pare che quando le cerchi le cose fanno di tutto per non essere trovate. Poi magari scopri che son state sotto il tuo naso per tutto il tempo.
A.A.A. Cercasi Verità emise l’ennesimo sospiro. –Anche in questo cassetto ci sono casi solo riguardanti l’estate del 2008. Pare che sia stata il momento più cupo dell’anno scorso. Strano, non ne sapevo niente.- sbuffò.
-Neanch’io! Ma continuiamo a cercare. Dovranno pur esser da qualche parte, no?- disse David stufo, più per convincere se stesso che la ragazza. Mentre lui stava frugando nel ventiquattresimo cassetto finalmente A.A.A. Cercasi Verità esclamò:- Trovato!
David si precipitò immediatamente da lei. Si aspettava una normale cartella, invece si trovò davanti una piccola botola con su scritto con lettere consumate “A.A.A. Ce...rca...i V...ri...à”. Insieme i due sollevarono il pesantissimo coperchio della botola. Degli scalini conducevano verso il basso. David procedette per primo. Il soffitto era basso e dovette chinarsi. Non appena fu entrata, A.A.A. Cercasi Verità andò a sbattervi la testa. –Ahia! Questo soffitto è molto duro- imprecò la ragazza. –Ti consiglio vivamente di abbassarti, prima che ci vai a sbattere una seconda volta.- la avvertì David. Le scale erano vecchie e scricchiolavano sotto il loro peso. Crick, Crick, Crick, Crick... Crack! Lo scalino crollò sotto il peso di David. Sarebbe caduto nel vuoto. Una mano gli strinse il braccio. A.A.A. Cercasi Verità l’aveva afferrato giusto in tempo appena prima che cadesse di sotto. Se non fosse per l’oscurità in quel momento David sarebbe stato in grado di vedere il volto della misteriosa ragazza. Ma il buio della scalinata non gli permetteva di vedere un bel niente. Solo per un momento gli sembrò di scorgere due occhi verde-azzurro.
Forse se lo era solo immaginato.
Con un’inaspettata forza la ragazza lo tirò su. Gli scalini erano tutti di pietra. Tranne quello crollato. –Scommetto che quello scalino era fatto di legno. Una trappola ben escogitata. Forse adesso è meglio che vada avanti io.- disse A.A.A. Cercasi Verità.
Continuarono a camminare in silenzio. Poi David abbassò il capo e disse:- Grazie. Per avermi salvato.
Procedettero ancora mezzo minuto e poi lei si fermò. E David inevitabilmente ci andò a sbattere contro. - Sai, è una fortuna aver trovato una persona che ringrazia. Ce ne sono davvero poche di questi tempi- rispose nascondendo dietro il cappuccio un sorriso. David un po’ arrossì. Era passato molto tempo da quando qualcuno gli aveva fatto un complimento. Suo padre e sua madre lo ritenevano già adulto, ormai. E sono i bambini che ricevono i complimenti. Perciò fu contento di quel buffo complimento.
Dopo circa cinque minuti di cammino buono, giunsero davanti ad un gran portone di legno.

“Ecco, adesso è il momento della Verità. Basta menzogne. Finalmente la tant'attesa Verità.”
   
 
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