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Autore: esmeralda92    22/06/2011    2 recensioni
Era figlia di Zeus e di una mortale, una certa Latona. Allontanata dalla Regina degli dei. Strappata alla madre che non aveva mai conosciuto per mano di una serpe. E suo padre che non l'aveva mai riconosciuta, mai cercata.E ora l'avrebbe pagata cara. (Rivisitazione dei miti.. spero che vi piaccia..)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Artemide rimase qualche secondo a guardarlo. Poi si ricompose, e si voltò verso Zeus.

“Effettivamente, vostro figlio vi ha detto la verità. Io... Vi devo delle scuse per come mi sono comportata. Con te, mio signore, e con tutti voi.” fece riferendosi agli altri presenti. “Voi, mi avete accolta con amore e calore e io.... Come vi ho ripagato, ribellandomi e fingendo con tutti voi. Senza alcun motivo, oltretutto. So che le parole non possono sostituire il dolore che ho causato.... ma vi imploro comunque il perdono. Sperando che serva a qualcosa.” finì lei chinando la testa e bagnandosi le guance, come per far capire di essere davvero pentita. Zeus sorrise. E allargò le braccia.

“Per quanto mi riguarda, tesoro... sei perdonata.” la dea si gettò tra le braccia del signore di tutti gli dei, e le ragazze presenti tirarono un sospiro di sollievo credendo al pentimento tanto ottimamente messo in scena dalla dea della caccia. Artemide finse ancora qualche singhiozzo e Zeus cercò di consolarla.

“Stai meglio?” le chiese poi.

“Sì.... Grazie... Ora sto meglio...” fece sorridendo tra le false lacrime. Lo vide sorridente e lei sorrise. Ci sei cascato... come tutti gli altri... benissimo. Non potevo chiedere di meglio. Vedrai in quanto poco tempo tu e il tuo teatrino starete in piedi...

“Che le danze allora abbiano inizio!!” Artemide sorrise e iniziò a ballare con le altre ragazze. E poi come volevano le danze, i ragazzi iniziarono a ballare con le ragazze, a coppie. Athena ballò con Mercurio, Artemide con Apollo, Afrodite con Marte, Persefone con Ade, Era con Zeus, Demetra con Poseidone, Eos con Elios, Estia con Eolo.

“Sono contento che tu ci abbia ripensato, Artemide.” Come pensavo... ve la siete bevuta tutti.

“Ho capito in quei tre orribili mesi che avevo sbagliato, ed era mio dovere chiedervi perdono.” lui le sorrise.

“Bentornata a casa, allora.” le mormorò all'orecchio per poi baciarla sulla guancia. Artemide ringraziò di sapere chi fosse il ragazzo che aveva davanti, altrimenti come qualunque altra fanciulla sarebbe caduta ai suoi piedi. Suo fratello era davvero bellissimo; lui e Marte facevano a gara in quanto a bellezza, ma in carattere di sicuro il fratello era migliore. Lei gli sorrise.

“Grazie, Apollo.”

“Prego.” rispose lei.

Poi, come previsto dal ballo, ci fu il cambio coppie. Una, due, tre volte. Finchè lei non si ritrovò LUI di fronte.

“Perché l'hai fatto?”

“Perché... devo ammettere che è stato molto divertente... vederti chiedere scusa. O meglio... vederti fingere. Puoi ingannare gli altri ma non me.”

“Sono alla tua mercé, puoi denunciarmi, che aspetti?”

“Il momento giusto, Febe.” lei lo guardò sorpresa per poi accennare a un lieve inchino quando la musica terminò.

“Eri... tu?” fece lei.

“A far cosa?” chiese lui.

“A... avermi portato da lui... a … avergli dato l'ambrosia per guarirmi... Eri tu...” lui sorrise ma poi scosse il capo.

“E cosa me ne veniva dal salvarti la vita?”
“E cosa te ne è venuto mentendo a tuo padre?” chiese lei quasi ferita di rimando. Cosa ti aspettavi? Che lui si preoccupasse per te, e sprecasse tempo e energie per salvarti invece di stare con la sua bella Afrodite? Che... Nonostante il vostro rapporto... Stesse in pena per te? Povera illusa!!! Nessuno ti ha mai voluta di loro... e nessuno ti vorrà mai. Disse tra sé e sé.

“Niente. Ma non devo sempre avere un secondo fine per agire. L'ho fatto... Perché lo ritenevo giusto in quel momento”. Poi si fermò. “Tutto bene?” domandò lui vedendola con lo sguardo perso nel vuoto. Probabilmente non aveva neanche sentito la risposta...

“Sì. Tutto bene.” rispose meccanicamente riscuotendosi dai suoi pensieri. E sorridendo. “Ora devo andare... sono stanca. A domani.” fece per poi allontanarsi, una volta che ebbe salutato gli altri presenti.


La risposta effettivamente non era stata udita dalla divinità, che in realtà, al termine del banchetto, si avviò alle stalle per andare a Sparta. Galoppò finché la Luna non sorse in cielo. I cavalli del dio della guerra erano assai più veloci del suo. Arrivò nella radura poco lontana dalla città dove il ragazzo sarebbe dovuto presentarsi. Era il luogo dove l'aveva portata appena lei aveva recuperato le forze, e dove l'aveva baciata.


***


Erano passati due giorni dal risveglio della ragazza e grazie alla misteriosa pozione che aveva bevuto, ora la ragazza era totalmente in grado di camminare da sola, senza il sostegno del bello spartano.

Quel mattino si sentiva particolarmente in forze. Si lavò, vestì e si presentò in sala per la colazione.

Oh, ti stavo aspettando... Come stai?” le aveva chiesto Orione sorridente.

Bene, grazie. Oggi mi sento in forze..” rispose chinando il capo un po' imbarazzata.

Fantastico!!! allora che ne diresti se ti portassi a fare un giro in città... O magari al fiume, così non ti stanchi troppo...”

Direi che sarebbe meraviglioso! Mi piace l'idea.” ribattè raggiante.

Vedi di non farla stancare troppo.” lo ammonì la madre di lui.

Tranquilla, madre. Non ci stancheremo...” rispose lui ancora.

Bene... Deve guarire. Quei tre mesi devono essere stati terribili, per averla ridotta in questo stato.” pronunciò la madre con compassione. Non ti immagini quanto,mortale. Pensò Artemide.

Beh, allora noi andiamo...” affermò lui.

D'accordo.” fece la madre per poi lasciarsi scappare un sorriso mentre li vedeva uscire.


Mai aveva avuto qualcuno che si preoccupasse così tanto per lei. Mai nella sua vita. Era cresciuta a Efeso, questo era vero. Ma nessuno per quanto si fosse comportato gentilmente nei suoi confronti, l'aveva fatta sentire parte di una famiglia. C'era sempre stato un velo, tanto trasparente quanto vero, che l'aveva sempre tenuta distante, qualcosa incapace di sentirsi totalmente a proprio agio con quelle persone, mortali o divine che fossero.

E con Orione sentiva quel velo piano piano perdere consistenza.

Solo Orione la faceva sentire amata, in un certo senso. O forse si sentiva così perché lei se ne era innamorata. O se non altro si era presa una gran bella cotta.

Arrivarono alla riva di un fiume. L'acqua limpida e cristallina zampillava allegramente, i sassi bianchi e la sabbia non facevano altro che risaltare la trasparenza dell'acqua. I prati verdi erano rigogliosi e cosparsi di fiori. Un salice faceva da tramite tra terra e acqua. E tutt'attorno si sentiva il cinguettìo degli usignoli. Eppure si sentiva un po' sorvegliata. Come se qualcuno la stesse osservando. Ma non voleva turbare Orione, così sorrise entusiasta, decisa a non far trapelare il suo umore.

È.. stupendo questo luogo... mi trasmette.. tantissima pace..”

Già... è stupenda...” fece guardandola e facendola arrossire. Poi distolse lo sguardo. E guardò il fiume. “Scusa non volevo... metterti in soggezione, Febe.”

No... tranquillo.. non fa.. niente..” rispose lei per poi guardarlo negli occhi. Scuri. Caldi. Orione la guardò. E sorrise. Per poi sporgersi e lasciarle un tenero bacio sulle labbra. Bacio cui lei corrispose.

Non stiamo.. correndo troppo?” chiese lei staccandosi quanto bastava per guardarlo negli occhi. Con il respiro caldo, il corpo pervaso da brividi e calore.

Non so.. se vuoi... smetto.”fece lui.lei timidamente scosse la testa.

Non ho detto questo.” lui sorrise. E la baciò. E lei corrispose felice. Il cuore era come se esplodesse di gioia. Era una sensazione stupenda, mai provata prima. E sorrise.

Tutto... Bene?” le chiese lui dolcemente.

Sì.. magnificamente.” fece lei.

Bene.” fece per poi stringerla. E baciandole i capelli. Artemide felice si strinse a lui chiudendo gli occhi e sorridendo. Non le sembrava vero di poter essere innamorata e che qualcuno fosse innamorato di lei. Aveva alzato lo sguardo appena oltre la spalla poi e aveva incontrato un'ombra, poco lontano, che la guardava, senza però riuscire a identificarla. Appena i loro occhi si incontrarono l'ombra scomparve e per qualche istante lei credette di essersela solo immaginata.


***

“Una dracma per i tuoi pensieri.” disse una voce dietro di lei. La dea sorrise al ricordo di quella frase che mesi prima aveva sentito pronunciare dal dio della guerra e si voltò sorridente. Il suo sorriso non mutò quando vide Orione e non il dio, ma forse per la frase che era identica a quella dell'immortale, rimase un po' contrariata.

“Stavo pensando.. a questo luogo. A cosa... È successo qui...”

“Erano pensieri belli?” chiese lui.

“Oh sì..” rispose lei sorridendo anche se un po' imbarazzata.

“Che ne diresti allora se... ti proponessi di riconfermare il ricordo?” chiese lui con una luce negli occhi.

“Che sono d'accordo.” rispose lei, questa volta più sicura. Lui le carezzò il viso con dolcezza. E poi si sporse per baciarla. Lei sorrise e lo baciò contraccambiando serena e felice come non era mai stata.

“Come hai trascorso questi giorni senza di me? Ti sei trovata bene a casa?”

“Abbastanza bene, grazie. Tu? Tutto bene? Come sta tua madre?”

“Bene, grazie.. Stiamo tutti bene. Ci manchi. Ma per il resto stiamo bene.” rispose con un sorriso. E la strinse a sé.

“Sono solo due giorni che non ti vedo e mi sembra di impazzire..”

“Anche tu mi sei mancato molto..” rispose lei per poi abbandonarsi al suo abbraccio. Lui dolcemente si sedette all'ombra dell'albero. Tenendola sempre stretta a sé. E lei sorridendo si strinse a lui baciandolo.


Rimase stretta a lui tutta la notte, finchè i raggi rosei, tenui e pallidi dell'alba non illuminarono la radura. Lei alzò lo sguardo e sorrise vedendo che la guardava.

“Come stai?” le mormorò dolcemente all'orecchio.

“Benissimo. Credo però che ora io debba andare, prima che tutti si accorgano della mia assenza.”
“Non sapevo che non potessi uscire.”

“Infatti non è che non posso. Solo.. non sapevano uscissi ieri sera.”

“Ah..” fece per poi prenderla per i fianchi e baciarla con dolcezza. “Allora è meglio che tu vada..”

“Sì.. Immagino di sì.” fece baciandolo dolcemente. Poi si staccò.

“Allora.. vai.” fece lui.

“ci vediamo presto.” rispose ancora lei. Poi prese il cavallo e montò. Gli sorrise e poi partì alla volta del monte Olimpo. Quando arrivò alle porte smontò da cavallo prendendolo per le briglie. Aprì la porta giusto quanto bastava per far passare lei e il cavallo. E la richiuse silenziosamente dietro di sé. Cercando di non far rumore e raggiunse e stalle dove ripose il destriero. Uscì dall'uscita posteriore e si avviò ai propri appartamenti sn fare il minimo rumore.

Entrò in camera e si sdraiò sul letto. Giusto in tempo per sentir bussare alla porta. Aspettò qualche secondo e poi rispose.

“Chi è?”
“Sono Apollo!! Svegliati! È l'alba di un nuovo giorno!” e che giorno!! pensò sorridendo. Poi si vestì, o meglio.. fece finta, e andò ad aprire.

“Afferrato, grazie, Apollo.” sorrise lei. Fece una volta che ebbe aperto la porta.

“Sei... Stupenda...” lei chinò il capo e sorrise.

“Grazie.... Anche tu” fratello. Disse a sé.

“Andiamo a colazione?” le chiese lui.

“Sì. Con molto piacere.” rispose prendendo il braccio che lui le offriva.

“Bene.”

“Ma che carini che siete.” fece Marte vedendoli entrare. Lei lo guardò sfoderando uno dei più meravigliosi sorrisi che avevo.

“Vorrei poter dire lo stesso di te, ma non vedo la tua fidanzata, quindi temo che dovrò tenere questo complimento per quando la vedrò apparire al tuo fianco per illuminarti.”
“Ringrazia di essere una fanciulla.”
“Altrimenti?” chiese lei staccandosi dal fratello e andando di fronte a lui. Il suo viso a pochi centimetri da quello del dio.

“Ricordati la scommessa.”
“Oh, me la ricordo, tranquillo. E ho già la vittoria in mano.” lui aprì bocca per ribattere. Ma lei sorridendo gli pose l'indice sulle labbra. “Sht, non parlare. Sei molto più bello quando taci.” e continuando a sorridere, si allontanò da lui e raggiungendo Athena. Lasciando un Marte più che sorpreso.

“Ma... Come hai fatto?” le chiese Athena.

“Mi riesce.. naturale... spontaneo. È più forte di me..” rispose sorridendo.

“Beh.... ti riesce molto bene. Continua così.” ribattè la dea della sapienza.

“Lo farò.” fece alzando il calice sorridendo a Marte Apollo e Mercurio. Che le sorrisero.

“Attenta. Afrodite è tanto dolce quanto cattiva se gli tocchi il suo amore.”

“E io non sono da meno.” fece lei. Questo è solo l'inizio. Pensò.

  
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