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Autore: tersicore150187    22/06/2011    13 recensioni
Una situazione molto molto particolare. In tutti i sensi. SCRITTA PER LO SPECIAL TURN DEI CSA DI LUGLIO - CALDO.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2. Emozioni vere.

Rick percorreva delicatamente con le mani il ventre della donna nell’acqua. Ne poteva sentire, sotto la pelle tesissima, tutte le sporgenze e le fattezze di chi si delineava all’interno di quel corpo in una maniera magica che ancora nessuno di loro due riusciva a spiegarsi. Kate era un po’ più rilassata. Mentre lui le passava una salvietta di cotone sul corpo, nell’acqua, lei faceva dei respiri lunghi e regolari con la testa appoggiata indietro nell’incavo della sua spalla. “Tieni gli occhi chiusi tesoro. Stai contando?” “Mh, mh” rispose lei debolmente in segno d’assenso. “Va un po’ meglio, sai?” gli sussurrò. “Bene” rispose lui “sono contento”.
Rick fermò la mano sulla pancia di Kate. Allargò completamente il palmo esercitando una pressione debolissima e immediatamente sentì un colpo ben assestato. “Hey!” esclamò non celando la sorpresa e l’emozione. “Ti sente Rick, te l’ho detto. A volte scalcia anche quando sente la tua voce”. Lei gli prese la mano e lo guidò insegnandogli a conoscerla. Era un gesto di profonda intimità e Castle, nonostante oramai fosse trascorso del tempo dalla loro unione, se ne sentiva ogni volta commosso. Kate non lo rendeva sempre partecipe, non gli permetteva sempre di “invadere” completamente il campo. A volte si chiudeva in sé stessa come era solita fare quando loro non stavano insieme, a volte diventava irraggiungibile, aveva bisogno di tempo e spazio per il suo dolore. Qualche volta era capitato anche che andasse via da casa. Ma non da casa sua, ma da casa loro. Dal loro letto matrimoniale nella loro camera, che lui aveva voluto riarredare completamente per farla sentire la benvenuta in un luogo che non sarebbe mai più stato la camera da letto di Rick, lo scrittore scapolo dalle mille conquiste. Ora quella era la loro vita.
Fece un respiro e si concentrò su quello che stava sentendo. “Vedi…qui c’è la testa…” gli spiegava Kate portandogli la mano in basso, quasi all’altezza del suo pube. “La senti? Puoi premere un po’ più forte di così, non preoccuparti, non succede nulla…”. Sotto la guida premurosa della sua splendida compagna, Richard provò quelle meravigliose sensazioni che non aveva mai potuto provare prima. Toccò la sagoma dura del capo del bambino, già rivolta verso il basso, sentì la sua spina dorsale arcuata, comodamente appoggiata al ventre della mamma, il suo culetto rotondo e i piedini rannicchiati in un angolo proprio sotto lo sterno di Kate, in quella fossettina da cui dava dei bei calcetti decisi. Si sentì la gola stringere per la commozione e poi, per suggellare quel momento decise di aprirsi a lei.
“Sai Kate, io sono un uomo molto fortunato. Ho potuto crescere la mia prima figlia in un modo che io ritengo privilegiato. Solo e con molti mezzi. Se non avessi avuto un lavoro che mi faceva guadagnare tanto, non avrei mai potuto dedicarmi a lei completamente. Ma se avessi avuto al fianco una donna ingombrante, con cui contendermi il suo affetto, non avrei mai potuto godere della gioia immensa che per me ha rappresentato essere il punto di riferimento della mia bambina per tutti questi anni. È egoista da parte mia, lo so, ma è così. Però vedi non è stato sempre così…quando Meredith era incinta, io non le toglievo gli occhi di dosso. Ero sempre molto preoccupato, temevo che lei facesse qualcosa di stupido che potesse fare soffrire Alexis, come mangiare troppo o fumare o stancarsi e alla fine mi innervosivo e stavo male. Ad un certo punto lei mi impedì di toccarla. Disse che le mettevo ansia. Gli ultimi mesi della gravidanza mi fece dormire nella stanza degli ospiti. Diceva che di notte non riusciva a dormire. Spesso io restavo sveglio e le guardavo la pancia. Magari ero inquieto e mi muovevo e così lei si svegliava, ma io, io volevo solo…”
“Rick…”. La voce di Kate era piena di commozione e di dolcezza, come la sua carezza sul viso dell’uomo. “Io non avevo mai sentito prima un calcetto di mia figlia Kate. Non ho potuto farlo con Alexis”. Lei si voltò leggermente e gli baciò la guancia, le labbra, il mento, più volte dolcemente, ma con passione. Non avevano smesso di desiderarsi reciprocamente neanche per un istante. Kate dopo i primi mesi aveva avuto paura che lui non l’avrebbe trovata più attraentre con quella pancia che cresceva così in fretta. Ma Rick la maggiorparte delle notti doveva combattere con la sua eccitazione. Kate era divina e con il suo bambino in grembo lo sembrava ancora di più. Da qualche tempo avevano dovuto interrompere i rapporti, ma lui non aveva smesso di coccolarla e vezzeggiarla neanche un istante. Erano anni che lui provava questa adorazione silenziosa. Il loro primo bacio le aveva dato voce, una voce che si era trasformata in un canto destinato a non spegnersi più.
 
Il fuoco crepitava nel camino regalando alla stanza un bagliore splendido che si andava ad aggiungere alla luce di due pigre candele rimaste accese sul tavolo. Gli amici avevano pensato bene di ritirarsi nelle loro camere, la baita, anzi, la villa, che li ospitava era dotata di tutti gli stupendi confort che la prima notte dell’anno potesse meritare. Kate non sapeva nemmeno perché era rimasta. La mezzanotte era già passata da ore, avevano festeggiato, brindato, riso, ballato scherzato, giocato, anche cantato. Poi, come ogni festa che si rispettasse, l’euforia era andata scemando e, circa un paio d’ore dopo si erano trovati a chiacchierare intorno al fuoco, lei e Castle, mentre gli altri si congedavano. Lui la guaradava con una strana espressione…lei pensò che era un po’ di alcol di troppo che scorreva nelle vene di entrambi a regalare quel luccichio ai loro sguardi che si mescolava alla luce del focolare. In fondo non stavano facendo nulla di male. Anzi, lei non si era mai sentita meglio, forse in tutta la sua vita. “Kate..” una speranza si accese dentro di lei. Lo sguardo di Castle era serio, ma dolce. Sorrideva. “No, lascia stare…” disse abbassando lo sguardo. “No!” esclamò Kate. Come se la sua bocca non avesse consultato la sua mente prima di emettere suono. “Cioè scusami…ecco…sembra…cioè sembrava che stessi dicendo qualcosa di importante…va’ avanti ti prego”. Lei non aveva il coraggio di fare il primo passo, ma se lui ne aveva qualche vaga intenzione, Kate lo avrebbe di sicuro incoraggiato. Un buon bicchiere le avrebbe dato una mano, ne versò due, senza alzarsi dal pavimento dove erano. Negli ultimi tempi erano cambiate troppe cose e loro due insieme avevano collezionato tanti piccoli passi avanti, tante piccole occasioni. Rick si alzò di scatto e andò verso la porta dove c’era appesa la sua giacca. Voltando ancora le spalle alla ragazza disse “Kate hai presente l’aggeggio per cucinare a vapore che ti ho regalato?” “sì certo Castle, è molto…utile…io…” “Ah, sciocchezze” disse lui voltandosi e tornando a prendere posto a fianco a lei. Teneva la testa bassa. “Kate, lo aveva comprato mia madre per regalarlo ad una attrice che non sopporta. Doveva spedirglielo con un biglietto. Ecco io…gliel’ho preso il 24 e l’ho incartato portandotelo e facendo la più colossale figura da idiota che abbia mai fatto in tutta la mia vita.” Era l’alcol a parlare. Decisamente. Pensò lei. “Scusa, mi spieghi perché mi stai dicendo queste cose? Se non volevi farmi un regalo non dovevi sentirti obbligato…non capisco”. La ragazza pensò alla fatica che le ci era voluta per trovare quell’edizione autografata delle poesie di Keats, le sue preferite, e si sentì una stupida. Darsi tanto affanno per un elettrodomestico riciclato in cambio! “No, no Kate, ascoltami ti prego, o rischio di peggiorare la mia situazione in maniera irreparabile senza farti capire quanto io sia cretino”.
Ora lei stentava davvero a capire e decise di ascoltare in silenzio. Rick estrasse dalla tasca un astuccio di velluto scuro e lo porse alla donna. “Io ti avevo già comprato da tempo il mio regalo per Natale, ma non ho avuto il coraggio di dartelo perché, beh, la verità è che temevo che tu mi avresti respinto. Ma leggere quel meraviglioso libro di poesie che mi hai regalato, tenerlo sul comodino a fianco a me, vederti scherzare e divertirti stasera, sentire la tua risata adamantina nell’aria, guardare i riflessi delle fiamme sulla tua pelle…” allungò una mano e le accarezzò debolmente la guancia con due dita “…perdermi nello splendore del fuoco nei tuoi occhi verdi…” la sua voce si faceva sempre più debole. Kate era totalmente persa in lui, nelle sue parole. “Credo che non potrei stare neanche un nuovo giorno senza averti aperto il mio cuore Kate,  figuriamoci un nuovo anno! Il mio proposito è quello di essere sincero in merito a quello che provo e che non posso e non voglio nascondere. Kate…” le prese la mano e lei alzò gli occhi tremante. “Guarda lì fuori dal vetro…ha inizato a nevicare…” lei si voltò per un istante verso la finestra e si lasciò sfuggire un gemito di stupore, mentre un sorriso spontaneo scosse il suo nervosismo, la sua profonda emozione. Si voltò di scatto, avendo sentito la scatola aprirsi. E la vide.
“Kate tu sei il fiocco di neve che porta stupore ogni giorno nella mia vita”.
La spilla d’oro e diamanti brillava nel buio come se emanasse una luce propria.
La donna era senza parole. “Rick io non…non posso accettare”.
Lo guardò negli occhi. Ahia. Non avrebbe dovuto farlo.
Quello sguardò sofferente la catturò e fu persa per sempre. Lui le prese il viso tra le mani e la baciò. Fu indimenticabile. La scatola ancora aperta con la spilla dentrò cadde vicino alle loro ginocchia e la fiamma del camino fece risplendere quel fiocco di neve. Era la luce di un amore appena nato.

Angolo dell'autrice:

Ebbene sì, miei cari, Kate aspetta un bambino.
Da persona assolutamente innamorata del mistero della maternità, quale sono, non potevo non scegliere questo tema per una mia storia.
Nel flashback ho voluto regalarvi un pizzico di magia, spero di esserci riuscita con i miei modesti mezzi.

Qualsiasi domanda e critica è gradita.

A presto,
Tersicore150187

  
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