Non sopporta il gusto di quella bevanda immonda. Birra. Ha un colore facilmente equivocabile e se ne versano fiumi.

Non ha senso festeggiare con quella roba insulsa, non dopo una vittoria così schiacciante. Una conquista talmente veloce da non avere quasi consistenza, come il gusto di quella cosa.

Vorrebbe della Vodka, Ivan. Quell'alcolico è limpido, chiaro. Non ha segreti.

Mentre guarda l'alleato, attraverso quel colore terribile, riesce quasi ad intuire che la loro unione non durerà poi tanto, giusto il tempo di accorgersi che la Russia potrebbe essere un ottimo luogo dove espandere il proprio spazio vitale.

Ma Ludwig sembra non pensarci, inebriato dalla bevanda che già gli annebbia la mente. Non è neppure capace di sopportare tre boccali di quel piscio di cane.

Quasi improvvisamente, come un'epifania, il russo si rende conto che quell'alleato così torbido, misterioso, ben si addice alla propria bevanda. Esattamente come lui si confà alla propria, chiara, trasparente... così forte da lasciare intuire immediatamente le proprie intenzioni.

Ad Ivan non piace mentire e quei festeggiamenti l'hanno stancato. Si alza e, vedendo che l'alleato non lo nota ed esce dal locale, convinto che il suo stomaco non reggerà ancora quell'alcol ipocrita.

Nel freddo vento di settembre, Ivan si avvia verso casa, come spinto da una misteriosa forza, sentendo che lì, e solo lì, senza nessuno intorno, potrà gustare la vittoria. Non dolce e speziata, ma chiara e bruciante, come la vodka.