Capitolo 10: A
volte neanche le strade più difficili sono quelle più giuste…
Kanata era ancora incaxxxxx
per aver perso Miyu, ma Chris era l’ultima persona che pensava di vedere:
-Dove sei stata sino ad
adesso? Ci hai fatto prendere un colpo ieri!
Chris: -E tu e Miyu?!
-…
-Sai, in teoria dovremmo
essere ancora fidanzati. Mi ha chiamato Miyu, mi ha detto che non gliene
importava più niente, non sarebbe mai più tornata. Cosa pensi di fare?
-…
Chris lo abbracciò e iniziò
a piangere: (ma è un pianto continuo! ndMisato)
-Kanata ti amo! Non mi
abbandonare!
-Chris…-Le accarezzò la
testa, come ad una bambina che aveva paura. Cosa doveva fare?
Kanata: “Ha detto che Miyu
non sarebbe più tornata, a chi devo credere? A me stesso, o a Chris e al biglietto
che Miyu mi ha lasciato?”
Chris si staccò. Piangeva
ancora e guardava intensamente Kanata. Aspettava una sua risposta.
L’unica cosa che seppe dire
fu: -Chris, andiamo via.
-Si.
Presero un taxi che li portò
al tempio. Appena arrivati Kanata chiamò Santa sul cellulare.
Santa:-Pronto, qui Kurosu.
-Santa sono io.
-Ah Kanata! Come è andata?
-Non ce l’ho fatta- Chris
era in bagno a rinfrescarsi –Sono a casa con Chris.
-Chris?! E dove l’hai
incontrata?
-E’ venuta all’aeroporto.
-Allora…non tenterai di far
cambiare idea a Miyu?
-…Ah Chris! Tutto a posto?
Santa ti devo lasciare. Venite subito qui vero?
-Si. Ci vediamo tra qualche
ora.
…
In realtà Chris non era
ancora uscita dal bagno, probabilmente ne avrebbe avuto per una mezz’oretta.
Kanata aveva semplicemente voluto chiudere la conversazione con Santa.
Attraversò il corridoio ed entrò nella sua camera. Dopo aver chiuso la porta si
buttò sul futon. Non volva vedere nessuno, solo stare solo. Sul cuscino sentì
del calore e una sensazione di bagnato. No, non era possibile, stava forse
piangendo? Proprio lui, erano anni che non piangeva…poi si ricordò e batté un
pugno per terra:
“Che stupido, l’unica volta
che ho pianto è stato quando lei era all’ospedale. Sempre lei…Basta! Non ne
voglio più sentir parlare! Non la voglio vedere, sentir nominare, non esiste!
Per me Miyu non esiste!”
Continuò a piangere, era
solo e nessuno avrebbe potuto saperlo. Poi si addormentò.
Poco dopo Chris uscì dal
bagno. Aveva fatto una doccia perché era stata fuori tutta la notte per strada;
senza dormire né mangiare. Aveva l’asciugamano legato alla vita, e con un altro
tamponava i capelli. Entrò in cucina e chiamò Kanata più volte, ma non
ricevendo risposta pensò fosse uscito. Preparò un caffè, che le venne uno
schifo perché non era in grado di cucinare, l’aveva fatto poche volte e con
scarsi risultati. (ma che si crede di stare a casa sua? Prima la doccia, gli
asciugamani, e poi il caffè?! ndSanachan). Nella borsa aveva un cambio, e
utilizzò quello per vestirsi (per fortuna! Ci mancava solo che usasse anche i
vestiti di Kanata! ndMisato). Le venne in mente che era Natale, e quindi il
compleanno di Kanata. Non era proprio il momento di festeggiare, ma forse
l’avrebbe distratto dal pensare a Miyu. Scrisse velocemente un biglietto a Kanata,
in cui diceva che sarebbe uscita a comprare una cosa. Poi uscì.
Due ore dopo, Miyu era
arrivata all’aeroporto di New York, era quasi sera. Non aveva ancora pensato a
come tornare a casa, non le andava di rivedere subito i suoi. Ad un telefono
pubblico compose il numero di cellulare della sua migliore amica.
-Pronto?
-Jen, sono Miyu.
-Miyu?! Ciao, ma dove sei
stata questi giorni?
-Sono andata in Giappone, e
sono tornata solo ora. Sono all’aeroporto, vieni a prendermi?
-In Giappone?! Ah, ma non
vengono i tuoi?
-Non sanno ancora che sono
arrivata. Tornerò a casa all’ora di cena.
-Ok, se la situazione è
questa…vengo subito. Ciao
-Ciao.
…
Miyu: “Per fortuna non mi ha
detto che aveva impegni! Devo parlarne con qualcuno” Poi si sedette e aspettò, fissando
le persone che le stavano davanti. C’era una coppia, che Miyu cercò di guardare
il meno possibile. Per quanto cercò di volgere lo sguardo altrove però non poté
fare a meno di sentire il loro discorso.
X: -Sei sicuro di voler
andare?
Y:-Devo. Non vorrei
lasciarti ora che hai bisogno di me, ma per il nostro futuro è un’occasione che
non posso lasciarmi sfuggire…
X:-Hai ragione, ma ti prego,
torna il prima possibile!
A Miyu venne da piangere, le
lacrime le scesero calde lungo il viso, prima che lei potesse impedirlo. Non
aveva ancora consumato il suo dolore. Si recò in bagno, sciacquò il volto e
tornò a sedersi; per fortuna quella coppia se ne era andata. Si voltò verso
l’entrata, e vide l’amica che era appena arrivata guardarsi intorno per
trovarla. Si alzò e la chiamò agitando un braccio.
-Jen! Sono qui!
L’amica corse verso di lei e
si abbracciarono.
Miyu: -Ehi! E’ solo qualche
giorno che non ci vediamo!
-Si, ma…Miyu, ma che hai?
-Come che ho?
-Sei pallida, sei anche
dimagrita.
-Sul serio? Meglio così,
potrò permettermi qualche extra a tavola!
-Non scherzare, cosa ti è
successo?
-…Potremmo andare in un
altro posto? Non mi sento molto a mio agio qui.
-Ok, sono venuta in moto.
Le due ragazze salirono in
moto e si diressero verso il Rockfeller Center. A causa del traffico
impiegarono più di mezz’ora (è andata pure bene! ndMisato). Presero da bere al
bar che si trovava davanti alla pista di pattinaggio.
Jen: -Allora? Qui va bene?
-…
-Miyu, sei strana. Mi vuoi
dire cosa ti è successo?
Miyu raccontò tutto (ovviamente
tralasciando Lou e Baumiao), dal suo arrivo al tempio, la scoperta del
fidanzamento di Kanata, la crisi che aveva avuto la mattina dopo grazie alla
quale aveva superato definitivamente il suo trauma ecc, sino ad arrivare a
quello che era successo alle terme. Jen ascoltava attentamente, mentre
sorseggiava una cioccolata calda. Non capitava tutti i giorni di sentire storie
del genere da una persona che le aveva vissute, era meglio di una soap! Miyu
concluse il racconto con la telefonata di Christine e la sua decisione di
tornare in America.
Miyu:-Allora?
Jen riflettè su quello che
doveva dire: il suo carattere le suggeriva una battuta da usare, ma non voleva
rischiare di offendere l’amica, che avrebbe pensato che non l’avesse presa sul
serio. Comunque pensava che Miyu avesse sbagliato a lasciare Kanata; anche se
lei non glielo aveva detto, aveva capito che dietro al suo continuo rifiuto dei
pretendenti newyorkesi c’era quel suo amico d’infanzia. Poi disse: -Aspetta.
Vorresti dirmi che in tre giorni circa
ti sono successe tutte queste cose? Hai avuto dei rapporti sessuali
quando qui esitavi a baciarli i ragazzi?
Miyu arrossì: -Sapevo che
saresti andata a parare lì! Io che te ne ho pure parlato!- Simulò una risata,
ma Jen vide che stava trattenendo a fatica il pianto. L’abbracciò, e le disse
che a lei poteva dire tutto, se poi voleva piangere non doveva vergognarsi di
farlo. Miyu non se lo fece ripetere due volte e scoppiò a piangere, sempre tra
le braccia dell’amica, stringendo con le mani il maglione che indossava. Dopo
un ora, era tornata a casa. Ringraziò Jen, che la rassicurò dicendole che
l’indomani sarebbe andata a trovarla, anche se era il 26. Miyu la invitò a
dormire da lei, così si diedero appuntamento per il giorno dopo. Rientrata a
casa, i genitori l’abbracciarono e la ricoprirono di baci; non provarono
minimamente a rimproverarla, si accontentarono del fatto che non le fosse
successo niente. Dopo cena, mentre sistemava i regali che i genitori le avevano
fatto nell’armadio, le venne in mente che era il compleanno di Kanata. Aveva
cercato di non pensarci tutto il giorno, ma non riusciva a togliersi quel
pensiero dalla testa. Bel regalo che gli aveva fatto, abbandonarlo senza
neanche dirgli addio in faccia, lo aveva lasciato solo. Poi si corresse: non
era solo, con lui c’era Chris. Al sol pensiero le tornarono le lacrime, e si
buttò sul letto cercando di soffocarle sotto il cuscino. Si addormentò senza
smettere.
Al tempio, Kanata si era svegliato,
e aveva trovato Chris intenta a preparare la tavola.
Kanata: -Che stai facendo?
Chris: -Preparo per stasera,
no? Ti sei forse dimenticato che oggi è il tuo compleanno?
Kanata non rispose, se ne
era dimenticato, ma una festa era l’ultima cosa che desiderava in quel momento.
-Hai detto agli altri di
venire qui di ritorno dalle terme, vero? Organizziamo qualcosa…
-Chris, ti sembra il
momento?!-Aveva alzato la voce, la ragazza non rispose –Mi dispiace, scusami.
-No, hai ragione, non è
proprio il momento. Beh, io torno a casa e…
-Aspetta, ti ho chiesto
scusa. Non ne ho molta voglia, ma credo che si possa fare.
-Sei sicuro?
-Si- Non gli andava
assolutamente, ma non voleva farla star male ancora. Chris sorrise.
La serata trascorse
tranquillamente. Certo, c’era un po’ di tensione, però con il passare del tempo
si smorzò, anche grazie a Santa che avrebbe fatto tornare il buon umore a
chiunque. Kanata fingeva alla grande, in realtà ascoltava poco quello che
veniva detto, ma Santa e Akira gli ressero il gioco. Kurita non era venuto,
perché dopo esser tornato in anticipo dalle terme aveva ricominciato a studiare
per preparare un esame imminente, e probabilmente non aveva neanche tanta
voglia di vederli.
…
One month later
Era passato un mese dal
ritorno di Miyu a New York, e lei era ritornata a scuola. Molti avevano notato
cambiamenti: non era più sempre allegra e sorridente come prima, anzi sorrideva
di rado. Era spesso assorta nei suoi pensieri, ma nessuno sapeva il perché.
Solo Jen, in quel mese le era stata accanto perché conosceva il motivo che
l’aveva portata a quel cambiamento. Sapendo tutto, l’amica aveva notato altre
cose: il pallore che aveva sul volto al ritorno dal Giappone, non se ne era
andato. Oltre a quello non sembrava avesse altri cambiamenti nell’aspetto, ma
Jen si era accorta anche che molto spesso inventava scuse per non seguire le
lezioni di educazione fisica a scuola, e che mangiava pochissimo, ma non
dimagriva. Decise di parlare a Miyu dei suoi sospetti, perché aveva un dubbio
che probabilmente era realtà, e che non aveva neanche sfiorato l’amica.
L’affrontò dopo un’uscita, durante il ritorno a casa.
Jen:-Miyu.
-Si?
-Sei mai stata da un
ginecologo ?
-Cosa? No, perché?
-No, così- Poco dopo riprese
–Quindi non sei andata neanche dopo esser tornata dal Giappone?
-Ti ho detto di no, ma dove
vuoi arrivare?
-Da nessuna parte, era solo
per chiedere.
-Non mi convinci. Ormai hai
iniziato, finisci.
-Ehm…Ok, te lo dico. In
questo periodo sei strana, non mangi niente, sei pallida, non sorridi quasi più.
Hai mai pensato di poter essere incinta?
Miyu si fermò. Volse lo
sguardo verso l’amica: -Che stai dicendo?!
-Ehi, non ti alterare! Era
solo un dubbio…
-Sta tranquilla, sto
benissimo. Adesso non posso neanche smettere di mangiare?!
-No, ma…
-Jen, lascia perdere. Senti,
devo andare a casa. Ci vediamo lunedì- Ricominciò a camminare velocemente
lasciando sola l’amica. Come aveva potuto dirle una cosa simile? In realtà,
quelle parole erano state un fulmine a ciel sereno. La possibilità di essere
incinta non l’aveva neanche sognata, poi di chi…Kanata. Solo il pensiero di
quel nome fece sentire male Miyu; e se stesse aspettando sul serio un bambino?
Sarebbe…sarebbe stato suo figlio! Figlio del ragazzo che aveva lasciato ad
un’altra.
“No, non può essere, è già
trascorso un mese! Me ne sarei accorta…” Poi le vennero in mente molte cose,
anche quelle che le aveva detto l’amica: era sempre pallida, nonostante non
mangiasse più niente non dimagriva, il ciclo non le era ancora venuto, si era
sentita male molte volte a partire dal viaggio di ritorno in America…tutte
queste cose collegate portavano in una sola direzione. Corse a casa, e visto
che i genitori non erano ancora tornati, cercò sull’elenco telefonico il numero
di una ginecologa. Lo compose velocemente e prese un appuntamento per il giorno
dopo. Doveva togliersi quel dubbio il prima possibile. Prima di andare in
camera prese un calmante che utilizzava sua madre. Ne prese una dose eccessiva,
e si addormentò.
Giappone, tempio Saionji ore
13 (lasciamo perdere il fuso orario… ndMisato)
Kanata era appena rientrato
con Chris. In apparenza sembrava che avessero ripreso il loro rapporto, ma in
realtà era Chris che stava sempre con lui (ameba! ndMisato e Sanachan). A
Kanata non importava più di tanto, anzi non gliene fregava per niente. Era
passato un mese dal viaggio alle terme, e sembrava incredibile il modo in cui
le cose erano cambiate. Dal canto suo, lui non riusciva a riprendersi, neanche
a riprendere un rapporto sereno con gli altri. Ormai non parlava neanche più
con i suoi amici, le sue conversazioni erano composte da monosillabi. Santa e
Akira erano gli unici con cui trascorreva piacevolmente il tempo, la presenza
di Chris era costante, ma lui non le dava importanza. I due amici appena
potevano cercavano di allontanarla da lui, anche perché sapevano che oltre a
Kanata anche lei soffriva. E’ triste stare accanto alla persona che ami senza
essere neanche considerata. Quella situazione durava da un mese, e sembrava
destinata a non finire mai.
Entrati al tempio:
Chris:-Kanata, cosa vuoi che
ti prepari per pranzo?
-Niente, non ho fame.
Chris lo guardò con
apprensione, poi un bagliore le illuminò gli occhi:
-Kanata!
-Si?
-Ora mi sono proprio
stufata!
-Cos’è successo?
-Non ce la faccio più a
vederti in questo stato! Mi fai quasi pena!
Dopo quelle parole fu Kanata
ad arrabbiarsi, con Chris non aveva mai litigato: -Cosa?! Ti farei pena? Senti
chi parla, sei solo un’ipocrita!
Il colpo fu talmente forte
per Chris da farla iniziare a piangere. Kanata si pentì di quello che aveva
detto, non era da lui ferire le persone in quel modo. Abbassò lo sguardo, per
non vedere le lacrime di Chris.
Kanata: -Scusa, non avrei
dovuto.
-…No, non importa…in questo
modo mi hai messo davanti agli occhi la realtà.
-…
-Va da lei.
Kanata la osservò: -Chris,
ma cosa…
-Non ce la faccio più a
vederti soffrire in questo modo. E se penso che è solo per colpa mia e del mio
egoismo io…
-Chris, che…non è solo colpa
tua. Anch’io ho fatto la mia parte, e anche Miyu. Ti abbiamo fatto soffrire
inutilm…
Nel dirle quelle parole
l’aveva abbracciata, ma lei si staccò. –Non è vero, sono stata io a farvi
soffrire inutilmente. Ti prego, permettimi almeno di riparare. Va da lei, so
benissimo che non è più possibile ricreare quello che c’è stato tra noi. Anzi, lo
sapevo anche tre anni fa che non avrebbe funzionato, sapevo che non mi amavi,
ma a me andava bene anche così, perché…perché ti amavo più di me stessa. E
visto che ti amo tutt’ora voglio la tua felicità.
-…
-Ti ringrazio per tutti i
bei momenti che ho vissuto con te, e ti chiedo solo un’ ultimo favore: baciami
Kanata la baciò, non credeva
che sarebbe stata possibile una cosa del genere. Dentro di se ringraziò Chris
per aver rinunciato a lui e avergli dato la possibilità di essere felice. Poi
lei prese le sue cose e gli disse:
-Per un po’ starò via, forse
andrò alle Hawaii. Beh, addio- Iniziò a scendere le scale.
-Addio Chris- Rientrò e
sorridendo felice (42 denti ndSanachan), preparò la valigia per partire il
prima possibile e tornare dalla sua Miyu.
La sera stessa prese
l’ultimo volo per new York. Sarebbe arrivato la mattina seguente. In aereo si
addormentò, e sognò la ragazza che amava.
Il giorno dopo, Miyu era uscita da casa dicendo come tutte le altre mattine che sarebbe andata a scuola; in realtà alle nove aveva l’appuntamento con la ginecologa. Quella mattina, Jen aveva deciso di passare a prenderla, anche per chiederle scusa per quello che le aveva detto il giorno precedente. Era arrivata tardi rispetto all’orario in cui Miyu usciva di casa, e la vide mentre svoltava l’angolo e si dirigeva dalla parte opposta alla scuola. Incuriosita decise di non chiamarla, ma la seguì. Miyu era tesa come una corda di violino (eh eh, ne so qualcosa…ndMisato), e camminava a passo spedito verso lo studio della dottoressa. Non era molto lontano, e arrivò in dieci minuti. Jen si teneva sempre a cinque metri circa di distanza, e dopo che Miyu attraversò il portone si avvicinò a controllare il citofono. Dove stava andando? Spalancò la bocca non appena lesse il nome della ginecologa, allora non si era sbagliata! Forse aveva semplicemente il dubbio, dopotutto la pulce nell’orecchio gliel’aveva messa lei. Entrò anche lei, e non trovandola in sala d’attesa decise di aspettarla. Nello studio Miyu era seduta davanti alla scrivania della ginecologa.
-Lei è la signorina Kozuki?
-Si
-Ma è venuta sola?
-Si
-Capisco. I tuoi genitori
non sanno niente. Di cosa hai bisogno? Un controllo?
-Veramente…-Miyu si
vergognava, ma era decisa a scoprire la verità –Vorrei sapere se sono incinta.
-Incinta? Spiegami bene,
quanti anni hai?
- Tra poco diciotto. Ecco,
circa un mese fa ho avuto un rapporto con un ragazzo. Non ho pensato di poter
essere incinta sino a ieri…
-Già un mese. Il ragazzo lo
sa?
-No, non credo che lo saprà
mai. E’ in Giappone e abbiamo troncato i rapporti sempre da un mese.
-Ok, ora faremo gli
accertamenti. Spogliati e stenditi sul lettino.
Miyu si spogliò, mentre si
stendeva la ginecologa le chiese:
-Era il primo rapporto?
-…si.
-Immagino che non avrai
usato contraccettivi. Miliardi di soldi buttati in campagne per la prevenzione,
e poi i risultati sono questi.
Miyu non rispose, era
occupata ad osservare i grafici della macchina che la circondava.
-Beh, saresti dovuta venire subito,
ma dopotutto un mese non è molto, sei ancora in tempo per abortire.
-Abortire?!
-Certo, ti renderai conto
che hai solo diciassette anni. Avere un figlio a questa età non è una
passeggiata, capisci vero?
-Allora sono veramente
incinta…-Mise una mano davanti alla bocca, ancora non ci credeva. Cosa avrebbe
fatto ora?
-Ovviamente dovremo
avvertire i tuoi genitori, è necessario il loro consenso per l’operazione.
-No!
-Cosa?
-Non ho intenzione di
abortire. Avvertirò i miei oggi stesso, ma non lo farò.
-Ti rendi conto di quello
che stai per fare? Sei anche sola, l’appoggio dei tuoi genitori sempre che te
lo diano, non basterà mai.
-Non si preoccupi, ce la
farò.
-Allora, in questo caso non
posso che darti la certificazione. Sei davvero sicura?
-Si, non voglio cancellare
la vita di questo bambino.
-In questo caso, non posso
che augurarti buona fortuna. Torna tra un mese per il controllo, inizieremo con
le ecografie.
-La ringrazio, ci vedremo
tra un mese. Arrivederci.
-Arrivederci.
Miyu uscì dallo studio, non vide
Jen che stava leggendo un giornale. Appena Jen sentì chiudersi la porta scattò
in piedi. Era rimasta lì ad aspettarla e non si era accorta che era già uscita?
Uscì anche lei e la chiamò:
-Miyu!
L’amica si voltò, che cosa
ci faceva qui?
-Jen!-Corse indietro e
l’abbracciò. Stava piangendo.
-Com’è andata?
-Sono incinta! Cosa farò
ora? Il bambino è di Kanata, e lui ora è in Giappone con Chris, avevo promesso
ad entrambi che non mi avrebbero più rivista!
-Miyu, non ti preoccupare,
ci sono i tuoi, ci sono anche io. Ce la farai!
-Ma…-Alzò gli occhi, rossi
per le lacrime –E’ suo figlio capisci?! Io, io ho in grembo suo figlio e non
voglio farlo morire, non è giusto, io lo sento già parte di me!
-Ti ha proposto di abortire,
vero? Se non te la senti, non farlo.
-Non lo farò, lui è mio
figlio. Lo terrò da sola, anche senza Kanata. Lui non saprà mai niente, così
potrà avere una vita serena con Chris. Io lo amo, e questo è stato il frutto
del nostro amore. Questo bimbo nascerà.
-Miyu, ti ammiro- Le ragazze
si asciugarono gli occhi, aveva iniziato a piangere anche Jen, era felice per
l’amica.
-I miei genitori mi
aiuteranno, e…ehi! Ma tu cosa ci facevi dalla ginecologa?
-Beh, ero passata a
prenderti per andare a scuola, poi ti ho visto andare in tutt’altra direzione e
ti ho seguita. Scusa!
-Non importa, su ora va a
scuola, io devo tornare a casa per parlare con i miei. Probabilmente non sono
ancora andati in ufficio.
-Ok, ti chiamo nel
pomeriggio. Ciao!
-Ciao!
Miyu si avviò verso casa,
sorrideva. Ce l’avrebbe fatta, era una ragazza forte, e poi aveva già avuto
esperienza con Lou, solo che allora Kanata era con lei. Cercò di non piangere,
si asciugò gli occhi. Poi una voce familiare, che avrebbe riconosciuto tra
mille la chiamò:
-Miyu!
Non era possibile, no, non
poteva essere lui. Si voltò e incontrò il suo sguardo.
Miyu: -Ka…Kanata?! Cosa...cosa ci fai qui?
Il ragazzo corse verso di
lei, l’aveva riconosciuta per strada:
-Sono qui- L’abbracciò –E
non ti lascerò più!
-Cosa…cosa stai dicendo,
per…perché sei qui? Dov’è Chris?
-Miyu, sono qui perché ti
amo e non posso vivere ancora senza di te! Possiamo rimanere insieme, Chris non
è più un problema! Mi ha lasciato, è partita!
-No, non è possibile –Si
staccò dal suo abbraccio –Stai mentendo, Chris non ti lascerebbe mai!
-E invece l’ha fatto! Ha
capito che dopo quello che era successo alle terme non potevamo più continuare
a stare insieme! Sarei qui se non fosse vero?
Kanata sorrideva, Miyu non
vedeva quel sorriso così felice e sincero da anni, neanche quando erano alle
terme aveva sorriso in quel modo. Lei sorrise a sua volta, era sincero, e
l’abbracciò mentre aveva ricominciato a piangere (tanto per cambiare, si
scioglie subito! ndMisato Ti sbagli, è questa ff che è un pianto continuo!
ndSanachan)
-Kanata! Non ci posso ancora
credere…sono così felice!
Si baciarono, poi Miyu
ricordò perché era lì: -Kanata, c’è una cosa che devi sapere.
-Cosa?
-Io, io ecco…ho saputo oggi
che aspetto un bambino. Il padre sei tu.
Kanata era rimasto
imbambolato, non parlava più. Guardava Miyu senza pronunciare parola.
Miyu. –Ehi! Sei sconvolto?!
-No, cioè si! E’
incredibile, è una notizia bellissima! E’ un maschio o una femmina?
Miyu incrociò le braccia e
imbronciò il viso: -Come faccio a saperlo? E’ passato solo un mese! Che ottuso!
-Ottuso a chi?!
Miyu sorrise felice:
-Andiamo a casa, dobbiamo parlarne ai miei- Poi guardò ai piedi del ragazzo
–Hai portato la valigia, vedo che hai intenzione di trattenerti per molto…
-Più o meno, credo tutta la
vita!
Tornarono insieme a casa.
Lungo il tragitto Kanata raccontò tutto quello che era successo sino al giorno
precedente, quando Chris aveva rinunciato definitivamente a lui. Miyu ascoltava
con attenzione, poi arrivarono a casa della ragazza. Quando entrarono, ai
genitori prese un colpo vedendo Kanata e per giunta mano nella mano con Miyu.
Dopo le dovute spiegazioni Miyu si decise a parlare del bambino. La madre
svenne sul colpo, e l’ora seguente trascorse nel tentativo di farla riprendere.