Cinque ragazzi: Hyoga, Sanji, Zoro, Saori e Nami. La loro vita quotidina, tra i classici amori, amicizie e litigi, tutte cose tipiche dell'adolescenza!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Fu Nami a svegliare Zoro la mattina successiva.
“Cosa vuoi?” biascicò il ragazzo, ancora
intontito dal sonno.
Appena aprì (a fatica) gli occhi, vide subito che quelli
della sorella erano bagnati dalle lacrime.
“Oi Nami…che ti succede?”
domandò, alzandosi a sedere di botto. Anche la ragazza si
mise seduta sul letto, singhiozzando con il viso tra le mani.
“Saori…”
Quel nome procurò a Zoro una fitta allo stomaco.
Evidentemente si erano sentite e Saori aveva aggiornato
l’amica, la quale l’aveva presa male.
“Te l’ha già detto? Senti Nami, non
intrometterti anche te, perché…” ma fu
interrotto dallo sguardo perplesso di lei.
“No Zoro, non so di cosa tu stia parlando”
“E perché piangi allora?”
“Saori…ha avuto un incidente stanotte qua vicino.
Ha appena chiamato sua mamma.
La fitta nello stomaco di Zoro di trasformò di colpo in una
raffica di pugni. Se era successo di notte e lì vicino,
voleva dire che Saori stava andando da lui per chiarire.
“E…come sta? Deve essere operata?”
domandò, ansioso di sentirsi dire che la ragazza stava bene.
“E’….è morta, Zoro”
Quando, la mattina del funerale, qualcuno bussò alla porta,
fu Zoro ad andare ad aprire.
Era Sanji.
“Entra…” disse il verde, in modo
leggermente atono.
L’altro varcò lentamente la soglia. Non aveva
avuto il coraggio di provare a sentire l’amico dopo quello
che era successo, nemmeno quando Nami aveva dato a lui e a Hyoga la
brutta notizia.
Salutò con un sorriso la signora Flyer e seguì
Zoro nella sua camera.
“Come stai?” chiese timoroso.
“Non si vede?”
In effetti se avesse dovuto giudicare dall’aspetto fisico,
avrebbe detto che l’amico stava da cani, e probabilmente era
vero: aveva la barba sfatta, un paio di vecchi pantaloncini da basket e
una canotta, usati come pigiama, ch sembrava indossasse da
giorni…ma la cosa peggiore erano le occhiaie. Sembrava non
dormisse da un sacco, forse da due giorni, da quando Saori aveva avuto
l’incidente.
“Il naso?” domandò Zoro, alzando il
mento in direzione di Sanji.
“Sta bene, non si era rotto. Senti…so che
probabilmente non mi vorresti qui, ma…”
“Siediti” o interruppe il verde, buttandosi a sua
volta sul letto. L’altro lo imitò, mettendosi
accanto a lui.
“Volevo chiederti ancora scusa. So che ormai non ha
significato”
“Sanji, lascia stare.”
Il biondo fu colto alla sprovvista. Si aspettava un’altra
litigata, un altro pugno, invece erano seduti sul letto e lui avrebbe
potuto dire o fare qualsiasi cosa e Zoro non avrebbe minimamente
reagito. Era depresso.
“Hey, capisco che tu stia peggio di noi altri,
però non ti isolare. Potrebbe farti stare meglio passare del
tempo in compagnia, no? Magari dopo il funerale potremmo...”
“Io non ci vengo” fu l’inaspettata
risposta.
“Cosa stai dicendo? Certo che verrai”
“San…è colpa mia se è morta!
Quella notte è uscita per venire da me perché
l’avevo chiamata per rompere. Le avevo detto che non volevo
più vederla! Come potrei venire al suo funerale senza
sentirmi una merda?” aveva iniziato ad urlare e a piangere.
All’improvviso Sanji lo abbracciò, restando in
silenzio. Sorpreso, il verde ricambiò l’abbraccio
e si sfogò di tutte le frustrazioni e i sensi di colpa che
si portava dietro da due giorni.
Solo alla fine, quando Zoro si fu ripreso e si staccarono, Sanji disse:
“Non è colpa tua. E’ colpa di quello che
guidava la macchina e che non si è fermato a chiamare
l’ambulanza. Non ti torturare in questo modo!”
“Grazie…e grazie per essere venuto”. Se
le parole dell’amico non bastarono a farlo star meglio, non
lo diede a vedere. Evidentemente bastò il pianto, un pianto
che tratteneva da troppo tempo.
“Senti, ora renditi almeno presentabile. Dobbiamo andare
tutti a salutare Saori. Glielo dobbiamo!”.
Senza rispondere Zoro prese un cambio di vestiti e si diresse in bagno.
La cerimonia fu struggente. Erano presenti molti professori e buona
parte degli studenti della scuola e tutti erano sinceramente e
visibilmente addolorati per la disgrazia accaduta.
Su una panca a metà della Chiesa sedevano Hyoga, Nami,
Sanji, Zoro e Ran.
Quest’ultima, dopo aver saputo del bacio, aveva lasciato
Sanji, nonostante la piega che avevano preso gli eventi.
Quando il tutto finì, andarono dai genitori di Saori che li
trattarono in maniera splendida, anche il preside sembrava aver
dimenticato tutto. Specialmente Zoro, che per quello che sapevano loro
era ancora il ragazzo della figlia, il quale però tenne
sempre lo sguardo basso.
“Ragazzi….tra due giorni parto.” disse
all'improvviso Sanji, mentre stavano passeggiando senza meta per le vie
della città.
La partenza era stata posticipata a causa del funerale, ma ora il
signor Kint doveva per forza partire, e il figlio con lui.
Nemmeno Hyoga lo sapeva e, sorpreso, disse:
"Così presto? E quando sarà la prima volta che
tornerai a trovarci?"
"Non lo so...cercherò di venire il prima possibile..sperando
che mio padre mi lasci viaggiare così tanto. Trasferendoci a
Parigi non dovrebbe più andare in giro per il mondo e ha
intenzione di recuperare il rapporto! Però vi prometto che
tornerò presto" E sorrise, vedendo gli altri tristi.
"Anzi, a volte potreste venire anche voi a visitare la Francia!"
aggiunse.
"Grande!" esclamò Zoro. "Mi piace un sacco l'idea"
E mentre tutti fantasticavano sul futuro, seppur legati al passato, col
ricordo di Saori ben piantato in testa, Sanji sussurò:
"Mi mancherete".
La sera prima della partenza fu una serata di ricordi per i tre
ragazzi.
Con profonda emozione parlarono del loro primo incontro, dei primi
litigi seri, delle partite giocate insieme e del primo concerto.
Dalle parole si capiva il desiderio e il bisogno che ognuno aveva di
restare amici per sempre.
Il bisogno di mantenere quel legame speciale che li univa. Ognuno
sapeva tutto degli altri tre e si erano sempre aiutati a vicenda.
E fu con le lacrime agli occhi che si salutarono quella sera.
E gli anni passarono, le visite divennero più rare col
passare del tempo, fino a quando Sanji, dodici anni dopo quella sera,
aprendo la casetta delle lettere del suo bilocale non trovò
un invito.
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Eccoci al penultimo capitolo!
L'epilogo è già pronto e copiato a pc :) Conto di
aggiornare a metà settimana :D
Un un bocca al lupo a winny_lally per la terza prova di domani ;)