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Autore: Jules_    27/06/2011    3 recensioni
Un modo per ricordare John Entwistle in questo 27 giugno 2011.
"Se Keith era riuscito ad aprirsi completamente a John, lui non era riuscito ancora a fare lo stesso. Aveva come un muro, davanti. Avrebbe voluto dirgli tante cose, si sentiva bene. Ma le sue parole, i suoi pensieri, quello che pensava su di lui lo spaventavano. Non sembrava...giusto. "
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare...
 

"Le sue bacchette tintinnavano rumorosamente sui piatti di metallo, per poi spostarsi velocemente sui tamburi e produrre l'ennesimo suono. Andavano su e giù, quasi non avevi tempo di vederle su una superficie che era già in quella successiva. Ogni singolo movimento faceva parte di un'unica e fluida melodia che solo lui poteva sentire, solo lui poteva vedere. Solo nella mente di quel batterista pazzo che non sembrava suonare il suo strumento, no: lui ci giocava, per lui, talentuoso di natura, era facile muoversi tra quelle note e tra quei ritmi che sembravano essere disegnati apposta per lui. Li vedeva. Li sentiva. E anche per me tutto questo era difficile da spiegare..."


-John? Ehi, John, che fai? Dormi in piedi!?-
Al richiamo divertito di Roger il ragazzo scosse la testa e distorse l'attenzione dalla grancassa di Keith.
-No, niente..stavo solo..pensavo.-
-Tu pensi troppo, amico! Pensa a suonare, invece!- E così il cantante tornò alla sua postazione con il solito sorrisone e i capelli che volavano dappertutto, dando una pacca a John e ricevendo tante bestemmie da quest'ultimo che stava per inciampare nel filo del basso. La risata fragorosa dell'amico alla batteria, però, fece tornare un piccolo sorriso sulle labbra di Entwistle, che si rimise composto, pronto per suonare.


Ho sempre pensato che i batteristi fossero un mondo a parte”

 


Suonare ti tocca, per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare...

-John? John, ci sei?-

La televisione accesa stava trasmettendo un altro di quei telegiornali noiosi. Erano le due di notte e non gli andava di girare canale, ma per sbaglio s'era messo su uno di quelli che trasmettevano sempre e solo TG. Che sfiga.

Bussò più forte. -John? Mi senti? Ti prego, apri!-

Si portò la birra alla bocca e ne mandò giù un sorso facendone cadere un po' su quei lunghi pantaloni del pigiama: lo sguardo era fisso nel vuoto. Non stava guardando la televisione, sembrava concentrarsi su qualcosa al di là di quella.

Prese la maniglia ad iniziò a tirare. -JOHN!-

John ebbe un sussulto. Posò la birra e prese in telecomando, restando con le orecchie tese. Sembrava che qualcuno lo stesse chiamando. Spense la televisione e lì riuscì a sentire i rumori dalla porta.

-Oh porc..-

 

Appena tirò la maniglia si ritrovò davanti una figura traballante. Era tutto sudato, puzzava di alcool e i vestiti erano tutti rovinati.
-Keith! Ma che diamine hai combinato, cazzo! Entra!-
Moon si trascinò a fatica all'interno dell'appartamento dell'amico, che gli stava sfilando la giacca e lo accompagnava sul divano. Poteva sentire il sudore di Keith sulla sua pelle mentre farneticava ansimante qualcosa.
-Mi..mi stanno inseguen...mi stanno cercando..-
-Chi? La polizia? Non sarebbe la prima volta...-
-No, non scherzo! Eran dietro di me!-
-Certo, Keith, tu hai bevuto più del solito, stasera...- rispose John cercando di far calmare l'amico.
Keith si sedette lentamente e iniziò a respirare normalmente. I grandi occhi scuri adesso erano come velati e John non riusciva a capire come mai: eppure non sembrava avesse assunto 'roba'.
Il bassista si sedette e appena vide che Keith puntava alla bottiglia di birra sul tavolino gli sbarrò la strada con un bicchiere d'acqua.
-No no no! Per te, oggi, solo questa!-
Il batterista squadrò il recipiente davanti ai suoi occhi facendo una faccia che a momenti faceva rotolare dal ridere John e, con un aria un po' disgustata, lo afferrò per bere l'acqua tutta in un sorso.
-Braaaavo bambino, così si fa!- lo apostrofò Entwistle dandogli una pacca materna sulla spalla e cercando di stare il più serio possibile.
Keith fece sbattere rumorosamente il bicchiere d'acqua ormai vuoto sul tavolino facendo una faccia completamente da matto.
-Sai, con quella faccia potresti cantare l'“Uncle Ernie” di cui tanto parla Pete meglio di me!- disse ridendo John davanti a quell'espressione.
-Ho solo 23 anni, sono troppo giovane per essere zio!-
-Oddio Keith...- Entwistle non riusciva a contenere le lacrime per le risate.
-Beh, ho bevuto tutta l'acqua, ora mi merito un premio!- rispose Moon allargando le braccia e facendo gli occhi da cucciolo; così, John, aprendosi a sua volta, si ritrovò assalito dalla stretta di Keith in un abbraccio caloroso di cui il batterista era famoso.
John rise ancora, pensando che quella presa facesse parte dello “show di Moon”, ma poi si accorse che non era così: quello che all'inizio era un abbraccio “di scena” era diventato un abbraccio vero. Entwistle si sentì che le braccia di Keith avevano perso forza ma non davano cenno di volver mollare la presa, anzi, era come se volesse tenere per sé quel momento. Il batterista aveva stretto forte gli occhi mentre John era rimasto un attimo con le mani mezze sollevate sopra alla sua schiena. Quando si rese conto che Keith premeva sempre di più il petto contro il suo, allora appoggio i palmi sulla schiena dell'amico e poté percepire come una sensazione di tranquillità da parte dell'altro. L'espressione sorpresa di John mutò in un dolce sorriso e le sue mani si strinsero dolcemente attorno al corpo tremante e sudato del batterista. Adesso per lui l'odore di alcool non esisteva, non gli importava. Se Keith era riuscito ad aprirsi completamente a John, lui non era riuscito ancora a fare lo stesso. Aveva come un muro, davanti. Avrebbe voluto dirgli tante cose, si sentiva bene. Ma le sue parole, i suoi pensieri, quello che pensava su di lui lo spaventavano. Non sembrava...giusto.
John sentiva il calore di Moon invadergli il corpo e quel dolce abbraccio sembrava non finire. Il viso del bassista si staccò di poco dalla spalla dell'amico e con lo sguardo perso su di lui si avvicinò lentamente al suo viso. Le loro guance si sfioravano e il cuore di John prese ad andare sempre più veloce e le sue mani iniziavano a scivolare. Il suo respiro s'era fatto più affannoso e quasi si vergognava. Non lo aveva mai fatto prima d'ora, ma quella volta ci riuscì.
Quando John posò delicatamente le labbra sulla guancia di Keith, quest'ultimo fece un piccolo sussulto. Le sentiva. Erano tremanti e calde. E lui percepiva tutto quel calore, era parte del suo corpo.
Poi John raggiunse il suo orecchio. Strinse più forte l'amico e, deglutendo, sussurrò quello che cercava da dire da tempo, ma che forse non esprimeva tutto quello che voleva dire.
-Ti voglio bene, Keith-

 

Finii con i campi alle ortiche, finii con un flauto spezzato...

-John, adesso devi tornare di là...-
-Ma Pete..-
-Si, lo so. Io ti ho chiamato per avvisarti perchè...perchè ne hai più diritto di tutti.
John sentì il nell'orecchio che il chitarrista aveva riattaccato e rimise apposto il telefono. Gli occhi erano persi nel vuoto e le mani tremavano. Ma lui doveva entrare di là, andare in quel salotto. Doveva. Almeno per dirgli che non si faceva niente, però doveva attraversare quella porta.
Si muoveva lentamente e quando entrò quasi non vide il giornalista seduto già al tavolino.
Quando si sedette, non lo guardò nemmeno in faccia: fissava le sue stesse mani contorcersi tra di loro. Nella stanza calò il silenzio e il giornalista lo percepiva freddamente sulla sua pelle ma sembrava non voler cedere. I capelli davanti al volto nascondevano due occhi che bruciavano e che lui non voleva far notare. Il viso si faceva sempre più caldo e le mani erano appiccicose.
John fece un respiro profondo e, senza alzare gli occhi, parlò con un filo di voce.
-Mi dispiace, ma non sarà possibile fare questa intervista, oggi..-
-Ma signor Entwistle, una sola domanda...-
-No...- la voce bassa tremava.
-La prego, volevamo solo sapere quali erano i progetti futuri per gli W..-
-KEITH MOON E' MORTO, Porca miseria, cosa volete che vi dica!-
Improvvisamente si accorse di essere in piedi con i pugni sul tavolo. Dagli occhi ormai rossi scendevano le prime lacrime e le braccia erano tremanti. Il giornalista lo guardava con aria sconvolta mentre lui riusciva solo ad immaginarsi una cosa: Keith.
Si accasciò atterra appoggiandosi al muro e non curante del fatto che non fosse solo in quella stanza. Il suo sguardo era ancora più perso di quello di prima e quella nebbia davanti agli occhi cresceva.
Era solo.
Ora era solo.
Come era potuto accadere?
Il giorno prima era lì a scherzare con lui e adesso..no. Quello non sarebbe mai accaduto.
In pochi secondi tutto quello che aveva passato, i sorrisi, le delusioni, le sbornie, gli abbracci e le parole di Keith gli passarono in testa come se volessero andarsene. E non voleva perderli.
Moon adesso de n'era andato. Ora brillava chissà dove. Eppure lui non voleva.
Non poteva essere vero.
E mentre pensava a tutto questo, scoppiò in un pianto che sembrava infinito, un pianto non rispettato dal giornalista che era rimasto a bocca aperta a guardarlo.
Keith era morto e John stava iniziando a morire con lui.

 

E un ridere rauco, ricordi tanti e nemmeno un rimpianto.


John. Ti prego. Dove sei? Sono io, John! John ti prego. Mi manchi, John...”

John spalancò gli occhi e si ritrovò disteso chissà dove. Sopra di lui non c'era niente, era tutto bianco.
Dov'era? Cos'è l'ultima cosa che si ricordava? Era buio, la finestra, la città. Un bacio, dei capelli biondi e un profumo inebriante, poi niente. Niente, se non quella voce. Gli era familiare ma...dove l'aveva sentita?
L'uomo si tastò i vestiti e il corpo. Poi passo ai capelli e al viso. Le sue rughe c'erano ancora così come le ciocche bianche che gli incorniciavano il viso.
Si alzò lentamente e si accorse che attorno a lui non c'era niente. Solo un pavimento di marmo che sembrava perdersi nel bianco niente.
Gli occhi sempre giovani di John cercavano di capire dove fosse e cosa fosse successo ma quel luogo non aveva tempo, pareti o confini. Era infinito. Ma un pizzico di paura si stabilì nel corpo del bassista che non sapeva dove mettere le mani.
-Sei nuovo di qui, eh? Dov'è finito il grande Bue che non aveva paura di niente?-
Quella voce seguita da una risata fece tremare Entwistle e un brivido percorse tutta la sua schiena.
No, non poteva essere. Questo voleva dire solo una cosa.
-Ma che cosa...-
Quando si girò gli occhi sgranati incrociavano i suoi.
Non gli sembrava vero.
La sua espressione di stupore riceveva come unica risposta un sorriso che da troppo tempo gli mancava.
Rimase lì immobile incredulo della visione che aveva davanti e venne travolto dal suo abbraccio.
Lui amava quell'abbraccio.
-Sei invecchiato, vecchio mio!-
-Oddio Keith! Ma che diamine...-
-Sssh, zitto e abbracciami, polemicone!-
John strinse forte l'amico. Era da tanto che voleva farlo. Nessuno dei due avrebbe riuscito a spiegare quanto fosse mancato all'altro. Si strinsero più forte che mai e John strinse le palpebre incredulo di quello che stesse facendo. Era lì, era tornato da lui. I cuori dei due iniziarono a battere all'impazzata e negli occhi di entrambi si riuscivano ad intravedere delle piccole lacrime che esprimevano il calore di quella stretta.
-Sai? Sono felice di non essere più laggiù. Ho iniziato a morire quando te ne sei andato tu. Non ce la facevo senza di te.- Le parole gli uscirono più pure che mai.
Keith lo strinse ancora più forte e gli stampò un bacio sulla guancia per poi sussurragli all'orecchio le parole del vero Moon.
-Ti amo, John Entwistle.-


Ed era questo quello di cui avevano bisogno entrambi che riuscivano a darsi a vicenda.
Solo Amore.



Notes  from Penny Penny Lane
Nel giorno del nono anniversario della morte di John Entwistle ho voluto pubblicare questa fic. Io amo il rapporto che c'era tra lui e Moon. E adoro entrambi.
Le frasi dei vari paragrafi sono le ultime due strofe de
"Il Suonatore di Jones" di Fabrizio De Andrè, una delle canzoni che più adoro e che mi sembrava adatta. 
Non so se possa piacere o meno, ma era da tempo che volevo scriverla, spero che non faccia così schifo.
Grazie ancora. 
Jules.


"John & Keith"

  
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