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Autore: _KimNui_    27/06/2011    1 recensioni
“Questa non sono io. Questo non è il mio corpo, questa non è la mia faccia. Questa non è la mia vera anima. Ogni giorno mi sento sempre di più diversa, sento di non appartenere a questa città a questo Paese, a questo mondo.”
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del sole si infiltrò tra le fessure delle persiane colpendomi dritta negli occhi. Me li coprii velocemente con le mani, odiavo il sole. Mi stiracchiai un po’ come ero solita fare di mattina, poi mi alzai per andare a fare colazione. Feci per prendere del latte dal frigo quando un post-it giallo appiccicato sulla porta colpì la mia attenzione:“Scusa Yuko se non ti ho avvisata prima ma l’ho saputo giusto ieri che non c’eri. Devo tornare dai miei perché sono successi dei casini a casa. Ci sentiamo preso. Un abbraccio Yuri”.  Lo staccai e dopo averlo letto lo stropicciai buttandolo nel cestino. L’avrei chiamata più tardi per sapere meglio cosa le era successo. Ultimamente mi sentivo estranea da tutto e da tutti sia da mia sorella che dal mio ragazzo. Non me ne importava più di niente e di nessuno. L’unica cosa che mi logorava era di capire che cos’era quella strana sensazione che provavo dal profondo del cuore. Era come se qualcosa volesse uscire dal mio corpo e mostrare al mondo la sua vera natura. Di nuovo mi girò la testa, sta volta talmente tanto forte che dovetti sedermi per evitare di cadere per terra. – ma che cavolo mi sta succedendo?- esclamai sbattendo il pugno sul tavolo della cucina. La testa cominciò a farmi sempre più male questa volta con fitte fortissime alle tempie, mi sembrava di impazzire. Urlai dal dolore cadendo a terra immobile. Ad un certo punto sentii una presenza alle mie spalle. Mi si gelò il cuore. Non avevo coraggio di voltarmi, avevo troppa paura. –chi sei?- mi limitai a chiedere– finalmente ti ho trovata- disse una voce maschile alle mie spalle. –dimmi chi sei, che cosa vuoi da me?-. questa volta nel fare la domanda mi voltai per vedere meglio chi era quella persona o quell’essere dietro di me. Rimasi senza parole. Era un ragazzo alto, magro che avrà avuto si e no la mia età. Dal taglio corto rosso fuoco di capelli, si allungava una lunga frangia, che andava a coprire l’occhio destro. I suoi occhi erano leggermente a mandorla di un nero intenso, aveva la pelle chiara tanto da far risaltare le rosee labbra carnose. Mi sorrise, ma con un sorriso per niente amichevole, anzi, maligno. –che ti importa sapere chi sono se non sai nemmeno chi sei tu?- replicò tenendo sempre gli occhi su di me con un’espressione arrogante sul viso. A quella domanda che mi lasciò letteralmente sorpresa, non sapevo che cosa rispondere, mi limitavo a fissarlo cercando di capire che cosa stava accadendo. –certo che so chi sono- risposi alzandomi in piedi guardandolo con aria di sfida. Dentro di me sentivo il bisogno di attaccare, come se una bestia senza controllo stesse graffiando all’interno del mio petto nel tentativo di uscire e sbranarlo. Pian piano mi avvicinai al ripiano dei coltelli estraendone uno, per poi nasconderlo dietro la schiena. – io se fossi in te non lo farei … - mi disse il giovane aggiustandosi la grossa cintura di cuoio nera che portava alla vita.  Non gli diedi ascolto e lo attaccai. Non feci in tempo nemmeno ad alzare il coltello che mi fu subito addosso, me lo sfilò dalla mano e me lo puntò alla gola con una velocità impressionante. Rimasi immobile. Il cuore smise quasi per un attimo di battere, mentre la mia adrenalina scorreva veloce nel mio corpo sia per la paura, che per la sorpresa. I suoi occhi profondi come l’oscurità si assottigliarono lasciando libera solo una piccola apertura. Sorrise malignamente.- ma che credevi di fare?- mi disse abbozzando una risata. – sei un po’ troppo arrugginita per queste cose- continuò non mollando la presa. – proprio non ti ricordi chi sei? Adesso che ti ho trovato ti farò ritornare come prima, per la gioia della setta.- a quelle parole spalancai ancora di più gli occhi dalla sorpresa. Ma di che cavolo stava parlando? Ritornare come prima? La setta? Ad un certo punto mollò la presa appoggiando il coltello sul tavolo. I polsi mi dolevano tantissimo tanto da non riuscire a muoverli. Come faceva un ragazzo così magro ad avere una forza così impressionate? – vuoi scoprire chi sei veramente?- mi chiese rompendo il silenzio che si era creato. Non sapevo che rispondere la paura e la curiosità si mescolavano insieme non permettendomi di ragionare seriamente. Ad un tratto mi porse la mano indicando con un cenno della testa di afferrarla. Titubai diverse volte prima avvicinare la mia mano alla sua, finchè la curiosità vinse e molto determinatamente la afferrai. L’ultima cosa che ricordo era il sorriso compiaciuto che si stampò sul viso del giovane dopo la mia scelta.

   
 
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