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Autore: Val__    28/06/2011    2 recensioni
Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene.. è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro.
[...]
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Simple Wolfs’ Story

Capitolo 1: Pazzia?

(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)

< Sa ieri l’ho visto ancora... > disse Hearth con un fil di voce e la testa bassa < il lupo è sempre lo stesso, è grosso e grigio e mi segue ovunque! ...e non era un’allucinazione... lo giuro! > disse veloce ed alzando lievemente la voce in modo da sottolineare l’ultima frase.

Il dottor Albert lo ascoltava prendendo appunti ed annuendo o alzando la testa di quando in quando tenendolo sott’occhio < sai Hearth non c’è nulla di male nell’avere delle piccole allucinazioni, il primo passo per guarire è ammettere di avere un problema... forse dovresti- > il dottore non fece tempo a finire la frase che Hearth scatto in piedi e con voce meno flebile del solito esclamò < ma io non sono pazzo! Non sono allucinazioni lui c’è davvero! E mi segue... sul serio... > Hearth era un ragazzo di quelli tranquilli che si sa contenere, ma non appena qualcuno metteva in dubbio la sua sanità mentale, non si tratteneva ed alzava la voce senza rendersene conto, infatti, nonostante il dottor Albert avesse ormai imparato a conoscere Hearth, non smetteva di sorprendersi ogni volta che gli si rivolgeva in quel modo < signorino Zane non si alteri! E poi sono io qui l’esperto, io ho studiato e questo è il mio lavoro, e non mi piace che mi si manchi di rispetto o che mi si interrompa mentre sto parlando, ma questo glielo avevo già rammendato anche l’altra volta se non mi sbaglio! > rispose alterato con uno sguardo aggressivo negli occhi, Hearth intimorito riabbassò immediatamente la testa e si sedette in fretta, da questo avrete già capito che la relazione di fiducia tra il dottore ed Hearth... praticamente non esiste, ed appunto così è.
Il dottor Lance Albert era stato convinto dai genitori di Hearth, suoi amici da tempo immemore, a visitare il figlio, che tornando a casa da scuola diceva loro ogni giorno di vedere sempre lo stesso lupo, grande e dal manto grigio, che non solo lo fissava, ma addirittura lo pedinava. I due che non erano proprio i genitori, ma solo i genitori adottivi del ragazzo, nonostante non si fossero mai curati dello stato di salute, mentale o fisica che sia, che anzi avevano contribuito varie volte ad intaccare quest’ultima, avevano sviluppato improvvisamente un interesse a dir poco strano verso di essa, e di conseguenza verso il figlio adottivo, che ogni qual volta provasse a dir loro di non avere problemi mentali, finiva tutto sempre allo stesso modo: con una sfuriata da parte della madre ed atti non poco violenti dalla parte del padre.

Il dottor Albert guardò speranzoso l’orologio appeso sopra la lunga cattedra di legno, cosa che, come aveva notato anche Hearth, aveva già fatto almeno quattro volte nell’ultimo quarto d’ora. < ha fretta dottore? > chiese Hearth quasi volesse provocarlo, < no, certo che no sciocco! Allora, cos’altro hai visto in questi giorni, lo sai le allucinazioni come i sogni possono rivelare parti di noi che pochi se non nessuno conosce, perché dopotutto sono sullo stesso piano > disse con presunzione Albert. Hearth ormai non ne poteva più di ribattere di non essere un pazzoide schizzato, ed in più se fossero veramente state allucinazioni, non avrebbe avuto affatto piacere che Albert gli frugasse nel cervello, quindi alzò le spalle e rispose < no non lo sapevo... beh comunque non ho visto nient’altro, gliel’ho detto vedo sempre quel lupo, sempre negli stessi luoghi, sempre nello stesso momento e che fa sempre le stesse cose... un po’ noiose come allucinazioni non trova? > il tono di voce annoiato che aveva assunto stava a significare che si era stufato, si era arreso ancora una volta all’evidenza < pensate sul serio che io sia pazzo? > chiese poi quasi convinto del fatto, il dottore diede la risposta accompagnata da uno dei suoi sorrisetti raggelanti che Hearth non sopportava < io ed i tuoi genitori siamo solo preoccupati per te > “ok!... ma questa non è una risposta! Cosa cavolo ci vuole a rispondermi per bene almeno una volta?” pensò Hearth ormai sconfortato dalle continue risposte vaghe dello psicologo, < beh Hearth direi che per oggi è abbastanza puoi andare > concluse subito dopo. Hearth per tutta la seduta aveva sperato di sentire quelle parole. Prese lo zaino, se lo mise in spalla e, prima che il dottore avesse potuto aggiungere altro era già uscito dallo studio salutando con la mano e con un finto sorrisetto che usava fare quando non aveva nient’altro da dire se non “grazie per avermi fregato parte del pomeriggio brutto bastardo!”.

Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene... è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro. Sarebbe stata anche una sottospecie di prova del nove, se gli fossero venuti addosso di sicuro non erano allucinazione, anche se, tecnicamente, se fossero state allucinazioni in questo momento sarebbe stato meglio.
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio. Ormai l’mp3 serviva a poco, Hearth non stava nemmeno ascoltando la canzone che faceva da sottofondo a quella scena. Arrivato davanti ai tre lupi, quello nero si alzò e fece un passo nella sua direzione “merda, ecco lo sapevo era meglio stare da quello schizzoide di Albert per un’altra mezz’oretta e farsi accompagnare in macchina come al solito, maledetta sia la mia fottutissima fretta!” pensò Hearth che anzi che indietreggiare vedendo il lupo avanzare si era fermato, quasi stesse aspettando proprio questo. Il lupo si avvicinava lentamente passo dopo passo, Hearth quasi di riflesso si sedette a gambe incrociate per essere all’altezza del lupo “bella mossa genio, ora si che è più facile sbranarti!” il lupo grigio, ancora in secondo piano rispetto quello bianco, storse la testa come a far notare che nemmeno lui aveva capito il perché di quel gesto, Hearth si lasciò sfuggire un lieve sorriso, certe movenze li faceva sembrare a tratti umani. Ora il lupo gli era praticamente seduto in braccio ed Hearth ancora non si spiegava perché non era scappato, perché era coraggioso penserete voi... beh avete cannato di grosso, persino lui era consapevole di essere un codardo senza dignità, quindi giustificava questi suoi gesti come semplice curiosità. Hearth ora era pronto al peggio, aveva il lupo li di fronte che lo fissava, strizzo gli occhi e tirò su le spalle, serrò la bocca e appoggiò le mani sulle gambe quella era la posizione alla “fai di me quel che ti pare”, la stessa che usava con i bulli a scuola, e che spesso era seguita dalla famosa posizione ad “armadillo”, cioè l’appallottolarsi su se stesso per proteggere gli organi vitali ed altro. Era pronto a tutto, si proprio a tutto... a tutto, ma non al sentirsi leccare il pallido faccino da una lingua lunga e ruvida! Aprì gli occhi incredulo e proprio imitando il lupo grigio storse la testa e lo guardò strano, ora che aveva gli occhi aperti si accorse che anche gli altri due lupi gli si erano avvicinati, ed ancora non la smettevano di fissarlo. D’un tratto si senti toccare la spalla da dietro, si girò colto di sorpresa e si trovò dietro il dottor Albert, < Zane va tutto bene perché sei seduto sulla strada e guardi il vuoto? > domandò, “guardare il vuoto? ..come il vuoto, e i lupi?” si chiese stordito, si girò in fretta verso i lupi, e non c’erano più, spariti nel nulla! < i-io... ero stanco, m-mi girava la testa e mi sono seduto un attimo, scusi l’ho fatta preoccupare? > improvvisò Hearth < d’accordo ragazzo vieni che ti ci accompagno io a casa, di questo passo non ci arrivi > disse scocciato il dottore, Hearth annuì e salì in fretta in macchina, controllando con la coda dell’occhio dietro di se cercando di scorgere i lupi, ma non vide nulla. A questo punto non sapeva cosa pensare, era sicuro di aver sentito la ruvida linguetta del lupo sul suo viso, si sentiva ancora umida la guancia, ma era anche vero che i lupi non svaniscono nel nulla, e perché il dottore arrivando da lontano non li aveva visti? In sintesi... ERA PAZZO SI O NO?

Territorio di Val-chan (ovvero lo spazio di Val-chan ù_ù):

Ciao Lupetti!
Spero che vi sia piaciuto questo mio primo capitolo, sappiate che al contrario di come potrebbe sembrare non è la solita storia su Lupi mannari o Licantropi (o come li volete chiamare),è un pochino diversa, spero vi incuriosisca!
Comunque sia è la mia prima Fic... Siate clementi e se vi va lasciate un'impronta (commento xD) <3
Tengo molto ai miei personaggi, sono i miei bambini, non scippatemeli per favore. :)
Baci Val-chan
  
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