01/07/2011
2 recensioni
salve a tutti ^^ sono nuova nel fandom e questa è la prima e ultima fanfic che io abbia mai scritto su Eyeshield 21 :3
l'ho riesumata, per la verità, perchè è molto vecchia xD comunque, è ambientata nei primi numeri, quando ancora i Devil Bats sono una piccola squadra ^^
spero che a qualcuno piaccia, e ricordate che le recensioni non uccidono i fanwriter :3 ma li rendono anzi molto felici xD
harinezumi
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Standing in the shadows
«Sei stanco?»
Hiruma sobbalzò, sollevando immediatamente la testa che aveva reclinato all’indietro, seduto al buio nella sede dei Demon Devil Bats (o più propriamente il loro sgabuzzino). Era sera piuttosto tarda e l’oscurità era quasi totale, ma aveva intuito subito chi gli avesse parlato.
«Che vuoi, vecchio di merda? Ho forse riacquistato il diritto di avere la tua attenzione?» ridacchiò, incrociando lo sguardo serio di Musashi, i cui contorni si stagliavano indefiniti sulla soglia della porta.
«Mi sembri esausto» si auto-rispose Musashi, senza spostarsi di un millimetro. Aveva chiaramente appena finito di lavorare al loro cantiere; le mani screpolate erano ancora sporche di fango e polvere.
«Ti conviene smammare, vecchiaccio» ringhiò Hiruma, meno contento di quella seconda intrusione nel suo spazio personale.
«Non stancarti troppo, Hiruma» mormorò l’altro, dopo una piccola pausa. «Non hai il fisico di Kurita. Comunque, sono consapevole che non hai altra scelta… tutti fanno affidamento solo su di te».
Hiruma stette in silenzio a fissarlo, senza rispondere. Probabilmente, dall’odio malcelato che gli era comparso negli occhi misto a nervosismo, desiderava che se ne andasse senza che fosse costretto a prendere un mitra.
«Mi dispiace, Hiruma» continuò Musashi, dopo un lungo minuto di silenzio. «Di averti lasciato solo a portare avanti la squadra».
«Dispiace anche a me, traditore».
«… come se fosse stata una mia scelta».
«È stata una tua scelta quella di mollarmi». Hiruma esibì un ghigno che dell’allegro aveva ben poco. «Non avevo… Non avevamo niente a che vedere con la squadra. Ora vattene».
«Non avresti voluto al tuo fianco uno che si è tirato indietro».
«Forse. Comunque sia, tu non lo saprai mai» sbottò Hiruma, continuando a sorridere in quella maniera inquietante. Allungò una mano alle proprie spalle, estraendone un mitra e puntandolo contro la figura di Musashi. «Ho detto vattene» ringhiò.
Musashi, rimasto ad osservarlo per un po’, fece come desiderava. Ma, mentre tornava al cantiere a riprendere i suoi attrezzi, non poté fare a meno di pensare di aver sentito una nota di disperazione nelle ultime parole di Hiruma. Per quanto si sentisse un mostro a provare felicità grazie a quella consapevolezza, mentre si allontanava dalla scuola non riusciva a smettere di sorridere.
Evidentemente, anche i diavoli sapevano farsi coinvolgere dall’amore.