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Autore: Cassiopeia    05/07/2011    3 recensioni
La ninfa Eco è stanca di dover sottostare a un amore tanto mediocre. Nessuno potrebbe mai desiderare di passare la vita con un fauno. Ma quando Eco incontrerà Narciso tutto cambierà ...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ninfa scoppiò in un risata liberatoria. Tirò indietro il capo, e si portò una mano a coprire la la gola delicata.
- Come va con Pan? - domandò Euridice alla bellissima Eco.
Eco si voltò verso l’amica, diede un’occhiata in tralice alla ninfa driade,  e si limitò a sviare la conversazione.
- Non è ciò che desidero - tagliò corto.
La ninfa sapeva bene che non le avrebbe giovato alimentare pettegolezzi che erano ormai stati cuciti abbondantemente sulla sua figura.
Pan non era un dio facile da gestire, era potente, selvaggio e terrificante. Il busto era umano, ma aveva gambe e corna caprine.
Eco rabbrividì al pensiero di doverlo rivedere, gli aveva già dato due figlie, Lambe e Lunce. Essendo nate da un’unione infelice, non le amava come una madre avrebbe dovuto fare. Meno le vedeva meglio stava.
- E tu con Orfeo? -
- Mi ama, e io amo lui. Quando siamo insieme il resto del cosmo viene oscurato, lui avrebbe potuto scegliere una dea…E invece - distese le labbra quel tanto che bastò a scoprire la dentatura candida come il latte.
Euridice si sistemò i capelli in un crocchia, lasciando un paio di lunghe ciocche aleggiare nel vento e poi scomparve nel buio della selva.
Mentre la giovane si crogiolava nei suoi pensieri, non molto distante Zeus, il dio supremo, stava escogitando un piano per potersi liberare di Era. Il padre degli dei era stufo di averla sempre alle calcagna, egli aveva un animo libertino, cosa che assolutamente non tollerava la sua compagna.
Eco stava districando i lucidi e biondi capelli dai nodi quando gli comparve davanti il sovrano dell’Olimpo.
Zeus indossava una veste viola, lunga fino alle caviglie, i capelli bianchi si michiavano con la barba dello stesso colore, e nella mano destra impugnava un fulmine.
Eco sussultò per lo spavento, la paura la immobilizzò e con gli occhi sbarrati aspettò il suo destino.
- Eco non volevo spaventarti. Questo l’ho preparato per dopo …- disse il dio facendo sparire il fulmine minaccioso.
La ninfa riempì i polmoni con foga, i muscoli si rilassarono. Il dio spiegò la sua richiesta alla giovane, e nonostante la riluttanza che si impadronì di Eco, la povera divinità fu obbligata ad accettare.
Il mattino seguente Eco avrebbe dovuto tener compagnia a una capricciosa divinità che, per inciso, odiava profondamente.
Quando Zeus se ne andò Eco si lasciò andare a tutta la sua frustazione, rivolse gli occhi al cielo stellato e permise ai nefasti pensieri di prendere il controllo.
L’umidità le fece gonfiare i capelli, stizzita per il corso degli eventi si immerse completamente nel laghetto poco distante.
La ninfa, non avendo bisogno di respirare, rimase a lungo a vagare senza meta nell’acqua ghiacciata.
Si avvicinò sempre di più a una sponda quando all’improvviso notò una figura intenta a specchiarsi in quell’acqua gelida.
Eco fu colpita in pieno petto da quell’immagine così terribilmente perfetta. Non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
Nel viso del giovane si fondevano lineamenti reagolari, gli zigomi erano prominenti e la mascella squadrata. Gli occhi verdi, senza ombra di sfumature color nocciola, erano ombreggiati da ciglia lunghe e nere.
Le labbra carnose completavano il quadro, a prima vista nessuno avrebbe potuto affermare che fosse umano.
Con aria compiaciuta il giovane, di nome Narciso, si stava specchiando facendo aumentare ancor di più la sua sicurezza.
Eco desiderava ardentemente conoscerlo, desiderava essere amata da quella splendida creatura.
La ninfa uscì dall’acqua, il vestito succinto le aderiva alla pelle come se fosse stato incollato, ma Narciso sembrava non accorgersi di nulla fuorché di se stesso.
 
 
   
 
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