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Autore: mamogirl    05/07/2011    3 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Lui e Nick si amavano, provavano quel sentimento che tanto era stato decantato per secoli e secoli nella letteratura, che aveva fatto da sfondo a battaglie e guerre, e che aveva fatto sognare milioni e milioni di donne davanti ad una televisione. Non era rose e fiori, il per sempre felici e contenti non era garantito, non era qualcosa che ottenevi non appena pronunciavi le fatidiche parole; no, era qualcosa per cui dovevi lottare ogni giorno...

Raccolta di episodi, one - shot e drabble sull'ipotetica famiglia Littrell - Carter.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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*That Knee That Hurts*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era un idiota.
Glielo avevano sempre detto che un giorno si sarebbe fatto male e che forse avrebbe dovuto darsi una calmata, anche perché giovincello non lo era proprio più, ma lui aveva fatto orecchie da mercante, riso sguaiatamente a quelle insinuazioni e continuato a saltare ed a comportarsi come se avesse ancora ventisei anni.
Ed ecco dove la sua idiozia, condita da una buona dose di testardaggine e di voler sempre dimostrare agli altri che si sbagliavano sul suo conto, lo aveva portato: in un camerino, sdraiato alla belle meglio sul divano, e cercando di inventarsi qualche scusa per essere andato in giro alla ricerca di ghiaccio che, proprio quella sera, sembrava essere misteriosamente scomparso.
"Figurarsi! Quando serve a me, puff, non ce n’è più.” Parlottò fra sé e sé  mentre cercava di trovare una posizione comoda senza aumentare il proprio dolore.
Ora comprendeva il reale motivo per cui quel tour veniva definito un evento unico ed irripetibile!
Da quando il NKOTBSB Tour era iniziato, non meno di un mese prima, era stata una continua lista di incidenti e ferite, manco fossero andati al fronte: il primo giorno, nemmeno qualche ora prima dell’apertura, Aj era caduto dalle scale e si era slogato la caviglia; poi il turno era passato a Jonathan, che si era slogato il ginocchio e per più di due serate aveva dovuto osservare lo show dal backstage. Per non parlare di chi si era ammalato – Nick, ovviamente! – o chi aveva perso la voce a causa della pioggia, che doveva per forza cadere nell’unica data che avevano fatto all’aria aperta.
Già, evento unico perché, lui era sicuro che a fine tour non ne sarebbe rimasto vivo nessuno.
E lui, Brian Littrell, era l’ultimo in ordine di tempo.
Era un idiota.
Su questo c’erano pochi dubbi.
Era riuscito a passare indenne un anno e mezzo di salti oltre la postazione dj, l’unico vero trauma subito era stato un dito graffiato a causa di un chiodo non messo bene sul pavimento del palco, ma ora... ora che aveva saltato solamente da meno di un metro, doveva proprio farsi male ad un ginocchio?
La sera prima era riuscito ad ingannare tutti, giocando a prendere in giro i più vecchietti del gruppo ed andando in giro con il bastone che usavano per il numero di Bye Bye Love.
Ingannare Nick era stato più difficile, soprattutto perché dividevano lo stesso bus e lo stesso letto e Nick si aspettava sempre di vederlo con meno indumenti possibili. Ma a quello aveva potuto ovviare adducendo la sua scusa più utilizzata – e si stupiva ancora che Nick la bevesse! – ovvero che aveva freddo e che, prima di prendersi lo stesso virus che aveva colpito il ragazzo qualche settimana prima, preferiva coprirsi e starsene al caldo. 
Il problema era stato suo figlio Baylee.
Per una volta, ed era una cosa che mai si era immaginato di dover ammettere, avrebbe voluto che Baylee fosse rimasto con sua madre per quella settimana, giusto il tempo necessario per riprendersi e far guarire il suo ginocchio. Ma non era stato così fortunato, Baylee avrebbe trascorso con lui e Nick tutta l’estate e sarebbe rimasto con la madre solamente a partire da ottobre, quando il gruppo si sarebbe finalmente rinchiuso in uno studio di registrazione per il nuovo album. 
Ciò che non si era aspettato, ma che avrebbe dovuto, era essere svegliato da quel concentrato di energia che altri non era che suo figlio e che proprio quella mattina aveva deciso che l’unica sveglia in grado di farli alzare era saltare sul loro letto.
Nick era già sveglio, da qualche anno lo aveva abituato a svegliarsi prima per andare a correre un’oretta e fare qualche peso in palestra, così lui era stato l’unica vittima dei calci involontari di Baylee. E quasi tutti diretti sulle sue povere gambe ed aveva dovuto mordersi la lingua per non urlare di dolore quando i piccoli piedi avevano deciso di camminare sopra il suo ginocchio. 
Ma Brian si era dovuto ingoiare indietro le sue urla, avrebbe spaventato Baylee che sarebbe andato di corsa a chiedere aiuto a Howie – nemmeno suo figlio si fidava delle cure del suo nuovo papà – e da lì sarebbe partita la catena: Howie lo avrebbe raccontato ad Aj che poi, a sua volta, lo avrebbe riferito a Nick e che Dio avesse in gloria la sua anima se ciò accadesse: la lista delle recriminazioni sarebbe stata infinita, tra cui quella sul fatto che lui era sempre l’ultimo a venire a sapere quel tipo di informazioni quando, in realtà, avrebbe dovuto essere il primo!
No, decisamente un Nick infuriato ed arrabbiato era l’ultima cosa che voleva affrontare in quel momento.
Se solo fosse riuscito a trovare quel benedetto ghiaccio!
Saltellando sulla gamba sana, Brian attraversò i pochi ma quanto mai infiniti centimetri che separavano il divano dal piccolo frigorifero. Niente, non c’era nemmeno una bibita ghiacciata per ovviare l’assenza del ghiaccio! 
“Deduco che tu stia cercando questo.”
Brian si voltò di scatto, sul viso la stessa espressione di suo figlio ogni volta che era stato trovato con le mani nella marmellata: davanti a lui, appoggiato allo stipite della porta e con indosso una semplice canottiera ed un paio di pantaloni, si trovava Nick.  
Oh, in qualsiasi altro momento, Brian di sicuro avrebbe dimenticato ciò che stava facendo ed avrebbe letteralmente divorato con gli occhi il suo ragazzo ma ora i suoi occhi erano attratti dal pacchetto bianco che lui stava tenendo in mano.
Il suo Santo Graal.
Solo dopo un attimo di smarrimento, Brian si rese conto che Nick sapeva.
Sapeva che si era fatto male, come non ne aveva proprio idea.  
Ma non importava.
Poteva sempre bluffare, era un esperto.
“Nick. – esclamò quindi, cautamente appoggiando la gamba destra al pavimento. – A chi hai lasciato Bay?”
“Con Howie. - Il tono di Nick era calmo, troppo calmo e questo era sempre un brutto segnale. - Perché stavi cercando il ghiaccio?”
“Avevo sete.”
Il sopracciglio di Nick incominciò ad arcuarsi, esattamente come un angolo della bocca e Brian sapeva che cosa significava: non ti credo ma voglio vedere dove vai a parare.
“Non è rimasto più niente alle macchinette. - continuò a spiegare Brian - Nemmeno una lattina di quelle bevande orride che beve solo Jay."
Nick s’avvicinò, passi lenti che contrastavano con il suo battito sempre più accelerato. Non riuscendo più a sopportare tutto il suo peso su una sola gamba, Brian si ritrovò, a suo malgrado, a cambiare gamba di appoggio e, per un attimo, giurò di aver visto stelle brillanti quando ogni nervo collegato al ginocchio incominciò a vibrare per il dolore. 
“Okay, avevo in mente tutto un piano per farti ammettere la verità ma... sono un’anima pia e credo che il dolore sia già una tortura senza che io aggiunga il mio peso.”
“Sto bene.” Sibilò Brian fra i denti, la mascella così contratta che poteva sentire quanto i muscoli fossero tesi.
“Certo. Come no! - esclamò Nick, mettendogli un braccio attorno alla vita. - Appoggiati e ritorniamo sul divano.”
In silenzio, la coppia ritornò verso il divanetto; Nick vi fece sdraiare Brian e poi avvicinò una sedia, facendo appoggiare la gamba al ragazzo.
Ragazzo? Perché continuava a chiamarlo ragazzo quando entrambi avevano superato la soglia dei trent'anni?
“Ora, hai due possibilità. - Disse Nick, alzandosi in piedi. - Puoi continuare a fare lo stoico e soffrire inutilmente oppure puoi tagliare corto, ammettere quanto sei idiota per non aver detto niente e lasciare che io mi prenda cura di te.”
“Sono un idiota.” Ammise Brian dopo lungo – no, nemmeno troppo lungo perché il ginocchio faceva un male cane – momento.
Nick sospirò melodrammaticamente, inginocchiandosi di fianco al suo ragazzo e scoprendogli il ginocchio, ormai di dimensioni pari ad una palla da basket. “Sì, lo sei. - Rispose, scostando un ciuffo di capelli ancora madidi di sudore. - Ma ti amo lo stesso.”
“E’ solo una botta.”
“E’ più di un quello e tu lo sai. – ribatté Nick, appoggiando il ghiaccio sul ginocchio ed accarezzando l’altra gamba. – Come hai fatto a farti così male?”
“Come facevi a saperlo?” domandò Brian, cambiando discorso perché sapeva che cosa l’avrebbe aspettato se avesse detto come era caduto. Anzi, era strano che nessuno lo aveva notato, pure lui doveva ammettere con se stesso che era stata una caduta comica che era impossibile che tutti avessero continuato a danzare come se niente fosse successo. 
“Nostro figlio è molto più intelligente di quanto possa sembrare avendo i tuoi geni. - Brian lo guardo torvo. – Okay, e me come secondo padre! Stamattina si è accorto che tu non stavi molto bene e me lo ha detto subito, chiedendomi esplicitamente di metter in sesto il suo papà perché domani dobbiamo per forza andare a visitare la casa di Elvis.”
Brian guardò sbalordito Nick. “Ma... io...”
“Sei diventato un pessimo attore, Bri - bear. Tutti qua sapevamo che ti eri fatto male, specialmente visto che stasera manco ti muovevi sul palco. Così abbiamo nascosto tutto il ghiaccio per costringerti a chiedere aiuto.”
“Ma che gentili.” Commentò sarcasticamente Brian. Lui soffriva le pene dell’inferno ed i suoi amici che facevano? Si mettevano in testa di dargli una lezione?
“Ehi, vacci piano con il sarcasmo. Potevi dire subito che ti eri fatto male e niente di questo sarebbe successo. Sei il solito testardo.”
“Non è che sarebbe cambiato molto. - Rispose con più acidità Brian. - Mica potevate cancellare uno show solo perché io mi diverto a saltare dalle piattaforma quando sono ancora alte più di mezzo metro!”
“Sul serio? -  Domandò sorpreso Nick. - E' così che ti sei fatto male?"
Brian scrollò le spalle. “Mi sono esibito anche in condizioni peggiori.”
Nick accusò il colpo e l'espressione sul volto si fece seria, quasi seccata al dover ricordare quelle circostanze. “Questo è un colpo basso.” 
“Beh, anche quello che avete fatto voi.”
“Sai che sai essere profondamente stronzo quando stai male?”
“Nessuno ti ha detto di venire qui ed improvvisarti crocerossino. Me la so cavare anche da solo.”
“Certo." Asserì Nick, ignorando volutamente il tono piccato con il quale il suo ragazzo aveva risposto. Invece di cadere nella trappola, agì piuttosto che parlare e, con più forza, pressò il ghiaccio sul ginocchio di Brian.
“Hey! Vacci piano!” esclamò Brian, ritirando la gamba mentre il dolore si espandeva in ogni nervo.
Nonostante l’aria densa di tensione e la più che visibile sofferenza sul volto del suo fidanzato, Nick si ritrovò a sorridere.
“Che cosa c’è da ridere? Ti diverte che io stia soffrendo?”
“No. - Rispose Nick. - Mi diverte il fatto che, piuttosto che accettare il mio aiuto...”
Brian lo interruppe ancor prima che Nick terminasse la sua spiegazione. “Non ho bisogno di aiuto.” 
E, senza dar il tempo a Nick di ribattere, Brian si alzò dal divano – con qualche difficoltà ma evitando accuratamente la mano che il ragazzo gli aveva messo davanti – e saltellando uscì dalla stanza.
Se non fosse stato uno dei due partecipanti, Nick avrebbe trovato più che comica quella scena, soprattutto l’uscita melodrammatica di Brian.  
In realtà, invece che applaudire a quella magnifica imitazione di Rachel Berry di Glee – chiunque ormai era a conoscenza della passione/ossessione di Brian per quel telefilm tanto che il ragazzo si era inventato un personaggio ad hoc per lui, quello del pastore sorprendentemente giovane – Nick voleva tirargli dietro qualsiasi cosa che trovasse nel raggio di una decina di metri, giusto per essere sicuro di trovare qualcosa di pesante.
Anche se solo un macigno di una mezza tonnellata poteva essergli utile!
In un impeto di mezza frustrazione e radiante rabbia, Nick scaraventò il poco ghiaccio solido rimasto contro la porta, ahimè mancandola completamente.
“Il ghiaccio doveva avere tutt’altra missione, lo sai? – commentò bonariamente Aj apparendo, insieme a Howie, nel camerino. – Di certo, non per essere usato come lancio del peso. E hai anche una pessima mira.” 
Nick lanciò un’occhiataccia al vetriolo all’amico. “Ogni volta, Cristo! Ogni santa volta ci devo litigare prima che mi permetta di aiutarlo!”
Howie si lasciò andare ad un sospiro, chiedendosi perché si era lasciato convincere da Aj a cercare i due piccioncini quando aveva due bambini fra le mani di cui occuparsi.“Tanto Baylee farà da babysitter a James, quindi non inventarti palle e seguimi!”  gli aveva intimato l’amico e, prima ancora che il suo cervello avesse formato un abbozzo di scusa, si era sentito trascinare per il corridoio fino a quando non erano giunti al camerino, giusto in tempo per osservare Brian che, saltellando su un’unica gamba, se ne andava dalla parte opposta.
Ogni giorno è buono per un dramma nella terra dei Backstreet Boys.  
Howie non ricordava chi glielo avesse detto ma mai frase era stata più vera in quegli ultimi anni, ovvero dal momento in cui Brian e Nick finalmente avevano aperto gli occhi e scoperto quello che tutti sapevano da secoli e che avevano tentato di far loro capire senza successo.
“Lo so che non è colpa sua, almeno, non interamente e che dovrei solamente ringraziare quella stronza della sua ex – moglie ma mi manda sui nervi! -  Nick si era alzato in piedi e camminava avanti ed indietro per la stanza, girando attorno al divano ed agitando le mani. – Avrei voglia di strangolarlo!”
“Già così poi noi dobbiamo sopportarti con i sensi di colpa! Anche no!” fu la battuta sarcastica di Aj.
“Tanto sai già che si è ritirato nel bus e si sta rimangiando tutto ciò che ti ha tirato dietro.” Mediò  Howie, sperando di chiudere velocemente quella questione.
“Appunto. Potremmo evitare tutto questo dramma ed andare direttamente al punto.”
“Ma il sesso rappacificatore è una bomba!” esclamò Aj, facendo l’occhiolino all’indirizzo di Nick. 
Howie nascose gli occhi dietro la mano. “Aj!”
“No, no! E’ un valido argomento!” Obiettò Nick con aria e voce seria, lasciando sbigottito Howie.
Approfittando del momento di silenzio fra i due amici, uno del quale stava riflettendo sul motivo che gli aveva impedito di seguire Kevin quando aveva deciso di lasciare il gruppo, Aj incominciò a spingere Nick fuori dal camerino. “Ecco, quindi ora tu vai a fare pace con Brian e... - Quando fu sicuro che Nick potesse continuare a camminare senza il suo aiuto, Aj si voltò verso l'altro amico rimasto. - ...Howie tieniti lontano dal loro bus, anche perché credo che dovrai tenere Baylee per tutta notte e non mi sembra il caso di spiegargli perché i suoi papà urlano in quel modo!”
Howie alzò gli occhi al cielo, recitando in portoricano una preghiera affinché gli desse un sonno così  profondo che nemmeno un terremoto di proporzioni bibliche avrebbe potuto svegliarlo.  Ma sapeva anche che ciò era impossibile se doveva tenere Bay quella notte, visto che era la perfetta copia del padre, anche per quanto riguardava le energie pressoché illimitate. Combinando ciò con il fattore Carter, ovvero tutti gli scherzi che il maggiore aveva trasmesso al figliastro, Howie era sicuro che anche quella notte sarebbe trascorsa insonne.
E poi sto anche pensando di fare un secondo figlio! Come no!

 


OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

 

 

"Scusami.”
Nonostante fossero immersi nella totale oscurità, Brian riuscì a mettere a fuoco la figura di Nick. 
Non che, di colpo, si fosse ritrovato con il possedere la supervista a raggi infrarossi ma, più semplicemente, ciò che gli aveva annunciato la sua presenza era stato l'aroma, il profumo che Nick usava da sempre e che ormai aveva impregnato ogni suo indumento. Era quello uno dei motivi per cui amava indossare le sue magliette, non solo perché erano larghe - nonostante Nick fosse dimagrito negli ultimi anni - ma proprio perché era come avere Nick sempre accanto a lui.
Ed ora era lì, fermo immobile sul ciglio della porta, ad aspettare che lui rompesse il ghiaccio.
Brian sapeva che toccava a lui ammettere di aver sbagliato e che la colpa del litigio ricadeva solamente sulle sue spalle. 
Ammettere di avere una debolezza, ammettere a chi amava che non era al cento per cento, era qualcosa che non gli era mai piaciuto. Per tutta la vita era stato trattato come un fragile vaso di cristallo e quello lo aveva spinto a rafforzarsi, a non mettere mai in mostra le sue debolezze o quando era malato. 
Glissare sulla sua salute era qualcosa che era sempre stato istintivo, con Nick lo aveva fatto sin da quando erano giovani ed ora... ora era il momento di abbandonare l'armatura da supereroe e lasciare che ogni tanto fosse un altro a salvare il mondo. 
Anche se certe abitudini erano dure a morire, specialmente se per anni non c’era stato nessuno a prendersi cura di te, ad offrirti un abbraccio quando ti sentivi non al cento per cento delle tue forze e sorridere sembrava una maschera troppo pesante da continuare ad indossare senza una ragione apparente.
O, se per anni, avevi mal digerito lo sguardo di falsa compassione e pietà negli occhi di chi avrebbe dovuto offrirti una mano senza nemmeno aspettare quell’attimo che poteva risultare troppo tardi per qualsiasi aiuto.
Ma ora... ora c'era Nick accanto a lui ed era l'unica persona di cui si fidasse ciecamente. Era l'unico a cui avrebbe affidato il suo bene più prezioso, ovvero suo figlio, senza secondi pensieri o dubbi. 
Ma non era solo quello. 
Nick lo aveva visto nei suoi momenti peggiori: lo aveva fatto calmare e ragionare dopo che Kevin aveva lanciato la bomba che avrebbe lasciato il gruppo; lo aveva visto crollare quando Baylee era stato ricoverato in ospedale e nessuno sapeva dirgli che cosa avesse; lo aveva sostenuto durante il periodo del divorzio ed era stato Nick l'unico ad entrare nella camera d'albergo in cui era stato confinato quando si era beccato l'influenza suina.
Mai, in tutte quelle occasioni, Nick lo aveva fatto sentire "debole". 
Perché, allora, doveva sempre prima infuriarsi per poi ammettere che aveva sbagliato?
"Sono un idiota, lo so. E la mia uscita? Davvero fuori luogo."
Nick non riuscì a nascondere il sorriso. "Sono ormai abituato alle tue uscite melodrammatiche. - commentò. - Ed ammetto che sono anche divertenti da osservare."
"E' che... so badare a me stesso, riesco a farlo anche quando ho un bambino piccolo che richeide continue attenzioni. - un sospiro, utile per rimettere insieme i pensieri. - Non sono abituato ad essere il centro delle attenzioni."
Nick si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo. “Odio litigare con te per queste cose, Brian.”
“Non lo faccio apposta.”
Tra lui e Nick non servivano troppe parole, era come se comunicassero su un altro livello ed una semplice frase come quella ne sottintendeva altre, di differente significato e spiegavano meglio ciò che era successo e perché era successo un’altra volta.
Mi spiace, non significa che non mi fido di te ma solo che devo abituarmi ad avere qualcuno che soffre se io gli mento e non il contrario.
Quelle parole erano sussurrate solo con lo sguardo, in un linguaggio che era solo loro.
Non mi piace quando mi menti. Fa male il doppio, vederti soffrire e sentire le tue bugie. Odio le bugie e tu lo sai. Non voglio che ci succeda ciò che è successo ai miei genitori o in ogni mia relazione. 
Le dita si cercarono e si incontrarono a metà strada, intrecciandosi in una stretta che portava conforto ad entrambe le estremità, trasmetteva energia e forza da una parte ed immenso amore e riconoscimento nell’altro.
Quell’intreccio era una promessa, forse l’ennesima, di una prossima volta in cui non sarebbe accaduto ciò che si ripeteva da secoli.
Era una promessa che Brian, però, voleva mantenere.
Lo doveva a Nick, lo doveva a suo figlio che, non sapeva nemmeno come, aveva accettato quella nuova forma di famiglia come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo.
Nick ridacchiò. “Ci mancherebbe anche!”
“E’ più forte di me...”
“Io non sono lei." pronunciò Nick in tono che non ammetteva repliche ed entrambi sapevano a chi si stava riferendo.
“Credo di essere ancora in grado a riconoscere la differenza sostanziale tra uomo e donna, non credi?”
“Davvero? Non me ne ero mai accorto!”
Lo scambio di battute ebbe l’effetto sperato e dissolse la tensione creatasi fra di loro; Nick si stese accanto a Brian e, poggiando la testa sul petto del ragazzo, lasciò che le sue mani incominciassero a tessere un lento ritmo fra i suoi capelli, cullando come aveva sempre fatto quando aveva molti più anni in meno.
Il tempo incominciò a fluire in un ritmo innaturale, i minuti prendevano le sembianze delle ore, scoccando lentamente e lasciando che un vuoto eterno costruisse le sue ragnatele attorno alla coppia, lasciandoli liberi di prendersi cura l’uno dell’altro.
“Bri – bear?”
La risposta fu un mugugno, un suono che poteva provenire solamente da qualcuno mezz’addormentato.
“Ti ho mai detto che, per qualche tempo, sono stato geloso di Baylee?”
“Detto no ma lo avevo intuito. Le occhiate al limite del volerlo uccidere in modo doloroso erano degli indizi abbastanza lampanti.”
“Voglio bene a Baylee, lo sai. Ma... non so, all’improvviso appare lui e tu non ti occupavi e preoccupavi di me ed ogni attenzione era rivolta a lui. Mi trattavi da adulto ed io e te sappiamo bene che all’epoca non lo ero ancora.”
“Sei maturato molto, Nicky. A volte me ne dimentico e ti tratto ancora come quel ragazzino a cui tutti cercavano di tenere nascoste le cose brutte perché eri giovane, troppo giovane per preoccuparti quando, invece, dovevi solo divertirti.”
“Io mi nascondevo sotto uno dei letti ed ascoltavo sempre quando te, Kevin e Howie vi riunivate per le discussioni da grandi. E mi infastidiva il fatto che a te venisse permesso di parteciparvi mentre io dovevo rimanere all’oscuro.”
“Non ho mai sentito la differenza d’età, forse perché all’epoca ero molto ingenuo, non sapevo niente del mondo al di fuori del Kentucky. In molti aspetti, eravamo come siamo ora, ci completavamo a vicenda.”
Era confortante quel momento e quella posizione. Parlare del passato, un periodo che era stato solamente un innocente preludio di quello che sarebbe successo nel futuro e notare come i segnali erano sempre stati lì, anche se velati o nascosti in un angolo.
Nick si era spesso domandato che cosa avrebbe potuto cambiare se, in quei momenti, si fossero accorti di essere più che amici: sarebbero giunti a quel punto? Le esperienze che avevano fatto, i dispiaceri e le gioie, avevano formato e dato una definizione ben precisa agli individui che erano in quel particolare momento. E, se si fossero messi insieme quasi subito, Brian non avrebbe mai avuto la possibilità di diventare padre e, onestamente, Nick non riusciva nemmeno a capacitare l’idea della non esistenza di quel bambino.
“Come va la gamba?”
Sdraiati in quel modo, accoccolati l'uno nelle braccia dell'altro, Nick si era completamente dimenticato che cosa li avesse portati a quella posizione. Abbassando lo sguardo, fu sorpreso di notare che, almeno, Brian aveva avuto la decenza di mettere sul ginocchio del nuovo ghiaccio, anche se ormai era completamente sciolto.
“Fa male. – ammise Brian, lasciando cadere anche l’ultima difesa e permettendo al dolore di apparire esplicitamente anche nel suo tono di voce. – E prima di beccarmi un secondo rimprovero, non ti ho detto niente perché non puoi fare niente. Ho finito l’ultimo antidolorifico ieri e oggi non abbiamo avuto tempo per poter andare in una farmacia e prenderne una nuova scorta.” Non tenevano mai troppi farmaci in giro per il bus, Baylee era un portento nel riuscire a scovare qualsiasi cosa loro nascondessero e, prima di dover essere costretti ad affrontare un’emergenza, preferivano fare più spesse visite alle farmacie delle città che toccavano con il tour. La maggior parte dei medicinali che usavano non richiedevano delle ricette quindi era una soluzione accettabile. A parte quelle imprevedibili eccezioni.
“Oh, povero il mio cucciolo!”
Nick si sistemò sul fianco ed appoggiò il palmo della mano sulla guancia di Brian.
“Che cosa posso fare per fartelo passare?” mormorò poi, più verso se stesso che all’indirizzo di Brian.
Poi, in meno di un istante, l’illuminazione apparve nella mente di Nick.
Un malizioso sorriso prese forma sulle sue labbra mentre, cautamente per evitare di creare nuovi danni fisici, si metteva a cavalcioni sopra Brian.
“Nick?” Brian era perplesso e gli ci volle qualche secondo per processare quel repentino cambiamento nel ragazzo. E, quando le informazioni risultarono complete, era troppo tardi per fermare Nick, che già aveva preso possesso di ogni centimetro della sua pelle.
Le mani si erano prese il compito di portare nuove sensazioni ed ogni tocco scatenava reazioni nei neuroni di Brian, così potenti da superare il dolore che fino a quel momento aveva regnato incontrastato in quel corpo; le labbra lambivano il lobo dell’orecchio, passi di danza sotto il ritmo di parole sussurrate a fil di voce.
“Here’s the situation, been to every nation, nobody’s ever made me feel like you do. You know my motivation, given my reputation, please excuse me I don’t mean to be rude...”
Il calore avvampò di più, avvolgendo Brian in una coperta che lo proteggeva dal dolore.
Si oppose, per quel poco che la sua lucida ragione potesse permettergli. “Non... é... il caso...” ma non terminò la sua frase, le labbra di Nick lo avevano ripreso prigioniero, silenziando qualsiasi obiezione. Non aveva vie di scampo e non voleva fuggire, perché lì, sommerso dalle attenzioni di Nick, arrendersi non era mai sembrato così affascinante ed attraente.
“Certo che è il caso. – Roca come poche volte lo era stata, la voce di Nick vibrò all’interno di Brian, sembrava essere ovunque: nella sua mente, nel suo corpo e, più importante di tutti, nel suo cuore. – Niente di meglio che un po’ di rilascio di endorfine per distrarre la tua mente dal ginocchio.”
Una risata cristallina si liberò dalle labbra di Brian e Nick la divorò all’istante, come se temesse che qualcun altro potesse portargliela via.
Quel Brian era suo, solamente suo. Ne percepiva il possesso sotto di lui, nei movimenti che si facevano più intensi e che rischiaravano la stanza con scintille luminose.
Un possesso fatto di lente carezze, tocchi che si rincorrevano e si trovavano perché la notte era dalla loro parte e non li avrebbe abbandonati prima che fossero giunti all’apice, quel luogo così sacro dove due anime e due corpi si univano, lasciandosi dietro ogni contatto terrestre.
Ogni volta era come la prima, i sentimenti non cambiavano, non diminuivano con il passare del tempo ma, se mai fosse possibile, era una scoperta nuova ogniqualvolta una mano sfiorava una coscia o sfiorava il petto. Il cuore batteva più forte, strepitava e urlava il nome di colui che lo faceva sentire parte di qualcosa che non aveva nome né descrizione. Un fuoco, una passione... Nick che lo baciava come se ne potesse trarre un nettare prezioso alla sua sopravvivenza e lui che rispondeva con altrettanta fame.
Il ritorno alla realtà era un cuscino morbido, gambe incrociate fra loro, braccia che accarezzavano le altre e rendevano la pelle ancora più elettrica.
Il mondo reale risuonava del suono dei loro respiri affannati e del rapido battito dei cuori che stava, lentamente, ritornando normale.
“Meglio?”
La domanda di Nick risvegliò Brian dal tepore che lo stava cullando verso lidi onirici, al sicuro fra le braccia del ragazzo. Brian si ritirò ancor di più nell’abbraccio, prima di rispondere. “Toglimi una curiosità.”
Nick continuò a tracciare dei disegni senza senso sulla schiena nuda di Brian. "Spara."
"Almeno sai che cosa sono le endorfine, vero?"
"Ovvio che sì! - esclamò tutt'offeso Nick. - Dicasi endorfina una sostanza chimica prodotta dal cervello e dotata di una potente attività analgesica ed eccitante, tanto dal renderla molto simile alla morfina  ed altre sostanze oppiacee."
Brian lo guardò con un'espressione tra il sorpreso, lo shockato ed il completamente allibito. Sembrava una definizione da... "Nick. Dì, la verità. Ieri Baylee doveva studiare scienze, per caso?"
Nick saltò su di botto, rischiando anche quasi di cadere rovinosamente all'indietro. Punto le mani ai fianchi e guardò con espressione maledettamente seria Brian, che a stento riusciva a trattenere le risate. "Pensi che io non sappia che cosa sono le endorfine?"
"Oh, non sia mai che dia dell'ignorante al mio ragazzo ma..."
"Ma...." echeggiò Nick, aspettando di vedere come si sarebbe salvato Brian.
"Ma la tua definizione sapeva un po' troppo di Google o Wikipedia."
"Magari sono io colui che ha scritto la definizione su Wikipedia!"
Brian lo guardò accigliato, dubbioso se credere che Nick stesse parlando sul serio o lo stesse prendendo in giro. Amava il suo ragazzo ed era il primo a difenderlo quando veniva preso in giro per la sua superficiale ignoranza ma anche lui doveva ammettere che Nick non era mai stata una cima in fatto di studio.
All'improvviso, prima che Brian potesse tentare la carta del "io ti amo anche se non sei colto", Nick scoppiò a ridere, buttandosi su di lui ed incominciando a fargli il solletico.
"Stavi davvero credendo ciò? - esclamò poi - Certo che ho aiutato Bay a studiare!"
"Quindi domani devo interrogare anche te?"
"Oh.... giochiamo al professore ed all'alunno? Signor Littrell, lei ha davvero una mente molto perversa. Ma mi piace molto questa cosa!"
Sistemandosi meglio appoggiandosi con i gomiti sul materasso, Brian si alzò quel tanto che bastava per aver maggior accesso alla bocca di Nick. "Che ne dici se invece giochiamo al Dottor Carter e paziente?"
Gli occhi di Nick si illuminarono a quella proposta. "Mi sembra una fantastica idea!"
"Perché sa, dottore... mi é stato dato un antidolorifico ma credo di avere qualche reazione indesiderata."
Nick si abbassò, lasciando dolci fuochi seguendo il profilo del volto di Brian. "Non si preoccupi, il Dottor Carter sa come prendersi cura del suo paziente preferito."
E mentre si abbandonava alle esperte cure del suo Dottore, Brian si rese conto che, forse, lasciarsi coccolare e curare quando non stava bene non sembrava essere una così disdicevole. 


OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

 

"Papà!"
Lo scalpitio dei passi di Baylee servì da interruzione per quella che stava assumendo tutti i contorni della seconda riappacificazione in meno di ventiquattr'ore. D'altronde, era anche raro che Nick e Brian avessero quei rari e preziosi momenti in cui potevano dedicare l'attenzione solamente su di loro e, quando capitava, cercavano di sfruttarli più che potevano. 
Brian si staccò da Nick, un mugugno di insoddisfazione appena udibile riuscì a sfuggire dalle sue labbra prima che queste disegnassero un sorriso sul volto mentre una zazzera di riccioli biondi atterrava sul loro letto, insinuandosi fra il groviglio di braccia e scoccando due grossi baci ad entrambi i padri.
"Piccolo, ti sei divertito da zio Howie?"
Baylee sembrò rifletterci su qualche secondo, arricciando il naso proprio come faceva suo padre quando doveva riflettere sulle parole giuste da usare. "Beh... lui non ha i videogiochi di pà Nick. E poi... - il bambino alzò le spalle. - Non é nemmeno capace di giocare con quei pochi che ha!"
"Ci abbiamo provato ma, sai, zio Howie é proprio negato!" commentò Nick ridacchiando.
"Oh, ed anche con gli sport in generale! Nick, ti ricordi quando abbiamo provato ad insegnarli basket?"
"Intendi dire quando é rimasto incastrato nella rete del canestro?"
"Oddio, quella non me la ricordavo!"
"A quale ti riferivi, allora?"
"Quando é caduto all'indietro e ha sbattuto la testa e credeva di essere morto e di essere finito all'inferno perché le prime due persone che aveva visto eravamo io e te!"
"Papà - interruppe Baylee non appena udito la parola magica, basket. - Mi devi ancora far vedere come si fa il tiro da metà campo! - 
Fu Nick ad intervenire prima che Brian potesse rispondere e, conoscendo il soggetto, era anche sicuro che la sua risposta sarebbe stata positiva quindi, onde evitare altri intoppi fisici, era meglio che prendesse lui in mano le redini della situazione. "Bay, hai fatto colazione da zio Howie?"
Il bambino scosse vigorosamente la testa. L'ultima volta che era stato da Howie ed aveva fatto colazione da lui, Nick e Brian avevano trascorso due giorni di inferno tra il bagno e la camera da letto, con Nick che era riuscito a raggiungere un livello di panico mai toccato da Brian.
"Che ne dici se io e te prepariamo la colazione mentre papà si fa una doccia? Ricordi che cosa dobbiamo fare oggi, vero?"
"Dobbiamo andare dal Re!"
"Esatto, quindi prima facciamo colazione e prima possiamo andare, giusto papà?" domandò Nick, rivolgendo l'ultima parte a Brian. 
Brian sorrise, arruffando i riccioli di suo figlio. "Pà Nick ha ragione." 
"Possiamo fare i pancakes?" domandò Baylee all'indirizzo di Nick. 
"Certo. Incomincia ad andare a tirar fuori dal frigo le uova ed il latte che io arrivo."
Baylee saltò giù dal letto e, con la vivacità che solamente un bambino di otto anni poteva avere, in meno di pochi secondi si trovava già in cucina ed il suono della televisione aveva spazzato via il silenzio. 
Nick si alzò dal letto ed incominciò a recuperare i suoi vestiti mentre Brian rimaneva seduto ad osservarlo.
"So che ho un perfetto fondoschiena ma c'é un'altra ragione per cui mi stai fissando?"
"E'... non pensavo a quanto semplice sarebbe potuto essere tutto ciò."
"Intendi dire tu che ti fai male? Oh, certo che é semplice! Ti succede quasi ogni mese, livido più livido meno."
Brian gli lanciò contro un cuscino, centrandolo sulla schiena. "Stupido!"
Nick recuperò in fretta il cuscino e lo rimandò al mittente. "A che cosa ti riferisci, allora?"
"A noi tre. -  Rispose Brian, riprendendo un tono serio ma non perdendo il sorriso. - Avevo paura di come potesse funzionare, mi preoccupavo di come Baylee potesse accettarti... avevo letto di quelle storie assurde in cui il compagno veniva vessato da orribili scherzi da parte del figlio ma, invece, a noi non é successo. Bay ti vuole un mondo di bene e, quando vi vedo insieme, non posso fare altro che sentirmi al settimo cielo."
Nick finì di vestirsi e poi si buttò sul letto, finendo a pochi centimetri da Brian. "Il fatto é che tu ti preoccupi troppo."
"E' qualcosa che viene insieme ai primi capelli bianchi."
"Ma se non ne hai nemmeno uno! Io pensavo che fosse una compensazione per quelli che ritrovi ogni mattina sul tuo cuscino!"
"Ah, ah... battuta molto divertente!"
"Infatti non era una battuta! O meglio, la parte della compensazione sì ma, Bri - bear, far finta di non vederli non cambierà il fatto che stai..."
"... diventando maturo e saggio!"
"Saggio lo sei sempre stato."
"E solo adesso me lo dici?"
"Prima avrei solamente gonfiato il tuo ego."
"Ego?"
"Già."
"Ma se sono la persona più modesta di questo mondo! L'anno scorso mi hanno anche dato il premio, l'ho sistemato tra il nostro primo disco d'oro e..."
"Pà Niiiick!" La voce strillante ed acuta di Baylee interruppe il loro solito battibecco. 
"Vado prima che incendia la cucina."
"Ah beh, se vai tu in suo soccorso..."
"Fila a fare la doccia o chiamo Kevin e gli dico che cosa hai combinato!"
"Mi stai minacciando?"
"Io? Sia mai! E' da tanto che non sento tuo cugino..."
"Pà Niiiick!"
Nick sbuffò melodrammaticamente, fingendo fastidio per essere stati interrotti sul più bello ma Brian sapeva meglio... oh, sapeva bene che Nick avrebbe interrotto anche quando stavano facendo sesso se Baylee lo avesse chiamato per qualsiasi cosa, anche la più stupida. 
Osservando Nick saltellare verso la cucina, Brian si ritrovò più felice di quanto mai fosse stato prima. Certo, non appena aveva messo piede per terra il ginocchio, che era rimasto addormentato per tutto il tempo, era ritornato a farsi sentire ma nemmeno il dolore, seppur insistente, poteva scalfire la sua gioia. 
Ci sono persone che cercano disperatamente il vero amore per tutta la loro vita senza mai carpire nemmeno un luccichio; ci sono persone che lo trovano ma non si rendono conto della fortuna che stringono fra le mani e se lo lasciano sfuggire, cercando scioccamente qualcosa che avevano sempre avuto. 
E poi... e poi c'erano le persone come lui. Individui che avevano avuto tra le mani l'amore e non se n'erano accorti, lo avevano lasciato sfuggire per fare la cosa giusta, per seguire regole che la società dettava per paura di qualcosa fuori dall'ordinario e dallo standard. Ma, a differenza di molti altri, a loro era stata una seconda opportunità e, quella volta, non avevano commesso lo stesso errore.
Per quell'amore, per quella relazione e per quella famiglia, Brian aveva lottato con tutto ciò che gli era rimasto. Forse aveva perso la credibilità agli occhi del mondo cristiano di cui aveva fatto parte, forse aveva perso parte delle sue fans e di sicuro si era garantito qualche nemico in più.
Ma, mentre osservava suo figlio giocare insieme al suo compagno, Brian sapeva che avrebbe rifatto la stessa scelta. 
Lui e Nick si amavano, provavano quel sentimento che tanto era stato decantato per secoli e secoli nella letteratura, che aveva fatto da sfondo a battaglie e guerre, e che aveva fatto sognare milioni e milioni di donne davanti ad una televisione. Non era rose e fiori, il per sempre felici e contenti non era garantito, non era qualcosa che ottenevi non appena pronunciavi le fatidiche parole; no, era qualcosa per cui dovevi lottare ogni giorno, tra discussioni per chi doveva pagare la bolletta della luce o per quale astruso motivo uno dei due non si lasciava curare dall'altro. 
"Papà! - lo salutò Baylee. - Guarda! Ho insegnato a pà Nick come si fanno le uova!"
"Bri! - esclamò Nick, avvertito dall'esclamazione di Baylee. - Non credo che tu abbia fatto la doccia."
"Infatti.- Rispose Brian, zoppicando fino a raggiungerli al bancone. - Ma preferisco prima fare colazione con le persone che amo di più." concluse, allacciando le braccia attorno alla vita di Nick e cercando di appoggiare il mento alla sua spalla, missione abbastanza difficile da adempiere vista la loro differenza di statura.
Almeno, magra consolazione, era più alto di qualche centimetro di Howie.


OoOoOoOoOoOoOoOoOoO

 

"Graceland letteralmente significa "terra di Grace"..." 
"Ma no, davvero?" commentò Nick, bisbigliando all'orecchio di Brian mentre seguivano la guida nei corridoi di Graceland, la dimora, ora divenuta museo, di Elvis Presley. 
"...in origine, la dimora era una fattoria i proprietà del Sig. S.C. Touf,  fondatore di una società di stampa commerciale a Menphis. La residenza venne rinominata Graceland in onore della figlia Grace."
"
Capitan Ovvio ha colpito ancora!" aggiunse Brian.
Stranamente, quasi nessuno nel loro gruppo li aveva riconosciuti, e Nick dubitava che qualcuno avrebbe potuto visto il modo con cui Brian si era vestito, una delle miglior rappresentazione del tipico turista: macchina fotografica appesa al collo, cappellino in testa, occhiali da sole - e Nick era riuscito ad imporgli il veto di indossare quegli orridi occhiali fucsia che Brian aveva comprato perché identici a quelli indossati da uno dei suoi personaggi preferiti di Glee - e zainetto alle spalle, in cui vi aveva infilato dentro tutto il necessario per una gita con un bambino di otto anni.
E, se qualche tempo prima, si sarebbe rotolato dalle risate ed avrebbe preso in giro Brian per essere così meticoloso, dopo aver affrontato il peggior pomeriggio i primi tempi in cui lui e Baylee stavano incominciando ad allacciare rapporto come padre e figlio, Nick non aveva più fiatato obiezione alla perfetta organizzazione di Brian. E, anche se lo avrebbe ammesso solamente sotto tortura, Nick prendeva appunti ogni volta in modo da essere preparato nel caso toccasse a lui o il suo compagno non fosse nei paraggi per correggerlo o dargli consigli. 
Appunto del giorno: mai lasciare a casa - o tourbus in questo caso - la PSP di Baylee. E, fatto abbastanza sconvolgente, quella scena gli aveva fatto tornare in mente quando lui faceva le bizze se dimenticava in hotel il suo Gameboy... oh, quante discussioni volavano con Kevin!
Baylee sgambettava davanti a loro, gli occhi completamente sbarrati mentre la sua testa scattava a destra e sinistra per ammirare tutto quello che lo circondava. Era un bambino curioso e non era ancora totalmente uscito dalla terribile fase degli infiniti perché?
Fortunatamente, quel giorno il bersaglio di cotanti perché era la sfortunata guida, a cui Baylee si era letteralmente attaccato non appena messo piede nella casa.
"Scommetto che entro la fine del tour, Baylee avrà completamente sfiancato quella povera ragazza!"
"Mh, era abbastanza eccitato per questa gita. - rispose Brian mentre scattava una foto alla "stanza della musica", un normale salotto che si apriva sulla camera dove venivano custoditi il pianoforte e tutti gli altri strumenti musicali con i quali Elvis aveva composto molte delle sue hit. - Quindi credo che la guida si stuferà delle sue domande già al piano superiore. Noi Littrell sappiamo come far perdere la pazienza!" aggiunse poi con un sorriso smagliante.
"Potrei dire che ne sono sorpreso ma mentirei se lo facessi."
"Ora capisci perché mio fratello mi impediva sempre di aggiungermi alle sue gite."
"Lo compatisco."
"Tu dovresti difendermi e pronunciare con tanto ardore: no Brian, tu sei la persona meno fastidiosa al mondo."
"Oh, guarda! - Nick cambiò discorso, spostando l'attenzione su un articolo all'interno della guida che teneva in mano. - La lista degli alimenti che dovevano esserci per forza in cucina per ogni evenienza! - si voltò verso Brian. - Perché non la facciamo anche noi?"
"Perché ho paura?"
Nick fece finta di non aver sentito l'obiezione e continuò a leggere. "Allora, qua dice che non dovevano mai mancare frutta fresca assortita, wurstel, almeno tre bottigliette di latte parzialmente scremato, brownies al cioccolato che dovevano essere fatti ogni sera, burro di arachidi, gelato al cioccolato ed alla vaniglia, cocco grattugiato... sembra la lista della spesa di Aj! Anche se mancano i paninazzi a tre piani! Poi chiediamoci perché Rochelle lo mette a dieta appena può. A dicembre, arriverà al suo matrimonio rotolando invece che camminando!"
"Nick! - lo rimproverò Brian con un buffetto. - Ti ricordo che anche tu, qualche anno fa, non eri molto lontano dal moto rotatorio!"
"Perché me lo ricordi sempre? Sono migliorato, faccio palestra, mangio dolci solo quando lo permetti anche a Baylee..."
"E sono molto orgoglioso di te, amore."
"Quindi, dovremo incominciare a pensare ad una lista di cibi non malefici per me nel caso ti succeda qualcosa."
"Perché mi deve succedere qualcosa?"
"Beh, perché ti diverti a saltare da qualsiasi altezza?"
Brian lo guardò con espressione imbronciata.
"No, no... perché sei più vecchio di me?"
Brian accelerò il passo, superando una coppietta di vecchiette che stavano osservando e rimirando una collezione di porcellane.
"Scusa, scusa. - riuscì finalmente ad ammettere Nick non appena raggiunse Brian - Quello che volevo dire..."
Con le mani incrociate sul petto, un piede che tamburellava sul pavimento di marmo, echeggiando tra le mura dipinte di un azzurro pallido, Brian guardava Nick con l'espressione di chi non aspettava altro di sentire la pura e semplice verità. 
"Quello che volevo dire é che... nel caso succeda a me qualcosa, tu non avresti problemi perché, tra noi due, quello che si é sempre occupato delle cose pratiche sei tu! Non so dove tieni i documenti della casa o le tue vecchie cartelle mediche o quelle di Baylee. Non so come far andare un aspirapolvere senza rischiare che qualche parte del mio corpo venga risucchiato insieme alla polvere, non so dividere la biancheria per evitare vestiti che solamente Aj troverebbe di buon gusto da indossare..."
"Nick..." sospirò Brian. 
"No, era comunque qualcosa di cui avremmo dovuto parlare. - rispose Nick. Molte persone, osservandolo, avrebbero trovato strana l'espressione seria dipinta sul volto, così raro era il pensiero che anche una persona come Nick potesse essere serio come qualsiasi altro individuo. A Nick non pesava cosa pensassero di lui, se lo ritenevano ancora un bambino o che non avesse mai nessuna preoccupazione per la testa. Anche perché, era molto più divertente osservare l'espressione stupita quando rispondeva in modo arguto alle loro provocazioni. E Brian rideva sempre sotto i baffi ogni volta che vedeva qualcuno provare a prendere in castagna il suo fidanzato. - Ho solo paura di deluderti." 
Brian si guardò in girò, notando così che erano gli ultimi rimasti nella stanza. Supportato da quell'informazione, si avvicinò a Nick fin quando solo i centimetri di differenza d'altezza li separavano. Appoggiò una mano sulla guancia di Nick mentre l'altra stringeva il polso del ragazzo. Non parlò fino a quando i loro occhi non furono immersi completamente l'uno nell'altro. "Non osare mai più dire una cosa del genere, okay? Tu... tu non potrai mai deludermi! Non smetterò di amarti perché sei imbranato con le faccende di casa o perché non ricordi mai dove tieni il passaporto."
"Ma potrei combinare qualche disastro con Baylee..."
La sicurezza mista a tenerezza e dolcezza non abbandonò mai il tono di voce di Brian. "Tu c'eri per lui quando neanche sua madre voleva esserci. Ed é questo l'importante. E' questo ciò che conta alla fine di tutto."
"Tu hai troppa fiducia in me."
"Perché ti conosco meglio di chiunque altro. So chi si nasconde dietro le paranoie e le paure, é il Nick che ho amato dal primo giorno."
Nick sbatté più volte le palpebre, sperando di cancellare così ogni traccia di lucidità, prove sufficienti per Brian per prenderlo in giro dicendogli che era riuscito, ancora una volta, a farlo piangere. Ma, come poteva trattenersi quando Brian tirava fuori dal suo cilindro frasi così... così... romantiche ma non stucchevoli?
"Non so mai che cosa rispondere a queste tue frasi."
"Dì solo che mi ami." fu la semplice risposta di Brian, la testa inclinata di lato mentre lo guardava con l'espressione che nemmeno lo scrittore più rinomato per la sua abilità nella scrittura sarebbe riuscito a descrivere con esattezza. 
"Ti amo, Bri - bear." 
I loro nasi ormai si sfioravano e le labbra erano pronte a suggellare quel momento con un candido bacio quando Baylee riapparve correndo nella stanza. "Papà!"
Brian si slacciò da Nick. "Che c'é, piccolo?"
"Devi vedere assolutamente la stanza jungla! E' fighissima! Possiamo averne una anche noi?"
Nick scoppiò a ridere mentre Brian assumeva l'espressione "ed ora, come ne esco fuori?" e che Nick trovava assolutamente adorabile. 
"Beh, direi che potremo utilizzarla per quando ospitiamo Aj, visto i nomignoli che lui e Rochelle usano." scherzò su Nick mentre sia lui sia Brian venivano trascinati verso quel luogo che non potevano assolutamente perdere.
Il tour della casa, una volta riuscito a convincere Baylee che una cascata non era proprio l'ideale all'interno di una camera, fu abbastanza tranquillo e divertente: Brian e Nick rimasero a bocca aperta una volti entrati nella "sala dell'oro", pareti ricoperte di dischi d'oro, platino e riconoscimenti che attestavano quanto Elvis Presley avesse lasciato un'impronta fondamentale nella storia della musica. Baylee e Nick si fecero fotografare accanto ad una statua di cera dello stesso cantante, assumendo l'epica posa per cui Elvis era famoso ed il tutto si concluse con la visita finale al "giardino della meditazione", un angolo creato apposta per accogliere la tomba dello stesso Elvis.
E, mentre osservavano e lasciavano una piccola preghiera, Brian si ritrovò a sperare che una sedia si potesse materializzare dietro di lui. A mali estremi, si sarebbe seduto anche sul muretto che circondava la fontana. Prima di arrivare alla loro meta, Nick si era fermato a far rifornimento di antidolorifici ma l'effetto ormai stava svanendo ed il dolore stava riemergendo dalll'abisso in cui era stato confinato per quelle ore.
Con fare casuale, come se non avesse dietro una seconda motivazione, Brian si appoggiò quasi interamente a Nick, che lo teneva abbracciato mentre osservavano Baylee giocare con una bambina che aveva appena conosciuto.
"Oserei dire che tuo figlio ha preso proprio dal padre: Casanova già da bambino e con una preferenza per le bionde."
"Io? Casanova? Ma se sei tu che mi hai sedotto per primo! Te ne arrivi lì, con lo sguardo da angioletto e mi chiedi consigli su come baciare."
"E ha funzionato, no? - commentò Nick. - Specialmente quando siamo passati alla pratica." sussurrò, infine, all'orecchio di Brian. 
"Nick!" sbuffò Brian, l'inconfondibile rossore ad infiammarli le guance. 
"Che ho detto di male?" ribatté Nick.
"Lo sai!"
"Oh lo so che siamo molto bravi nel reparto bacio. - continuò Nick imperterrito nel suo prendere in giro Brian. - Ma lo siamo ancor di più in altri campi!"
"A proposito di altri campi, credo di aver bisogno di un po' del tuo antidolorifico."
"Quale... oh. - le labbra di Nick si curvarono in segno di riconoscimento. - Quell'antidolorifico."
"Esatto." confermò Brian, sperando che Nick comprendesse anche l'implicito messaggio. "Ti fa male?"
"Abbastanza."
"Vuoi tornare al bus?"
"No, no. Ho solo bisogno di sedermi un po'."
Nick incominciò a guardarsi in giro, alla ricerca di qualcosa che potesse esser loro d'aiuto. "Più in là dovrebbe esserci il bar, di sicuro ci saranno delle sedie." 
Lasciando cadere la stretta dalla vita di Brian, Nick cercò, o almeno tentò, di voltarsi per incamminarsi verso il bar ma Brian, più veloce di lui, aveva ripreso le sue braccia e vi si teneva aggrappato. "Ehm... Brian... per andare là dobbiamo camminare."
"Lo so. " Rispose Brian come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
"Ed allora..."
"Nick, se ti lascio, non credo di essere in grado a rimanere in piedi per più di dieci secondi."
Il rimprovero era pronto, sulla punta della lingua, ma Nick lo ricacciò indietro. Non poteva pretendere che Brian cambiasse attitudine dall'oggi al domani ed il ragazzo aveva già fatto passi in avanti. 
"Salta su." disse solamente, abbassandosi con la schiena rivolta verso Brian.
"Eh?" Brian era totalmente confuso, non capiva a che cosa si stesse riferendo Nick. 
"Salta su. Non puoi camminare e non posso portarti in braccio. L'unica soluzione é questa. Tanto pesi quanto Baylee!"
"Nick, non abbiamo più vent'anni! Non puoi portarmi in giro così! Se ci fosse qualche fotografo?"
Nick scoppiò a ridere. "Avanti, Bri! Quante volte abbiamo fatto delle idiozie? Non ci siamo mai fermati davanti a delle telecamere, soprattutto tu!"
Che altre possibilità aveva? Così Brian saltò sulla schiena di Nick, allacciando le braccia attorno al collo ed appoggiando il mento sulla spalla di Nick. "Ciò mi da il diritto di chiamarti "mio destriero"?"
"No. O meglio, sì, ma poi potrei farti cadere per sbaglio."
Brian mise il broncio. "Cattivo."
"E tu sei un ingrato!" scherzò Nick, giungendo a destinazione. 
"Va bene. - rispose Brian, continuando lo scherzo. - Avevo intenzione di offrirti la più grande coppa di gelato che avevano ma... visto che sono ingrato..."
"Ingrato? No, io volevo dire... incauto! Ecco! E' proprio questa la parola che stavo cercando! Sei stato incauto con il tuo ginocchio!" si difese immediatamente Nick, usando anche la tattica del gentiluomo e scostando la sedia per Brian. 
"Mai sottovalutare il potere di un gelato. - mormorò Brian fra sé e sé. - Specialmente se si tratta di Nick e Baylee." 

 

OoOoOoOoOoOoOoO

 

"Chi ha ordinato una pizza con doppio formaggio?"
Due braccia si alzarono di scatto, squittendo allegramente un "io!"  che fece scoppiare Nick in una fragorosa risata mentre appoggiava le tre scatole sul tavolino - oh, lui le avrebbe anche appoggiate sul letto ma poi chi lo sentiva Brian? - ed incominciava ad aprirle. In meno di un secondo, la piccola camera si riempì del caldo profumo di salsa al pomodoro e i quell'inconfondibile aroma che solamente la pizza appena fatta poteva rilasciare nell'aria.
Era ormai sera e Nick e Brian avevano optato per una serata tranquilla nel loro tourbus a base di pizza e film della Disney.
"Allora, Bay, hai deciso che cosa guarderemo stasera?"
"Sono indeciso... non possiamo vederli entrambi?"
"Baylee, sai quali sono le regole. Le sere in cui non abbiamo concerti si va a letto presto. Quindi ne puoi vedere solo uno."
Baylee sbuffò, facendo alzare un riccio che gli era caduto davanti agli occhi. Ma non si arrese, quindi optò per colui che gliele dava sempre vinte. "Pà Nick? Possiamo vederli entrambi?"
Nick si sentì come se un immenso riflettore si fosse acceso sopra di lui ma, per una volta, essere al centro dell'attenzione non era qualcosa che lo faceva sentire a suo agio. Anzi, tutt'altro!
Lo sguardo serio ed oltremodo fulminante di Brian, l'espressione da gatto con gli stivali di Baylee... a chi doveva dar ragione?
"Ecco... Bay... - temporeggiò mentre il suo cervello viaggiava alla velocità alla ricerca di una soluzione. Se dava ragione a Brian, e lui ne aveva, Baylee gli avrebbe messo il muso per una settimana ma, se dava ragione al piccolo, Brian sarebbe stato arrabbiato con lui perché lo faceva sempre passare come il genitore cattivo che negava tutto al figlio mentre il nuovo papà gli faceva passare tutto. - ... facciamo così, incominciamo a guardarne uno e, se una volta terminato sei ancora sveglio, decidiamo se guardare anche l'altro."
Baylee sembrò soddisfatto dall'accordo e si fiondò immediatamente sul pezzo di pizza che aveva fra le mani. Nick sospirò soddisfatto ed anche Brian sembrava esserlo, forse perché conosceva suo figlio e sapeva che a metà film sarebbe stato già nel mondo dei sogni.
"Quindi, hai scelto?"
"Toy Story!"
"Sicuro che non preferisci Cars?" domandò Brian, mostrando il dvd che teneva in mano. Cars era il suo film Disney preferito ed era certo che anche Bay avrebbe voluto rivederlo, nonostante fosse da giorni, no settimane, che chiedeva loro di vedere Toy Story3. 
Nick alzò gli occhi al cielo. Era sicuro che Brian avrebbe influenzato Baylee a far rivedere, per quella che sarebbe stata l'ennesima volta, quel cartone su delle macchine parlanti! Non scherzava quando diceva "ennesima", pure lui sapeva a memoria le battute e non aveva mai visto quel film per intero! "Bri, se Bay vuole vedere Toy Story...."
Brian si voltò immediatamente verso Nick, interrompendolo a metà frase. "Questo lo dici solo perché a te non piace Cars." obiettò puntiglioso, le labbra imbronciate e la fronte crucciata.
"Non é vero! - ribatté Nick, puntandogli il dito contro. - Sei tu che ne sei ossessionato!"
"Io? - la domanda di Brian era di un tono sorpreso, profondamente toccato da quell'ingiusta insinuazione. - Non l'ho visto tante volte..."
"Prova con duecento."
"Non sono così tante!"
"Credo che quando eri in quarantena con l'influenza suina, tu l'abbia visto per dieci ore di seguito."
"Oh certo, con la febbre alta, sai quanto ho capito!"
"Che cosa c'é da capire in Cars?"
"Ci sono battute molto difficili, Nick."
"Tipo?"
"Vuoi proprio saperle? Ti ricordo che mi hai fatto spiegare il testo di Inconsolable!"
"Non ci credo! Stai davvero rispolverando quella storia?"
"PAPA'! - urlò Baylee rivolto ad entrambi, visto che nel frattempo aveva risolto con le proprie mani la situazione ed inserito il dvd prescelto nel lettore. - Non si capisce niente!"
Brian e Nick si scambiarono un'occhiata complice prima di scoppiare in una risata. Dopo di che, entrambi si sdraiarono affianco a Baylee e si lasciarono assorbire dalla visione del film.
"Ehi, Bri! Non credi anche te che Ken assomigli paurosamente al nostro Howie?" commentò Nick mentre, sullo schermo, il Ken cartone animato deliziava la sua amata Barbie in una serie di cambi d'abito provenienti dal suo più che zeppo armadio. 
"Bri?" richiamò una seconda volta, non avendo ottenuta risposta. Così si voltò e la scena a cui si trovò davanti fece sobbalzare il suo cuore per la tenerezza di quel momento: Brian, sdraiato sulla schiena, gli occhi chiusi ed il lieve russare qua e là che indicava che era ormai profondamente addormentato; Baylee gli si era raggomitolato di fianco ed un braccio di Brian lo circondava come se, anche se nel mondo onirico, continuasse a volerlo proteggere.
Prima che qualcuno di loro si svegliasse - cosa alquanto improbabile - Nick recuperò velocemente il suo Iphone e scattò qualche foto alla scenetta famigliare. Dopo essersi assicurato di averle salvate - ed avendone inviata una a mamma Jackie era sicuro che non sarebbe mai andata persa -  Nick incominciò a mettere a posto: spostò sul pavimento i cartoni ormai vuoti della pizza, spense la televisione ed il lettore dvd e poi si diresse in cucina, dove recuperò un bicchiere d'acqua da lasciare sul comodino per Bay ed un nuovo pacco di ghiaccio per Brian. 
Infine, ritornò in camera e si sdraiò dall'altro lato di Baylee, scostando qualche ciuffo ribelle dalla fronte del bambino prima di scoccargli il bacio della buonanotte. 
Per anni, Nick aveva sognato momenti come quelli. 
O, forse, era più giusto dire che per anni Nick aveva sognato, desiderato e pregato per una famiglia tutta sua, qualcuno su cui potesse sempre contare e, semplicemente, poter trascorrere il tempo che scorreva, anche così, addormentati dopo nemmeno metà film. 
Era sempre sfuggito dai legami seri e si era sempre giustificato dicendo che lo faceva per proteggere il suo cuore. 
La verità era che aveva sempre saputo che un giorno, lui e Brian, sarebbero potuti stare insieme. Nonostante le sue cadute, nonostante quell'orribile periodo dove loro due nemmeno si scambiavano quattro parole in croce, nonostante tutto... sì, ce l'avevano fatta.
E, mentre il sonno lo faceva prigioniero, Nick lasciò scorrere l'ultimo pensiero, la speranza che niente e nessuno avrebbe potuto mai dividerli di nuovo.

 

 

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N.d.A. 2012: Ho dibattuto a lungo su questa storia. Visto il numero infinito di storie che ho/avrò/e sono ancora in lavorazione, all'inizio volevo lasciarla così, esattamente come era nata: una one - shot. Così, avevo spuntato la casella del sì nella richiesta se completa o meno. Poi, ho pensato che poteva essere una bell'idea quella di trasformarla in una raccolta di storie su Brian e Nick come famiglia. Saranno episodi slegati fra loro, alcuni inventati o altri ispirati alla realtà (esattamente come questo, solo che i miei saranno versione slash! lol). 

Rieccomi con una nuova storia. Ed anche una nuova coppia Brian&Nick! Questa storia ha bisogno di una spiegazione, però. Primo fra tutti, prende spunto da fatti avvenuti realmente (l'infortunio di Brian - idiotone patatone - ed il tour con i New Kids On The Block.) Anche la visita a Graceland é ampiamente documentata dal twitter di Brian, anche se non ci é andato con Nick (ma tanto noi sappiamo che é solo un modo per distrarre la gente dal pensare che non sono fidanzati!).

 E, sempre molto in teoria, doveva essere solamente una one - shot. Invece no, come avrete ovviamente compreso dalla frase finale! ^__^ 

Ci sono alcune citazioni, una fra tutte la canzone che Nick canta a Brian (Tonight (I'm f****in you)) e se ne trovate un'altra... (Sakura, tu sai già quale sia!).

A tutti coloro che leggeranno sto parto della mia mente, buona lettura e ricordate che anche un piccolo commento fa un'autrice felice e contenta!

   
 
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