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Autore: Miyaki    15/03/2006    6 recensioni
[Vincent/Tifa] Se il ragazzo che ami da bambina esce con la ragazza più femminile del mondo non resta che sbraitare all'aria la propria gelosia, cercando ovviamente di non rendere partecipe nessuno dei propri sfoghi. Ma non sempre le stanze che sembrano vuote lo sono realmente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Al diavolo! - ululò, scendendo di fretta gli scalini che conducevano all’atrio, mentre agitava le braccia in un gesto di scontento.
Questo era il modo, sebbene poco ortodosso, di sfogare la sua gelosia, e si accertava sempre molto coscienziosamente che i suoi sfoghi fossero privi di spettatori.
Quella sera, però, aveva visto davvero troppo.
Ora, Tifa Lockheart non era mai e poi mai stata conosciuta per avere doti di ragazza posata, ma i più l’apprezzavano per la sua forza, per la sua gentilezza e per, in ultimo, la sua pazienza: che ce ne voleva parecchia, fra due personalità opposte, anche se ugualmente adatte a far stridere i nervi, come Cloud Strife e Barret Wallace.
Sin da quando Cloud era arrivato a Midgar fra i due uomini adulti a fare il ruolo di responsabili e pacieri c’erano sempre state Tifa e Marlene. Per chi non lo sapesse Marlene è una bambina di gran lunga superiore in arguzia ai due uomini sopra citati.
Ma ciò che di Cloud la faceva urlare non era neanche l’insopportabile e pianificata diffidenza che lui mostrava verso ogni cosa (anche se ricordava con impazienza quanto le c’era voluto per convincerlo a dare una mano, ovviamente retribuito).
Bensì era l’attenzione totale che Aeris aveva attirato in lui. Ora, è verissimo che l’amore non ha regole, ma...non aveva forse lei aspettato anni per riaverlo al suo fianco? Benissimo, era tornato, con ancora non mantenuta la promessa di proteggerla qualsiasi cosa accadesse, e invece di mantenerla, come era giusto che fosse, il ragazzo era tornato con dietro una fioraia e la ferma intenzione a farsi pagare profumatamente per salvare il mondo.
Questo distruggerebbe la pazienza di chiunque, specialmente quando si viene a scoprire che la ragazza in questione ha usufruito dei favori del ex-soldier senza sborsare neanche uno di quei dannatissimi fiori.
Stava a sgranchirsi le gambe nel corridoio che collegava le stanze quando era stata costretta a nascondersi dietro una statua di dubbio gusto, a forma di mummia. Ed eccoli, il ragazzo che lei amava da bambina e la ragazza più femminile del mondo, uscire fuori da una stanza e allontanarsi allegramente. Un cuore innamorato non è mai molto obiettivo, quindi in situazioni simili vi sono sempre le due fasi di macabra immaginazione che partono dal “cosa stavano facendo” e arrivano al “in che modo li ammazzo”.
Era così che infine si era ritrovata ad ululare di rabbia nel centro del salone, con addosso un pigiama con dei disegni di tenerissimi chocobo gialli. Le parve che un quadro trasalisse dallo spavento, ma lei non ci fece caso.
Percosse a grossi passi il salone, inveendo, concentrandosi sulla rabbia per non dover percepire il dolore che si era infilato al centro del petto, troppo crudele per essere accettato. Meglio non pensarci.
Ad un certo punto una piccola risata soffocata la fece trasalire.
Sdraiato sul divano c’era niente meno che Vincent Valentine, con le gambe piegate e incrociate e un libricino nero appoggiato sul viso.
- Vincent! – ululò Tifa, arrossendo di rabbia e imbarazzo – Sei forse diventato pazzo? –
Vincent, per tutta risposta, alzò il volume della sua risata, tanto che il libro gli cadde dal viso, finendo a terra.
Tifa improvvisamente si rese conto di una cosa che fino ad allora non aveva collegato.
Vincent Valentine che rideva?
Santa Shiva, che assurdità! Doveva forse aspettarsi di vedere Aeris vestita da punk?
Si posizionò in condizione di attacco, sollevando le mani bianche, che raramente scopriva, in genere ricoperte da guanti spessi.
Vincent aveva smesso di ridere e la osservava con una certa perplessità.
- Tifa? -
- Chi sei? – domandò lei, alzando ancora di più i pugni.
- Poi ero io impazzito? – domandò, mentre allungava una mano a recuperare il libro, arcuando un sopracciglio, con insofferenza e freddezza.
Tifa abbassò le braccia, tranquillizzata.
- Ah, sei tu. Sai non ero certa lo fossi – disse, aggrottando la fronte – Visto che non ridi mai. - Vincent scosse le spalle e la indicò con il dito indice della mano meccanica – Guardati Tifa, una che di sera grida vestita in pigiama al centro di un salone è divertente anche per me. -
Tifa si stirò il pigiama sul ventre, nervosa, mentre arrossiva d’imbarazzo.
- Oh beh, non pensavo ci fosse qualcuno. -
- E’ passato qualcuno – disse lui, reggendosi con le braccia, Tifa si accorse che non indossava né la solita giacca, né la fascia, i capelli erano tirati indietro con una coda sotto la nuca, e s’intravedeva parte del suo corpo, normalmente accuratamente nascosto.
Sospirò, chinando il capo, e i capelli scomposti le scivolarono davanti al viso.
- Lo so. – bofonchiò, con una smorfia, mentre pressava la mano al centro del petto come se cercasse di scacciare il dolore sordo che la derideva, dicendole che ormai aveva perso tutto, anche l’ultima cosa che le era rimasta.
Vincent non disse nulla, ma si limitò ad osservarla con serietà. Se mai aveva trovato qualcosa di divertente nel suo dispiacere, ora era svanito.
- Che sciocchezze. – borbottò nascondendo di nuovo il viso dietro il libro. Tifa avanzò verso una finestra, con una certa pesantezza di passo.
- Sciocchezze. – mormorò amaramente. Aveva vissuto per una sciocchezza.
- E’ tutto quel che mi resta. – borbottò, con una smorfia. Tutto quello che le restava: l’amore pluriennale non corrisposto verso un ragazzo che predilige le fioraie. Tutto lì.
Aveva ragione Vincent a deriderla. Poggiò la fronte contro il vetro, insieme alle mani.
- Lei è energetica. – cominciò d’improvviso Vincent, strappandole una risatina amara.
- Lo so. – borbottò.
- E’ molto allegra. – continuò.
Tifa si girò verso di lui, con una punta d’irritazione negli occhi.
- E’ necessario… - cominciò, ma venne interrotta dalla voce annoiata di Vincent.
- Due particolarità che non capisco come possano attrarre.-
Tifa sbuffò, roteando gli occhi.
- Sciocchezze – ribeccò – Aeris piace a tutti. Anche a te! E anche a me. Potessi odiarla sarebbe decisamente più facile. -
Vincent scosse il capo, senza scostare gli occhi dal libro, come se parlasse del tempo.
- Provi già abbastanza odio per conto tuo Tifa. Ci mancherebbe che ti metti ad odiare anche i membri del gruppo.-
Tifa lo fissò, arrabbiata – Oh, smettila. Sembra che io odi il mondo da come dici tu. -
- Oh, no. – replicò l’altro, svagato – Te odi te stessa. -
Tifa trattenne il respiro, mordendosi le labbra e all’improvviso non seppe che altro aggiungere, abbassò il capo e ciabattò fino al divano, sedendosi di fronte al suo.
In realtà si fece proprio cadere pesantemente, affossando la testa nel tessuto morbido, con gli occhi chiusi.
Vincent scostò il libro dal viso, ruotando la testa per osservarla con una certa curiosità.
Tifa parlò, ma senza aprire gli occhi.
- Cos’è sei uno psicologo? -
Vincent scosse le spalle, tornando a nascondere gli occhi dietro il libro. Erano una cosa particolare gli occhi di quei due, lo stesso colore, come un rubino dalle striature rosse, come gli fosse caduta sopra una goccia di sangue.
- Siamo solo un po’ simili, tutto qui.-
Tifa inarcò un sopracciglio, osservando il libro che nascondeva il viso dell’uomo, così lasciò vagare lo sguardo sul suo corpo, conscia che probabilmente avrebbe avuto poche occasione per osservare le fattezze di Vincent non nascoste dietro spessi vestiti rossi.
Non era muscoloso come Cloud, ma certamente aveva poco da invidiare, piuttosto esile, ma tonico, sicuramente.
Anche se si vedeva che non era un tipo avvezzo ad intensificare il corpo con sollevamento pesi.
Distolse lo sguardo, tamburellando su un braccio con le dita.
- E tu? Mai fatto una passeggiata per il parco giochi con la ragazza? -
Vincent voltò pagina, prima di lanciarle un’occhiata insofferente.
Tifa abbozzò un sorriso divertito – Eh, sarebbe una situazione paradossale…- sbadigliò e si stiracchiò, intrecciando le dita davanti a se. Vincent voltò ancora pagina.
- E’ maleducato sbadigliare a bocca aperta. – commentò, placidamente, con lo stesso tono con poco prima le aveva letto dentro.
Tifa scosse le spalle.
- Non sono una brava signorina, io -
Vincent annuì.
- Buon per te.-
Cadde un momento di silenzio. Tifa si sdraiò ancora di più poggiando la testa sul bracciolo del divano, i capelli le scivolarono per fino a terra.
- Vincent? -
- Si? -
Tifa scioccò la lingua.
- Niente. -
Chiuse gli occhi e sbuffò, mentre Vincent annuiva. Qualche minuto più tardi spostò gli occhi dal libro e li posò sulla ragazza di fronte a se. Tifa dormiva. Le spalle le si alzavano e abbassavano ritmicamente, le labbra erano socchiuse, morbide e sempre rosse, i capelli le nascondevano buona parte del viso. Chiuse di scatto il libro e lo lasciò cadere di nuovo e si inginocchiò accanto a lei, con uno sbuffo.
- Ragazze…- borbottò, a bassa voce, allungò l’indice dei dito metallico e le sfiorò una ciocca di capelli, scostandola. Tifa mugugnò nel sonno, poi sorrise. Roteò gli occhi e tornò a sedersi al suo posto, avrebbe aspettato un po’, e poi sarebbe andato a dormire, decise, mentre recuperava il volume per una seconda volta e si risedeva con grazia sul divano, sfogliando il libro per ritrovare il punto a cui si era bloccato.
Passarono vari minuti, in cui un po’ leggeva, un po’ gettava occhiate nervose alla ragazza. Gli seccava l’idea di doverla svegliare, perché dormiva troppo quietamente, e ancora di più gli seccava l’idea di portarla in camera in braccio. L’unica possibilità era lasciarla dormire lì, sebbene fosse poco cortese.
Si concentrò sul proprio romanzo, ricordandosi che Vincent Valentine non era famoso per la sua galanteria. Sbuffò, cambiando di nuovo pagina: in realtà non era famoso e basta. Guardò un orribile orologio appeso alla parete. Si stava facendo tardi. Sospirò e si decise a svegliarla. Allungò la mano d’acciaio per scuoterla per la spalla, ma Tifa sorrise nuovamente nel sonno. Se l’avesse svegliata probabilmente avrebbe dovuto sopportare la sua espressione irritata. Già se la figurava, mentre gli diceva che stava facendo un bellissimo sogno che riguardava Cloud. Soffocò una risata divertita dal retroscena un po’ amaro e passò il braccio sotto le ginocchia, mentre l’altro la prendeva sotto le spalle, sollevandola. Sbuffò, mentre la sistemava.
Il profumo di rose raggiunse le narici del ex-turks che alzò gli occhi al cielo, cercando di calibrare il battito cardiaco. Diamine a lui le donne non interessavano particolarmente, ma Tifa…beh, era una bellissima ragazza, con un fisico invidiabile e sicuramente attraente. Neanche un re dei ghiacci come lui poteva far finta di star tenendo in braccio una bambina. Scosse la testa e si accinse a salire il primo scalino quando la porta alle sue spalle si spalancò facendo entrare Cloud Strife seguito da Aeris, entrambi con un’aria allegra. Ci mancò poco che Tifa non gli sfuggisse dalle braccia per la sorpresa. Deglutì e mantenne il solito distacco.
Aeris dalla sua, sorrideva in maniera irritante, mentre Cloud era ghiacciato, aveva le labbra socchiuse e il viso più pallido del solito. Vincent roteò gli occhi e sbottò, irritato.
- Si era addormentata. -
Detto questo salì le scale, maledicendosi in diverse lingue. Quando arrivò davanti alla porta di Tifa, sentì la ragazza ridacchiare contro la sua spalla. Vincent chinò lo sguardo, ghiacciato.
- Tifa? – sbottò.
- Oh dovevi vederti! – ridacchiò ancora, mordendosi le labbra. Per tutta risposta Vincent la fece cadere a terra.
- Ehy! – ringhiò, lei tirandosi in piedi di scatto, alzando di nuovo i pugni avanti il viso – Non si fa cadere una signora di proposito! -
Vincent alzò un sopracciglio, con aria ironica.
- Tifa non farmi picch..-
La sua guancia entrò in stretto contatto con le nocche di Tifa, che gli assestò un pugno così poderoso che fu costretto a girare la testa ed ad arretrare di un passo.
- Razza di…- balbettò lui, d’improvviso sul volto era crollata ogni maschera di freddezza, lasciando solo una crescente rabbia che aumentava proporzionalmente a quanto diminuiva lo stupore.
Tifa sbatte le mani, con aria trionfante ed entrò nella sua stanza, sbattendogli la porta in faccia. Vincent tornò nella sua e questa volta era lui ad inveire contro l’aria, agitando il braccio meccanico.
Certamente non avrebbe mai e poi mai più aiutato una ragazza.
In particolar modo se questa portava il nome di Tifa Lockheart.
Prima che aprisse la porta però la stanza di Tifa si aprì di nuovo e ne emerse la testa della ragazza, con sul viso stampato un sorriso allegro.
- Vincent? -
- Si? – domandò lui, tornando gelido, come a suo solito.
- Grazie! – e rientrò, sbattendo di nuovo la porta.
Vincent roteò gli occhi e rientrò, sbuffando.
- Donne…-
Nonostante questo, un piccolo sorriso divertito increspò le sue labbra. Scosse la testa e scrollò le spalle, mentre si sdraiava a letto.
Al piano di sotto un ex-soldier rispondente al nome di Cloud Strife continuava fissare le scale da diversi minuti, con il viso che sembrava non aver mai visto il sole in vita sua.
- Cloud...- mormorò Aeris, visibilmente impensierita.
- Erano Vincent e Tifa? - domandò, parlando per la prima volta, mentre il dito indice era puntato verso le scalle, incerto.
- Di certo non erano Cid e Barret. -
Cloud annuì, come se l'affermazione della ragazza non fosse affatto stato un appunto ironico. Aeris roteò gli occhi e si diresse nella sua stanza, scuotendo il capo.
- Siete tutti matti. -
  
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