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Autore: Shainareth    17/03/2006    5 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo CX – Portami con te

 

Capitolo CX – Portami con te

 

            «Sono stato ad un passo dalla follia, quando mi hai lasciato: ho tentato il suicidio»

Abbassò lo sguardo, una fitta al petto. «Sono stata io a distruggere la tua famiglia» affermò, giunta ormai alla conclusione che il ragazzo avesse rimosso ogni ricordo del passato. «Hai perso TUTTO per colpa mia»

«No. Ho ancora te… e stavolta non ti lascerò andare via»

Fu a quel punto, per colpa di quelle maledette parole che tanto temeva, che crollò.

Scoppiò in lacrime come una bambina, si strinse a lui con tutte le sue forze, cominciando ad implorare il suo perdono, a dirsi disposta a fare qualunque cosa pur di poter tornare insieme a lui: se forse all’inizio aveva dovuto soltanto fingere, alla fine, suo malgrado, si era davvero innamorata di Shu.

«Perché non mi hai cercato in tutto questo tempo?», la voce del giovane rotta dal pianto, esattamente come la sua. «Ho sperato, in tutti questi anni, che tu potessi comparirmi davanti agli occhi, prima o poi, esattamente come è successo ora, che avremmo potuto ricominciare da zero, senza più pensare al passato…»

Sarah non poteva far altro che singhiozzare fra le sue braccia, inconsolabile come mai lo era stata fino ad allora: era, quello, uno sfogo che aveva trattenuto per quasi otto anni…

«Ti amo!» urlò infine, non riuscendo più a tenere per sé quelle due semplici parole, troppo difficili da pronunciare.

Shu non le lasciò dir altro; riprese a baciarla con più foga di prima, con fare disperato, come non volesse perdere, per nulla al mondo, ancora un solo attimo della sua vita insieme a lei.

 

            «Torna nella tua cabina!» cercava di convincerla il giovane da un buon quarto d'ora.

Ma lei, irremovibile, semidistesa sul letto, le braccia conserte, scuoteva la fulva chioma a destra e a manca. «Resto qui»

«Non puoi dormire con me!»

«Perchè no?!»

«Perchè non abbiamo più cinque anni, Silk!» tentava di farle capire l'altro. «Perchè se ti infili sotto le coperte con me, non riuscirò a tenere le mani a posto per troppo tempo!»

«Oh, piantala!» esclamò la ragazza alzandosi in piedi e stagliandoglisi davanti. «Ti ho detto e ripetuto che sono ben disposta a correre il rischio!»

«Ma...!»

«TI AMO, IDIOTA!» fuorono le parole che misero fine alla discussione, lasciando il ragazzo allibito. «L’ho capito quando sei andato via...» continuò lei con voce malferma, gli occhi lucidi fissi in quelli neri dell’amico. «Solo... non volevo ammetterlo neanche a me stessa, tanto che ho persino dato corda a Shu nei suoi tentativi di abbordaggio, e...» e non appena vide lo vide accigliarsi, l’espressione del volto rabbuiata e spaventata al contempo, si precipitò a rassicurarlo: «Non c'è stato niente fra me e lui! Sei l’unico che abbia baciato, lo giuro!» farfugliò d'un fiato. «Io voglio soltanto stare con te... almeno finchè ci sarà possibile...»

Sota levò lentamente una mano a carezzarle il viso, sfiorandola appena, come fosse stata fatta di cristallo. Scosse il capo, deglutì e si inumidì le labbra. «Sei... sicura? Di voler restare qui, intendo...»

Silk annuì e abbassò il capo. «Per... dormire...»

Lui sorrise, tornando ad accarezzarle il viso con affetto, sollevandoglielo con entrambe le mani per poter incrociare il suo sguardo. «Non ti avrei chiesto nulla di più» le giurò. «Ma... dovrai perdonarmi se, come di sicuro accadrà, il mio corpo avrà determinate reazioni, a contatto con il tuo...»

La ragazza annuì di nuovo, le gote pennellate di rosa. Sota si chinò su di lei per baciarla con fare dolce, come già aveva fatto diverse volte quel giorno, ma con nuovo stato d'animo, tanto che non si preoccupò di restarle troppo lontano: le circondò la vita con un braccio per attirarla a , l'altra mano dietro le spalle. Silk, dal canto suo, dopo qualche attimo di esitazione, lo stesso che ebbero le loro bocche prima di schiudersi una volta per tutte per poter dar libero sfogo almeno a quella passione, gli allacciò le braccia al collo, le dita fra i capelli scuri, i corpi sempre più pressati l’uno contro l’altro.

Privi dei pesanti piumini d’oca che si erano sfilati di dosso quando erano scesi di sotto, il giovane riusciva ora a sentire le morbidezze di lei, al punto che la sua mente fu lentamente annebbiata dalla non indifferente tentazione di non lasciarla uscire incolume da quella stanza, il letto che richiamava sempre più i suoi istinti...

Ma doveva lottare contro se stesso: l’amava, per Dio, l’amava!

Piano, a malincuore, si staccò da lei lasciandole finalmente riprender fiato. La fissò negli occhi, grandi e scuri, due specchi limpidi e... innamorati.

Sorrise. «...bella...» mormorò con un filo di voce. «...sei bella da far male...»

Le sue mani tornarono a cingerle il viso, la bocca a cercare quella di lei, gentilmente, a fior di labbra. Le baciò il capo, la fronte, gli zigomi, il naso, il mento... tutto. Tutto, di lei, lo faceva impazzire. Le mani scesero al collo, lungo, affusolato, e con esse anche i baci.

Silk socchiuse le palpebre, il respiro che cominciava a farsi accelerato, i seni che le parevano volessero esplodere negli indumenti, improvvisamente stretti, anche troppo. Voleva fare l'amore con lui? Oh, sì che lo voleva... Ma la paura la bloccava, per cui represse quel desiderio, un segreto così pesante da riuscire a mantenere nel cuore.

Sentì le dita del ragazzo percorrerle il collo, le spalle, fino a fermarsi alle braccia, così pericolosamente vicine al petto. E lei? Lei lo lasciava semplicemente fare, inebriata dai suoi baci, dalle sue carezze, dal suo odore...

Sota la sentì fremere quando la sua bocca scese alla spalla, il maglione scostato di lato per poterle sfiorare la pelle nuda. Si fermò lì, senza però sollevare le labbra, continuando a tormentarla e cingendola nuovamente per la vita.

«Sota...» boccheggiò lei, non sapendo se era giusto allontanarlo o meno.

Quello si raddrizzò sulla schiena, baciandole ancora il volto. «Cosa

Ma tutto quello che la spadaccina riuscì a fare, fu chinare una seconda volta il capo, incapace di parlare.

«Vuoi che andiamo a dormire?» domandò il giovane con un’ennesima carezza, gentile come tutte le altre. La vide annuire, sollevando timidamente lo sguardo verso di lui, e le baciò la fronte. «Ti amo da morire» bisbigliò.

La prese per mano e la condusse al letto; sollevò le coperte, si sfilò le scarpe invitandola a fare lo stesso e ad accomodarsi per prima. Spense la lampada ad olio sul comodino, e si stese accanto a lei, le braccia tese nella sua direzione per poterla accogliere sul suo petto e stringerla a per tutta la notte.

Docile, Silk gli si accoccolò contro, le gambe che, per mancanza di spazio, si toccarono per poi intrecciarsi fra loro.

Rimasero in silenzio solo per qualche minuto, fino a che Sota non la sentì piangere. La scostò da , cercando nel buio di distinguere i lineamenti affranti di quel viso che amava tanto, e l’accarezzò.

«Che c’è, ora?» chiese con voce gentile e paziente, come se si stesse rivolgendo ad una bambina.

«Rufy ha voluto fermarsi qui per via della neve... lo sai com’è fatto» prese a spiegare lei, la voce tremula. «Ma... domani ripartiremo per Alabasta...»

«Anche noi ripartiremo quanto prima...» rispose il giovane tornando a stringerla a .

«Quando potremo rivederci?»

«Non lo so...»

«Raftel Island è molto distante da qui…»

«Temo di sì...»

Silk cominciò a piangere più di prima, silenziosamente; ma le sue esili spalle furono tosto scosse dai primi singhiozzi.

«Amore mio, ascolta...» cominciò a consolarla Sota. «Quando... quando ci rivedremo, potremo restare insieme tutto il tempo che vorremo...»

«Ma io voglio stare con te ORA!» esplose lei, non riuscendo più a trattenere i singulti.

«Silk...»

«Portami con te, ti prego...»

«Amore, lo sai che non posso...»

«Ti prego...» insistette lei, la voce sempre più provata dalle lacrime.

Il pirata prese a carezzarle la schiena per farla calmare, a baciarle il capo per infonderle coraggio. Ma... come poteva rasserenarla, se lui, per primo, si disperava all’idea di lasciarla una seconda, anzi una terza volta?

La sentì quietarsi da sola e lui le sbirciò il volto, sicuro che Silk avesse qualcosa da dirgli.

«...»

Sorrise posandole un nuovo bacio sui capelli. «Cosa

«Io...» boccheggiò a vuoto lei, senza riuscire a parlare.

«Lo sai che puoi dirmi tutto...»

«Voglio fare l’amore con te»

Sota s’irrigidì all’istante, e alla ragazza venne da ridere.

«Non scherzare con il fuoco...»

«Ma sono seria!» protestò imbronciata.

Lui tacque, restando immobile e pensieroso.

«Non vuoi...?»

«Dio, se vorrei!» esclamò serrando maggiormente le braccia attorno al corpo di lei. «Ma... ma...»

«...non è una buona idea...» concluse Silk.

«Esatto»

«Perchè?»

«Perchè sarebbe assurdo farlo così, su due piedi, senza rifletterci neanche un po’...» le spiegò l’altro. «...poco prima di lasciarci...»

«Io non voglio lasciarti» s'impuntò lei.

«Neanch’io, ma non possiamo farci nulla»

Non gli avrebbe mai chiesto di rimanere, sapeva che anche Sota aveva sogni grandi quanto i suoi, ma...

«...portami con te...» sussurrò ancora.

Si sentì baciare il viso, il collo; le braccia del giovane sciolsero lentamente l’abbraccio, e questi la spinse dolcemente sotto di , la bocca incollata a quella di lei, le mani che avevano preso a scorrere lungo quel corpo dalle forme morbide e armoniche, senza però sfiorarne le parti più delicate.

«Ti amo» le ripetè tra un bacio e l'altro. «Ti porterei con me, se potessi, amore mio, te l’assicuro...» ammise tornando a guardarla negli occhi. «Ma siamo ancora troppo giovani, lo sai... I tuoi genitori non ti permetterebbero mai di venire via con il lupo cattivo...» scherzò reprimendo la voglia di ricoprirla di baci di fuoco.

Silk abbassò lo sguardo. «Ci... rivedremo presto, vero?»

«A Raftel Island» fu la promessa che tornò a farla disperare.

Gli gettò le braccia al collo, trascinandolo giù con , su di , le labbra schiuse che si cercavano e si rincorrevano, sussurri che autorizzavano a far scivolare carezze dove non avrebbero dovuto, concessioni che, si ripromisero, non sarebbero state fatte fino in fondo...

 

            Notte inquieta, notte d’amore.

Tale fu quella che alcuni passarono nella fredda Snowy Island, riscaldata però dal calore della vita di chi vi aveva sostato. Il tempo passava, e dalle loro espressioni, sembrava quasi che fossero stati entrambi messi a morte e che stessero aspettando rassegnati l’ora in cui quella condanna sarebbe stata eseguita.

Cominciava ad albeggiare, ormai. Troppo presto. Quell’odiato sole, tuttavia, non sarebbe tornato a dormire prima di molte ore, quando loro si sarebbero già detti addio da un pezzo, anzi... arrivederci.

Non avevano chiuso occhio, ancora stretti l’una all’altro, lacrime che di tanto in tanto bagnavano i loro visi, baci che non stancavano mai di ricoprire le loro pelli seminude; sì, perchè alla fine, qualche indumento, era scivolato per davvero giù dal letto.

Gli occhi fissi in quelli dell’altro, le dita intrecciate, carezze e sussurri.

«E’ ora...»

Ancora una lacrima che scendeva, ancora un bacio ad asciugarla.

Lentamente, si misero entrambi a sedere, e, rabbrividendo per il freddo, si avvolsero nella pesante coperta, alla ricerca dei propri abiti.

Lo sguardo del giovane seguiva ogni movimento dell’amata che, le mani tremanti, aveva cominciato a rivestirsi in silenzio.

Male... gli faceva troppo male vederla così. Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Rinunciare ai propri sogni? No, mai. E non per ambizione, quanto per non farla soffrire ulteriormente: non voleva che Silk si sentisse responsabile delle sue rinunce. Portarla con ? Pazzia. Avrebbe voluto, avrebbe potuto. Ma... era ancora presto.

Lei non fiatava, tirava semplicemente su col naso e si sforzava, per quanto poteva di trattenere le lacrime: piangere ancora non serviva a nulla, se non a far star peggio anche lui. Doveva farsi forza, doveva lottare contro il proprio dolore. Sua madre aveva fatto la stessa cosa, e ora viveva felice con l’uomo che amava; per lei sarebbe stato lo stesso, un giorno... lontano, forse, ma sarebbe stato così.

Sota tese una mano, Silk l’accettò.

Varcarono insieme la soglia della cabina, e di lì, scesero nuovamente a terra, il freddo sempre più pungente. Si diressero a passi lenti verso le Merry, non una parola.

La ciurma di Rufy era già al lavoro, pronta per salpare di buon’ora. Anche Shu e Sarah erano lì, parlavano col capitano. Forse aspettavano soltanto lei.

«Silk...» mormorò il giovane, fermandosi a diversi metri dalle imbarcazioni.

La ragazza alzò lo sguardo per incrociare il suo.

Di nuovo, nessuno dei due parlò. Sota l’attirò gentilmente a sé, e accostò per un’ultima volta le labbra alle sue.

«Ti amo»

«Ti amo anch’io»

Lentamente, infine, il giovane cominciò ad allontanarsi da lei, le mani che ancora si toccavano.

L’ultimo sguardo.

Le loro dita furono di nuovo libere, ed entrambi volsero le spalle all’altro: nessun ripensamento.

Per resistere ad una qualsiasi disperata tentazione, Sota preferì sparire il prima possibile, un dolore fisico era sul punto di spezzargli il fiato.

Silk rimase ferma, invece. Le mascelle serrate, i pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi spalancati che non osavano far battere le palpebre per paura di cedere un’ennesima volta alle lacrime.

Sentì dei passi cadenzati sulla neve gelida. Si morse il labbro inferiore per impedirsi di piangere; invano, perchè il suo viso si ritrovò ben presto bagnato di grosse e calde lacrime.

Una mano forte, ma gentile, le carezzò la testa per poi attirarla via, verso due braccia protettive che la strinsero per cercare di infonderle quel calore che aveva perso.

Fu a quel punto che la ragazza cedette ai singhiozzi, e Zoro, il cuore dolente nel vederla in quello stato, cominciò a cullarla come era solito fare quando lei era bambina.

“Bambina...”

Non lo era più, ormai, pensò amaramente. Prima o poi l’avrebbe persa, lo sapeva bene, ed era giunto il momento di cominciare a farsene una ragione: ben presto, la sua Silk, sarebbe diventata una donna a tutti gli effetti. Il solo fatto che ora piangesse lacrime d’amore, ne era la riprova.

Aveva temuto per lungo tempo che arrivasse quel momento, aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto a pezzi chiunque le avesse spezzato il cuore; ma proprio non riusciva ad essere arrabbiato con Sota: si era comportato onestamente.

 

            L’ancora fu levata, le cime vennero sciolte, le vele spiegate. Lentamente, sospinte dal vento gelido dell’isola innevata, le due imbarcazioni ripresero il largo per seguire la rotta stabilita dall’eternal pose che puntava dritto verso Alabasta, il regno della sabbia e dei ricordi. Nessun’altra sosta intermedia, solo la consapevolezza che di lì a poco, sebbene un nuovo membro fosse appena entrato nell’equipaggio, vi sarebbe stato un altro addio… no, un arrivederci.

Dopo di che, ancora una volta come venti anni prima, l’intramontabile equipaggio di Monkey D. Rufy avrebbe ripreso la rotta dei sogni, la rotta tracciata dal loro cuore sempre fanciullesco: Raftel Island.

 

 

 

 

 

Ma ecco omai l’ora fatale è giunta…

 

…diceva Tasso nel momento in cui narrava della morte di Clorinda…

 

 

Non c’entra nulla con la fanfic, lo so, ma io adoro la Gerusalemme liberata! *-*

E poi… beh, anche qui è giunta l’ora degli addii… no, degli arrivederci. J

Non avete idea di quanto sia stata felice di aver messo on line Piece Main anche qui, su questo sito, perché mi ha aiutato non poco a prender sicurezza nelle mie capacità, cosa che, sebbene già questa storia mi aveva aiutato ad acquisire, ultimamente stava scemando, costringendomi a tornare quella che ero un tempo, timida, terribilmente insicura.

 

Ringrazio tutti voi per avermi seguito pazientemente, per aver recensito, per avermi saputo mostrare affetto.

E come ho già scritto qualche settimana fa su un altro sito…

 

GRAZIE per aver amato Silk e i suoi compagni, GRAZIE per essermi stati vicino per tutto questo tempo, GRAZIE per avermi saputo infondere coraggio.

 

GRAZIE.

 

 

 

Chiara

 

 

 

  
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