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Autore: Will P    10/07/2011    1 recensioni
[The Damned Things]
"Che Joe ed Andy avessero qualcosa Scott l’aveva capito dopo dieci minuti di prove."
[Andy/Joe; Scott!pov]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Non sono miei, non è vero, non mi pagano e la mia vita fa schifo.
Note: Per Fae che ha chiesto Trohley: un film e una pizza dopo aver indovinato la coppia al 15 OTP meme <3 I TDT sono belli e Scott Ian è la mia nuova persona preferita, con sua moglie e il suo pargolo nuovo di zecca. Dopo Harl che mi ha betato tutto, obvs.


Home is where the heart is

Che Joe ed Andy avessero qualcosa Scott l’aveva capito dopo dieci minuti di prove. C’era un motivo per cui Joe aveva voluto l’altro a bordo praticamente da subito, oltre al fatto che per essere uno che suonava da anni davanti a plotoni di ragazzine sapeva il fatto suo – era il modo in cui suonavano insieme. Non che si dedicassero canzoni d’amore a vicenda, anzi, nemmeno si guardavano, ma c’era un accordo tra i due, un tempismo, sapevano sempre dove ritrovarsi con una naturalezza che era una gioia da stare ad ascoltare.
Certo, poteva essere soltanto l’abitudine. Ma dopo Joe aveva guardato Andy e okay, Scott non vedeva un sorriso da pesce lesso del genere da quando si faceva la barba ogni mattina dopo aver conosciuto Pearl.
Poi la cosa era diventata ridicolmente ovvia. All’inizio pensava che cercassero di nasconderlo ma non fossero tanto bravi, che le mani appoggiate un po’ troppo in alto sulle ginocchia e le spalle appena più vicine del dovuto al ristorante fossero distrazioni in una relazione clandestina altresì perfetta.
Gli ci era voluto un mese per rendersi conto che a quei due non poteva fregar di meno di chi sapesse o no: non erano sviste, era soltanto il loro modo di comportarsi. Era un affare discreto perché erano entrambi persone discrete, ed era ovvio perché erano praticamente sposati. Erano così in là nel matrimonio da aver passato il punto in cui si litiga per chi debba lavare i piatti e si fa sesso solo una volta ogni tre mesi.
(E Dio, quanto si è sbagliato su quella cosa. Ormai ha quasi convinto Rob ad investire tutti i soldi per il progetto del vinile nell’acquisto di pannelli acustici per le cuccette o di un bavaglio per impedire a Keith di ricordare a tutti ogni mattina, ripetutamente ed instancabilmente, quanto l’idea di un menage à trois non gli dia affatto fastidio. Lui non ha più trent’anni ma dannazione, che gli danno ai ragazzi al giorno d’oggi? Dev’essere l’effetto di un decennio passato con Pete Wentz, almeno secondo internet.)

Lo stanno facendo ancora.
«Ho trovato un altro streaming.»
«Non mi interessa, il download è quasi finito.»
«Era quasi finito mezz’ora fa e la pizza si sta freddando. Dovremmo iniziare con lo streaming.»
«Io non guarderò Game of Thrones in streaming, Trohman.» Scott non sa se mettersi le cuffie o no. Da una parte dovrebbe rispondere a delle mail – cancellare un miliardo, più che altro, – dall’altra si diverte troppo a sentirli battibeccare. Joe sospira esasperato come sua madre.
Le serate morte sono imprevedibili: si può finire a torneo di poker, ci si può svegliare la mattina dopo in un parcheggio con metà vestiti addosso e metà appesa in cima ad un palo della luce (e non sai mai quale metà sarà) o con un chitarrista in più. Oppure si può finire con una tazzona di caffè davanti al computer, ed Andy e Joe che reclamano il salottino per un appuntamento in casa.
Si sono sistemati proprio bene, considerando quello che in effetti è il loro salottino – il figlio illegittimo di uno sgabuzzino e una scarpiera. Oltre al caos ingovernabile di rifiuti, custodie di CD e vestiti dalla paternità incerta ci sono tre divanetti incastrati a tetris intorno ad un tavolino traballante, distanziati quanto basta per lasciare un passaggio ma vicini abbastanza da sbattere continuamente le ginocchia contro il tavolo, facendolo traballare sempre di più, e da rovesciare qualsiasi cosa e colpire qualcuno nello stinco quando si prova ad accavallare le gambe. I divani sono più poltrone ampie che veri divani, ma è vivibile finché ci si sta pochi alla volta; il problema sorge quando sono tutti insieme, perché Keith come prima cosa si sdraia sempre su un divano e mezzo, al che Josh si sente in dovere di sederglisi addosso e da lì è tutto un crescendo.
Joe ed Andy se la cavano benissimo, invece. Andy ha questo vizio di sedersi come un contorsionista, con le ginocchia raccolte al petto e i piedi incastrati precisamente tra tavolo e cuscini, così lascia a Joe tutto lo spazio che gli serve per maneggiare pizza, computer e birra e spalmarglisi addosso negli intervalli. Questo è un vero tetris, Joe sporto in avanti ed Andy incassato dietro di lui e nemmeno un filo d’aria tra i due, non quello dei mobili.
Scott è contento di avere un divano tutto per sé e nessuno che tenta di buttargli giù il computer a calci, dal canto suo. Approfitta del momento di calma per ricontrollare tutta la casella di posta, decidendo cosa tenere e cosa cancellare e cosa nemmeno aprire per fare un po’ di spazio che verrà subito riempito da tremila notifiche da twitter, mentre Joe sgranocchia il bordo di una pizza cliccando qualcosa ogni tanto ed Andy sta attaccato al suo cellulare come se ne dipendesse la salvezza del mondo. Arriva più o meno ad un terzo del lavoro, accompagnato dal ticchettio tranquillo di tasti diversi, prima di essere distratto di nuovo.
«Sia lodato il cielo, il download è completo.»
Andy sbuffa – suona molto come “te l’avevo detto” – e si srotola dalla sua posizione per posare il cellulare sul tavolo; nel mentre Joe si abbassa a raccogliere una bottiglia di birra dal pavimento e si riappoggia allo schienale del divano, giusto in tempo per allungarci un braccio e passarlo attorno alle spalle di Andy, che si è appena riaccomodato contro di lui.
L’ultima volta che Scott ha provato una manovra del genere con Pearl si è rovesciato addosso una ciotola di popcorn, quindi è piuttosto impressionato.
È indeciso se fare i complimenti o tornare alle pulizie di primavera quando Rob si affaccia sulla porta, infilandosi la giacca. «Ragazzi.»
«Ehi,» dice Joe, facendogli un cenno col collo della birra. «Qual buon vento?»
«Volevamo andare a bere qualcosa al pub in fondo alla strada, quello col neon arancione e fucsia – Keith dice che lo ispira. Chi è dei nostri?»
«Naah, Game of Thrones.» Joe appoggia la bottiglia, si mette il cartone di pizza sulle ginocchia e poi si volta verso Scott. «Resti con noi?»
Scott non si è mai creduto un genio, ma è capace di distinguere un’offerta di restare a guardare film a caso finché non sono così disperati che persino la birra di Andy inizia a sembrare buona da un’offerta di restare a fare il terz’incomodo perché sono così magnanimi da accettare la sua presenza durante una serata chiaramente destinata a… cose cui preferisce non pensare. La pizza è solo per due, tanto per dirne una. Joe sta facendo quella cosa, poi, sta giocando con i capelli sulla nuca di Andy, distratto e in automatico come quando è un po’ ubriaco, o un po’ stanco, o semplicemente gli va e ne ha la possibilità.
Oddio, se resta ancora qualche secondo finirà per fare uno di quei commenti imbarazzanti che faceva suo padre ai suoi appuntamenti, quando aveva sedici anni. Questi ragazzi lo faranno veramente impazzire.
«Scusate,» dice, abbassando lo schermo del computer, mettendolo al sicuro e alzandosi per stiracchiarsi. «Caggiano mi deve una birra.»
«Questa te la sei inventata.»
«Amico, ti ricordi il poker settimana scorsa?»
Quando sono alla porta del bus sente partire i titoli di testa, le prime note di una sigla, e si volta un attimo a guardare. Si vede poco del salottino, di sicuro non lo schermo del computer, ma fa in tempo a vedere Joe piegato verso di Andy, con la testa vicina alla sua e un piccolo sorriso per qualcosa che ha appena detto. Andy ridacchia e gli si preme addosso e lo bacia e okay, basta, Scott ha cose più urgenti da fare che stare impalato dietro il divano a sorvegliare la situazione.
«Finalmente, cos’è, ti eri perso?» dice Keith, spegnendosi un mozzicone di sigaretta sotto la scarpa. «Sbrighiamoci che siete tutti sfidati ad una singolar tenzone di biliardo.»
«Mh,» annuisce Scott, seguendoli mentre si fruga nelle tasche in cerca del cellulare, distratto. Ha sul serio cose più urgenti da fare. Deve chiamare Pearl e chiederle se può parlare con il piccolo e litigarci perché cosa vuol dire che ancora è dentro la pancia, le voci le sente comunque, l’ho letto su un giornale, poi dirle che la ama e magari restare qualche minuto in silenzio, a sorridersi soltanto da un capo all’altro del telefono.
Andy e Joe, davvero, accidenti a loro. Gli fanno sentire una mancanza di casa, ogni volta…

   
 
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