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Autore: Sophie Hatter    12/07/2011    2 recensioni
Per Horace Lumacorno è giunto il momento di tornare a Hogwarts. Non avrebbe mai immaginato, però, che questo momento sarebbe stato così traumatico.
*
La storia si è classificata settima al contest "Sigh stories" di Lilith Edwige Atena, vincendo inoltre il Premio Caratterizzazione.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Horace, Lumacorno
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nota introduttiva: questa one shot è stata scritta per un'edizione del ficexchange della community di Kit_05 ormai nel lontano 2008; per motivi vari a quell'epoca avevo smesso di scrivere, perciò non ho mai visionato i risultati del contest. Scopro ora di essere arrivata sesta a parità con un'altra storia, dopo essere andata a controllare per pura curiosità; dato che ormai tutte le mie storie sono presenti su EFP, pubblico anche questa, sebbene con un bel po' di ritardo XD
In fondo saranno riportate le richieste e il giudizio finale.
Buona lettura :)



Bodyguards



Non dubitavo affatto che potesse sembrare strano, se qualcuno mi avesse osservato per caso dall’esterno.

Ma quella settimana mi ero scelto un quartiere tranquillo, praticamente deserto; quasi tutti i Babbani che abitavano lì intorno erano partiti per la villeggiatura o chissà cos’altro, e avevo perfino avuto modo di compiere un piccolo sopralluogo in tre o quattro abitazioni differenti prima di scegliere dove stabilirmi per quegli ultimi giorni di glorioso ozio. La settimana prossima avrei dovuto fare il mio ritorno nel mondo magico, e ormai non c’era verso di sfuggire a tale destino. Silente, quel perfido e subdolo ricattatore, era riuscito con un gioco molto abile a farmi capitolare, strappandomi un ‘sì’ di cui ero sempre meno convinto man mano che il primo di settembre si avvicinava; ma io mi ero sempre vantato di essere un mago di parola. Non sarebbe stato decoroso per la mia reputazione se, così di punto in bianco, avessi manifestato un ripensamento; già potevo udire le voci dei miei ex colleghi mentre, in tono falsamente preoccupato, disquisivano sulle possibili cause del mio precipitoso rifiuto. Magari mi avrebbero perfino dato del vigliacco, nemmeno troppo velatamente; a Minerva McGranitt, per esempio, non mancava di sicuro la sfacciataggine necessaria. Io, un vigliacco… soltanto perché mi premeva non fare una brutta fine. Loro potevano tranquillamente permettersi di parlar male del sottoscritto, certo; tanto, nessuno doveva fare i conti con l’incubo del ritrovarsi una schiera di Mangiamorte inferociti alle calcagna, magari accompagnati da Colui-che-non-deve-essere-nominato in persona. Io invece, povero me, ero obbligato a fare i conti con tale disgrazia, che mi era peraltro piovuta sulla testa senza che avessi fatto nulla per meritarmela; mi ero semplicemente rifiutato di unirmi a quel branco di assassini scriteriati, cosa che qualunque mago dotato di un minimo di buonsenso avrebbe fatto, al mio posto. E ora mi ritrovavo barricato in una villa Babbana con la sola compagnia della mia fedele scacchiera, regalo fattomi in segno di gratitudine da Rufus Scrimgeour in persona ormai dieci o undici anni or sono, costretto a giocare da solo interminabili partite nel tentativo di alleviare la noia.

Anche i Babbani, talvolta, giocano da soli, ma ho sempre pensato che ci sia qualcosa di leggermente strambo nel loro sangue. Un mago che si rispetti non dovrebbe trovarsi in una simile situazione. Tuttavia, ascoltare i loro notiziari e sfogliare i giornali mi mette sempre più paura; pare si possa essere intercettati e scovati in qualsiasi modo, oggigiorno. Ed ecco perché sono costretto a non mettere il naso fuori di casa, o perché non posso più neppure ricevere le lettere divertenti di Ciceron Harkiss. È una situazione oltremodo drammatica, la mia.

So già che avrò nostalgia di questa routine, una volta rimesso piede nel mondo magico; ho imparato ad usare la macchinetta del caffè, le poltrone di questa casa sono la fine del mondo e ho perfino trovato un paio di pantofole della mia misura, le migliori pantofole in assoluto che io abbia mai provato. L’assoluta e totale pace dei sensi. Posso perfino suonare il pianoforte senza preoccuparmi di prendere qualche precauzione magica per farmi sentire; non c’è nessun vicino che possa insospettirsi, e al mio gufo piace ascoltarmi. Sembra quasi che si rilassi. A Hogwarts, invece, devo ritenermi fortunato se posseggo un mio studio personale; il castello è pieno di spifferi, gli studenti sono chiassosi e il gatto del custode si aggira per i corridoi con aria furtivamente inquietante, motivo per cui non posso mai scordarmi di chiudere bene la porta della mia stanza per evitare che tenti di mangiarsi il mio povero Bosworth.

Sento la sua mancanza, oggi; l’ho inviato a Silente insieme ad una lettera, verso l’alba, e non credo che farà ritorno prima di stasera. Ho cercato di prendere ogni precauzione possibile per non essere intercettato; è da un anno che ho cessato ogni tipo di corrispondenza, ma ancora conosco metodi efficaci per ingannare i Mangiamorte. Disilludere il gufo con un incantesimo abbastanza potente, per esempio. Tutto sommato, capisco perché Silente mi abbia chiesto di tornare a Hogwarts; immagino che gli insegnanti di una volta ormai siano in gran parte spariti dalla circolazione, di questi tempi, e a me spetta il compito di tornare a dare manforte a quei pochi rimasti. Ammetto che sono estremamente ansioso di sapere che fine abbia fatto il vecchio Kettlebourne, per esempio. Ricordo ancora con piacere i pomeriggi passati a sorseggiare un bicchiere di idromele in sua compagnia. Mi sono giunte voci riguardo ad un suo ritiro in Romania e alle sue intenzioni di studiare nuovi incroci fra le diverse specie di draghi; immaginavo che non si sarebbe mai rassegnato pazientemente alla pensione.

C’è un motivo, ad ogni modo, per cui mi sono costretto a privarmi della compagnia di Bosworth, e non è certo un motivo futile; tutta questa agitazione mi sta facendo seriamente temere per la mia incolumità, e proprio non riesco ad accettare l’idea di abbandonare la mia vita appartata per finire diritto nella trappola dei Mangiamorte. A Silente, oltretutto, non converrebbe affatto che accadesse una cosa del genere; come penserebbe di potermi rimpiazzare il giorno d’inizio del nuovo anno scolastico, in maniera del tutto improvvisa e non preventivata? No, meglio mobilitarsi e prevenire qualsiasi disgrazia. Ho cercato di farglielo capire ragionando in maniera pacata ma senza esclusione di colpi, e posso ormai essere certo che mi asseconderà. Ho quantomeno diritto ad una scorta fino a King’s Cross il primo di settembre, per non rischiare incidenti spiacevoli; non perché non sappia difendermi da solo, questo è ovvio, ma ormai sono vecchio e vivo fuori dal mondo, come si può pretendere che io sia aggiornato sui nuovi mezzi omicidi dei Mangiamorte? La magia progredisce con il passare degli anni, questo lo so bene, io. Ho sempre frequentato corsi di aggiornamento quando insegnavo ancora a Hogwarts; ogni anno saltava fuori un nuovo distillato, una nuova pozione, un nuovo antidoto. E un professore ha il sacrosanto dovere di tenersi informato. Adesso, per esempio, dovrei proprio riuscire a procurarmi le indicazioni per distillare la Pozione Antilupo; è il ritrovato più recente della nostra epoca, una vera rivoluzione, e io, per quanto ormai in età avanzata, non posso certo farmi lasciare indietro. Sarebbe oltremodo inammissibile.

La risposta di Silente mi giunge, come previsto, mentre sto seguendo il notiziario Babbano delle otto; una grafia sempre impeccabile, nonostante quel danno alla mano. Chissà che diavolo ha combinato, quel vecchio pazzo. Dopo tutti questi anni, è ancora capace di stupirmi. Dice che non ci sono problemi, ha già pronti per me un paio di nuovi membri dell’Ordine della Fenice che saranno lieti di scortarmi a King’s Cross; sapevo che ci teneva alla mia incolumità, nonostante tutto. In fondo scrive che riconoscerò i miei due accompagnatori grazie ad una parola d’ordine particolare, che però non mi viene comunicata via lettera per evitare complicazioni nel caso venga intercettata. Sono costretto ad andare a letto con la curiosità insoddisfatta, domandandomi che diavolo passi per la testa di Silente per la maggior parte del tempo; ancora non sono riuscito a capire se è un genio o se è semplicemente ammattito. Probabilmente una via di mezzo fra le due cose.

Il primo di settembre arriva velocemente, dopo quel rapido scambio di lettere. Ripongo la mia adorata scacchiera nella mia borsa da viaggio soltanto all’ultimo minuto; le mie solitarie partite sono diventate l’unico metodo di distrazione efficace dall’ansia del ritorno, nei giorni precedenti. So che il treno parte alle dodici in punto, ma non ho la più pallida idea di come arriverò fino a King’s Cross, perciò mi sveglio di buon’ora e faccio una rapida colazione con pane tostato e marmellata; a dispetto del fatto che sto aspettando qualcuno, oggi nei dintorni non si sente volare una mosca.

L’allarme dell’Incantesimo Intruso scatta proprio quando, ormai totalmente assorbito nell’intento di scacciare la noia, sto per dare scacco matto ai neri – mi sono concesso di ritirare fuori soltanto la scacchiera, il resto delle mie valigie è ancora totalmente intatto. Estraggo la bacchetta e rimango sull’attenti, in attesa, di fianco alla porta; il modo migliore per difendermi, se dovessi trovarmi davanti dei Mangiamorte anziché la mia scorta, è giocare sull’elemento sorpresa. Attendo spasmodicamente per diversi secondi, ascoltando con il cuore in gola il rumore dei passi che percorrono il viottolo del cortile e salgono i gradini del portico, sento qualcuno schiarirsi la gola e poi dire:

“Quarantadue”.

Quarantadue?

“Sono le volte che Lily Evans ha rifiutato di partecipare alle riunioni del Lumaclub”, aggiunge un’altra voce, molto simile alla prima. Immediatamente la scena mi si para davanti agli occhi; mi stavo sfogando con Silente, quella volta, perché davvero non riuscivo a comprendere l’ostilità di quella ragazza così intelligente e così dotata nei confronti della mia Casa. Il preside aveva ridacchiato sotto i baffi quando gli avevo confidato che tenevo il conto dei suoi rifiuti, per poterglielo rinfacciare il giorno in cui se ne sarebbe pentita. Razza di vecchio volpone.

Con un sospiro di sollievo, faccio scattare le serrature e ruoto il pomello d’ottone per aprire la porta. L’attimo dopo, sgrano gli occhi e penso di aver cominciato a vedere doppio: di fronte a me stanno due ragazzi, uno l’esatta copia dell’altro. Stesso colore dei capelli, stessa espressione, stesso completo color Magenta indosso… la vecchiaia fa dei brutti scherzi, devo riconoscerlo.

“Buongiorno, professore”, esordisce uno dei due, in tono cordiale. Probabilmente è lui quello reale, e l’altro l’immagine doppia.

“Buongiorno”, saluto, sforzandomi di mantenere intatta la mia proverbiale cortesia.

“Possiamo entrare?” dice l’altro. Dopo un attimo di smarrimento, mi rendo conto che un’immagine doppia non può emettere suoni di propria volontà. Evidentemente, dunque, io sto benissimo e loro sono due persone distinte.

“Prego”, mormoro, facendo gli onori di casa. Riesco a sfiorare sia la giacca di uno che quella dell’altro senza farmi notare, perciò ottengo la prova definitiva che non sono una visione.

“Siete… uhm… vi ha mandati Silente, immagino”.

“Esatto, signore. Fred Weasley, piacere. E questo è mio fratello George”.

Stringo la mano alla copia del fratello chiamata Fred e poi a quella chiamata George, domandandomi come diavolo farò a distinguerli se mi capiterà di dovermi rivolgere soltanto ad uno di loro. Quasi l’avessero fatto apposta, si sono anche vestiti uguali. Accidenti ad Albus Silente e alle sue idee strampalate.

“Oh, due Weasley… sono stato insegnante di Arthur Weasley, ai tempi. Immagino sia…”

“…nostro padre”, completa Fred. O George. Dannazione.

“Oh, bene, bene…” decido di tergiversare, è la cosa migliore in questi casi. “Lo ricordo piuttosto dotato, nella mia materia… forse non a livelli eccelsi, ma comunque era spiritoso, già…”

I due gemelli si scambiano un sorrisetto compiaciuto.

“È una caratteristica di famiglia”, mi informano. Già, sospettavo che ci fosse una vena di umorismo perverso nel fatto che due guardie del corpo mi si presentino davanti vestite con un completo sgargiante.

“E con chi si è sposato il giovane Arthur Weasley?” domando, curioso.

“Molly Prewett, signore”.

“Oh, già, i Prewett…”
Bei ricordi di tempi ormai trascorsi, quei ragazzi.
“Fabian e Gideon, i suoi fratelli, erano due autentici talenti… nati per le Pozioni… è un vero peccato che siano finiti in quel modo”.


“Magari tra qualche anno li inseriranno fra le figurine delle Cioccorane, non si preoccupi”.

Oh, sì, il senso dell’umorismo è decisamente una caratteristica di famiglia, a quanto pare.

“Dunque, ragazzi… quali sono le vostre intenzioni?” domando, dopo un po’, mentre uno dei due sta studiando in maniera preoccupante l’orologio a cucù appeso alla parete.

“Mostrarle le nostre ultime invenzioni nel campo degli scherzi magici e successivamente scortarla a King’s Cross…” mi risponde l’altro, nel frattempo. Oh, Merlino, ma allora è proprio vero che sono loro la mia scorta. “…vede, abbiamo un piccolo problema con il perfezionamento di questo cancellalividi e pensavamo che lei potesse darci un suggerimento…”

“Spiegatemi un po’”, interrompo il giovanotto, cominciando ad avvertire una leggera irritazione.
“È stato Silente ad affidarvi di proposito il compito di farmi da scorta?”

L’unico dei due ragazzi che ancora mi sta dando retta mi guarda e si stringe nelle spalle.

“Ha detto che poteva essere un buon modo per cominciare”, mi spiega.

“Guardi che non abbiamo mai ucciso nessuno”, aggiunge l’altro, mentre continua a trasfigurare il cucù dell’orologio in svariati animali differenti, tra cui anche un Vermicolo e uno Schiopodo Sparacoda. “Al massimo ci siamo andati vicino quando abbiamo trasfigurato l’orsacchiotto di nostro fratello Ronald in un ragno, dato che gli è quasi preso un colpo… ma eravamo ancora giovani e innocenti, ed è stato del tutto involontario”.

Mi guardo di sfuggita nello specchio appeso di fianco al caminetto e noto che sono mortalmente pallido. Estraggo il fazzoletto per asciugarmi la fronte dal sudore freddo, e intanto penso al modo migliore in cui potrei maledire Silente se solo l’avessi davanti a me.

“Voi due giovanotti non mi sembrate esattamente il miglior emblema di fiducia reperibile all’interno dell’Ordine, se devo essere sincero”, borbotto, nervoso.

“Oh, ma non si deve preoccupare, professore! Noi abbiamo un metodo ultraefficace per scortarla fino a King’s Cross senza incidenti di percorso”, mi dice uno dei due gemelli.

“Un metodo a cui nessun mago o strega avrebbe mai potuto pensare”, aggiunge l’altro, dopo un’occhiata soddisfatta al cucù che ormai è diventato un Ippogrifo.

“Un metodo che, per la sua brillantezza, sorprenderebbe perfino Silente”, precisa il primo, e io inizio ad avvertire un certo terrore.

“Un metodo che Colui-che-non-deve-essere-nominato non sospetterebbe mai, soprattutto”.

Merlino. Non oso immaginare che cosa abbiano in mente.

“E sentiamo, quale sarebbe?” domando, a quel punto.

“Oh, è molto semplice: la trasfigureremo, professore”.

“Mi… cosa mi farete?”

Rimango a fissarli a bocca spalancata, assolutamente incapace di credere alle mie orecchie.

“La trasfigureremo”, conferma George. O Fred. Poco importa, significa che ho sentito bene.

“In… in che cosa?” boccheggio, incredulo. Sui volti dei miei aguzzini compare un ghigno leggermente perfido.

“Io e il mio collega pensiamo che la scelta migliore sia un simpatico e innocuo animale da passeggio”.

“Tipo… questo”.

Uno dei due indica una foto, una di quelle incorniciate in bella mostra sulla mensola del camino. Rimango a fissarla senza parole per qualche secondo, prima di reagire.

“Un… un cane?”

Se poi quello si può definire cane… sarebbe meglio descritto come un informe ammasso di pelo gonfio e cotonato, peggio dell’acconciatura di una vecchia signora Babbana.

“Trovo che i riccioli le donerebbero molto”, osserva uno dei due gemelli.

“E per quale ragione, in nome di Merlino, dovreste trasfigurarmi in un… animale del genere?” domando, gettando nervose occhiate alla porta. Sono ancora in tempo a svignarmela da solo, forse.

“La porteremo a King’s Cross viaggiando sui mezzi babbani. Noi due saremo i padroni, e lei il nostro grazioso barboncino”.

“Voi avete detto di essere maghi maggiorenni?” domando, con la gola secca.

“Ma certo, signore, altrimenti, come crede che potremmo far parte dell’Ordine?”

Mi sforzo di deglutire, sperando che non mi prenda un colpo proprio adesso.

“I vostri voti in Trasfigurazione erano buoni, a Hogwarts?”

“Sicuramente. La professoressa McGranitt si è dimostrata sorpresa delle nostre ‘O’ nei G.U.F.O. della sua materia, ma non aveva chiaramente colto il nostro potenziale”.

Per me è finita. Mi copro il volto con le mani, reprimendo un singhiozzo. Che ne sarà di me ora?

“In che mani sono finito”, mormoro, sconsolato.

“Professore, lei forse non sa con chi ha a che fare”.

“Esatto. Noi siamo gli inventori dei Tiri Vispi Weasley”, dice uno dei due ragazzi, in tono entusiasta.

“Sentite. Non ho la più pallida idea di che cosa siano questi Viri Tispi, ma gradirei non fare tardi alla stazione, perciò se non vi dispiace…”

“Oh, certo che no. Fai tu, Fred?”

“Con piacere, George”.

Mi sono accorto troppo tardi che avrei dovuto reagire. Il ragazzo alla sinistra si era già tirato su le maniche con un lieve svolazzo e aveva agitato la bacchetta, e in men che non si dica mi sono ritrovato costipato in un corpicino nervoso che pizzica da tutte le parti. Sento l’irrefrenabile bisogno di accucciarmi e di darmi una grattata con la zampa proprio lì, sul fianco. Tempo qualche secondo e mi torna il prurito. I miei perfidi aguzzini, nel frattempo, hanno estratto dalle loro tasche un barattolo dal contenuto ignoto e hanno inghiottito una pillola rosa a testa. Entro qualche secondo, a uno dei due sono spuntati dei baffi, un occhiello e una bombetta, e l’abito color Magenta è diventato un completo in perfetto stile Babbano, mentre all’altro sono cresciuti i capelli fin oltre le spalle, le labbra si sono colorate di rosso e la veste si è trasformata in una gonna e in un cappotto da signora.

“Pasticche Cammuffanti”, spiega uno dei due. “Non sono potenti come la Polisucco, ma pare che funzionino discretamente bene. Cambia il colore dei capelli, Fred… non saremmo una coppia di sposini credibile”.

“Magari avremmo potuto conoscerci ad un raduno dell’Associazione per i Diritti dei Rossi di Capelli”.

“Può darsi, ma daremmo comunque troppo nell’occhio”.

“Dobbiamo metterla al guinzaglio, professore, o possiamo star certi che ci seguirà di sua spontanea volontà?”

Vorrei rispondere a tono a quel piccolo impertinente, ma l’unica cosa che mi esce dalla gola è una specie di ringhio acuto molto poco dignitoso. Decido di tacere, per il bene della mia integrità morale, e di assecondare la follia dei due Weasley. Mi auguro solamente di giungere a King’s Cross sano e salvo, date le fatiche e le sopportazioni a cui mi tocca sottopormi per riuscire a compiacere la volontà di Silente.


***


Riprendere la forma umana è un vero e proprio sollievo. Non riesco assolutamente a capire come certi maghi o streghe desiderino deliberatamente diventare Animagi; per la mia esperienza posso dire con certezza che essere imprigionati nel corpo di un animale è una vera e propria tortura. Soprattutto se si tratta di un animale con più pelo che ossa, e un irrefrenabile istinto ti costringe a fare attenzione ad ogni pozzanghera per evitare di macchiarsi.

Silente dovrà ripagarmi con un aumento molto sostanzioso. Andrò a parlargliene immediatamente, appena arriverò a Hogwarts. E questi due… come accidenti è potuto succedere che siano stati ammessi nell’Ordine della Fenice? Sono ammattiti tutti quanti, oltre al Preside? In quali mani è riposta la nostra incolumità, Merlino!

“Le auguriamo buon viaggio, professore”, mi dice Fred, o George. Sorride, serafico. Come se il modo in cui mi hanno scortato a King’s Cross fosse il più normale del mondo. Ho una mezza intenzione di provare a spiegare loro che razza di vergogna si prova quando un Babbano sulla metropolitana ti sorride e comincia a farti dei fastidiosi grattini sulla testa, ma credo che sarebbe inutile anche solo tentare.

“Ah, riguardo a quel cancellalividi…”

“Le invieremo un campione”.

“Se avrà qualche suggerimento da darci, questo è il nostro biglietto da visita”.

Mi consegnano una targhetta con l’indirizzo del loro negozio di scherzi a Diagon Alley. Ecco uno dei posti dove sicuramente eviterò di mettere piede per i prossimi vent’anni.

“Vi consiglierei di rivedere i vostri metodi poco ortodossi”, suggerisco loro, raccogliendo la mia valigia dopo aver sentito il fischio del treno.

“Beh, l’importante è che sia arrivato incolume, no?” suggerisce uno dei due, ancora con quel sorrisetto pacifico stampato in faccia. Non posso fare altro che scuotere la testa, congedarmi con educazione e avviarmi verso il treno; nonostante la mia età, però, ci sento ancora abbastanza bene da udire uno dei due commentare all’altro: “Scommetto che lo dice solo perché è stato l’unico cane del pianeta a spaventarsi di fronte a un gatto”. La sfrontatezza dei giovani d’oggi non ha decisamente limiti.

Rifletto sul mio amaro destino, mentre mi isso a fatica sul vagone. La mia pacifica ed appartata esistenza è cambiata proprio nel momento in cui i miei occhi si sono posati sul simbolo che la comunità magica riconosce da anni come salvifico e miracoloso: la cicatrice di Harry Potter.

Posso solo sperare che questo ritorno ad un’esistenza mondana si riveli, alla lunga, meno spiacevole di come è iniziato.



*fine*




Ed ecco le richieste:
Dalle 3 alle 5 cose che vorresti la fanfiction contenesse: i gemelli Weasley, la cicatrice di Harry Potter, un barboncino, Horace Lumacorno, una scacchiera magica

Dalle 3 alle 5 cose che non vorresti la fanfiction contenesse: slash, erotico, OOC
Rating: max giallo (PG13)
La fanfiction che vuoi ricevere può o non può contenere riferimenti e spoiler a Harry Potter e i Doni della Morte?

Giudizio finale:
Posizione classifica popolare: 8°
Punteggio classifica popolare: 28
Voto Solarial: 9
Voto Kit 05: 8

Punteggio totale: 113

Commento Solarial: La prima cosa che mi viene da dire è: Povero Lumacorno!
Non deve essere stato facile per lui trovarsi di fronte ai gemelli! E' la scelta di mettere lui in contrapposizione con i gemelli è stata una scelta che mi ha incuriosito moltissimo ma che nel complesso ho trovato azzeccata. Scelta difficile ma ben ponderata e questo mi è piaciuto particolarmente.
E' stata una lettura piacevole, rilassante ed anche divertente, senza esagerazioni, senza lo sforzo di far ridere per forza, tutto secondo uno schema libero, ben piazzato, che nella sua semplicità fa sorridere o ridere -a seconda dei momenti-.

Commento Kit 05: Ironica e delicata, questa shot ci presenta un personaggio e una situazione non certo comune in maniera simpatica e convincente.
Se solo parzialmente è possibile ritrovare in queste pagine il Lumacorno dai modi viscidi e irritanti che Harry ci mostra nel corso del sesto libro, il tutto è pienamente giustificabile dalla visione più intima e diretta che ci viene fornita dal racconto in prima persona.
Oltre ad una struttura semplice, ma arricchita da numerosi cammei, e da un vivida resa dei gemelli Weasley, sicuro punto di forza del racconto è il linguaggio fresco e sempre appropriato, e uno stile e una forma scevri da evidenti imperfezioni.
Solo a tratti ho avuto, invece, l’impressione di una certa artificiosità nei dialoghi; sensazione che ha un poco interrotto l’altrimenti brillante fluidità del testo.

Edit (17/12/11): aggiungo qui di seguito il giudizio ricevuto al contest "Sigh Stories".
VII CLASSIFICATA (parimerito)
Bodyguards

Premio speciale Caratterizzazione

- Sophie Hatter -

G: 19,8

Innanzitutto, mille e mille complimenti. Ho adorato letteralmente il tuo stile: stupendo e scorrevole, adatto al contesto e… Lumacornoso :3
Ma di quello, parlerò poi nella caratterizzazione ;)
Anche nella grammatica, devo dire che hai veramente fatto un ottimo lavoro: nessun errore rilevante, solo un’imprecisione: “Cammuffanti” (le pasticche dei gemelli) si dovrebbe scrivere “Camuffanti”.
Tutto qui.
Ancora complimenti! :D

C: 10

Davvero, la caratterizzazione è qualcosa di meraviglioso. E con la prima persona e un personaggio come Horace è davvero molto difficile.
Per quanto riguarda Lumacorno, sei riuscita a rendere perfettamente il suo carattere mellifluo. Ingigantisci le cose e scrivi da vera vittima, senza ironia, come farebbe il vero Horace… perfetta, non mi viene un altro termine ;)
I gemelli? Stupendamente caratterizzati anche loro. Caratterizzati bene e come li vedrebbe Lumacorno in un contesto simile: bravissima! :P
Ah e… anche Silente, seppur sia solo tratteggiato, è reso perfettamente, così come l’opinione che di lui ha e può avere una persona come Lumacorno ;)
Davvero… bravissima <3

O: 10

E come potevo non darti 10?!?
Mai letta né concepita una storia del genere, senza contare che l’idea di base e in seguito il tuo sviluppo della stessa sono senza dubbio grandiosi e originali.
Complimenti, cara ;P

GP: 3,8

Beh, il mio commento a questa sezione si ridurrebbe ad un bel “Ahahahahahahahah x’D”, considerando che ho già detto tutto sopra… bravissima!
Davvero, una fic leggera e poco impegnativa, che però ti lascia con un sorriso in faccia… e ottimamente caratterizzata, per me conta molto :P
Ancora complimenti e… buona fortuna per le recensioni, ne merita di più!

Compl: 43,6
   
 
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